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QUOTIDIANO.NET
1 GENNAIO 2014
"Il 92% dei farmaci che superano i test sugli animali vengono
scartati per l'uomo"
Associazioni ambientaliste non speciste dell'area bolognese
intervengono sulla polemica sulla sperimentazione innescata dal
caso di Caterina
Bologna - Nel giorno in cui il profilo FB di
Caterina torna nuovamente visibile, una decina di 'associazioni
ambientaliste e non-speciste' dell'area di Bologna (tra cui
Animal Liberation, Lac e Lav) esprimono, con una nota,
"rammarico per le offese rivolte a Caterina, la studentessa
affetta da malattie genetiche rare, colpevole di aver difeso i
test sperimentali sugli animali".
Tuttavia - aggiungono - "è un grave errore pensare che il
progredire della scienza e i diritti degli animali confliggano.
L'unico conflitto è quello tra una ricerca basata su presupposti
errati, che cerca indicazioni utili per una specie effettuando
test su altre specie, e una ricerca scientifica avanzata, basata
su metodi di indagine di gran lunga più affidabili e predittivi,
oggi disponibili. Il rispetto dei diritti degli animali e il
progresso scientifico, necessario a vincere le gravi patologie
come quelle di Caterina, vanno nella stessa direzione: il
superamento dei test sugli animali".
"Il 92% dei farmaci che superano le prove sugli animali -
affermano - viene scartato a seguito delle prove cliniche
sull'uomo. Succede anche che numerose sostanze classificate come
innocue a seguito di test di tossicità su animali, risultano
gravemente nocive per l'uomo: l'amianto, la stricnina, la
tossina botulinica, l'arsenico, il benzolo, tra le più
conosciute. E' difficile che i risultati forniti da questo tipo
di sperimentazione possano essere utilmente trasferiti agli
umani. Se non fossero stati effettuati tanti test su animali,
oggi probabilmente disporremmo di metodi più efficaci per curare
le malattie, incluse quelle rare".
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TRENTINO
6
GENNAIO 2014
Il «caso Caterina» e i sospetti di una campagna pilotata
di
Ivana Sandri
TRENTO - Negli ultimi giorni alla ribalta della cronaca è stata la
storia di una ragazza, Caterina, che con il volto coperto da un
respiratore afferma di essere viva grazie alla sperimentazione
con gli animali, e gli attacchi verbali ricevuti su facebook da
presunti animalisti. La condanna degli insulti è stata unanime
da parte delle associazioni protezioniste, anche se alcuni di
questi "profili" si sono rivelati fasulli, facendo parlare a
Walter Caporale, presidente di Animalisti italiani, di
"strategia della tensione”. Lo stesso interesse non è stato
riservato ad altre persone che si sono messe in gioco contro la
vivisezione, mettendoci la faccia e le proprie gravi patologie,
come la biologa Susanna Penco, ricercatrice al dipartimento di
medicina sperimentale dell'università di Genova, malata di
sclerosi multipla, che così le risponde: «Grazie alle mie
conoscenze scientifiche sono persuasa che sia proprio la
sperimentazione sugli animali ad allontanare le soluzioni e la
guarigione per gli ammalati». Le fa eco Candida Nastrucci,
biochimico clinico (Università di Oxford, Grant Holder
Fondazione Veronesi) secondo cui l'uso di animali potrebbe anche
aver rallentato il progresso della ricerca per trovare cure per
le malattie umane. Se per il "caso Caterina” si è trattato di
informazione pilotata, chapeau agli ideatori, perché sta
spostando l'attenzione da quelli che dovrebbero essere i punti
centrali: non solo la crudeltà della sperimentazione animale, ma
anche la sua inutilità - se non addirittura la nocività - per
l'uomo, sostenute da un numero sempre maggiore di cittadini e di
scienziati. L'emanazione fra pochi giorni - il 14 gennaio - del
nuovo decreto sulla vivisezione vede stravolti dieci dei tredici
punti stabiliti nell'articolo 13, Legge 96 del 2013, eliminando
le pur parziali misure per porre qualche limite alla sofferenza
degli animali usati nella sperimentazione: non rispetta il
divieto di esperimenti senza anestesia o analgesia, aggira lo
stop a esercitazioni didattiche con animali, straccia le
limitazioni su animali modificati geneticamente e il riutilizzo
in più test, vara un fondo per i metodi alternativi destinato
per l’84% a chi effettua vivisezione e fa slittare di quattro
anni il divieto di prove con animali per xenotrapianti, alcool e
droghe. Il tutto con sanzioni non dissuasive. Perciò Enpa, Lav e
Federazione diritti animali e ambiente lanciano la campagna "Le
carte in tavola non si cambiano". Per aderire:
http://www.lav.it/cosa-puoi-fare-tu/aderisci-alla-protesta. Su facebook si può partecipare alla mailbombing: https://www.facebook.com/events/472158256235250/permalink/478166418967767/. |
SALERNO NOTIZIE
2 GENNAIO 2014
Eboli (SA): uccide cane a fucilate, è caccia al killer di Clide
Clide, il cane di una fotografa ebolitana, è stato colpito da un
colpo di arma da fuoco ed è morto. La notizia ha fatto il giro
dei social network e si è diffusa tra i cittadini come scrive Il
Mattino. Rabbia, indignazione, sete di vendetta, sono molti i
sentimenti che si sono susseguiti a difesa del cagnolone dagli
occhi dolcissimi e dal carattere mansueto.
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LA REPUBBLICA
2
GENNAIO 2014
Como, cane ferito gravemente: caccia all'uomo che ha sparato
Il meticcio è stato colpito mentre correva vicino al lago del
Segrino da una fucilata. Ha subito due interventi chirurgici e
non dovrebbe essere in pericolo di vita. In tutta la zona cresce
la preoccupazione per l'episodio
di
DAVIDE CANTONI
L'intestino perforato da un proiettile, un femore spezzato. Un
secondo intervento chirurgico per Hunter, un cane meticcio di 4
anni, vivo per miracolo. Il bastardino è stato trovato domenica
mattina, 29 dicembre, al Parco del lago del Segrino, provincia
di Como, da una donna che stava raggiungendo la passeggiata che
costeggia lo specchio d'acqua. Era feriito, perdeva molto
sangue, così lo ha soccorso immediatamente e lo ha portato da un
veterinario di Cantù. L'animale a un primo esame visivo sembrava
dilaniato dal morso di un'altra bestia. Al momento della
radiografia, però, è stato subito chiaro come Hunter fosse stato
colpito da un proiettile.
Nel frattempo i proprietari non si davano pace. Hanno cercato il loro cane fin dalla sera di sabato. Il meticcio aveva l'abitudine di lasciare casa, nel paese di Eupilio, per raggiungere le coste del lago, fare una corsa e tornare sempre indietro. "Abbiamo battuto ogni angolo del parco - racconta Nilla Tosetti - senza trovarlo. Poi il telefono è squillato, era il veterinario che ci raccontava quanto accaduto".Durante la prima operazione gli era stata asportata una parte dell'intestino, poi un secondo passaggio sotto i ferri. "Sta meglio, è sofferente ma vivo - aggiunge la padrona – restiamo in attesa perché nei prossimi giorni dovrà essere operato ancora, questa volta al femore". Intanto Nilla Tosetti ha appeso numerosi cartelli nei pressi del lago in cerca di testimoni. L'episodio ha contorni inquietanti e molti proprietari di cani della zona si dicono preoccupati. I carabinieri di Erba sono pronti alle indagini ma prima di tutto devono ricevere il referto del veterinario e solo dopo aprire l'inchiesta. Chiunque abbia sparato potrebbe avere le ore contate. |
NEL CUORE.ORG
3
GENNAIO 2014
COMO, SPARANO A UN METICCIO E LO RIDUCONO IN FIN DI VITA
Hunter, quattro anni, ha subito due operazioni
Sparano a un cane e lo riducono in fin di vita. Sono ancora
ignoti i responsabili dell'assurdo gesto, che per poco non è
costato la vita ad Hunter, un meticcio di 4 anni abituato a
scorrazzare nei pressi del lago del Segrino, in provincia di
Como. Lo racconta l'edizione milanese di "Libero". Scomparso il
giorno di Natale dalla casa dei proprietari, il cane è stato
ritrovato il giorno dopo agonizzante vicino alla passeggiata che
costeggia lo specchio d'acqua e portato immediatamente da un
veterinario a Cantù, che ha avvisato la famiglia di Hunter. Il
meticcio era stata colpito da una pallottola, probabilmente
sparata da un fucile. Dopo due operazioni – una delle quali per
l'asportazione di un pezzo di intestino – le sue condizioni
restano molto gravi. Un'altra operazione al femore è prevista
per i prossimi giorni. I carabinieri attendono il referto per
far scattare le indagini.
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NEL CUORE.ORG
2
GENNAIO 2014
BARLETTA (BT), "5 CANI MALTRATTATI": CARABINIERI DENUNCIANO
53ENNE
Tenuti legati, senza cibo e acqua. Uno era ferito
I
carabinieri di Barletta hanno denunciato un 53enne del posto per
maltrattamento di animali. Un pastore del Caucaso, un pitbull,
due rottweiler e un San Bernardo sono stati trovati legati a
catene non scorrevoli, senza cibo e acqua. Uno dei cani aveva
anche una profonda ed ampia lesione al collo. I militari
dell'Arma hanno trovato gli animali durante un controllo in una
cava di gesso in località "Procopio", nel territorio di
Barletta. I carabinieri hanno chiamato gli operatori del
servizio veterinario, che hanno prestato le prime cure agli
animali, successivamente affidati in custodia ad un canile di
Andria.
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LA REPUBBLICA
2 GENNAIO 2014
Cani legati, senza cibo e senza acqua: denunciato
I carabinieri della Stazione di Barletta (BT) hanno denunciato
un 53enne del luogo per maltrattamento di animali. Un pastore
del Caucaso, un Pitbull, due Rottweiler ed un San Bernardo, sono
stati trovati legati a catene non scorrevoli, privi di cibo e di
acqua. Uno dei cani aveva anche una profonda ed estesa lesione
al collo. I carabinieri hanno trovato i cani, nel corso di un
controllo, in una cava di gesso in località "Procopio" nel
territorio di Barletta. I militari hanno provveduto a chiamare
gli operatori del servizio veterinario che hanno provveduto a
prestare le prime cure agli animali che, successivamente, sono
stati affidati in custodia ad un canile di Andria
VIDEO
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ANSA
2
GENNAIO 2014
Cani senza cibo e acqua, una denuncia
Erano legati in una cava, a Barletta (BT). Salvati dai
carabinieri
I
carabinieri di Barletta hanno denunciato un 53enne per
maltrattamento di animali. Un pastore del Caucaso, un Pitbull,
due Rottweiler ed un San Bernardo, sono stati trovati legati a
catene non scorrevoli, privi di cibo e di acqua. Uno dei cani
aveva anche una profonda lesione al collo. I Cc hanno trovato i
cani in una cava, in località "Procopio", a Barletta. I cani
hanno ricevuto le prime cure dagli operatori del servizio
veterinario e sono stati poi affidati ad un canile.
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MESSAGGERO VENETO
2
GENNAIO 2014
Picchia il suo pitbull, denunciato
L’episodio è accaduto davanti a un bar di Città Giardino a
Grado. Intervenuti i carabinieri
GRADO (GO). Si legge talvolta che qualche cane di grossa taglia,
pitbull in particolare, aggredisca qualcuno, quasi sicuramente
perché istigato o comunque disturbato.
È
difficile che possa accadere quanto avvenuto a Grado: è capitato
infatti che un uomo sulla quarantina è stato addirittura
denunciato dai carabinieri per maltrattamenti del suo pitbull.
È
accaduto alla vigilia di Capodanno in Città Giardino davanti a
un bar che, tra l’altro, si trova – sfortuna per l’uomo che è
stato denunciato – a pochi passi dalla caserma dei carabinieri
della stazione di Grado.
Proprio dal bar ma anche da alcune persone che abitano in case
adiacenti è stato richiesto l’intervento dei militari dell’Arma
in quanto l’uomo stava picchiando il grosso animale, tra l’altro
di sua proprietà.
L’uomo che risiede a Pineta e che sembra sia anche già noto alle
forze dell’ordine per altri motivi, pare avesse alzato un
tantino il gomito e forse per questo ha iniziato a dare in
escandescenze prendendosela con il pitbull.
L’uomo è stato così denunciato per maltrattamenti ad animali ma
anche per abbandono dello stesso in quanto è emerso che
l’animale è di sua proprietà.
Fra l’altro non risulterebbe che il cane sia fornito del
microchip, come previsto, necessario per l’identificazione
dell’animale.
Tuttavia, considerati gli addebiti che gli sono stati fatti, è
apparso evidente che si tratta del suo pitbull che anziché
reagire quando è stato picchiato, è fuggito prima di ritornare,
dopo un po’, dal suo padrone.[…]
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IL TIRRENO
2
GENNAIO 2013
Daino senza vita trovato in piazza a Quiesa
MASSAROSA (LU) - Ieri mattina nella piazza della chiesa di
Quiesa alcuni passanti hanno trovato il corpo senza vita di un
esemplare di daino femmina che riportava alcune ferite. E' stata
allertata la polizia municipale ed una pattuglia è andata a
rendersi conto di quanto accaduto e purtroppo ha dovuto fare la
scoperta dell'animale privo di vita. Non è da escludere che
siano stati altri animali, che magari alla ricerca di cibo
l'abbiano azzannata procurandole le ferite che purtroppo l'hanno
portata al decesso. Dopo le constatazioni di rito è stato
rimosso l'animale senza vita.
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RIVIERA 24
2
GENNAIO 2014
Petardi la notte di Capodanno: è scomparso a Taggia il cane di
nome Paco. Appello dei proprietari
Taggia (IM) - "Per qualsiasi comunicazione o informazione cell.
328 5304656 / 340 2672819 Tel. 0184.475171. Chiunque sarà in
grado di aiutarci a ritrovarlo sarà ricompensato"
Gentile redazione, avremmo bisogno del vostro aiuto per
ritrovare il nostro amato cane scappato nella notte del 31
dicembre nella zona di Taggia Arma nei pressi del parco
commerciale Carrefour in seguito all'esplosione di alcuni
petardi. Il cane è un collie nero, bianco e marrone di nome
Paco, è dotato di microchip per il riconoscimento.Allego una
foto del cane ringraziando chiunque possa aiutarci a ritrovarlo.
Per qualsiasi comunicazione o informazione cell. 328 5304656 / 340 2672819 Tel. 0184.475171. Chiunque sarà in grado di aiutarci a ritrovarlo sarà ricompensato. |
GEA PRESS
2
GENNAIO 2014
Reggio Calabria – “Lupi” con trauma da botto di Capodanno
Erano cani lupo cecoslovacco in preda al terrore. Intervento del
Corpo forestale dello Stato
Erano scappati in preda al panico, avviliti dai botti di fine
anno. I due cani lupo cecoslovacco, finiti in prossimità della
Strada Statale 18 a Reggio calabria avevano però generato altri
all’armi che, al di là del reale pericolo, segnalavano la
presenza di due lupi.
Della vicenda veniva così interessato il Corpo forestale dello
Stato il quale inave diverse pattuglie automontate per
verificare la notizia. Il tutto sotto il coordinamento del
Comando Provinciale dello stesso Corpo Forestale.
Avvistati i due presunti lupi, gli Agenti della Forestale hanno
così potuto accertare che in realtà trattavasi di due cani
domestici appartenenti alla razza del “cane lupo cecoslovacco”.
I due animali, in ottimo stato di salute, si erano allontanati
da una abitazione nella notte tra il trentuno dicembre ed il
primo gennaio in preda al terrore. La causa, riferisce la
Forestale, era di ricercarsi nei botti di capodanno esplosi
diffusamente nel comprensorio. Così, infatti, si è potuto
appurare una volta rintracciato il proprietario
Il Corpo Forestale dello Stato evidenzia a tal proposito
l’impegno di questi giorni nella repressione del fenomeno dei
fuochi d’artificio illegali. Numerosi i controlli nel territorio
che hanno portato al sequestro di ingenti quantità di materiale
esplodente. La notizia sui presunti lupi, riferisce sempre la
Forestale, era comunque apparsa fin dall’inizio inverosimile
tenuto conto delle circostanze di luogo e tempo ma anche sulla
base di alcune foto circolate. Ad ogni modo del fatto era stato
interessato lo stesso Ente Parco.
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NEL CUORE.ORG
2
GENNAIO 2014
CAPODANNO "NERO" ALLA MURATELLA: ARRIVI RECORD DI CANI
SPAVENTATI
Dal 20/12, 48 ingressi a Roma: più dell'anno scorso
"Nonostante i tanti appelli fatti, i servizi televisivi, gli
articoli sui giornali, quello appena passato è stato un
Capodanno 'nero' per gli animali di Roma". È quanto si legge in
una nota del canile comunale di ingresso di Roma Muratella che
"registra tra il 20 dicembre 2013 e il 2 gennaio 2014 (dati alle
ore 13) un ingresso record di cani spaventati: 48 cani di cui
solo 23 microchippati". Lo scorso anno, prosegue la nota, "sono
stati 38 i cani entrati tra il 20 dicembre 2012 e il 2 gennaio
2013, di cui solo 27 chippati (dieci cani in meno). I cani
trovati microchippati o tatuati, interrogando l'anagrafe canina
(se i chip sono stati effettivamente intestati ai legittimi
proprietari), nei prossimi giorni sarà possibile ricongiungerli
alle famiglie, ma molti cani sono arrivati solo con il collare,
senza medaglietta o microchip. Alcuni addirittura senza neanche
il collare, pur essendo chiaramente cani di famiglia in quanto
ben tenuti e, anche se spaventati, equilibrati nei
comportamenti".
Nel periodo in questione, l'Ufficio ritrovamenti e smarrimenti (Urs) di Avcpp, l'Associazione volontari canile di Porta Portese, la onlus che gestisce dal 1997 i canili comunali di Roma, ha ricevuto a Muratella (dati alle ore 13), per quanto riguarda la segnalazione di quattrozampe ritrovati, 20 cani con microchip e 18 privi di microchip, mentre le segnalazioni di quelli smarriti riguardavano 19 cani provvisti di microchip e cinque sprovvisti. Sempre dal 20 dicembre al 2 gennaio, ma un anno fa, l'Urs di Muratella aveva ricevuto, in termini di segnalazioni di cani ritrovati, 28 animali con microchip e 24 senza. Quanto ai cagnolini smarriti, invece, 28 erano quelli con il microchip e 25 quelli che non ce l'avevano. |
NEL CUORE.ORG
2
GENNAIO 2014
ANIMALI AL MACELLO, LAV: LEGGE DI BILANCIO PUGLIESE VIOLA NORME
UE
Scarsa protezione delle bestiole condannate a morte
I
responsabili dell'associazione animalista Lav hanno inviato una
lettera al presidente della Puglia, Nichi Vendola, e
all'assessore regionale alla Sanità, Elena Gentile, per
denunciare la presenza, nella legge di Bilancio pugliese, di un
emendamento ''che viola la normativa comunitaria in merito alla
protezione degli animali durante l'abbattimento per la
macellazione''. "La legge di Bilancio, approvata dal Consiglio
regionale pugliese - si legge - contiene una chiara violazione
del Regolamento europeo 1099/2009 (norma di rango superiore e
prescrittiva) relativo alla protezione degli animali durante
l'abbattimento per la macellazione a causa dell'approvazione,
per altro, con soli sei voti di differenza e nonostante il
parere contrario della giunta, di un emendamento presentato dal
consigliere Pentassuglia (Pd) che consente la macellazione
aziendale di pecore, capre, maiali e bovini giovani, per la
commercializzazione in ambito locale". "Il relativo decreto
legislativo 131 del 2013, per il sanzionamento delle violazioni
al Regolamento, ammette questo tipo di macellazione solo ed
esclusivamente - sottolinea la Lav - per 'piccoli quantitativi'
di carni di volatili, conigli e lepri (articolo 11) mentre per
le altre specie - sempre con l'obbligo dello stordimento
preventivo - permette la macellazione fuori dai mattatoi
autorizzati solamente se per 'consumo domestico privato'''. La
Lega anti vivisezione diffida la Regione a emanare questo nuovo
articolo che esporrebbe la Puglia a una certa bocciatura a Roma
da parte del Consiglio dei ministri.
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NEL CUORE.ORG
2
GENNAIO 2014
FRIULI, 202 UCCELLI VIVI SEQUESTRATI E SETTE DENUNCE IN UN MESE
E MEZZO
L'ultimo caso: 85 volatili uccisi sotto sequestro
Sette persone denunciate in flagranza e 202 uccelli vivi
sequestrati. Sono solo alcuni numeri del bilancio del lavoro del
Corpo forestale regionale del Friuli Venezia Giulia, con sede a
Pagnacco (Udine), impegnato nel contrasto ai reati legati alla
tutela della fauna. I reati ipotizzati sono svariati: furto ai
danni del patrimonio indisponibile dello Stato, maltrattamento
di animali, uccisione illecita di animali, porto abusivo di armi
da sparo, omessa custodia di armi comuni da sparo, illecita
detenzione di munizioni, uccellagione, detenzione illegale di
fauna particolarmente protetta, utilizzo di richiami acustici
per attirare e catturare uccelli, utilizzo di trappole e
tagliole per cattura di fauna selvatica.
In totale, sono stati sequestrati 202 uccelli vivi, sia protetti che cacciabili, dei quali 61 sono stati liberati, e circa 800 metri quadrati di reti per la cattura, oltre a 220 panie invischiate, 184 trappole Sep (piccole tagliole), 19 trappole con telaio metallico e rete di nylon per la cattura di uccelli vivi, tre gabbie trappola, 79 uccelli impagliati, due fucili e una carabina ad aria compressa con munizioni, quattro richiami acustici, 97 uccelli morti oggetto di cattura e caccia illecita. Il caso più recente, con la collaborazione della Forestale di Gemona del Friuli, ha portato alla segnalazione alla magistratura di un cacciatore che catturava uccelli con trappole, al quale sono stati sequestrati 85 uccelli morti, anche di specie protette, stipati in un congelatore, e 70 uccelli vivi in condizioni di maltrattamento, che sono stati affidati alle cure del Centro di recupero fauna selvatica di San Canzian d'Isonzo (Gorizia). Nel corso del 2013, il Corpo forestale regioanale del Friuli ha redatto 24 processi verbali di accertamento amministrativo e segnalato all'autorità giudiziaria 18 persone per reati vari in materia ambientale. |
GO NEWS
2
GENNAIO 2014
Animali al Circo: la loro libertà vale il costo del tuo
biglietto.
<< La Natura crea infinite forme di assoluta bellezza. Gli umani
fabbricano gabbie in cui rinchiuderle. >>
Carmen Luciano
Ci sono animali che hanno la fortuna di poter vivere in libertà
nel loro habitat naturale la propria esistenza, ed altri invece
che non sapranno mai cosa significa tutto questo per colpa
dell’uomo.
Oggi voglio parlare degli animali usati nei Circhi di tutto il
mondo.
Vittime dell’egoismo più sfrontato erroneamente fatto passare come “amore”, vengono fatti nascere in cattività dentro delle gabbie piccole rispetto al vasto territorio a loro disposizione in natura. Utilizzati per creare degli spettacoli da proporre a famiglie con bambini al seguito per fungere da intrattenimento qualche ora , sono a tutti gli effetti oggetto di lauto introito economico.
In Italia sono numerose le famiglie circensi che da generazioni
vivono sulla detenzione di questi animali grazie a spettacoli
che vengono indotti a fare nei tendoni.
Leoni, leonesse, tigri, pony, cammelli, lama, zebre, struzzi.. Le specie utilizzate sono vaste.
Per quanto possano i circensi affermare di tener bene gli
animali garantendo loro benessere fisico previa adeguata
alimentazione, cure e quant’altro ( tutto confermabile da
controlli a cui vengono sottoposti da ASL, CITES ed altri corpi
di polizia giudiziaria), non tengono però di conto dell’etica
del detenere questi animali.
Imporgli una vita nomade trainati a destra e a manca lontano dal loro ambiente di origine non è assolutamente giusto. Legale in Italia, per carità, ma totalmente immorale. Spesso ci si para dietro a banali scuse come la classica frase “anche i cani e i gatti vengono tenuti in casa e non lasciati liberi di vivere all’esterno in totale autonomia”. In parte può essere condivisibile questo discorso, ma non dimentichiamoci che sono due cose distinte. Se da una parte abbiamo alcuni canidi e felidi abituati da millenni alla presenza dell’uomo e quindi diventati nostri compagni, dall’altra troviamo animali che vivono benissimo lontano dall’uomo e non desiderano altro. E se per i circensi non è giusto tenere in casa un gatto privandolo dell’istinto di cacciare,ci dicano allora se è corretto tenere in gabbia dei leoni o delle tigri abituate in natura a cacciare enormi erbivori alimentandoli con mezzi busti di pollo, animale che proprio non trovano nella foresta! Per non parlare del clima. E’ straziante vedere questi animali che per esigenze fisiche hanno bisogno di stare in ambienti caldissimi, esser scaldati da lampade rosse quando il circo è chiuso. La loro vita è assolutamente innaturale, e soprattutto tristissima. Chiunque abbia mai avuto modo di guardare negli occhi un animale usato nei circhi avrà sicuramente notato uno sguardo rassegnato di questi animali. Se per alcuni passa meglio il tempo, circondati da altri simili, per altri sembra invece infinito ritrovandosi ad essere l’unico esemplare di una specie diversa. Le persone che lavorano al circo hanno modo di fare altro al di la degli spettacoli. Agli animali invece non rimane altro che la noia più totale. Noia che porta a stress che gli animali esternano con apatia o andando avanti e dietro sfiorando la parete della gabbia che li detiene.
Portare i bambini al circo è a mio avviso diseducativo.
Soprattutto nell’infanzia dove ogni scoperta diventa conoscenza, far capire ai bimbi che è normale che una tigre salti su uno sgabello invece di stare nella foresta crea uno stereotipo sbagliato che rimarrà anche nella loro memoria una volta cresciuti. Gli animali è giusto osservarli, ma non dallo spalto di un circo. Se proprio si vuole far vedere ai propri figli quanto sono belli, la cosa migliore da fare è proporgli documentari dove possono appassionarsi di animali che non vivono in Italia. Passione che magari un giorno potranno ampliare facendo un safari in Africa.
Dovremmo smettere di vedere negli animali esseri viventi nati
per stare alle nostre dipendenze, per soddisfarci in ogni cosa,
anche la più banale e insignificante.
A noi farebbe piacere se forme aliene ci rapissero per costringerci a vivere reclusi per intrattenere i loro simili? Ci piacerebbe vivere in ambienti non consoni alle nostre caratteristiche fisiche? Sarebbe bello vivere in gabbia senza poter apprezzare la felicità di essere liberi per il resto degli anni che ci rimangono? Siamo l’unica specie al mondo che si permette così tanto nei confronti delle altre. Intelligenti di cosa allora? Superiori a chi? A nessuno. Siamo tutti uguali, tutti ospiti di questo Pianeta.
La libertà non ha prezzo.
Quella degli animali del circo invece costa il biglietto d’ingresso.
Gli animali non vogliono far divertire nessuno.
Vogliono soltanto vivere in pace. Abbiamo tanti modi di poterci svagare senza coinvolgere l’esistenza di chi non ci ha assolutamente dato il consenso di finire dentro una gabbia. |
IL TIRRENO
2
GENNAIO 2013
Cane e gatto posso andare d’accordo la storia di Nocciola e
Margot lo dimostra
Donatella Lascar
NAVACCHIO (PI) - Quante volte si è sentito dire: “litigate come
cani e gatti”. Ebbene, questa affermazione viene smentita nei
fatti da Nocciola e Margot, due bastadine una di 9 e l’altra di
2 anni e mezzo, e da altri due gattini che tutti insieme
dividono felicemente e in perfetta armonia la stessa casa,
quella di Giovanna Del Gamba e del suo compagno che si trova a
San Sisto, un quartiere di Riglione ma sotto il comune di
Cascina. Raccontiamo questa storia che appassionerà gli amanti
degli animali. I gattini dormono in camera con Giovanna mentre
le due canine in un’altra stanza e passano le loro giornate a
giocare e a scambiarsi coccole. Ma questi non sono gli unici
ospiti di casa Del Gamba. Infatti, sotto il gazebo del giardino
altri cinque micetti vivono e dormono comodamente in altrettante
cinque casette costruite appositamente per loro. «Quello che
succede nella mia casa dimostra che i cani e i gatti possono
andare d’accordo senza problemi – spiega Giovanna – e volevo
raccontare questa storia per sfatare tutti quei luoghi comuni
che li vogliono acerrimi nemici. Gli animali mi sono sempre
piaciuti fin da quando ero piccola – racconta Giovanna –, ma ai
miei genitori un po’ meno. Così, quando mi sono sposata, ho
preso subito un canino che è vissuto con me fino all’età di 13
anni e quando è morto ho sofferto tantissimo. Nocciola è
arrivata dopo e da Collodi, da una famiglia che non poteva più
tenerla. Margot, invece, l’ho presa dalla presidente della Lega
Nazionale per il cane a Tirrenia ed è quella che detta legge con
tutti gli altri anche se è ‘ultima arrivata. I gattini, che
invece vivono sotto il gazebo – continua Giovanna –, sono
arrivati per conto loro pian piano. Una l’ho trovata tutta pelle
e ossa sullo zerbino di casa e deve essere medicata agli occhi
due volte al giorno e un’altra mi ha portato i suoi due micini
appena nati. Insomma, siamo una grande famiglia e quando mi
assento per qualche giorno, una vicina viene a dormire a casa
mia».
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GEA PRESS
2
GENNAIO 2014
Botti di fine anno – L’Europarlamentare Zanoni: occorre una
legge che li vieti ed un forte cambiamento culturale
“Guerriglia urbana”. E’ questa la sensazione che sembra potersi
registrare in più città italiane dopo le esplosioni di petardi e
giochi d’artificio di fine anno. Al di là della conta delle
vittime umane , l’impressione che si è avuta è che nei giorni
scorsi si sia sparato di più rispetto allo stesso periodo degli
altri anni. Anzi, volendo dar fede alle voce che il minore uso
negli anni scorsi era dovuto alla crisi, si potrebbe dire che
ora (solo per i botti) la crisi economica ha avuto termine.
Un uso sconsiderato che era stato rilevato, già alcuni giorni
prima del 31 dicembre, da un comunicato del WWF Piemonte che
riferiva di alcune vittime tra gli animali.
Sulla vicenda interviene ora l’On.le Andrea Zanoni. Per
l’Europarlamentare PD non c’è dubbio che si tratta di un
fenomeno grave e per certi versi sottovalutato.
“Credo che una buona responsabilità – ha riferito l’On.le
Zanoni a GeaPress – sia dovuta alla mancanza di una disposizione
di legge specifica che vieti con una sanzione di rilievo l’uso
di tali strumenti”
Un problema legislativo ma anche culturale, dal momento in cui
le continuate esplosioni sono frutto di chi non comprende la
pericolosità del mezzo. Se a ciò si aggiunge il mancato divieto,
c’è poco da stare allegri.
“La legge – ha aggiunto l’On.le Zanoni – consentirebbe anche di
portare avanti un vero e proprio passo culturale. L’uso dei
cosiddetti “botti” richiama una discutibile “tradizione” che si
mantiene grazie anche alla mancata informazione sulla
pericolosità di petardi e giochi d’artificio. Se da un lato, pur
con scarsi risultati, è noto il rischio per le persone, poco o
nulla si conosce sugli effetti che causano sugli animali e non
solo. Un aspetto, ad esempio, pressocchè sconosciuto è quello
di alcune centraline di rilevamento della qualità dell’aria,
sulla presenza delle polveri sottili. Un impalpabile nemico che
si sparge nell’aria proprio a seguito del “botti“.
A
mancare è pertanto la consapevolezza di tutti i potenziali
danni. Agli animali d’affezione, ad esempio, con fughe ed
incidenti per non parlare dei Vigili del Fuoco che in alcuni
casi sono dovuti intervenire per recuperare gli animali
rifugiati in posti impensabili. Ci sono poi i danni alla fauna
selvatica. Basti pensare agli uccelli che, nel cuore della
notte, prendono il volo terrorizzati andando a battere contro il
primo ostacolo che si presenti.
“Proprio nelle scorse ore – spiega l’On.le Zanoni – mi hanno
chiamato dalla provincia di Treviso. Nel Comune di Preganziol,
un’anatra verosimilmente proveniente dal Parco Natuale del Fiume
del Sile, alzatasi improvvisamente nel cuore della notte a
seguito dei botti ed andata a scontrarsi con un cavo dell’alta
tensione. E’ caduta nel giardino di un mio conoscente. Vorrei
però soffermarmi sul pericolo dei forti rumori anche per gli
animali allevati. In episodi passati ha saputo di aborti in
allevamenti di conigli. Credo – ha riferito a GeaPress l’On.le
Zanoni – che occorre urgentemente una legge che vieti la
vendita e l’uso di tali strumenti. Sanzioni certe e pesanti
ma è altresì indispensabile una forte sensibilizzazione,
incidendo così anche sugli aspetti culturali”.
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GIORNALETTISMO
2 GENNAIO 2014
La petizione a favore della sperimentazione animale che spacca
il partito di Vendola
Da qualche settimana è online un documento partito dagli
iscritti a Sel. Il quale si è sempre schierato contro la
vivisezione. E dai vertici arriva una risposta spiazzante
«Porteremo il bisogno di cambiamento anche nel riconoscimento
dei diritti degli animali, e in un nuovo rapporto tra viventi».
Così diceva Nichi Vendola ai tempi della sua candidatura alle
primarie del centrosinistra a proposito del tema della
vivisezione, rispetto al quale si era posto come uno tra i più
fermi oppositori. Poi, meno di un mese fa, il suo partito lancia
una petizione a favore della sperimentazione animale,
considerata «necessaria» e «insostituibile» nel campo della
medicina e della cronologia. VENDOLA CONTRO LA «MORTIFICAZIONE
DI MIGLIAIA DI ANIMALI» - Ma andiamo con ordine: durante la
campagna elettorale per le primarie del centrosinistra,
nell’autunno 2012, il leader di Sel annuncia nel proprio
programma di voler sostenere chi difende i diritti degli
animali, contro una «concezione antropocentrica troppo distante
dal senso del limite e incapace di custodire il pianeta e il
vivente» che «mortifica le vite di migliaia di animali»
considerandoli « alla stregua di oggetti inanimati da manipolare
e spezzare a piacimento». La presa di posizione di Vendola era
stata espressa in un manifesto ancora online, veicolato da uno
slogan netto: «L’uomo padrone di tutto oppure un creato a misura
di tutti».
TESTO COMPLETO
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GIORNALETTISMO
2
GENNAIO 2014
Umberto Veronesi e la sperimentazione animale
Umberto Veronesi scrive al Corriere della Sera per prendere
posizione nel dibattito sulla sperimentazione animale. Lo
scienziato prima spiega che la sua scelta di non mangiare carne
contribuisce a risparmiare la vita a migliaia di esseri viventi,
e poi dice:
Ho scelto di non mangiare gli animali perché li amo e non
capisco come si possa ingoiare qualcuno che si ama. Capisco
quindi le ragioni degli animalisti. Tuttavia il mio amore per la
scienza e la mia fiducia nella sua capacità di migliorare il
benessere del mondo sono nel tempo diventati molto profondi e
dunque capisco anche le ragioni degli scienziati. Penso quindi
che, come già insegnava sant’Agostino quasi 2000 anni fa,
dobbiamo scegliere il male minore. Accettando la sperimentazione
sugli animali nei casi in cui è ancora indispensabile,
accettiamo ciò che non è un bene in sé, ma è un tributo che
paghiamo all’etica, in vista di un vantaggio per un maggior
numero di esseri viventi.
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LA NUOVA FERRARA
2
GENNAIO 2013
Vivere insieme ai cani contrasta allergie e raffreddori da fieno
Curiosità e news a quattrozampe. Vivere con Fido fa bene alla
salute, per contrastare allergie e raffreddore da fieno. Da
tempo, gli epidemiologi hanno osservato che i bambini cresciuti
a contatto con animali domestici sono meno sensibili a reazioni
allergiche di tipo respiratorio. Il tutto grazie a un batterio
"buono" che vive nell'intestino umano e che crescerebbe più
velocemente vivendo in compagnia di un cane. I cani, infatti,
che vivono sia in casa sia all'aria aperta veicolano microbi
nell'ambiente domestico, parte dei quali sono presenti anche
nell'uomo. La risposta immunitaria alle reazioni allergiche
sarebbe, perciò, legata a questi batteri che in concentrazioni
elevate proteggono dai virus causa di reazioni asmatiche e
allergiche. Un cane salva la vita a un gatto. In Nuova Zelanda a
Tauranga, il gatto Rory è stato salvato con una procedura
veterinaria fuori dal comune. Portato in fin di vita dalla
veterinaria Kate Keller dopo aver ingerito veleno per topi, è
riuscito a riprendersi grazie a una trasfusione di sangue di
cane. Il caso urgentissimo non permetteva di trovare un donatore
felino, così la dottoressa ha tentato una trasfusione usando il
sangue del labrador Macy. Secondo gli esperti i gatti non hanno
anticorpi preformati verso il sangue dei cani perciò le
probabilità di una reazione fatale sono minori.
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QUOTIDIANO.NET
2
GENNAIO 2014
C'era scritto carne di asino. Dentro, Dna di diversi animali
compresa la volpe
Nuovo scandalo in Cina: vede protagonista il colosso della
grande distribuzione americano Wal-Mart
New York - Il colosso americano della grande distribuzione
Wal-Mart sta ritirando dal commercio una partita di carne di
asino venduta nei suoi negozi in Cina. Un test fatto dal governo
di Pechino ha infatti rivelato la presenza del Dna di altri
animali, tra cui quello di volpe.
Oggi un portavoce del gruppo ha dichiarato che Wal-Mart darà 50
yuan (circa 8,25 dollari) come risarcimento a chi ha acquistato
la carne di asino "Five Spice". Non solo. Il colosso si è detto
pronto a intensificare i controlli per garantire la qualità dai
prodotti venduti in Cina, il terzo mercato più importante per
Wal-Mart.
Non è la prima volta che il gruppo americano finisce sotto i
riflettori per problemi di sicurezza alimentare nel Paese
orientale. Lo scorso anno era stato accusato di usare uova
scadute per preparare prodotti da forno. E ancora nel 2011 aveva
venduto carne di maiale senza alcune etichetta come se fosse
biologica.
Lo scandalo portò alla chiusura di 13 negozi e all'arresto di
due impiegati e a una multa da 575.000 dollari. Sempre oggi
Wal-Mart ha annunciato di continuare a lavorare con il governo
cinese e di aver aumentato i controlli sulla qualità dei
prodotti venduti sul mercato del Paese orientale. Nel 2013 il
gruppo ha dichiarato di aver investito 15 milioni di dollari in
tre anni per aumentare la sicurezza dei suoi cibi in Cina.
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NEL CUORE.ORG
2
GENNAIO 2014
WAL-MART NEL MIRINO: IN CINA RITIRA CARNE DI ASINO CON DNA DI
VOLPE
Il colosso americano risarcirà i consumatori
C'era Dna di altri animali, tra cui quello di volpe, in una
partitita di carne di asino. Per questo motivo il colosso
americano della grande distribuzione Wal-Mart sta ritirando dal
commercioil prodotto nei suoi negozi in Cina, dopo i risultati
scioccanti di un test fatto dal governo di Pechino. Oggi un
portavoce del gruppo ha dichiarato che Wal-Mart darà 50 yuan
(circa 6 euro) come risarcimento a chi ha acquistato la carne di
asino "Five Spice".
Per cercare di rimediare allo scandalo, il colosso si è detto pronto a intensificare i controlli per garantire la qualità dai prodotti venduti in Cina, il terzo mercato più importante per Wal-Mart. Non è la prima volta, tra l'altro, che il gruppo americano finisce sotto i riflettori per problemi di sicurezza alimentare dalle parti di Pechino. Lo scorso anno era stato accusato di usare uova scadute per preparare prodotti da forno. E ancora nel 2011 aveva venduto carne di maiale senza alcune etichetta come se fosse biologica. Lo scandalo portò alla chiusura di 13 negozi e all'arresto di due impiegati e a una multa da 575.000 dollari. Sempre oggi Wal-Mart, intanto, ha annunciato di continuare a lavorare con il governo cinese e di aver aumentato i controlli sulla qualità dei prodotti venduti sul mercato del Paese asiatico. Nel 2013 il gruppo ha dichiarato di aver investito 15 milioni di dollari in tre anni per aumentare la sicurezza dei suoi cibi in Cina. |
NEL CUORE.ORG
2
GENNAIO 2014
NEW YORK, CARROZZE CON CAVALLI A CENTRAL PARK: LO STOP E' PIU'
VICINO
La proposta del neo sindaco Bill De Blasio
A
partire da quest'anno i turisti a New York potrebbero iniziare a
rinunciare alle corse sulle carrozze trainate dai cavalli
nell'area di Central Park. Il sindaco neo-eletto, Bill De Blasio,
ha intenzione di vietarne il passaggio, perché pensa di
rimpiazzarle con veicoli elettrici ispirati ai modelli delle
prime carrozze a motore.
Il "New York Daily News" fa sapere che il nuovo primo cittadino di origini italiane giudica "disumano" far lavorare gli animali tra le trafficate e pericolose strade di Manhattan. La sua proposta, che incontra il sostegno degli attivisti, non è piaciuta ai lavoratori del settore, sostenuti dai sindacati, che parlano anche di una perdita economica non di poco conto. I profitti dei tour ammontano a circa 19 milioni di dollari all'anno, secondo uno studio commissionato da Nyclass, organizzazione animalista no-profit. |
GEA PRESS
2
GENNAIO 2013
Dopo l’Albania ci prova anche Israele: stop alla caccia
La proposta voluta dal Ministro dell'Ambiente. Il 72%
dell'opinione pubblica favorevole alla chiusura dell'attività
venatoria
E’ attualmente in discussione presso il Parlamento israeliano,
la proposta di legge voluta dal Ministro della Protezione
Ambientale Amir Perets, che propone l’abolizione della caccia.
Un provvedimento che riguarderebbe l’attività cosiddetta
“ricreativa” dei circa 2400 cacciatori israeliani.
Attualmente la proposta è in discussione presso la Commissione
per gli Affari Interni e per l’Ambiente del Parlamento.
La proposta del Ministro ha gia superato, sebbene nel 2011, la
votazione in prima lettura e ora lo stesso Dicastero ha chiesto
alla Commissione competente di continuare i lavori propedeutici
alla seconda e terza lettura. Si tratterebbe in quest’ultimo
caso della votazione finale.
Secondo il quotidiano The Jerusalem Post, presso la stessa
Commissione sono stati presentati i risultati di una pubblico
sondaggio che attesta al 72% dell’opinione pubblica contraria
alla caccia. Il sondaggio, commissionato dalla Società di
protezione della natura, riporta un potenziale errore statistico
pari al 4,4%. Un dato, pertanto, che difficilmente potrebbe
compromettere l’alto gradimento registrato in favore della
chiusura dell’attività venatoria. Del resto, la società che ha
eseguito il sondaggio ha dichiarato una affidabilità statistica
pari al 95%.
Dunque un nuovo paese, oltre all’Albania (vedi
articolo GeaPress) si appresta su iniziativa
governativa a ridurre o chiudere del tutto l’attività venatoria.
Così come nel caso dell’Albania, dove il Ministro dell’Ambiente
proponente ha mostrato interesse per altre questioni ambientali
(taglio dei boschi e maggiore tutela dei Parchi) anche in
Israele i promotori del sondaggio si sono augurati che il
Governo fornisca al più presto agli enti gestori delle aree
protette, maggiori strumenti per la difesa della natura.
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GEA PRESS
3 GENNAIO 2014
Il veleno alle porte di Palermo – Cane veglia il cucciolone
morto
I volontari: i cani di Poggio San Francesco sono in pericolo
Non molto distante dal grande Presepio dove la notte si
rifugiano i randagi (vedi
articolo GeaPress). L’avvelenatore, ultimamente, ha colpito
a Poggio San Francesco, sempre nel vasto territorio comunale di
Monreale, in provincia di Palermo. Dito puntato sul mondo della
pastorizia, ma ancora, tengono a precisare i volontari, nessuna
certezza di prova. Anzi, per tutti i casi precedenti tenuti a
mente, nessuno sembra arrivato a soluzione.
“Negli ultimi dieci giorni – riferisce a GeaPress Alessio Di
Dino volontario dell’OIPA di Palermo – si sono registrati sei
casi di morte per presunto avvelenamento. Il condizionale è
d’obbligo perchè in genere non si interviene“.
A morire anche un cucciolone, vegliato per tutto il tempo che il
corpo è rimasto in quel posto, da uno dei cani dello stesso
gruppo. Mamma e giovani di circa sei mesi. A loro, spiegano i
volontari, si erano aggiunti altri cinque cani compreso il
bastardino che ha vegliato il cucciolone morto. “La cagna –
aggiunge Alessio Di Dino – era stata sterilizzata a proprie
spese dai volontari“.
Amaro il commento di chi, disinteressatamente, si occupa dei
randagi. “Non abbiamo alcun aiuto e ci sentiamo veramente soli“.
Alcuni dei cani del branco erano rimasti coinvolti in un
precedente avvelenamento. In questo primo caso ad essere
utilizzato per avvelenare l’esca era stato un topicida. Forse,
riferiscono sempre i volontari, uno dei cani aveva mangiato
esche precedentemente sparse.
Cani che arrivano e cani muoiono. In un mese nuovi animali si
sono aggiunti al branco rimpiazzando di fatto quelli già morti a
causa del veleno. Finchè non vi sarà una risposta forte da parte
delle Istituzioni, repressione del reato ma anche prevenzione
con le sterilizzazioni, sarà sempre così.
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IL TIRRENO
3 GENNAIO 2014
Sei gatti avvelenati in 4 giorni: è allarme
provincia di Grosseto - Non solo avvelenatori. Sempre nel comune
di Roccastrada, a Laschi, vicino Ribolla, a Natale, ignoti hanno
investito una gatta, Mimma, 12 anni, e invece di soccorrerla
l’hanno presa e gettata nel cassonetto della spazzatura più
vicino. Poi sono spariti. La micia ha passato una notte intera
ferita e prigioniera tra i rifiuti, finché la mattina successiva
una donna s’è avvicinata per gettare l’immondizia, ha sentito il
suo lamento straziante e l’ha tirata fuori. Mimma è stata
affidata a un veterinario: è in gravissime condizioni, ma
qualche speranza di salvarla c’è. di Francesca Ferri
ROCCASTRADA (GR) C’è un killer di gatti a Sassofortino, nel
comune di Roccastrada, uno sterminatore di felini armato di
veleno che da marzo sta facendo strage dei mici della locale
colonia felina, regolarmente riconosciuta dal Comune e che si
trova vicino al ristorante Il Fornaccio. L’ultimo raid lo ha
compiuto gli ultimi giorni del 2013, lasciandone in fin di vita
sei. Ed è un’emergenza nell’emergenza. Dei poveri gatti,
infatti, si sta occupando il veterinario locale, Diego Antonio
Pieri, che ha dovuto allestire una sorta di sanatorio di fortuna
in un proprio recinto vicino casa sua per tenerne cinque in
riabilitazione, mentre un altro è ancora in ambulatorio. Una
soluzione che non può che essere temporanea ma che si sta
trascinando perché, come spiega Pieri, non esiste un piano di
intervento per far fronte a emergenze sanitarie come questa.
«Tra sabato 28 e martedì 31 dicembre abbiamo ritrovato sei gatti
con chiari sintomi di avvelenamento – spiega Pieri – ed è stato
il terzo caso del 2013 dopo cinque gatti avvelenati tra marzo e
aprile e altrettanti a maggio. Nelle due occasioni sono morti
due gatti, ma non si sa se altri siano andati a nascondersi
prima di morire». La morte per avvelenamento è dolorosissima. I
gatti finiscono in coma profondo con convulsioni e, se non si
interviene, muoiono tra dolori lancinanti.Tutte e tre le volte
la malasorte è toccata ai gatti della colonia gestita dalla
titolare del Fornaccio, Anna Bianchini. «Il 28 dicembre la
signora Bianchini mi ha chiamato per dirmi che c’era un gatto
che stava male e sono corso. Poi un’altra segnalazione, e
un’altra ancora, fino al 31 dicembre quando abbiamo ricoverato
ben due gatti, l’ultimo alle 22.30. È chiaro che la distanza
così ravvicinata significa che ci sono esche in giro». Per il
veterinario è iniziato il tour de force per assistere e
monitorare le bestiole, anche sacrificando altri “pazienti”.
«Sono nauseato a pensare che queste persone erano a tavola a
festeggiare con il panettone dopo aver avvelenato i gatti – è il
suo sfogo – e mi sento arrabbiato e impotente. Non solo non
esiste un servizio di pronto soccorso per questi animali, ma non
si può contare nemmeno sulle informazioni che ci arrivano dalle
analisi dopo le necroscopie fatte dall’Istituto zooprofilattico,
perché i risultati ci arrivano dopo mesi. Per non parlare delle
spese per le cure, che sono minimo 100 euro a gatto in questi
casi, tra flebo, medicine, asciugamani e lettiere». Benzina e
parcella il veterinario, naturalmente, neanche le mette in
conto. «Chiunque fa il mio mestiere crede in questo lavoro –
spiega Pieri – ma certo c’è una lacuna nella legislazione:
perché l’Asl può accollarsi la spesa delle sterilizzazioni ma
non quella per curare i gatti avvelenati?». Pieri e Bianchini
hanno trovato una porta aperta dal sindaco di Roccastrada
Giancarlo Innocenti che, contattato in qualità di autorità
sanitaria locale, ha preso a cuore la questione. «Nel sindaco
abbiamo trovato una persona veramente sensibile», spiega la
signora Anna Bianchini. Che, d’altro canto, ancora non si
capacita di tanta crudeltà da parte del – o degli –
avvelenatori. «Questa volta siamo riusciti a salvare tutti i
gatti – spiega – ma purtroppo devo riconoscere che queste
persone hanno vinto, perché io i gatti non li libero più: hanno
provato a ucciderli tre volte, potrebbero farlo una quarta. Sto
anzi cercando di sistemarli in un posto lontano da qui, di darli
in adozione. Per cui chi ne volesse uno, si faccia avanti».
Bianchini e Pieri hanno informato dell’accaduto i carabinieri e
a breve formalizzeranno la denuncia, al momento contro ignoti.
«Intanto, però – conclude Bianchini – vorrei mandare un
messaggio agli autori di questi avvelenamenti: nella vita si
paga tutto, nel bene o nel male. C’è una legge che va oltre. E
prima o poi tutto ritorna indietro».
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NEL CUORE.ORG
3
GENNAIO 2014
MAREMMA, MATTANZA DI LUPI: TRE PRESI A BASTONATE E "GIUSTIZIATI"
IN SETTE GIORNI
Uccisi a fucilate e a bastonate. Tre lupi ammazzati in sette
giorni: la mattanza continua. In Maremma è caccia al lupo. Dopo
la carcassa trovata nel Mancianese un paio di giorni fa, altri
due animali senza vita sono stati abbandonati vicino alla strada
nella zona di Scansano, sulle colline a ovest di Grosseto. Si
tratta probabilmente di due ibridi, che fanno salire a otto il
numero dei ritrovamenti dall'inizio di novembre, tre solo
nell'ultima settimana.
La procedura seguita - scrive "La Nazione" - è identica: una fucilata per uccidere l'animale e un posto frequentato dove possa essere visto. Sospettati ancora una volta gli allevatori che pare abbiano iniziato una personale battaglia contro i predatori, accusati di aver decimato le greggi, dopo aver cercato in tutti i modi un dialogo con le istituzioni. Ma soprattutto dopo aver visto calare il loro fatturato, in questi ultimi due anni, in maniera vertiginosa. Gli ultimi due casi fanno intendere chiaramente che, se all'inizio i ritrovamenti nelle piazze dei paesi (a Roccalbegna e Scansano) sembravano più che altro degli atti dimostrativi, adesso, chi ha deciso di ridurre drasticamente il numero dei lupi, si è anche organizzato. I due ibridi, secondo una prima ricostruzione fatta dalla polizia provinciale che ha recuperato le carcasse, erano stati infatti catturati nel bosco tramite i lacci (che sono vietati) e poi uccisi a bastonate e fucilate. La Maremma, intanto, si divide. Da una parte gli allevatori, dall'altra gli animalisti. Proprio stamani a Grosseto è stato organizzato un presidio degli animalisti di fronte al palazzo della Provincia per protestare contro l'uccisione di questi predatori. Che adesso sta diventando una vera e propria strage. Sulla piattaforma change.org si può firmare la petizione per chiedere l'intervento del presidente della Regione Toscana. |
TG COM 24
5 GENNAIO 2014
Maremma e Umbria, strage di lupi
Sono otto esemplari uccisi in pochi mesi a fucilate o bastonate
Il lupo viene considerato il peggior nemico, quello che uccide
il bestiame e attacca l'uomo. Così da qualche tempo su colline e
pianure della Maremma, gli allevatori hanno impiantato dei
dissuasori acustici per difendersi. In pochi mesi ben otto
esemplari sono stati fucilati e esposti sul ciglio della strada
con un messaggio di avvertimento: "i lupi ammazzano le nostre
pecore, noi ammazziamo i lupi". In cinque anni se ne contano una
quarantina tra Abruzzo, Lazio e Molise. A scendere in piazza per
difendere i lupi ci pensano gli animalisti: "trattandosi di
esemplare protetto la sua caccia è vietata. Si dovrebbe optare
per difese meno cruente: cani pastori o recinzioni più moderne".
VIDEO
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NEL CUORE.ORG
3 GENNAIO 2014
TERNI, FORESTALE: LUPA AMMAZZATA CON UN FUCILE A PALLETTONI
Secondo gli agenti, l'animale ucciso da un cacciatore
Una lupa, uccisa a colpi di arma da fuoco, è stata trovata morta
stamani dalla Forestale nei pressi della strada della Forca, che
collega Piediluco con la Forca di Arrone, in provincia di Terni.
Secondo gli agenti, l'animale è stato raggiunto al collo da un
colpo a pallettoni e da uno a palla. Gli spari, riconducibili ad
un fucile, sarebbero partiti dalla strada e avrebbero provocato
la morte immediata dell'animale. Dall'esame della dentatura e
delle condizioni generali, si è potuto desumere che si tratta di
una lupa di circa 3 o 4 anni, che era in buone condizioni di
salute e che aveva già partorito. L'animale, secondo la
Forestale, faceva parte di un nucleo abbastanza numeroso (si
stima formato da circa dieci esemplari) che da diverso tempo
vive abitualmente nella zona compresa tra le località di Santa
Cristina, del Comune di Arrone, e le località di Villalago,
Monte Mardello e Penna dei Cocchi, nel Comune di Terni.
Secondo il CfS, a sparare potrebbe essere stato qualche cacciatore, che vede nel lupo un antagonista in quanto predatore di cinghiali. Le spoglie del lupo abbattuto sono state inviate, tramite il servizio veterinario dell'Asl di Terni, all'Istituto zooprofilattico per l'esame necroscopico. |
GEA PRESS
3 GENNAIO 2014
Torino, Val Chisone – Quel che resta di un lupo. La denuncia
dell’EITAL e l’ipotesi del bracconaggio
I protezionisti: non aspettiamo che il lupo diventi un ricordo
I resti di un lupo sono stati trovati in Val Chisone lo scorso
29 dicembre. A darne comunicazione è Ethel Onnis, responsabile
progetto lupo dell’EITAL (Ente Italiano Tutela Animali e Lupo),
da tempo impegnata nel contrasto diretto ad ogni fenomeno in
danno agli animali e all’ambiente.
Il lupo sarebbe stato nascosto alla base di un albero e sepolto
sotto una coltre di neve. A trovare i resti, è stato il marito
della presidente dell’EITAL, noto video-documentarista.
Un atto grave, sottolineano i protezionisti, poiché è un danno
arrecato non solo nei confronti dello stesso lupo ma soprattutto
per l’equilibrio sul quale si fondano gli ecosistemi e dal quale
deriva la nostra stessa sopravvivenza.
Il lupo della Val Chisone, che appariva parzialmente predato, è
stato consegnato alle Autorità di legge ed attualmente si trova
presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino. Gli esami
ai quali saranno sottoposti i resti dovranno individuare le
reali cause della morte, tra cui il possibile abbattimento da
armi da fuoco.
L’EITAL depositerà presso la Procura della Repubblica di Torino
una dettagliata relazione riportante altresì talune
informazioni circa la possibilità di individuare i responsabili
degli atti di uccisione. “Quest’ultimo ritrovamento – riporta il
comunicato dell’EITAL – è avvenuto sotto un’altana, ovvero area
circoscritta dove i cacciatori sparano“. Il luogo si
troverebbe all’interno dell’Azienda Faunistica Venatoria di
zona, sulla quale l’EITAL si riserva di chiedere
approfondimenti. Il riferimento è alla caccia agli ungulati. Si
tratta di animali, come ad esempio il cinghiale, prede dei lupi
e per questo si potrebbe innescare una deplorevole competizione
“Troppi sono ormai i rinvenimenti di lupi morti per mano
dell’uomo ed è il momento di agire e denunciare con ogni
dettaglio questi atroci delitti“. Così riporta l’EITAL che vuole
cogliere l’occasione per sottolineare come non esistono lupi
reintrodotti ne tantomeno lupi ibridi immessi in natura o
comunque frutto di simili episodi. In altri termini, si prendono
le distanze dalla possibilità di reintrodurre lupi in natura o
farli riprodurre in cattività, condannando chiunque voglia
contaminare la specie selvatica autoctona con azioni illegali e
lesive per la conservazione della stessa specie indigena di
Canis lupus italicus. Critiche anche nei confronti di chi
tenti di confondere l’opinione pubblica con false e tendenziose
notizie aventi lo scopo di eliminare questo predatore, ossia si
schiera, in ultimo, a favore di chiunque voglia detenere un cane
lupo cecoslovacco.
L’EITAL organizzerà a breve una sorta di “sentinelle del lupo”
sul territorio aventi lo scopo di impedire che la strage
continui e creerà progetti di informazione mirati a diffondere
la conoscenza di uno degli ultimi carnivori rimasti: il lupo.
“Invitiamo la popolazione – conclude il comunicato - a prendere
coscienza del problema della ormai infondata e stupida
persecuzione contro il lupo ed a mobilitarsi a suo favore,
affinchè le generazioni future possano conoscere questo
straordinario predatore non solo sui libri ma sentendone la
presenza fisica e la magia che lo contraddistingue. Non
aspettiamo che il lupo diventi un ricordo, per questo dobbiamo
agire subito!!! “.
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NEL CUORE.ORG
3 GENNAIO 2013
PALERMO: IL PROPRIETARIO CLOCHARD MUORE, IL CANE DIFENDE IL SUO
CORPO
Ha provato a difendere il suo proprietario con tutta l'energia,
cercando di allontanare in ogni modo chi si avvicinava, finché
non è arrivata Giusy, la volontaria che conosceva bene e da cui
si è lasciato convincere a lasciare che un'ambulanza portasse
via il corpo senza vita del suo amico. E' successo a Palermo: un
clochard di origini iraniane, che si faceva chiamare Fia, è
morto di colpo per un malore mentre era con Mosca, il suo cane
meticcio con cui aveva stretto un rapporto molto stretto
Fia - scrive "Leggo" - era molto conosciuto in città perché mite, vegano e colto. Parlava correttamente nove lingue, aveva vissuto e lavorato in mezzo mondo. Poi, evidentemente, qualcosa sarà andato per il verso storto ed ecco la decisione misteriosa di iniziare la vita di strada con Mosca. Ora il cane è finito in canile ed è disperato per la mancanza dell'uomo.[…] |
NEL CUORE.ORG
3 GENNAIO 2014
MILANO: 5 GATTI E UNA TARTARUGA SENZA CIBO, AL BUIO E TRA I
RIFIUTI
Il blitz dell'Oipa in un appartamento abbandonato
Dentro un appartamento, completamente invaso da cumuli di
rifiuti, con spazzatura e sporcizia accumulata per anni, le
condizioni igienico-sanitarie erano disastrose e lì vivevano
cinque gatti e una tartaruga. Abbandonati al loro destino, al
buio, senza cibo né acqua. Se ne sono rese conto le guardie
zoofile dell'Oipa in un sopralluogo, dopo una segnalazione, in
una casa sigillata per sfratto nella periferia sud di Milano.
Chi abitava quei locali non ci viveva più da mesi, compariva
solo di tanto intanto per gettare del cibo ai felini e non si è
curato di informare l'ufficiale giudiziario, che pochi giorni fa
ha apposto i sigilli, della presenza dei poveri animali,
compresa una testuggine.
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LA CITTA’ DI SALERNO
3 GENNAIO 2014
Albanella, ladri uccidono suini e rubano carne
ALBANELLA (SA) - Uccidono due maiali e lasciano le teste al
proprietario portandosi via il resto della carcassa. Il
singolare furto è accaduto in una contrada rurale, ai confini
tra i comuni di Albanella e Altavilla Silentina, la notte di
Capodanno. I ladri sono entrati in azione di notte,
approfittando dell’assenza dell’allevatore fuori con la sua
famiglia per festeggiare. I due suini, prima di essere
decapitati, sono stati sparati in fronte con una pistola
utilizzata solitamente dai macellai. I ladri hanno raggiunto
l’azienda agricola, presumibilmente, con un furgone utilizzato
per caricare e trasportare i capi. Una volta giunti sul posto
hanno forzato la porta di ingresso della stalla dove erano
custoditi i suini e, dopo essersi avvicinati, hanno puntato la
pistola in fronte agli animali sparando il colpo. Uccisi i
maiali hanno tagliato la testa recuperando il resto della
carcassa, che hanno caricato sul mezzo utilizzato per il
trasporto. Quando il proprietario, la mattina di Capodanno, si è
recato nella stalla si è trovato davanti la terribile scena. Si
è trattato di due esemplari adulti che erano pronti per la
macellazione. Non è la prima volta che sul territorio si
verificano dei furti di animali. Nel mirino, in più occasioni,
sono finite anche galline, capre, pecore ed altre tipologie di
animali. Quel che meraviglia è la dinamica del furto. Tra le
ipotesi anche che se si sia trattato di uno sfregio nei
confronti dell’allevatore.
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MESSAGGERO VENETO
3 GENNAIO 2014
Denunciati 7 cacciatori per bracconaggio
PAGNACCO (UD) - Sette persone denunciate e 202 uccelli vivi
sequestrati. Questi alcuni numeri degli interventi, svolti
nell’ultimo mese e mezzo, dal Corpo forestale regionale che ha
sede a Pagnacco, per contrastare reati che vanno dal furto ai
danni del patrimonio indisponibile dello Stato, fino al
maltrattamento di animali e alla detenzione illecita di
munizioni. Contestati alle persone coinvolte anche i reati di
porto abusivo di armi da sparo e utilizzo di richiami acustici
per attirare e catturare uccelli. In totale, quindi, sono stati
sottoposti a sequestro 202 uccelli vivi di varie specie (dei
quali 61 liberati immediatamente in quanto idonei alla vita in
libertà), 800 metri quadrati di reti, 220 panie invischiate, 184
piccole tagliole per l’uccisione degli animali, 19 trappole, 3
gabbie, 79 uccelli impagliati detenuti illecitamente, 2 fucili e
una carabina ad aria compressa e svariate munizioni per le
stesse armi, 4 richiami acustici funzionanti a batteria, 97
uccelli morti di specie anche particolarmente protette
(pettirossi, cinciallegre, codirossi, passere scopaiole,
fringuelli, passeri, storni, tortore dal collare). Tra i casi
individuati dalla Forestale quello di un bracconiere sorpreso
mentre uccideva con le mani una cinciallegra appena catturata.
Un’altra persona, a cui era stata revocata la licenza di caccia,
è stata sorpresa mentre abbatteva 3 fagiani. Individuato pure un
cacciatore che deteneva in pessime condizioni una settantina di
uccelli di recente cattura, presumibilmente destinati al mercato
clandestino. Il caso più recente, individuato su delega della
Procura di Udine e portato a termine con la collaborazione del
personale della stazione forestale di Gemona, ha visto segnalato
alla magistratura un titolare di licenza di caccia che catturava
uccelli con trappole a cui sono stati sequestrati 85 volativi
morti, anche protetti, stipati in un congelatore, e 70 vivi in
condizioni di maltrattamento, affidati alle cure del Centro di
recupero di San Canzian d’Isonzo. Emessi, in tutto l’anno, 24
processi verbali ai danni di 18 persone con l’irrogazione di
sanzioni per 59 mila 126 euro. Gli interventi sono stati portati
a termine a Codroipo, Romans d’Isonzo, Attimis, Colloredo di
Monte Albano, Remanzacco, Marano Lagunare, Gorizia, San Lorenzo
Isontino, Tarcento e Pradamano.
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LA PROVINCIA DI COMO
3 GENNAIO 2014
Cagnolino nel burrone
Salvato dai vigili del fuoco
Laino (CO) - Un barboncino sfuggito al controllo del padrone è
caduto in un burrone ed è stato tratto in salvo dai Vigili del
Fuoco e da una squadra di volontari del Soccorso Alpino Lario
Occidentale Ceresio , intervenuti poco prima delle 19 in
località Castello, la zona che porta all’area archeologica del
paese.
A lanciare l’allarme un uomo che ha sentito abbaiare la
cagnetta, temendo che nel dirupo, insieme al cane ci fosse anche
il proprietario. La telefonata è stata girata ai carabinieri
della stazione di Lanzo che insieme ai soccorritori sono
riusciti a portare a valle il cane, impaurito e infreddolito, ma
sano e salvo .
Allertata anche l’autolettiga del presidio della Croce Rossa di
San Fedele che ha poi girato l’intervento al veterinario del
presidio sanitario intelvese che dopo aver visitato la cagnetta
l’ha presa in custodia in attesa di rintracciare il legittimo
proprietario.
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NEL CUORE.ORG
3 GENNAIO 2014
ROCCA DI CAVE (ROMA), BLOCCATA L'ORDINANZA "AFFAMA RANDAGI"
Gatti salvi dopo la diffida Lav: dietrofront del sindaco
Le colonie feline di Rocca di Cave, in provincia di Roma,
potranno ricevere cibo da coloro che se prendono cura. Dopo la
diffida presentata dalla Lav, il sindaco ha revocato l'ordinanza
emanata nel mese di settembre 2013 che vietava di somministrare
alimenti ai gatti a meno che non venisse costituita una colonia
felina ai sensi di legge, al di fuori del centro storico.
"Una scelta di civiltà e di rispetto nei confronti degli animali e della legislazione a loro tutela, ma anche per l'attenzione alla comunità amministrata, quella del sindaco che tra le motivazioni del provvedimento di revoca - commenta Ilaria Innocenti, responsabile Cani e gatti dell'associazione - ha addotto anche quella di evitare eventuali contenziosi con relativi esborsi di risorse pubbliche per le spese che il Comune avrebbe dovuto sostenere in caso di ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale, ndr)". "La giurisprudenza amministrativa, in particolar modo, si è più volte espressa - continua Innocenti - sulle cosiddette 'ordinanze affama randagi' sospendendole prima e annullandole poi, in seguito a ricorsi. A tal fine giova ricordare la pronuncia del Tar Puglia che ha annullato un'ordinanza del sindaco di Brindisi relativa al divieto di somministrare cibo ad animali randagi stabilendo anche l'importante principio che 'il divieto può incidere sulle condizioni di sopravvivenza degli animali'". |
MATTINO DI PADOVA
3
GENNAIO 2014
La protesta dei vigili cinofili: "Non separateci dai nostri
cani"
Clamorosa decisione del comandante della Polizia Municipale. Due
pastori tedeschi saranno allontanati da chi ha sempre vissuto
con loro. Ma gli agenti non ci stanno
PADOVA. Thor & Stefano: un agente inseparabile dal cane. Nike &
Nadia: la cinofila della prima ora e la sua terza “compare”.
Tutti insieme rappresentano il 40% dell’unità cinofila della
Polizia municipale. Azzerato per ordine del comandante Lorenzo
Panizzolo, che giusto il 30 dicembre ha decretato la riconsegna
dei due pastori e la consegna degli agenti ad altro servizio. Un
provvedimento tutt’altro che ineccepibile, non solo dal punto di
vista procedurale. Ma soprattutto una decisione che definire
miope suona eufemismo: separare Stefano da Thor o Nadia da Nike
equivale a togliere il cane guida ad un cieco, la pet therapy ad
un bambino, il San Bernardo alla squadra d’emergenza
anti-valanghe.
Eppure, è bastata una “relazione” di poche righe a rompere la
simbiosi fra i due cinofili e i loro agenti a quattro zampe. Dal
2011 vivono letteralmente insieme, in servizio e sotto lo stesso
tetto. Non sarebbe un “divorzio”, ma peggio di un lutto. E
l’altra faccia della medaglia è pure più brutta. L’ordine di
servizio del comandante risuona come museruola per l’intero
corpo, perfino sulla testa dell’assessore e del sindaco
reggente.
A
testa alta. I due agenti dell’unità cinofila, comunque, non si
arrendono. «Per noi, vivere senza il nostro cane è impossibile»
affermano, «Abbiamo chiesto di poterli, almeno, acquistare dal
Comune e ci hanno detto di no. A questo punto, non ci resta che
impugnare nei modi e nelle forme possibili un provvedimento che
ci rende intollerabile la vita e il lavoro, senza più essere
agenti cinofili».
Il provvedimento. Antonello Bellò, l’addestratore di Tremignon
che lavora per il Comune, ha messo nero su bianco che Stefano e
Nadia sono «inadatti» e anche che Thor e Nike sono «pericolosi
per se e per gli altri». Così il comandante ha potuto trasferire
i due agenti ad un altro servizio e sollecitare la riconsegna
dei cani all’addestratore, per altro lo stesso che ha la
responsabilità dell’intera unità cinofila della Polizia
municipale. È del tutto evidente il conflitto d’interesse del
«fornitore» di palazzo Moroni, mentre sembra più che ragionevole
sottoporre Thor e Nike ad una «prova d’appello» con qualsiasi
altro «esaminatore» qualificato.
La prima coppia. Stefano Pinton si porta a casa il pastore
olandese di tre mesi, donato dall’Università. «Dal 7 luglio 2011
vive con me» racconta, sfogliando l’album fotografico dei
ricordi, «Abbiamo fatto insieme il primo addestramento a Legnaro,
nella sede dell’Ateneo. Quindi le sessioni previste da Bellò:
dall’attacco alla manica al resto del programma. Con Thor
abbiamo svolto regolarmente i servizi assegnati: anche 5 ore di
fila in via Aspetti o in piazzale della stazione. Di sabato,
quello al mercato di Prato della Valle. Certo, lui è un cane
giovane. E io sono diventato cinofilo con lui. Ma fino al 30
dicembre non c’è stato nessun “segnale” che lasciasse presagire
una simile e drastica soluzione. Thor è ancora con me, ma
soltanto perché in questi giorni sono in ferie...».
L’altra coppia. Nadia Bettio e Nike della Galassia, pastore
tedesco grigione, sono insieme dal febbraio 2011. «Il Comune
l’ha acquistata dopo il decesso per malattia del precedente cane
con cui svolgevo il servizio» puntualizza l’agente che nel 2005
aveva partecipato alla prima selezione interna, indispensabile a
formare l’unità cinofila. «Ho fatto tutta la trafila fino
all’esame finale. E sono nel corpo perché vivo e lavoro con il
cane. Con Nike l’addestramento è partito da zero: abbiamo,
insieme, curato gli aspetti fondamentali del servizio. Due anni
dopo l’assegnazione, arriva questo fulmine a ciel sereno. E per
me è davvero impossibile immaginare la mia vita senza Nike...».
A
senso unico? Un colloquio e l’ordine a voce. Il comandante ha
poi delegato la lettera che fa scattare il trasferimento dei due
agenti e quella che, soprattutto, dispone la riconsegna dei cani
direttamente all’addestratore. Per via gerarchica, forse, può
anche funzionare così. Ma questa storia non passa sotto
silenzio. E in via Gozzi si sente l’eco di un ringhio...
FOTO
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MATTINO DI PADOVA
4 GENNAIO 2014
Cani e vigili separati Mozione in consiglio e “guerra” sindacale
L’assessore Carrai ribadisce la totale fiducia al comandante
«Uno dei due animali era scappato in piazzale stazione»
Padova, Thor & Stefano Pinton. Nike & Nadia Bettio. I cani della
Polizia municipale separati dagli agenti hanno innescato
reazioni e commenti a catena.
L’assessore Marco Carrai mette le mani avanti: «Massima e totale
fiducia al comandante Lorenzo Panizzolo» dichiara, «Mi aveva
informato che due istruttori avevano problemi di gestione del
cane». E argomenta: «Uno dei due cani è addirittura scappato
durante un servizio in piazzale stazione. Ricordo che sono
“strumenti” della Polizia municipale: se mancano i presupposti,
non resta che intervenire».
Di altra opinione i sindacati, però. Francesco Scarpelli, della
Uil, si augura che il contenzioso rientri e che il Comune possa
trovare una mediazione con i due agenti: «C’è un conflitto»,
spiega il leader sindacalista di Palazzo Moroni, «intorno alla
figura dell’addestratore: come è possibile che un agente
considerato idoneo due anni fa oggi non lo è più? A questo punto
è meglio istituire dei corsi che individuino gli agenti cinofili
prima dell’addestramento. Non è possibile infatti trattare un
animale come se fosse un lavoratore. Deve esserci una
sensibilità diversa. Chiediamo al sindaco di ripensarci». E
Stefano Pieretti, delegato Adl Cobas della Rsu del Comune,
evidenzia: «È necessario cercare fare chiarezza: non si può
certo dire che per la Polizia municipale il 2014 sia iniziato
bene. Prima le decine di multe in Prato della Valle poi la
questione dei cani della squadra cinofila. Vicende che hanno un
comune filo conduttore: la carenza organizzativa della
struttura». E osserva: «Per ottenere il massimo possibile dal
corpo ha pensato bene di mettere a capo una figura anomala come
Panizzolo ex capo settore alle risorse umane, ex capo settore ai
servizi sociali, completamente a digiuno di codici stradali e
sicurezza».
Intanto, il consigliere comunale leghista Mario Venuleo è pronto
a presentare un ordine del giorno sul “caso” dell’unità
cinofila. «Attualmente i cani in servizio sono cinque: tre
pastori olandesi ricevuti in dono dal Comune e due pastori
tedeschi» spiega Venuleo, «Ma sembra che da circa 12 anni
l’addestramento sia affidato in assegnazione diretta, a
trattativa privata, sempre e solo ad un addestratore per un
importo che si aggira intorno ai 16 mila euro all’anno».
Dalla Provincia, interviene anche l’assessore Enrico Pavanetto:
«Siamo sbalorditi e inorriditi dall’ordine del comandante
Panizzolo, di separare due pastori tedeschi dagli agenti con cui
hanno vissuto insieme, professionalmente e in casa, le loro
esperienze come ”figli” con i “propri genitori”. Sono agenti che
li hanno cresciuti e addestrati, coccolati, nutriti con le loro
mani. E tutto per un unico consulto di un unico addestratore
senza richiedere il parere di più esperti, prima di separarli».
E Michele Ponchia, segretario regionale aggiunto Diccap-Sulpm,
chiosa: «Non comprendiamo questa drastica decisione del Comune
che non tiene assolutamente conto del benessere lavorativo dei
due operatori cinofili. Ne condividiamo lo sfogo, anche se fuori
delle forme e ci sentiamo solidali garantendo loro tutto il
nostro appoggio e aiuto. Ricordiamo all'Amministrazione che i
buoni risultati si ottengono dopo anni di sacrificio ed
impegno».
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GEA PRESS
3 GENNAIO 2014
Salerno – Cacciatore rifugiato. Dentro casa per sfuggire al
controllo
Gli ultimi interventi delle Guardie del WWF
Agro-nocerino-sarnese ed in particolare il territorio di San
Valentino Torio nel tratto che costeggia il fiume Sarno. Questi
i luoghi, già noti in tema di bracconaggio, al centro dei nuovi
interventi del Nucleo provinciale Guardie Giurate WWF di
Salerno.
Tra terreni coltivati ed impianti serricoli, dopo una lunga
attività investigativa, le Guardie volontarie riuscivano ad
individuare una persona intenta in attività di caccia ma con
l’ausilio di un richiamo acustico. Mezzo di caccia,
quest’ultimo, vietato dalla normativa di settore. L’uomo,
appostato nei pressi di una abitazione, si dava alla fuga una
volta notate le Guardie. Dall’esterno le Guardie del WWF, che
nel frattempo avevano allertato i Carabinieri, lo invitavano ad
uscire esibendo il fucile da caccia e di documenti.
A seguito di una accurata attività ispettiva dell’area
circostante, le Guardie accertavano inoltre la presenza di
numerose gabbie contenenti avifauna protetta ma anche richiami
autorizzati che si presume essere utilizzati assieme al richiamo
acustico per attrarre illecitamente l’avifauna di transito.
Numerosi gli esemplari di avifauna rinvenuta tra i quali
frosoni, specie particolarmente protetta, varie specie di tordi
(tordi bottaccio e tordi sassello), allodole e storni.
Nel frattempo Carabinieri e lo stesso personale del WWF
invitavano il cacciatore a seguirli in caserma per gli atti di
rito ed il successivo sequestro di quanto detenuto. In tutto,
ad essere messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono
un fucile da caccia, il munizionamento, un richiamo acustico e
9 esemplari di avifauna che venivano successivamente trasportati
al CRAS di Napoli.
Oltre alle sanzioni amministrative ed alla denuncia a piede
libero, veniva anche ritirato il tesserino regionale per caccia
in terreno in attualità di coltivazione.
Da segnalare come, nel corso di altre operazioni, le Guardie del
WWF hanno rinvenuto un esemplare di Barbagianni investito da un
auto nella zona di Persano (SA) ed una poiana adulta ferita a
colpi di arma da fuoco. Il povero animale è stato salvato
grazie alla sensibilità del sig. Domenico Cavallo il quale,
segnalando l’accaduto al personale WWF, ha consentito il
recupero e la successiva consegna all’ ASL veterinaria di
Colliano per le prime cure ed il successivo trasporto al Cras di
Napoli. A tal proposito il WWF riserva un particolare
ringraziamento a tutti coloro che quotidianamente segnalano
animali selvatici in difficoltà.
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GEA PRESS
3 GENNAIO 2014
Caccia in Libano – Un dramma senza limiti nei 20.000 scatti
pubblicati dal CABS
Cicogne, Aquile, Falchi e molto altro ancora all'interno dei
carnieri. I protezionisti: 600.000 fucili sparatutto dove la
caccia è vietata
Monte Libano e Anti Libano, le due catene montuose che nel paese
dei cedri costituiscono una sorta di doppia spina dorsale con in
mezzo la Valle della Beqā. Per due volte all’anno, il passaggio
dei migratori. Ad attenderli, 600.000 fucili che uccidono senza
controllo.
La costa orientale del Mediterraneo si trova infatti lungo una
delle principali correnti migratorie al mondo. Su di essa
confluisce il flusso di decine di milioni di uccelli che ogni
anno, nel corso della migrazione primaverile, inondano sia
l’Europa che l’Asia. In autunno, invece, il percorso si inverte.
Tutti verso l’Africa ed in minor misura la penisola arabica,
fucili permettendo.
Una situazione venatoria disastrosa che il CABS (Committee
Against Bird Slaughter) l’associazione internazionale
specializzata nei campi antibracconaggio ove operano anche molti
italiani, ha deciso di denunciare in un account facebook che
mostra in tutta la sua drammaticità quanto ovviene in quel
paese.
STOP Hunting Crimes in Lebanon; nudo e crudo quanto mostrato
dagli stessi cacciatori.
In Libano, a sentire i loro racconti, si spara veramente
ovunque. Dalla periferia delle città, agli ultimi boschi di
Cedro, alle colline di Beirut. Una situazione che ha sollevato
qualche critica anche tra gli stessi cacciatori libanesi ma che
in linea teorica è tutta illegale, visto che in Libano,
sottolinea il CABS, la caccia non dovrebbe più esercitarsi a
partire dal 1994. A controbattere sono ora le coraggiose
denunce delle associazioni libanesi che si impegno concretamente
per sconfiggere una realtà purtroppo soverchiante.
Un account facebook dell’orrore che il CABS ed i protezionisti
libanesi invitano a diffondere.
“Le foto pubblicate dai cacciatori libanesi – ha riferito a
GeaPress Axel Hirschfeld, CABS Press Officer - e raccolte dal
CABS e da “Stop hunting crimes in Lebanon” dimostrano
chiaramente quanto la caccia possa e stia di fatto avendo un
impatto enorme nella scomparsa delle specie migratrici europee.
Bastano poche centinaia di migliaia di doppiette appostate lungo
uno dei corridoi migratori – ha aggiunto il responsabile del
CABS – per annullare lo sforzo di sopravvivenza di popolazioni
intere. Abbiamo sempre gridato all’allarme per i micidiali
cambiamenti nelle politiche agricole, per la distruzione degli
habitat e la cementificazione, senza realmente valutare – visto
che i numeri non vengono mai dati né raccolti – l’impatto
immediato che ha la caccia sugli uccelli“.
Un gruppo di protezionisti europei e libanesi, così si
presentano i redattori dell’account. Più di 20.000 le immagini
che ritraggono una situazione che difficilmente può avere eguali
nel mondo. In Libano, alla luce del sole, si impagliano anche
tigri ed iene arrivate da chissà dove.
“Negli ultimi decenni la caccia si é modificata – spiega Axel
Hirschfeld – la mobilitá é aumentata, i cacciatori dispongono di
jeep per raggiungere rapidamente i siti dove meglio cacciare, il
turismo venatorio é esploso, le cartucce sono diventate
economiche e abbondanti, i richiami elettromagnetici, in uso
ormai dappertutto, permettono di attrarre a portata di fucile
centinaia di uccelli in poche ore di caccia. Le foto libanesi
mostrano carnieri spaventosi e se moltiplichiamo il numero di
uccelli per i circa 600.000 cacciatori libanesi possiamo
immaginare l’impatto sulle popolazioni che migrano lungo la Rift
Valley/Red Sea flyway“.
Scioccante quanto gli stessi cacciatori riescono ad esibire.
Fino a quindici Re di Quaglie in una sola battuta di caccia. Si
tratta di un rallide il cui storico areale di distribuzione che
congiungeva un tempo i Pirenei fino alle aree russe a nord della
Mongolia, si è drammaticamente ridotto. Di fatto, spiegano gli
ornitologi, se il Re di Quaglie non è ancora in forte pericolo
di estinzione si deve solo ad alcune zone del suo areale, specie
quelle orientali. E che dire delle Aquile anatraie minori? Un
cacciatore, in un solo giorno di attività, si vanta di averne
uccise ben sette. Un problema non solo libanese. Basti pensare a
quanto avviene in Egitto, ma anche in Italia, Romania, Malta o
il caucaso georgiano.
Il Libano, forse, è la cima di un iceberg. La vetta più grave e
pericolosa per la conservazione mondiale di decine di specie di
uccelli migratori. Passano tutti lì, concentrati in stormi di
centinaia di cicogne, come di falchi, che vengono buttati giù a
fucilate. Il Libano, affermano i protezionisti, è un buco nero
per gli uccelli migratori che mette a repentaglio tutte le
iniziative di conservazione intraprese dalla comunità
internazionale.
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LA ZAMPA.IT
3 GENNAIO 2014
La volpe golosa fa amicizia con i pescatori
Una volpe selvatica si avvicina a due ragazzi russi mentre sono
a pesca su un lago ghiacciato nella regione di Saratov. Scatta
così l’amicizia. La volpe torna a casa anche con qualche pezzo
di salame e salsiccia.
VIDEO
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NEL CUORE.ORG
3 GENNAIO 2014
USA, IL MASCARA NON SI TESTERA' PIU' SUI CONIGLI: SCELTE LE
"PANTOFOLE"
Sono organismi unicellulari con Dna simile all'uomo
Si chiama Paramecium caudatum, ha la forma di una pantofola (da
cui deriva il suo soprannome), e potrebbe evitare diversi
fastidi ai conigli, utilizzati per testare un cosmetico molto
amato dalle donne, il mascara. Questo microrganismo
unicellulare, infatti, potrebbe carattiare una svolta. La nuova
via è stata sperimentata negli Stati Uniti, da un gruppo di
scienziati della University of Liverpool.
Ma oltre al ciliato "pantofola", c'è anche un altro candidato: è sempre un protozoo ciliato e si chiama Blepharisma japonicum. Testare i mascara su questi organismi, assicurano i ricercatori, è meno costoso e dà risultati più affidabili, oltre ad eliminare qualunque crudeltà verso gli animali. Gli scienziati dell'Institute of Integrative Biology dell'ateneo americano sono riusciti a esaminare la potenziale tossicità causata dal prodotto, basandosi sulla crescita dei protozoi quando vengono introdotti in "camere sperimentali"contenenti il cosmetico. Sono state testate in questo modo sei diverse marche di mascara. Il prodotto è stato strofinato su piattini di vetro che sono stati posizionati nelle camere, dove poi sono stati aggiunti i protozoi e il loro cibo. I ciliati a "pantofola" e a "ciglia" sono stati scelti con cura per via della "taglia forte" (per la loro specie), ma anche perché hanno una carriera consolidata di organismi modello e per le loro somiglianze genetiche con l'uomo. Le grandi dimensioni hanno permesso agli studiosi di misurare visivamente con un microscopio la crescita della popolazione di protozoi, osservando che varia a seconda del mascara testato. Gli esperti hanno osservato, ancora, che c'è una sostanziale differenza fra le marche: alcune uccidono i protozoi, altre non fanno loro del male. La ricerca è stata pubblicato sull'International Journal of Cosmetic Sciences. |
LA NUOVA VENEZIA
3 GENNAIO 2014
Ricerca compatibile senza vivisezione
Miriam C., amica vegana di Venezia, è affetta fin dalla nascita
- come Caterina (a cui va il nostro rincrescimento per la sua
sofferenza e per le offese subite) - da una grave malattia
genetica degenerativa, la fibrosi cistica o mucoviscidosi. La
sua vita è pesantemente condizionata da tale invalidante
patologia (per la quale spesso l’unica salvezza è rappresentata
dal trapianto dei polmoni), che la costringe a cicli continui di
terapie, anche ospedaliere, e alla massiccia assunzione di
pesanti farmaci. Pure quelli sperimentati sugli animali, perché
non ha scelta, visto che le ingenti raccolte di fondi e gli
stanziamenti pubblici vengono indirizzati pressoché
esclusivamente in questo settore e non in una ricerca
alternativa. Miriam non può che accettare la somministrazione di
questi prodotti già testati ma non ringrazia la vivisezione, non
la vuole per i farmaci futuri che spera risolutivi, certo più di
questi, la combatte con tutte le sue forze, così come
quotidianamente combatte - con un attivismo che la affatica ma
anche la nutre - contro la piaga del randagismo e le altre
violenze inflitte agli animali. Gandhi definiva la vivisezione
il più nero dei crimini: ogni anno vengono torturati e uccisi
solo in Italia quasi 900 mila animali e sempre più numerosi
esperti la ritengono una falsa scienza. Tra i primi e più
autorevoli, il professor Pietro Croce, medico primario vissuto
qui a Venezia, autore nel 1982 del saggio “Vivisezione o
scienza, una scelta”, che ha speso la sua vita per dimostrare
come gli esperimenti sugli animali, oltre che eticamente
inaccettabili, risultino fuorvianti sul piano dei risultati
(faceva l’esempio del talidomide, farmaco divenuto famoso negli
anni Sessanta per aver fatto nascere bambini orrendamente
mutilati, benché testato positivamente sugli animali). Miriam
racconta che è sugli umani, sui malati, che poi avviene la reale
sperimentazione di nuovi prodotti (e lei stessa ha accettato di
farlo, sotto la direzione dell’apposito Centro di Verona),
proprio perché non può essere esatta una pratica che compara due
realtà fisiche e non solo, due specie molto diverse e distanti.
Spesso anche tra gli umani si riscontrano differenti reazioni
(qualche tempo fa è stata molto male per i devastanti effetti
collaterali di un farmaco). E proprio queste differenze
genetiche tra gli individui umani possono essere una strada per
far capire il funzionamento delle malattie e per cercare di
sconfiggerle. Racconta anche che un farmaco, usato da anni per
curare la sua patologia, è stato poi ritirato dal mercato, per
gli effetti troppo pericolosi sulla tiroide, pur se sperimentato
con successo sugli animali. Se le stanze chiuse e tetre della
vivisezione (al pari dei macelli, altro luogo di indicibile
sofferenza) avessero le pareti di vetro e si vedessero così le
enormi torture inflitte a cani, gatti, scimmie, topi ecc., a
volte senza anestesia e magari per ricerche inutili e futili
finalizzate più alle carriere o a ricevere contributi,
nascerebbe un’avversione ancora più forte di quella
rappresentata dal milione di firme recentemente raccolte contro
la vivisezione nei Paesi dell’Unione europea (che peraltro ha
assegnato più di 70 miliardi di euro per la ricerca, dando
priorità assoluta ai test senza utilizzo di animali). E si
incanalerebbero energie e finanziamenti sulla strada più
innovativa - sotto tutti i punti di vista - della ricerca
sostitutiva ed eticamente compatibile. Con la certa contrarietà
delle potentissime lobby farmaceutiche con i loro grandi
profitti (a volte anche cinici: vedi quei farmaci che non
vengono prodotti perché indispensabili soltanto a pochi o a
certe criminali politiche nel Sud del mondo). Lo speriamo, in
vista della prossima scadenza di gennaio in cui il nostro
governo dovrà emanare un nuovo decreto legge in materia, guarda
caso. * Associazione Vegan - Lido di Venezia
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STATO QUOTIDIANO
3 GENNAIO 2014
G. Fatone: ecco perchè la sperimentazione animale pregiudica
salute umana
Manfredonia – “Quanti esseri umani sarebbero guariti e sarebbero
vivi, oggi, se al posto degli animali avessimo utilizzato metodi
di sperimentazione attendibili? Metodi effettivamente in grado
di predire gli eventuali effetti avversi e l’efficacia dei
rimedi? E’ impossibile non chiederselo…“. Laureata alla Eastern
Virginia Medical School, specializzata in Neurologia e in
Medicina Preventiva, Aysha Akhtar lavora per l’Ufficio Contro
Terrorismo e Minacce Emergenti della FDA americana e per il
Public Health Service degli Usa (http://www.ayshaakhtar.com/about).
Blogger del settore Scienze dell’Huffington Post, in questo
articolo Akhtar spiega in quanti modi (tre quelli più
importanti) la sperimentazione sugli animali non solo non aiuta
gli esseri umani ma ne pregiudica il benessere e la salute. Ecco
l’articolo:
“Vostra figlia dodicenne è in partenza per un campeggio estivo e
per la prima volta viaggia in aereo da sola. Ma la lascereste
salire su quell’aereo sapendo che le probabilità che arrivi
senza incidenti a destinazione sono inferiori al 10%?”
Se la risposta è no, allora dovete chiedervi per quale motivo
accettiamo percentuali di rischio analoghe quando invece si
tratta di sperimentazioneanimale.
Dopo avere superato i test sugli animali, tutti i nuovi farmaci
devono obbligatoriamente entrare nella fase dei trial clinici
sull’uomo. Ebbene, chiunque partecipi come volontario a uno di
questi trial clinici deve sapere che nel 90% dei casi e oltre il
rimedio dimostratosi efficace e sicuro sugli animali si rivelerà
invece inefficace o addirittura pericoloso su di lui.
In una precedente serie di articoli ho cercato di spiegare
perché la sperimentazione animale non funziona. Un fallimento in
questo campo ci costa molto più caro che in ogni altro settore
scientifico, e reca danno a noi esseri umani in tre modi diversi
ma egualmente importanti.
………
PRIMO - I test di sicurezza condotti sugli animali ci possono danneggiare in modo diretto
Nel marzo 2006, a sei volontari umani fu somministrata una dose
di TGN 1412, una terapia sperimentale creata dalla società
TeGenero. Come racconta il giornale online Slate: “Nel giro di
pochi minuti, i sei volontari giacevano a terra in preda a
collasso. Il composto era stato concepito per attenuare la
risposta immunologica, mentre in realtà l’aveva magnificata,
scatenando una serie di reazioni chimiche a catena che mandarono
tutti e sei i volontari dritti all’ospedale. Per diversi di loro
il danno agli organi interni è risultato irreversibile, e la
testa di uno di loro s’è gonfiata in modo talmente orrendo che i
tabloid inglesi hanno ribattezzato il caso “the Elephant Man
trial”".
Il TGN 1412 era stato testato sui topi, sui conigli, sui ratti e
sulle scimmie senza che venisse riscontrato alcun effetto
avverso. Come se non bastasse, le scimmie cynomolgus usate negli
esperimenti erano state scelte proprio perché si riteneva che
replicassero le reazioni umane che costituivano l’obiettivo del
nuovo rimedio TGN 1412 (1). Insomma, non solo nei test erano
state usate diverse specie animali ma tra queste erano state
scelte le specie che si pensava fossero più idonee allo scopo.
Non soltanto le scimmie erano state sottoposte a diversi test di
tossicità a dose ripetuta ma per quattro settimane consecutive
gli erano state somministrate dosi 500 volte più grandi di
quelle in seguito somministrate ai volontari umani. E malgrado
ciò, nessuna di loro aveva accusato nessuna delle reazioni
avverse che colpirono gli uomini pochi minuti dopo aver ricevuto
una minuscola dose del rimedio in regime di trial.
Il caso del TGN 1412 esemplifica fino a che punto siano
inaffidabili gli esperimenti animali destinati a verificare se
un composto o un nuovo rimedio saranno sicuri per l’uomo. Ecco
alcuni altri esempi di test animali che hanno causato gravi
danni all’uomo:
> Nel 2004, Elan Pharmaceuticals fu costretta a interrompere i
trial per un vaccino per l’Alzheimer che aveva ottimamente
curato i modelli di “topo Alzheimer”, perché la sostanza aveva
determinato l’infiammazione del cervello negli umani (2).
> Una terapia genica fortemente reclamizzata perché aveva curato
cani affetti da emofilia fu abbandonata perché aveva danneggiato
il fegato e indotto altri problemi negli umani, problemi mai
emersi negli esperimenti animali.
> Un trial clinico sulla fialuridina, giudicata un promettente
rimedio per l’epatite B, eseguito dal National Institutes of
Health (NIH) fu bruscamente interrotto quando si scoprì che
aveva provocato gravissimi problemi al fegato di sette persone,
cinque delle quali morirono e per due delle quali si rese
necessario un trapianto di fegato. (3)
Insomma, lungi dal proteggerci, la sperimentazione animale ci
espone a forti rischi. Oltre ai rischi diretti, come quelli
appena descritti, ci sono anche rilevantii effetti indiretti.
……………
SECONDO – Test animali fuorvianti possono indurci a scartare rimedi che sarebbero risultati benefici per l’uomo.
Non è possibile quantificare quante opportunità siano andate
perdute per colpa di inattendibili esperimenti sugli animali. Ma
innumerevoli esempi ci dicono che per fortuna sono gli stessi
ricercatori a giudicare inaffidabili i test animali. Per
esempio:
> Un editoriale di Nature Reviews Drug Discovery
(http://www.nature.com/nrd/journal/v2/n3/full/nrd1057.html)
rivela che il tamoxifene, uno dei più efficaci rimedi contro
alcune forme di tumori al seno è stato sul punto di essere
scartato perché provocava tumori al fegato nei ratti, cosa che
non succede negli esseri umani.
> Il trattamento contro la leucemia a base di Gleevec andò quasi
perduto perché determina una gravissima forma di tossicità nei
cani ma non nell’uomo (4). Fortunatamente, il produttore decise
di svilupparlo sulla base dei promettenti risultati ottenuti su
colture cellulari umane.
Come argomenta John Pippin, direttore del Physicians Committee
for Responsible Medicine (PCRM):
“Il Gleevec è la storia di un successo costruito sulla base di
una progettazione razionale e di test realizzati con metodologie
specie-specifiche, un rimedio che prolunga la vita che non
sarebbe mai stato sviluppato se i risultati dei test sugli
animali fossero stati presi seriamente in considerazione dai
ricercatori.
> Gli esperimenti realizzati sugli animali ritardarono
l’approvazione della ciclosporina, rimedio utilizzato con
successo per i disordini autoimmuni e per combattere il rigetto
post trapianti d’organo (5).
> Esperimenti realizzati sugli animali suggerivano che una
perdita precoce della vista è causa di irreversibile cecità,
finché un individuo cieco dalla nascita non riacquistò la vista
in seguito a un’operazione per rimuovere una cataratta eseguita
quand’era già in là con gli anni (6). In virtù di questa
scoperta “umana”, molti individui ciechi ora possono
riacquistare la vista grazie a operazioni che sulla base dei
precedenti esperimenti animali erano state giudicate inutili.
Solo cinque dei 10.000 potenziali rimedi testati in laboratorio
raggiungono lo stadio dei trial clinici sull’uomo. Molti non
vanno oltre i test animali a causa di reazioni
specie-specifiche. Ma è possibile, anzi probabile che molte di
queste sostanze si sarebbero rivelate straordinariamente sicure
ed efficaci per l’uomo.
Domanda: Quanti esseri umani sarebbero vivi, oggi, se al posto
degli animali avessimo utilizzato metodi di ricerca e
sperimentazione davvero attendibili? Metodi effettivamente
capaci di predire gli eventuali effetti avversi e l’efficacia
dei rimedi? E’ impossibile non chiederselo.
E adesso veniamo al terzo danno che ci procurano gli esperimenti
sugli animali.
………..
TERZO – Il tempo e il denaro sprecati negli esperimenti animali avrebbero potuto essere convogliati a sostegno di test specie-specifici di ben altra attendibilità.
Un inattendibile modello animale di malattia può spingere i
produttori di cure e trattamenti nella direzione sbagliata, con
spreco di tempo e di considerevoli investimenti. In media, una
società farmaceutica spende più di 1 miliardo di dollari per
portare un nuovo rimedio sul mercato. Il National Institutes of
Health (NIH) americano convoglia quasi metà dei suoi
finanziamenti – fino a 14,5 miliardi all’anno di tasse dei
contribuenti – verso gli esperimenti animali.
I ricercatori vengono ripetutamente tratti in inganno e sospinti
in vicoli ciechi da informazioni estrapolate da esperimenti
animali che si rivelano, più tardi, inaccurati, insignificanti o
addirittura in contrasto con la biologia umana. Ci sono voluti
più di 25 anni di fallimenti sul terreno dei vaccini contro
l’AIDS perché i ricercatori cominciassero finalmente a
interrogarsi sull’utilità dei primati non umani per gli
esperimenti sull’HIV, e più di 30 anni perché si rendessero
conto che il modello roditore del diabete è sbagliato.
Possiamo essere sicuri che le vittime della tragedia del TGN
1412 non rischieranno mai più la vita sulla base di esperimenti
animali. La verità è che un test in vitro basato su colture
umane avrebbe previsto gli effetti dannosi del medicamento e
protetto quegli uomini (7).
Quanti altri esseri umani devono ancora soffrire e morire prima
che ci rendiamo conto che se vogliamo davvero aiutare noi stessi
dobbiamo eliminare alla radice la sperimentazione animale e
concentrarci sullo sviluppo di metodi più efficaci basati
sull’uomo?”.
Bibliografia
1- Akhtar (2012) Animals and public health. Why treating animals better is critical to human welfare. Hampshire, UK: Palgrave Macmillan, p. 147-148. 2 – Allen. Of mice and men. The problems with animal testing. Slate. June 1, 2006. 3- Mckenzie, et al. Hepatic Failure and Lactic Acidosis Due to Fialuridine (FIAU), an Investigational Nucleoside Analogue for Chronic Hepatitis B. N Engl J Med 1995; 333:1099-1105. 4 – Pippin. South Texas Law Review 2013; 54: 469-511. 5 – Greek, Greek. Animal research and human disease. JAMA 2000; 283: 743-744. 6 – Ostrovsky, et al. Vision following extended congenital blindness.Psychological Science 2006; 17: 1009-1014 7 – Dhir et al. A predictive biomimetic model of cytokine release induced by TGN1412 and other therapeutic monoclonal antibodies. J. Immunotoxicol. 2012;9:34-42.
Leggi qui il testo originale: http://www.huffingtonpost.com/aysha-akhtar/animal-experiments_b_4209541.html
(Testo inviato a Stato da Giuseppe Fatone, dog trainer di
Manfredonia)
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TIO.CH
3
GENNAIO 2014
Le regole per correre con il cane
Una corsetta è salutare per fido, ma non sempre: ecco a cosa
badare prima di uscire
Correre insieme a fido può essere un’ottima idea non solo per
divertirsi e trascorrere del tempo insieme, ma anche per
migliorare il suo stato di salute e contribuire a combattere lo
stress, specie se l’animale vive in casa e non ha a disposizione
un giardino.
Anche quando si corre, però, è bene seguire qualche utile
consiglio per evitare problemi e godersi al massimo la sgambata.
Prima di tutto bisogna ricordare che non tutti i cani sono fatti
per correre: alcune razze, come il carlino, ad esempio, non sono
predisposte per lunghe passeggiate di corsa. Scegliete, dunque,
percorsi molto brevi per loro. Niente corse, invece, se fido è
troppo giovane o troppo anziano: nel primo caso lo sforzo
potrebbe ledere le articolazioni, ancora delicate, nel secondo
la sua salute. Con loro è meglio passeggiare che correre.
Se il vostro cane, invece, ha l’età giusta, sta bene e
appartiene ad una razza fatta per correre, non dimenticate tutta
l’attrezzatura prima di uscire di casa: acqua, sacchetti per
raccogliere gli escrementi e guinzaglio per stare tranquilli se
si corre in zone trafficate e, allo stesso tempo, per educarlo a
seguirvi e ad eseguire i vostri ordini.
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GAZZETTA DI MANTOVA
4 GENNAIO 2014
Animali maltrattati
Denunciato novantenne
Moglia. Controlli delle guardie eco-zoofile, dell’Asl e dei
carabinieri in una cascina. L’anziano aveva un cane alla catena
malnutrito e il cavallo in stato di abbandono
Giancarlo Oliani
MOGLIA (MN). Un cavallo abbandonato e una cane legato alla
catena. La segnalazione, con tanto di indirizzo, arriva alla
guardie ecozoofile di Mantova che si mettono al lavoro.
Accertata la veridicità dell’informazione, trasmettono gli atti
sia all’Asl che ai carabinieri.
Nella giornata di ieri, in un’azione congiunta, tutti quanti
irrompono in una cascina di campagna di Moglia. La scena è
quella già descritta. Il cane, un bordier collie, è visibilmente
malato, il pelo opaco e lo sguardo stanco.
Sono i primi segni di una situazione di incuria dell’animale,
legato a una catena che non gli permetteva di ripararsi in modo
adeguato. Poteva accedere a solo mezzo metro di copertura e come
cuccia aveva un telo di plastica buttato per terra, in mezzo a
rottami e sporcizie. Inoltre le improvvisate ciotole (ricavate
da un vecchio fondo di barile in plastica) contenevano mezzo
bicchiere d’acqua marrone.
E il cane beveva in alcuni vasi e rottami arrugginiti, con
residui di acqua piovana ingiallita.
Il cavallo anziano era lasciato libero di girovagare per
l’argine, con il rischio di finire in strada o di inciampare sui
rottami presenti nell’area. Era senza idonea copertura per il
rientro notturno. È stato inoltre rinvenuto anche un serraglio
per otto galline, privo di qualsiasi norma igienica. Una di
queste era morta e in avanzato di decomposizione.
A sostegno delle guardia ecozoofile sono intervenuti i
carabinieri di San Giacomo delle Segnate e Angelo Gaidella,
medico veterinario dell’Asl di Mantova che ha certificato
l’evidente situazione di malgoverno degli animali.
Per il cane è scattato subito il sequestro preventivo. Per gli
altri animali sono ancora in corso indagini e accertamenti.
Con l’accusa di maltrattamento è stato denunciato F.A.,
novant’anni che ospitava gli animali su un terreno attiguo alla
sua abitazione.
«Solitamente non pubblicizziamo le nostre attività - commenta
Riccardo Artuso presidente di Anima Animale - ma questo è un
caso particolare che ha visto la collaborazione vincente di Asl,
carabinieri e guardie ecozoofile. Insieme hanno contribuito al
miglioramento della condizione di vita di questi animali».
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IL TIRRENO
4 GENNAIO 2014
Maltrattava compagna e animali: allontanato da casa
LIVORNO - Non maltrattava solo la compagna, ma anche il cane e i
due gatti che vivevano con loro nella casa nel centro di
Livorno. L’uomo, un livornese di 58 anni, è stato raggiunto nei
giorni scorsi da un’ordinanza del gip nella quale in giudice gli
impone il divieto di avvicinamento alla casa familiare. Le
indagini della polizia sono iniziate lo scorso 18 dicembre
quando la donna, 33 anni, si è presentata in questura
raccontando sette anni di prevaricazioni. «Dal 2007 ad oggi - ha
spiegato agli agenti - sono stata sottoposta a violenza fisica e
morale da parte del mio compagno, con continui insulti, minacce,
percosse ed, in ultimo, continue telefonate ed offese sui social
network». Da quel giorno sono scattati gli accertamenti degli
investigatori che hanno confermato in buona parte quando la
donna aveva raccontato.
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ANSA
4 GENNAIO 2014
Immigrazione: soccorso anche gatto 'migrante' su barcone
Comandante nave san Marco, è a bordo con 45 bambini e 23 donne
Non se la sono sentita, i suoi 'proprietari' di abbandonarlo. Ma
hanno deciso di portarlo con loro nella traversata del canale di
Sicilia. Anche lui un gatto "migrante" è stato così soccorso
dagli uomini della capitaneria di porto. "Abbiamo a bordo 45
bambini, 23 donne e per la prima volta anche un gatto - dice il
capitano di vascello Eugenio Zumpano, comandante della nave San
Marco alla Tgr della Rai - sono persone che abbiamo raccolto e
strappato dal mare da cinque imbarcazioni diverse". Fanno parte
degli 823 migranti salvati ieri. Arriveranno nel porto di
Augusta nelle prossime ore.
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NEL CUORE.ORG
4 GENNAIO 2014
ENPA MILANO, ECCO IL BILANCIO 2013: "SOCCORSI 2.164 ANIMALI DI
79 SPECIE"
I gatti terzi: 283 interventi. Ridotti i casi di cani: 16
Sono stati 2.164 gli animali di 79 specie diverse soccorsi
l'anno scorso dall'Enpa di Milano: per lo più piccioni (495) e
rondoni (327), ma anche animali esotici (in tutto 46) come
pitoni, camaleonti o selvatici (1.767). E poi volpi, galline e
persino un tacchino. Al terzo posto nella classifica delle
specie più soccorse dall'Enpa si piazzano i gatti (283) mentre
sono solo 16 i cani, così pochi che li superano anche i conigli
(18). Gli interventi dell'associazione hanno riguardato pure tre
procioni, un cucciolo di volpe, una gru coronata, una capra e
una donnola. Sono state 1606, ancora, le persone che hanno
consegnato un animale ferito o in difficoltà all'associazione
che non si e' limitata solo all'attività di soccorso. Nel corso
di un anno di lavoro, il nucleo provinciale delle guardie
zoofile Enpa ha sequestrato 340 animali fra cui tre coccodrilli,
una tigre e un leone. E, infine, l'Enpa ha permesso l'adozione
di 72 gatti, sei colombe, due gerbilli, due conigli e due cani.
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LA NUOVA VENEZIA
4 GENNAIO 2014
«Io, malata di fibrosi cistica dico no alla sperimentazione
sugli animali»
di Nadia De Lazzari
La veneziana Miriam Cavalieri, 44 anni, abita a Castello. La
passione della sua vita sono gli animali, in particolare i cani.
Nella città lagunare li adotta, li cura, li difende. Attualmente
ne ha tre. Cris e Nada provengono dai canili di San Giuliano e
Rovigo. Laibe arriva da Brescia. Miriam è andata a prendersela
in un “allevamento lager”. La donna, vegana, fin in dalla
nascita convive con una malattia genetica degenerativa ed è in
cura al Centro Fibrosi Cistica di Verona. Non si scoraggia
Miriam, anzi, ha grinta e coraggio da vendere. Sulla malattia è
sempre alla ricerca di informazioni, acquista libri, naviga in
rete. In questi giorni sta seguendo con attenzione la storia
della padovana Caterina Simonsen, 25 anni, studentessa di
veterinaria a Bologna, portatrice di quattro malattie rare. La
ragazza difende i test sugli animali: «Sono viva grazie a loro».
Ha ricevuto insulti, anche parole di sostegno. Miriam perché
segui questo caso? «Vorrei conoscerla. Mi rincrescono la
sofferenza e le offese subite ma non condivido la
sperimentazione sugli animali. Motivi etici, poi non ci credo».
Combatti la sperimentazione sugli animali? «La combatto con
tutte le mie forze. Sensibilizzo, partecipo agli incontri in
Italia e all’estero. Per creare la malattia non possono
iniettare cellule ammalate negli animali. Noi uomini siamo
diversi dagli animali, siamo diversi anche tra di noi». Ma per
curare la tua malattia assumi pesanti farmaci sperimentati sugli
animali? «Non ho scelta. Mio malgrado devo accettare la
sperimentazione dei prodotti». Cosa fai personalmente per la
sperimentazione? «Ho donato parte del mio tessuto epidermico. Mi
è stato prelevato dall’avambraccio. Ho imparato che là abbiamo
migliaia di cellule. Poi da volontaria ho accettato la
sperimentazione, in tempi successivi, di nuovi prodotti per due
diverse malattie. Infine mi sono messa in contatto con un gruppo
americano per far parte della sperimentazione di un nuovo
farmaco. Purtroppo la risposta è stata negativa. Sono italiana e
la sperimentazione era già in corso». Com’è la tua vita? In
vacanza ci vai? «La considero normale anche se ogni giorno per
quattro ore devo sottopormi a cure fisioterapiche. Amo gli
animali, per loro organizzo mercatini. Con il ricavato compero
medicine, cibo, coperte, cucce che invio nei canili della
Sicilia e della Sardegna. Nei viaggi sono limitata. Cerco luoghi
con ospedali. La mia valigia non ha vestiti ma medicine». Cosa
proponi per il futuro? «Aiutare gli altri è una cosa importante.
Sogno una rivoluzione culturale che aiutasse ad incanalare
energie e finanziamenti sulla strada innovativa. Propongo la
ricerca alternativa, quella in vitro, con le cellule umane, le
staminali, la placenta, anche la donazione degli organi. Questo
tipo di ricerca è più vicina all’uomo. Dà speranza».
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L’ECO DI BERGAMO
4 GENNAIO 2014
Il cane-spazzino
Ecco come rimediare
Paolo Bosatra
Il cane-spazzino
Uno dei difetti che più mi capita di riscontrare nei cani che ho
il piacere di educare è quello di comportarsi come autentici
spazzini a quattro zampe, raccattando da terra ogni genere di
oggetti, dai mozziconi di sigaretta ai fazzoletti (usati
ovviamente), dagli avanzi di cibo alle cartacce.
Perché fa così?
Innanzitutto questo comportamento lo si riscontra spessissimo
nei cuccioli che, spinti dalla loro curiosità e dalla voglia di
“assaggiare” tutto ciò che gli capita a tiro, non esitano a
raccogliere ciò che gli balena davanti agli occhi. Aggiungiamo
inoltre il nostro immediato affannarci per togliergli l’oggetto
di bocca, ed ecco che abbiamo innescato un piacevole e
divertente gioco di tira e molla o di inseguimento, una vera e
propria pacchia per il nostro amico, che ovviamente tenderà a
riproporcelo ogni qualvolta ne avrà la possibilità.
Ci sono poi alcune razze, come ad esempio i retriever,
particolarmente portate all’utilizzo della bocca, essendo essi
stati selezionati in origine per ricuperare la selvaggina e
riportarla al cacciatore. Inoltre non dobbiamo dimenticarci che
i cani, non disponendo di mani e di tasche, possono contare solo
sulla loro bocca per trasportare qualsiasi cosa.
Altre razze, come i bull terrier, gli american staffordshire
terrier e tutti i “mascelluti” in genere, adorano avere qualcosa
da stringere nelle loro portentose bocche, e ancor di più amano
misurare la propria forza con qualcuno che gli contende
l’oggetto dall’altro capo.
I rimedi
innanzitutto attenzione a ciò che raccoglie, soprattutto se
tende ad ingoiarlo. I sassi ad esempio possono essere
pericolosissimi, quindi cercate di allungare sempre lo sguardo e
di evitare che il cane si avvicini più di tanto all’ambito
“boccone”.
Ma come sempre “prevenire è meglio che curare”, quindi ecco
alcuni suggerimenti che possono aiutarvi a tenere la situazione
sotto controllo.
Il “no”
Cercate di insegnare al vostro cane il valore di questo comando:
proprio come per altre situazioni che già abbiamo avuto modo di
trattare in questa rubrica, un “no” dato nel momento giusto può
essere sufficiente per evitare ogni complicazione. Vi ricordo
che, perché funzioni, dovete imparare a osservare molto bene il
vostro quattrozzampe, cercando di anticipare di una frazione di
secondo le sue intenzioni. Questo comando dato quando ormai il
misfatto è compiuto non serve a nulla. Per fare pratica vi
consiglio un semplicissimo esercizio che potete impostare anche
in giardino o addirittura in casa: create un piccolo percorsino
mettendo a terra ogni genere di cose che il vostro amico adora
raccogliere come fazzoletti e bottigliette, mettetegli pettorina
e guinzaglio e avvicinatevi lentamente. Quando inizierà ad
essere fortemente interessato a ciò che si trova a terra,
cercate di richiamare la sua attenzione (il comando “guarda” vi
aiuterebbe molto) e premiatelo con un buon bocconcino. Nel caso
non riusciste, passate ad un “no” deciso aiutandovi magari anche
con un rumore per interrompere l’azione, come battere con la
scarpa sul pavimento, dopo di che chinatevi, richiamatelo a voi
e premiatelo se arriva prontamente.
Il “lascia”
Come può prendere le cose con facilità, così può imparare a
lasciarli; per insegnare questo comando si inizia giocando e
proponendogli qualcosa in cambio sul quale deve concentrare la
sua attenzione. Una buona “tattica” è quella di utilizzare due
oggetti (ad esempio palline o legnetti) molto simili tra loro:
lanciate il primo e aspettate che il cane lo raccolga e si
avvicini a voi. Attirate la sua attenzione agitando nella vostra
mano il secondo oggetto, non appena si concentrerà su di voi
probabilmente lascerà cadere il primo. Proprio in quel momento
pronunciate il comando “lascia” e lanciate ciò che avete in
mano. Con l’esercizio riuscirete poi a farvi lasciare qualsiasi
cosa nelle vostre mani. Evitate però il cibo come “merce di
scambio”, altrimenti può finire con il ricattarvi raccogliendo
(e rubando) qualsiasi cosa pur di avere un boccone in cambio.
Come sempre, prima di intraprendere questi esercizi, ricordatevi
di munirvi di pazienza e buona volontà: chi la dura, la vince!
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IL TIRRENO
4 GENNAIO 2014
Il lupo vive qui da secoli, assurdo volerlo limitare
GROSSETO - Anche il “Gruppo antispecisti” interviene nel
dibattito sui lupi e i canidi. «Siamo stanchi – scrive Mauro
Leuci – dell'ignoranza dei politici, della violenza di chi usa i
fucili e delle pretese assurde degli allevatori. Il lupo è
sempre stato presente nel nostro ambiente. Numerosi documenti
storici parlano della presenza del lupo da secoli in tutto il
territorio italiano e in particolare nella Provincia di
Grosseto. Nessun lupo è mai stato introdotto dall'uomo. Il lupo
non si può allevare in gabbia e successivamente liberare in
natura perché non sarebbe in grado di procurarsi il cibo e
morirebbe di stenti in poco tempo. Il lupo non si può spostare
come un sacco di patate in altre aree perché è un animale
selvatico che ha diritto di muoversi liberamente nell'ambiente.
Il lupo non ha mai attaccato l'uomo ed è veramente strano sentir
parlare di pericolosità del lupo da gente armata fino ai denti
che costituisce un reale pericolo per tutti». «Basta leggere i
dati dell'Associazione vittime della caccia – scrive ancora
Leuci – per rimanere senza parole. Ogni anno centinaia di
vittime umane della caccia e nessuna causata dal lupo. Il lupo
merita protezione perché gli ecosistemi hanno bisogno di
predatori che favoriscono una selezione naturale tra gli
ungulati. Il lupo si è visto sottrarre il suo ambiente naturale
dall'uomo che sta invadendo e distruggendo l'habitat di molte
specie animali. Il nostro Gruppo Antispecista ha scelto di
vivere senza violenza verso gli esseri viventi con una
alimentazione priva di carne e derivati. Non vogliamo essere
complici dell'inquinamento causato dagli allevamenti e neppure
della violenza che si nasconde dietro questi luoghi di morte e
sfruttamento».
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TRENTINO
4 GENNAIO 2014
Gli orsi sono caduti tutti in letargo nel mese di dicembre
TRENTO - Gli orsi trentini sono caduti in letargo. Come di
consueto il mese di dicembre ha segnato il definitivo ritiro dei
plantigradi nei siti di svernamento. Le segnalazioni di animali
sul territorio sono diventate quindi rare e nella seconda metà
del mese pochissime, relative solo a tracce sulla neve rilevate
nella bassa val di Tovel. Nei primi giorni del mese si è fermato
anche il maschio radiocollarato (M6), in letargo ora sul
massiccio Paganella-Gazza. Da poco prima di Natale è stata
intanto segnalata ripetutamente sul versante trentino dei monti
Lessini la presenza dei lupi appartenenti al piccolo branco
recentemente formatosi sull'altipiano. Tracce su neve rilevate
in giorni diversi hanno evidenziato la presenza nell'area di
due-quattro animali. La presenza dell’orso divide l’opinione
pubblica trentina. Soprattutto nelle valli più frequentate dai
plantigradi, in molti temono l’orso. Ma non ci sono mai stati
episodi di pericolo. La Provincia ha raccolto in un video le più
belle immagini raccolte dell’orso e dell’altro grande animale
che è tornato in Trentino, il lupo. Si tratta di immagini
raccolte nel corso del 2013 dalle fototrappole piazzate dal
servizio Foreste e Fauna della Provincia nelle zone frequentate
da orsi e lupi. Si tratta di un video di quasi 7 minuti che
raccoglie le più belle immagini, quasi tutte provenienti dal
monitoraggio attraverso le fototrappole, di orsi e lupi in
Trentino nel corso del 2013. E' stato realizzato dal Servizio
foreste e fauna ed è visibile sul sito:
www.orso.provincia.tn.it. Il video mostra gli orsi che
sfruttanmo i vari grattatoi piazzati nei boschi del Trentino e
la diffidenza dei lupi che avanzano con prudenza nelle zone più
impervie.
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GEA PRESS
4 GENNAIO 2014
Avorio – Il Sequestro di Capodanno
Centinaia di zanne in un container a Dar es Salaam
Maxi sequestro di avorio avvenuto nel porto di Dar es Salaam, in
Tanzania. I doganieri hanno individuato un container stracolmo
di zanne di elefante. Per sapere l’effettivo numero bisognerà
attendere il conteggio.
A quanto pare il carico era diretto in Cina ma sulla vicenda
vige ancora un forte riserbo. Forse, le centinaia di zanne che
si presume costituire il carico, erano arrivate nell’area
portuale nel giorno di Capodanno ed una soffiata ha poi
indirizzato la polizia.
Proprio nei giorni scorsi era stato portato a termine in
Tanzania un grande intervento antibracconaggio. Solo in tale
contesto si era scoperta l’uccisione di ben 60 pachidermi.
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GEA PRESS
4 GENNAIO 2014
Spagna – Narcotrafficanti si convertono al contrabbando di
animali esotici
Secondo la Guardia Civil, guadagni notevoli e rischi più bassi
Le lievi penalità previste per il traffico illecito di animali
esotici, sarebbero la principale causa della decisione di alcuni
narcotrafficanti latino americani di abbandonare il traffico di
droga per quello della fauna selvatica esotica.
Lo ha dichiarato la Guardia Civil alla stampa spagnola che ha
dato molto risalto alla notizia. Proprio la penisola iberica
costituirebbe la principale porta per l’Europa di questi
traffici. I canali sarebbero gli stessi di quelli ben collaudati
della droga.
Particolarmente significative sono state le dichiarazioni di
Salvador Ortega, Comandante del Servizio per la protezione della
Natura della Guardia Civil (SEPRONA) che ha espressamente
riferito del cambio di rotta di alcuni narcotrafficanti. Alla
base di ciò ci sarebbe proprio il rischio minimo accompagnato ad
alti guadagni. Il Comandante dello speciale Corpo di polizia, ha
portato l’esempio di un piccolo uovo di pappagallo.
Opportunamente occultato è facile da contrabbandare sfuggendo
ai controlli doganali. Alla sua schiusa, però, l’uovo si
“converte” in 15.000 euro di valore stimato per il pappagallino.
Nel paese d’origine era stato acquistato a non più di
trenta-quaranta euro equivalenti.
Il Comandate della Guardia Civil, si è poi soffermato su un
altro lucroso contrabbando, ovvero quello che si rifornisce
presso le cosiddette “fabbriche di cuccioli” ungheresi,
slovacche e ceche. Cagnolini che muoiono spesso per la scarsa
igiene durante il trasporto e ad una età inferiore a quella
prevista dalle leggi europee.
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MUSIC FANPAGE
4 GENNAIO 2014
Morrissey choc: “Non vedo differenza tra il mangiare carne e la
pedofilia”
Da sempre convinto difensore della causa animalista, l'ex leader
dei The Smiths ha rilasciato una dichiarazione che farà
discutere concludendo: "Se si crede al mattatoio, allora si
dovrebbe credere ad Auschwitz".
Meat is murder (la carne significa uccidere), recita un celebre
motto sponsorizzato fortemente dall’ex leader degli Smiths,
Morrissey, che oggi ha messo in scena tutta la sua irriverenza
rilasciando, durante un’intervista ad un settimanale inglese,
un’affermazione che farà certamente discutere in molti, nella
quale ha di fatto comparato una delle pratiche più comuni,
quella di mangiare carne, alla pedofilia. Ecco quanto ha detto,
confermando la sua posizione strettamente contraria rispetto
alle comuni abitudini alimentari: Se si ha accesso a You Tube,
si dovrebbe fare clic su quello che viene chiamato
Il video che l’industria della carne non vuole tu veda. Se
questo non influisce in senso morale, allora probabilmente sei
di granito. Non vedo alcuna differenza tra l’alimentarsi con
carne animale la pedofilia. Sono entrambi lo stupro, la
violenza, l’omicidio. Se mi presenti a chi mangia esseri, mi
allontano. Immaginate, per esempio, se foste in una discoteca e
qualcuno vi dicesse “Ciao, mi piace lo spargimento di sangue, il
taglio della gola e la distruzione della vita,” beh, dubito che
ci si voglia scambiare i numeri di telefono.
Una posizione forte quella di Morrissey, con la quale
probabilmente rischieranno di non concordare nemmeno le più
integraliste delle associazioni in difesa degli animali.
Un’affermazione che però, per alcuni, può non fare una grinza
dal punto di vista della logica. Morrissey continua: “Vorrei
chiedere alla Regina d’Inghilterra perché lei indossa un
orsacchiotto fulminato sulla sua testa. Vorrei chiedere a tutti
i cosiddetti chef famosi perché credono che gli animali non
dovrebbero avere alcun diritto di vivere. Se Jamie ‘Orrible è
così certo che la carne è un alimento sano, allora perché non si
attacca uno dei suoi figli in un forno a microonde? Se si crede
nel mattatoio, allora si dovrebbe sostenere Auschwitz. Non c’è
alcuna differenza. Le persone che non sarebbero d’accordo con
questa affermazione non sono probabilmente mai state dentro un
mattatoio“.
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NEL CUORE.ORG
4 GENNAIO 2014
AUSTRALIA, SPERANZA PER I KOALA: AVVISTATI IN "NUOVE" ZONE DEL
PAESE
Trovati nel Nuovo Galles del Sud per la prima volta
Il koala è stato avvistato in zone dell'Australia dove non era
mai stato visto prima. L'annuncio arriva da un censimento a
livello nazionale condotto dalla Npa - National parks
association - che ha scovato i tipici animali australiani sulle
Blue Mountains del Nuovo Galles del Sud per la prima volta. I
koala sono stati rilevati anche nelle Highlands, a Port Stephens
e a Maitland.
"La popolazione di koala ha una densità così bassa in queste aree che se non si è direttamente alla ricerca degli esemplari è difficile vederli", ha spiegato Grainne Cleary della Npa alla Abc. I risultati sono stati ottenuti grazie al Great Koala Count, progetto che ha invitato esperti e comuni cittadini a comunicare gli avvistamenti dei koala sul territorio australiano. Un'iniziativa che nei suoi primi dieci giorni ha reclutato quasi mille persone con oltre novecento avvistamenti. "I dati che abbiamo raccolto ci aiuteranno a rafforzare gli sforzi futuri di conservazione", ha concluso la studiosa. |
ROMA TODAY
5 GENNAIO 2014
Orrore a Rocca Cencia: cane stordito e impiccato a un albero
Alcuni passanti hanno segnalato il cucciolo ai volontari di ALFA
Associazione love for Animals i cui attivisti hanno denunciato
il macabro ritrovamento. E' il secondo caso in dopo il Jack
Russel ucciso a Villa Ada
Roma - Ancora un cane barbaramente ucciso nella Capitale. Dopo il
caso del Jack Russel seviziato e dato alle fiamme a Villa Ada
all'inizio di dicembre, stavolta l'orrore si è materializzato a
Rocca Cencia, in località Graniti, nei terreni al momento
recitanti per i lavori della Metro C. Qui, appeso ad un albero,
gli attivisti dell'associazione ALFA (Associazione love for
Animal) hanno ricevuto la segnalazione del ritrovamento di una
cagnetta di non più di 20 mesi. "La cagnolina, da noi chiamata
Puppy per la sua giovane età, è stata dapprima stordita, poi
appesa all’albero con un collare in ferro e un guinzaglio ben
stretto ad un ramo", racconta con le lacrime agli occhi Emanuela
Caponi, attivista di ALFA. "Puppy era solo una cucciola, al
massimo di 20 mesi, una simil lupetta, che prima di salire sul
ponte dell'arcobaleno ha sofferto molto e a lungo".
"Puppy" era sprovvista di microchip. Sono stati alcuni passanti
ad avvertire i volontari di "Alfa", piuttosto noti nella zona.
Successivamente è scattata la denuncia alla polizia municipale.
Ad occuparsi delle indagini il VI gruppo.
"Stanno indagando per risalire al responsabile. Una persona
capace di far del male gratuito agli animali è spesso aggressiva
e violenta anche verso gli esseri umani e ci auguriamo di avere
presto il nome del responsabile di un gesto così crudele",
conclude Franco Clementoni di ALFa.
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LEGGO
24 GENNAIO 2014
Cagnolino torturato e bruciato a Villa Ada.
Il padrone: "Era posseduto dal diavolo"
ROMA - «Ho dovuto uccidere il mio cane perchè era indemoniato»,
sono queste le parole del padrone di Fritz, il meticcio trovato
bruciato a Villa Ada, a Roma, lo scorso dicembre. L'umo di 47
anni aggiunge: «Era il mio migliore amico, non me ne separavo
mai, ma quando ho capito che era in balìa di Satana non ho
potuto fare altro».
Inizialmente l'uomo aveva denunciato la scomparsa sostenendo che il cane si era perso. L'assenza dell'animale era stata notata da tutto il quartiere, di cui era la mascotte. Il volpino è stato legato e strozzato da una catena in ferro stretta dieci volte intorno al corpo, sfiancato con un’asta conficcata in una spalla e alla fine bruciato, forse ancora vivo, con qualcosa che tra l’altro gli tappava la bocca per impedirgli di abbaiare. |
GIORNALETTISMO
24 GENNAIO 2014
Quello che brucia il cane per liberarlo dal diavolo
Il Messaggero riporta oggi la storia di un cane ucciso in
modo orribile a Villa Ada dal suo padrone, persona
evidentemente non in perfette condizioni psicofisiche:
«Era ilmio migliore amico, nonmene separavo mai – ha ammesso
alla fine il quarantenne -ma quando ho capito che era in
balìa di Satana non ho potuto fare altro». Il pm Maria Bice
Barborini così ha dato incarico ad un perito di stabilire le
condizioni mentali dell’indagato, che potrebbe essere
considerato socialmente pericoloso. Fritz, questo il nome
del volpino, era diventata un po’ la mascotte del quartiere
e quando il proprietario ha cominciato a passeggiare nel
quartiere senza di lui sono cominciati a circolare i primi
sospetti.
Poi, la scoperta:
«Ilmio Fritz si è perso», si giustificava il suo padrone,
senza però mostrare nè disperazione, nè voglia di cercarlo.
Agghiacciante la ricostruzione della tortura che ha portato
alla morte dell’animale. Il volpino è stato legato e
strozzato da una catena in ferro stretta dieci volte intorno
al corpo, sfiancato con un’asta conficcata in una spalla e
alla fine bruciato, forse ancora vivo, con qualcosa che tra
l’altro gli tappava la bocca per impedirgli di abbaiare.
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IL TIRRENO
5 GENNAIO 2014
Strage di cani, 6 muoiono avvelenati
Maremma: cinque pastori abruzzesi e un border collie uccisi il 2
gennaio a Roccalbegna (GR). Facevano la guardia a un gregge
Fiora Bonelli
Sei cani da guardia del gregge di un allevatore amiatino sono
morti per avvelenamento il 2 gennaio. Si tratta di cinque
pastori abruzzesi e di un border collie di proprietà di Giacomo
Franceschelli, residente a Le Vene di Monte Labro ma che ha il
podere a Roccalbegna con 200 pecore.
«Vado ad aprire il recinto – racconta – nel pascolo di
Roccalbegna e mi trovo davanti un mio cane. Fermo, mi guarda
fisso. Mi avvicino e stramazza a terra. Fulminato. Il capobranco
dei miei otto cani da guardiania. Morti anche i due cuccioli a
20 metri di distanza dalle pecore. La loro mamma e altri due
cani non sono riuscito a trovarli. Saranno andati a morire in
qualche cespuglio o fosso. Ho ispezionato, ho guardato, niente.
Mi hanno ucciso sei cani. Bravissimi, intelligenti, sicurezza
del mio gregge».
Già nel 2010 a Franceschelli furono uccisi quattro cani. Ma
stavolta l’allevatore ha precisi sospetti; i responsabili,
secondo lui, sono da ricercarsi nel mondo dell’allevamento e
della caccia. E ha sporto denuncia alla polizia provinciale. «Mi
appello anche al sindaco di Roccalbegna affinché – spiega
l’allevatore – per quanto gli è possibile, vigili su una
situazione che mi ha duramente colpito per due volte e rischia
di mandare in rovina la mia azienda».
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LA PROVINCIA DI COMO
5 GENNAIO 2014
Mariano, cane da pastore ucciso a fucilate vicino casa
Mariano (CO) - Ucciso a fucilate a pochi metri da casa. E’
stato trovato così dai suoi padroni il corpo di Artù.
Era un pastore svizzero di tre anni, ucciso da sconosciuti che
poi ne hanno gettato il corpo in un fosso, dove è stato trovato
da un altro dei cani di famiglia, Leone, suo affezionato
compagno di giochi.
E anche se non hanno indizi sugli autori di un gesto tanto
barbaro, i sospetti dei proprietari del povero animale guardano
ai cacciatori, che da sempre si spingono fin troppo vicini alla
loro proprietà, il Ranch Due Olmi.
Tanto che, raccontano, si sono ritrovati i pallini sparati da
fucili e carabine persino sul tetto.
Ma la sua fine desta rabbia e indignazione. Il cane, pastore
svizzero dal manto bianco, era scomparso da casa sabato scorso.
Altri dettagli sul numero in edicola lunedì.
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LA ZAMPA.IT
5 GENNAIO 2014
“Al lupo, al lupo”, e ricomincia la strage
Negli ultimi cinque mesi tra Maremma e Umbria otto esemplari
ammazzati ed “esposti” in piazza
Carlo Grande
L’inverno il lupo non l’ha mai mangiato, dice il proverbio e
davvero in queste gelide giornate i problemi si ripresentano
sempre gli stessi, anche per i predatori: a Terni nei giorni
scorsi una lupa di quattro anni è stata uccisa a fucilate e in
Maremma da novembre sono stati uccisi otto animali, tre solo
nell’ultima settimana; sono stati presi coi lacci (due erano
ibridi, incroci fra lupi e cani), poi sono stati uccisi a
bastonate e fucilate e abbandonati per strada, come segno di
ammonimento. Atti dimostrativi.
Senza contare che anche in Piemonte, nella val Chisone prima di
Natale, sono stati trovati i resti di un lupo e di alcuni
esemplari, che erano stati avvistati le settimane scorse, non ci
sono più tracce, cosa che lascia interdetti coloro che sanno
quanto la convivenza con questo animale sia possibile e
necessaria, per salvare la biodiversità e l’equilibrio
ecologico, per incrementare il fascino dei luoghi e
conseguentemente il turismo.
Brutte storie di odio nei confronti degli animali, di una guerra
ancestrale tra predatori e pastori che non vuole finire anche se
oggi ce ne sarebbe la possibilità. Si potrebbero usare
proiettili di gomma, reti con luci lampeggianti, cani da pastore
maremmani (l’«arma bianca»). Son cose che funzionano. È vero, le
predazioni crescono, serve un dibattito aperto, il pascolo brado
non funziona più e i pastori vanno aiutati. Ma scarseggiano i
fondi. Basta però con «al lupo, al lupo», con la folla che
aggredisce i «civili» e ti aspetta dietro l’albero.
A Grosseto una manifestazione della Lav ha puntato l’indice
contro gli allevatori di pecore. «C’è una vera connivenza
implicita - dichiara Giacomo Bottinelli, responsabile della Lav
di Grosseto - con la quale si garantisce l’impunità di
pericolosi criminali. Ogni anno in Maremma si distribuiscono
novemila licenze di caccia senza accurati controlli psicologici.
Per non parlare dei quasi 90mila cacciatori in Toscana. Stiamo
dando armi letali in mano a evidenti squilibrati senza
preoccuparci delle conseguenze».
«La Provincia di Grosseto ha ben presente il problema delle
predazioni delle greggi - ha scritto il vicepresidente Marco
Sabatini -. Da tempo abbiamo avviato programmi per la tutela del
lupo e la salvaguardia degli allevamenti». Come il progetto
Ibriwolf e Medwolf che hanno previsto, tra l’altro, l’acquisto
di reti elettriche e recinzioni. «Condanno con fermezza chi,
violando la legge, si fa giustizia uccidendo i lupi - continua
Sabatini -. Ma anche chi, per prendere le difese del lupo,
distribuisce pubblicamente e superficialmente offese pesanti nei
confronti del territorio, delle persone che vi risiedono e
lavorano, delle istituzioni che lo amministrano. In entrambi i
casi è violenza gratuita».
Giusto, vanno assistiti pienamente gli allevatori, ma loro
devono attrezzarsi tenendo le bestie nei recinti la notte,
dotandosi di cani con collare chiodato, per sostenere una lotta
altrimenti impari. Il progetto «arma bianca», ad esempio, del
Wwf, propone da anni gli ottimi pastori maremmani. Certo, le
cose per i margari sono cambiate e dobbiamo difendere gli ultimi
lavoratori della montagna: meriterebbe uno stipendio elevato chi
vuole salire d’estate a guardare le bestie, forse tanti giovani
lo farebbero, imparerebbero volentieri. Sarebbe meno umiliante o
faticoso che starsene in qualche call center a rodersi il
fegato, o dietro al bancone di un bar.
Ma che sciocchezza è prendersela col lupo. Lui deve rimanere
nelle nostre valli, il suo ritorno è simbolo di natura
rigenerata: non credete al populismo di chi lo descrive come un
malvagio assetato di sangue, non torniamo ai soliti cliché,
diffusi dall’alto medioevo o anche solo una manciata di decenni
orsono. Ma è un transfert, siamo noi i peggiori nemici della
natura.
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NEL CUORE.ORG
5 GENNAIO 2014
COLDIRETTI ALL'ATTACCO: "I LUPI SI MANGIANO 3 MILA PECORE OGNI
ANNO"
Chiesto maggior impegno nella lotta al randagismo
In Italia i lupi hanno ucciso almeno 3mila pecore nel 2013, ma
anche capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo. E' la pesante
accusa della Coldiretti, secondo cui la presenza di animali
selvatici, dai lupi ai cinghiali, sta mettendo a rischio la
presenza e il lavoro dell'uomo in molte aree interne del paese.
Dal Piemonte all'Emilia Romagna, dall' Abruzzo alle Marche, dal
Lazio al Molise fino alla Toscana e in molte altre regioni,
sottolinea Coldiretti, si moltiplicano le segnalazioni di
attacchi a greggi e mandrie al pascolo. Agli animali uccisi,
rileva Coldiretti, si aggiungono i danni indotti dallo spavento
e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta
produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti. Dopo
un periodo nel quale la specie era scomparsa in molte aree del
paese, a seguito degli interventi di ripopolamento attualmente
la presenza del lupo è stimata in ben oltre il migliaio di
animali, ricomparsi anche in molte zone in cui non era più
presente da circa un secolo. La presenza di branchi di lupi sta
scoraggiando in molte aree l'attività di allevamento mettendo a
rischio anche il tradizionale trasferimento degli animali in
alpeggio che, oltre ad essere una risorsa fondamentale per
l'economia montana, rappresenta anche un modo per valorizzare il
territorio e le tradizioni culturali che lo caratterizzano. Per
Coldiretti, occorre lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti
per la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la
costruzione-ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici
di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza
notturna degli animali.
Ma e' anche necessario, continua la Coldiretti, rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l'agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti nonché quelli indiretti per aborti e cali di produzione; prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno; costituire delle ronde con volontari che collaborino con i pastori e gli allevatori nella sorveglianza; un maggior impegno nella lotta al randagismo. Essendo il lupo una specie protetta dalla normativa europea, sottolinea Coldiretti, si rende indispensabile trovare un giusto equilibrio perche' questa convivenza forzata tra l'animale e l'uomo non porti all'abbandono dell'attivita' di allevamento. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l'intera comunità poiché i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni. |
LA REPUBBLICA
5 GENNAIO 2014
La vittoria del lupo
E’ l’altra faccia del successo: la polemica. Il lupo torna nelle
cronache con le proteste degli allevatori in Toscana perché
esiste, perchè sta
vincendo la sua battaglia per la riabilitazione, una
campagna iniziata dagli ambientalisti nel 1973, quando la specie
era a un passo dall’estinzione. E l’Italia ha svolto in questo
senso un ruolo di leadership che è stato riconosciuto anche nel
congresso mondiale del novembre scorso a Caramanico Terme: siamo
i più bravi nell’escogitare sistemi di convivenza per ridurre al
minimo i danni inevitabili. Ad esempio tra le tecniche
sperimentate sul Pollino e sulla Majella c’è il “gregge del
parco”: un centinaio di pecore affidate a un gruppo di pastori
per creare un capitale naturale che serve a compensare in natura
i danni prodotti dai lupi. Il 75 per cento dei nuovi nati va ad
alimentare il gregge, il 25% costituisce la riserva per
reintegrare le pecore uccise dai lupi.
Aggiungendo stazzi protetti e cani addestrati, le perdite di pecore possono essere sensibilmente ridotte: secondo i calcoli di Federparchi i danni prodotti dai lupi non arrivano a un centesimo di quelli causati dai cinghiali ai raccolti. E una buona parte dei danni che vengono rimborsati agli allevatori, catalogando le pecore uccise come vittime dell’aggressione da parte dei lupi, sono in realtà prodotti dai branchi di cani abbandonati e inselvatichiti, che ormai hanno raggiunto numeri decisamente superiori a quelli degli antichi predatori naturali delle greggi. E’ un rovesciamento della scala delle preoccupazioni che fa riflettere. I secoli della caccia sistematica ai lupi erano i secoli in cui esisteva ancora una wilderness dominante e minacciosa. «Bisogna entrare nel bosco, facendo gran rumore di trombe, corni, tamburi, gridando, sempre andando dove sono le reti e i lacci, non temendo di passare spini e macchie, perché quelli sono i luoghi dove i lupi si cacciano», scrive Carlo Stefano nel 1606, nel trattato “Agricoltura nuova”. Oggi, al contrario, la natura è in ginocchio e le migliaia di persone che abbandonano il cane sulla strada per andare in vacanza fanno più danni dei lupi. Danni a cui, oltretutto, non corrispondono benefici. Mentre la presenza del lupo è un bonus di promozione anche turistica del territorio perché rivela vitalità e ricchezza biologica. |
BRESCIA TODAY
5 GENNAIO 2014
Madre e figlia fanno sesso con un pastore tedesco: denunciate
La denuncia da parte dell'Aidaa, l'Associazione Italiana Difesa
Animali ed Ambiente. Le due donne, di 66 anni e 45 anni,
facevano sesso nel recinto dove tengono il cane
Prov. di Brescia, Due donne residenti nel Casalasco sono state
denunciate per il reato di maltrattamento di animali ai sensi
dell'articolo 544 del codice penale.
Stando a quanto ricostruito dell'AIDAA, l'Associazione Italiana
Difesa Animali ed Ambiente, madre di 66 anni e figlia di 45
erano dedite al sesso a tre: "Il problema è che maschio in
questione non è un umano ma il loro cane pastore tedesco".
I controlli sono scattati dopo una denuncia al telefono amico
dell'associazione, che ha poi raccolto due testimonianze scritte
dei vicini: "Hanno confermato di aver assistito a ripetuti
rapporti sessuali delle due donne che pare soffrano di turbe
psichiche con il loro cane, rapporti che avvenivano nel recinto
dove viene tenuto l'animale".
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NEL CUORE.ORG
5 GENNAIO 2014
L'ARCIVESCOVO TUTU: "SUGLI ANIMALI INGIUSTIZIE DA NON
TRASCURARE"
La posizione del premio Nobel per la Pace
L'arcivescovo Desmond Tutu, notissimo difensore dei diritti
umani e premio Nobel per la pace, ha recentemente preso una
posizione forte sulla protezione degli animali, dicendo: " La
questione degli abusi e crudeltà che infliggiamo su altri
animali deve combattere per la nostra attenzione in quello che a
volte sembra un'agenda morale già strapiena. E' fondamentale ,
tuttavia, che questi casi di ingiustizia non siano trascurati. "
"Ho potuto constatare in prima persona – continua – che l'ingiustizia viene trascurata quando le vittime sono impotenti o vulnerabili , quando non hanno nessuno che parli a loro nome e nessun mezzo di rappresentare se stessi a un'autorità superiore .Gli animali sono precisamente in quella posizione. Se non prestiamo attenzione ai loro interessi e non parliamo ad alta voce per conto loro, abuso e crudeltà proseguiranno incontrastati. E' una sorta di follia teologica supporre che Dio abbia fatto il mondo intero solo per gli esseri umani, o supporre che Dio sia interessato solo ad una dei milioni di specie che popolano la buona terra di Dio". Il reverendo Tutu si unisce ad altre voci autorevoli, tra cui Nelson Mandela e Papa Francesco, che chiedevano e chiedono gentilezza e compassione per gli animali. |
ECO SEVEN
5 GENNAIO 2014
Un cane come amico per combattere allergie
Il cane e’ il miglior amico dell’uomo anche per combattere le
malattie legate a reazioni allergiche, come asma e raffreddore
da fieno
Un antistaminico naturale per combattere le allergie? Un cane.
Abituare un bambino alla presenza di un cane, infatti, sembra
far bene all’umore e alle malattie legate a reazioni allergiche,
come asma e raffreddore da fieno. Il cane favorisce la crescita,
nell’intestino umano, di un batterio che tiene lontano queste
malattie. I bambini che entrano in contatto con animali
domestici o bestiame da allevamento sono meno sensibili a
reazioni allergiche di tipo respiratorio. Nel 2010 Susan Lynch,
microbiologa dell'Università della California di San Francisco,
ha dimostrato che i cani che vivono in parte anche all'aria
aperta veicolano microbi nell'ambiente domestico, parte dei
quali si trova anche nel nostro intestino.
Ma non era stata ancora provata la relazione tra la risposta
immunitaria alle reazioni allergiche e la diffusione degli
stessi batteri. Per dimostrare
questo la ricercatrice ha somministrato a dei topolini
acqua e polvere domestica da una casa con cani e ad
altri acqua e polvere da una casa senza cani, scoprendo che i
primi hanno mostrato una reazione allergica minima o nulla,
mentre gli altri hanno rimediato un bel raffreddore. Le ricerche
per dimostrare come la presenza di un cane sia utile a
combattere le allergie continuano ancora.
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LA PROVINCIA PAVESE
5 GENNAIO 2014
Forestale, controlli sui fitofarmaci
ZAVATTARELLO (PV) Un anno ricco di lavoro e di impegno per gli
uomini del comando Stazione di Zavattarello della Guardia
Forestale, guidati dal comandante Arturo Gigliotti. Ed il 2014
si apre con un programma ben preciso: «Controllare le aziende
che impiegano fitofarmaci – dice Gigliotti – Le verifiche ne
riguarderanno almeno un centinaio, dopo tutte quelle già
controllate nei mesi scorsi». Il lavoro di verifica aveva
riguardato anche i privati: complessivamente era stato di
140mila euro l’importo elevato a livello di sanzioni e
contravvenzioni per irregolarità riscontrate dagli uomini della
Forestale. Per quanto concerne i controlli relativamente allo
smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi nell’anno appena
trascorso sono state definite multe per 90mila euro: per reati
correlati, dieci le persone segnalate alla Procura della
Repubblica per i provvedimenti del caso. Le multe per i
controlli veterinari e e maltrattamento di animali assommano a
circa 22 mila euro. L’attività della Forestale di Zavattarello
ha riguardato anche i controlli agroalimentari nei supermercati
e nei negozi rionali: complessivamente sono state irrogate multe
per circa 20mila euro. Nel mirino della Forestale di
Zavattarello (il cui personale è stato insignito di encomi e
lodi da parte dei vertici del corpo forestale dello Stato, per
le operazioni di polizia e per gli interventi nel campo della
Protezione civile) in modo particolare i falsi prodotti Dop o
alimenti di provenienza non meglio certificata. Gli uomini della
Forestale si sono occupati anche di controlli in materia di
caccia, taglio illecito di alberi, inquinamento e codice della
strada: la Forestale ha accertato irregolarità definendo
sanzioni per un importo di 20mila euro. Non sono mancate anche
parecchie denunce alla Procura per furto, minacce e
inquinamento. Tornando al controllo sui fitofarmaci, il
comandante Gigliotti pone l’accento sul fatto che «i controlli
proseguiranno a tamburo battente, considerando che si tratta di
prodotti tossici, utilizzati anche nei vigneti, in grado
potenzialmente di produrre inquinamento nei terreni e nelle
falde acquifere».
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GEA PRESS
5 GENNAIO 2014
L’aviaria che viaggia – “Distrutti” in 4000, tra polli da carne
ed anatre
I casi nel trevigiano e mantovano, dove sono stati uccise 35
galline e 4 capponi
Ancora virus aviario H5N2 a bassa patogenicità rinvenuto in
allevamento agricolo. Questa volta a finire uccisi sono stati
2000 polli da carne ed altrettante anatre. L’allevamento è
ubicato nel trevigiano. Tutti i corpi degli animali, comunica il
Ministero della Salute, sono stati “distrutti”. La rilevata
presenza in tre animali del virus a bassa patogenicità era stato
confermato dal Centro di Referenza Nazionale per l’Influenza
Aviaria il giorno della Vigilia di Natale.
Il 27 dicembre lo stesso Centro confermava inoltre la presenza
del virus H5 LPAI (bassa patogenicità) in provincia di Mantova.
In questo caso si tratta di un piccolo allevamento rurale con
35 galline e 4 capponi che sono stati già abbattuti ed i loro
corpi distrutti. Il tutto è avvenuto nella stessa giornata.
Dalle analisi eseguite sui campioni, riferisce sempre il
Ministero della Salute – Dipartimento della Sanità Pubblica
Veterinaria, potrebbe esistere una “forte correlazione” con i
ceppi precedentemente isolati in Sud Italia. Questo, aggiunge il
Ministero, in considerazione dei flussi commerciali della
filiera rurale. Il Ministero non riporta la data antecedente
alla quale fare riferimento, ma lo scorso dicembre (vedi
articolo GeaPress) alcuni casi relativi al virus H5 (in un
caso specificato come H5N2) vennero rintracciati in nord Italia.
Di poco antecedente la scoperta di altri due focolai H5N2 nelle
province di Avellino e Napoli. In questo caso, sulla base delle
indagini epidemiologiche, il Ministero della Salute aveva
evidenziato “correlazioni significative” tra i ceppi delle
diverse regioni coinvolte.
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GEA PRESS
5 GENNAIO 2013
Sudafrica – I primi rinoceronti abbattuti del 2014
E’ iniziato molto male il 2014 per i rinoceronti sudafricani.
L’Autorità nazionale per i Parchi Nazionali ha infatti
confermato come negli ultimi giorni sono state trovate ben sei
carcasse di rinoceronte.
Non sono ancora noti i luoghi dei ritrovamenti così come lo
stato dei corpi, ovvero se presentati il taglio del corno.
Secondo indiscrezioni ancora in attesa di conferma sembra che
alcuni ritrovamenti siano avvenuti in prossimità del confine con
il Mozambico. Non è pertanto da escludere che una delle aree
interessate dai recenti casi di bracconaggio, sia il Kruger
Park.
Come è noto il mercato dei corni di rinoceronte è quasi
esclusivamente estero. In modo particolare la principale
destinazione è la Cina. La polvere del corno, infatti, è ambita
dalla medicina tradizionale anche se l’effetto terapeutico è
nullo. Eppure la preziosa polverina ha raggiunto prezzi
equiparabili a quelli della cocaina.
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QUOTIDIANO.NET
6 GENNAIO 2014
Sequestrati 15 pitbull in un canile abusivo: erano destinati ai
combattimenti
Erice (Trapani). Il giro era nelle mani di un noto pregiudicato
che controllava le scommesse. Blitz della polizia e si attendono
sviluppi
Roma, 6 gennaio 2014 - Aveva messo su un canile abusivo in un
edificio sotto sequestro da parte dell'autorità giudiziaria e,
grazie ai suoi legami con la criminalità organizzata, contava
sul silenzio di tutti i vicini. Ma le cose sono andate
diversamente, come raccontano il Giornale di Sicilia e la
Gazzetta Trapanese.
Sabato sera, nel popolare rione di San Giuliano, nel territorio
di Erice Casa Santa, è scattato il blitz della polizia. Gli
agenti della squadra volante, diretti da Biagio De Lio, hanno
sequestrato quindici pit-bull custoditi in un immobile che era
stato trasformato in un canile abusivo. A realizzare questa
struttura del tutto «fuorilegge» era stato un noto pregiudicato,
N. C. di 53 anni, che è stato denunciato alla magistratura.
I cani venivano tenuti separati in alcuni box e, secondo gli
investigatori, erano destinati ai combattimenti clandestini e al
conseguente giro di scommesse. A far saltare in aria il traffico
l'intervento delle forze dell'ordine che hanno agito a seguito
di alcune segnalazioni.
I cani venivano ospitati in un immobile che era di proprietà di
una società dichiarata fallita. Non si esclude che la vicenda
possa portare a nuovi sviluppi. I cani, nel frattempo, sono
stati lasciati nel canile abusivo e già da questa mattina sono
iniziati i trasferimenti in strutture adeguate. Anche loro, come
tutti i cani rinchiusi nei canili, meritano una seconda
occasione e una famiglia che li adotti. Sono ex combattenti e
andranno monitorati dagli esperti ma sono creature sfruttate
dall'uomo che hanno diritto ad una vita serena.
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IL TIRRENO
6
GENNAIO 2014
Spari contro i lupi la polizia provinciale indaga sulle colline
ROSIGNANO (LI) Spari sulle colline. Non ai cinghiali o ai
fagiani. Ma ai lupi. Così la polizia provinciale ha avviato una
serie di accertamenti per trovare chi, negli ultimi giorni, ha
alzato il fucile contro questi animali che sono protetti dalla
legge. La conferma arriva dal comandante Maurizio Trusendi, che
ha in messo in moto i suoi «dopo le segnalazioni che abbiamo
ricevuto la settimana di Natale al Gabbro, Colle e Rosignano».
«Ci stiamo occupando di tutelare questi animali protetti da
possibile attività di bracconaggio», sottolinea. Per ora il caso
non ha raggiunto la Procura, ma alcune segnalazioni sembrano
essere dettagliate. Per la legge sulla caccia chi abbatte un
animale protetto rischia la denuncia penale, con l’arresto da
due a otto mesi e l’ammenda da 750 a 2mila euro. Somma che
raggiunge migliaia di euro (anche più di 20mila) con la
disciplina Cites. Che le colline tra Rosignano e Livorno siano
storicamente zona di lupi è risaputo. La differenza rispetto al
passato, spiega Trusendi, è che «ora questi animali vivono e
cacciano stabilmente sulle nostre colline, mentre fino a
quattro-cinque anni fa arrivavano a fine estate e se ne andavano
in primavera». Come si spiega? «Il lupo, che negli anni Settanta
sembrava sparito – riprende il comandante – è in una fase di
ripresa demografica. Si sono incrementate le specie che preda:
daini, mufloni, caprioli, anche i cinghiali, ma più raramente.
Molti cacciatori pensano che ci siano meno cinghiali per colpa
dei lupi, in realtà gli esemplari sono in calo da quando è stata
vietata la pasturazione». Lo conferma anche Viviana Viviani, ex
agente della polizia provinciale di Piombino e adesso in quella
di Pisa ma soprattutto naturalista esperta di lupi: «Sulle
colline tra Livorno e Rosignano - dice - c’è un branco che non
supera i sei esemplari, che viene monitorato, come del resto ce
n’è uno in Val di Cecina, dietro la macchia della Magona.
Essendoci un branco stabile è chiaro che attaccano, soprattutto
gli allevamenti che non sono protetti. Infatti le lamentele
arrivano dagli allevatori». «A sentire in giro – chiosa Trusendi
– sembra quasi che ce ne siano a centinaia: prima c'era la
psicosi delle pantere, ora dei lupi. Noi li seguiamo da anni,
abbiamo piazzato foto trappole dappertutto nei boschi: nelle
colline livornesi, in 100 chilometri quadrati, c'è un branco con
sei esemplari».
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CORRIERE FIORENTINO
6
GENNAIO 2014
Uomini e lupi (e cani)
È guerra in Maremma
Gli attacchi al bestiame sono spesso condotti da ibridi, animali
con un comportamento meno prevedibile
In un bosco toscano, un cane mangia una pecora. La notte dopo un
uomo cattura un lupo, lo massacra a bastonate e lo lascia in
strada come sfida all’ordine costituito e trofeo della sua
guerra personale. Sembra una storia d’altri tempi, di prima
della civiltà, eppure succede in Maremma in queste notti
d’inverno: otto tra lupi e ibridi lupo/cane - in due mesi -
cacciati di frodo, puniti con un’agonia gratuita e esposti in
piazza al ludibrio del popolo. Senza neanche una certezza su
chi, davvero, abbia attaccato il bestiame. Perché quella pecora,
molto probabilmente, non era stato un lupo a mangiarla: uno
studio condotto nei boschi toscani dalle università di Sassari e
Durham (Uk), durato 9 anni e riportato su «Science daily»,
indica che «caprioli e cinghiali compongono il 95% della dieta»
di un lupo che vive in regione, mentre «per la predazione del
bestiame le prove sono molto limitate».
Oltre a cinghiali e altri ungulati sono attaccati anche piccoli
roditori, lepri e animali d’allevamento ma, spiegano gli
esperti, il prelievo di questi ultimi «è solo una parte molto
ridotta della dieta». Lo studio è stato condotto analizzando
resti alimentari e digestivi lasciati dai predatori: secondo il
biologo Stephen Willis, co-autore della ricerca, è stato
dimostrato che se il lupo si diffonde «in un territorio con sana
popolazione di ungulati, l’impatto sul bestiame può essere
minimo». Ma in questi anni, nei boschi e negli allevamenti a
cielo aperto della Maremma toscana, a molti l’impatto dei
predatori non è parso trascurabile: gli attacchi al bestiame,
segnalati per la prima volta nel 1994, si contano oggi a decine,
e molti allevatori hanno subito danni sia diretti (capi uccisi)
sia legati al successivo stato di terrore degli animali con
conseguenze come aborti, malattie, ridotta quantità di latte.
Un problema che sta minando sia l’economia di un territorio a
forte vocazione agro-pastorale, sia l’efficacia delle politiche
di compromesso tra tutela delle aziende e protezione dei lupi.
Politiche che, basate sempre più sulla prevenzione
(finanziamenti per recinzioni elettriche, cani da guardia, corsi
di formazione) e sempre meno sui risarcimenti alle aziende, non
sembrano però offrire soluzioni all’incremento di una specie che
non ha predatori naturali. E che solo in questi ultimi anni - e
ancora troppo poco - hanno aperto ambiti di partecipazione
attiva per popolazioni locali e operatori economici. E, di
recente, è sorto un nuovo problema: sempre più spesso gli
attacchi al bestiame sono condotti da cani (d’affezione, da
pascolo o randagi) o da ibridi lupo-cane. Animali con
comportamento meno prevedibile, rispetto alla specie madre, in
termini di aggressività, timore dell’uomo, tendenza
all’aggregazione in branchi. Il fenomeno, studiato dal progetto
di ispirazione europea Ibriwolf, è peggiorato da una carenza
giuridica: gli ibridi, è spiegato, sono tuttora «in un terreno
normativo sconosciuto e per questo le amministrazioni sono prive
di sostegno per attuare una politica di gestione».
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IL CENTRO
6
GENNAIO 2013
Cagnolino cade nel fiume a Castel di Sangro (AQ) ma viene
salvato dai vigili del fuoco
Un cagnolino di razza meticcia miracolosamente salvato
dall'annegamento dai vigili del fuoco di Castel di Sangro. Ieri
mattina l'animale, per cause accidentali, era precipitato nelle
acque del fiume Zittola, nel centro urbano di Castel di Sangro,
rischiando di annegare. Quando i vigili del fuoco sono arrivati
sul posto, allertati dai carabinieri, il cane si manteneva a
stento a galla soltanto con la testa, aggrappato ad alcuni
arbusti. E avrebbe resistito ancora per poco se i vigili non
fossero intervenuti a salvarlo. Con l'ausilio di una scala,
l'animale è stato raggiunto dai soccorritori e tratto in salvo.
L'operazione è stata resa particolarmente difficoltosa anche
dalle condizioni climatiche impervie. Infreddolito, ma in buone
condizioni, dopo il salvataggio ha subito recuperato la strada
di casa.
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MESSAGGERO VENETO
6 GENNAIO 2014
I bracconieri agiscono per fame, Pezzin: più controlli nel Parco
Il presidente: ci sono state segnalazioni di prede cacciate per
il sostentamento della famiglia. «Non vogliamo che il fenomeno
aumenti, non possiamo ridurre ancora vigilanza e manutenzioni»
CIMOLAIS (Pordenone). Torna il bracconaggio per fame. In altre
parole la crisi economica, che sta attanagliando il Paese e si
fa sentire soprattutto nelle zone più periferiche, sta spingendo
sempre più persone a pescare e cacciare di frodo. Se c’è stato
un tempo in cui i bracconieri si limitavano ad abbattere i capi
e ad abbandonarli sul territorio per puro divertimento o dopo
averne asportato solo la pelle e i trofei, ora fa la propria
ricomparsa la caccia per alimentarsi.
È un fenomeno serpeggiante che però preoccupa non poco il Parco
naturale delle Dolomiti friulane e i volontari che da anni si
occupano della gestione della fauna selvatica. L’area protetta
ha fatto registrare numerosi casi di attività venatoria non
autorizzata ma per il momento non vengono diffuse statistiche
precise.
Negli ultimi mesi sono stati individuati dalle forze dell’ordine
due soggetti, “beccati” mentre recuperavano alcuni cervi appena
abbattuti (i due sono stati denunciati alla Procura di Belluno,
competente sulla Val Vajont). Ci sono stati poi i rinvenimenti
di carcasse a testimonianza dell’effettiva portata del fenomeno.
Di certo c’è la volontà del presidente e sindaco di Erto e
Casso, Luciano Pezzin, di insistere per la costituzione delle
guardie Parco, previste dalla legge del 1994 ma mai assunte.
«Il territorio tutelato è vastissimo e popolato da migliaia di
esemplari che fanno gola – ha spiegato Pezzin –. La caccia di
selezione ha evitato che un eccessivo numero di capi creasse
disguidi nella catena alimentare e gettasse le basi per la
diffusione di malattie come la rogna sarcoptica. Ora però è
tutto fermo e abbiamo paura che il bracconaggio e la pesca
abusiva aumentino a dismisura. Altri Parchi nazionali sono in
preallarme perché la crisi fa incrementare anche i casi di
cacciatori autorizzati che però non hanno rinnovato la copertura
assicurativa».
Sulle guardie Parco Pezzin insiste. «Dobbiamo capire che l’ente
sarebbe un ottimo strumento di crescita delle nostre vallate, da
sempre deboli da un punto di vista economico – ha continuato il
primo cittadino di Erto e Casso –. Ma se i tagli al bilancio
continueranno, la vigilanza diventerà un problema. Abbiamo già
ridotto le manutenzioni alla sentieristica e al marketing
internazionale. Non vorremo ridurre ancora le attività, mettendo
a rischio i posti di lavoro già creati negli anni. L’effettiva
concretizzazione del corpo di controllo potrebbe aiutare non
poco i nostri paesi e agevolare il processo di crescita
dell’ente».
Nel frattempo proseguono i monitoraggi anche di cacciatori,
pescatori e cercatori di funghi autorizzati. In Trentino Alto
Adige sono state aumentate le tasse a carico di chi richieda la
licenza ma risieda fuori Regione, per impedire un eccessivo
impoverimento delle risorse naturali della zona.
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IL SITO DI PALERMO
6 GENNAIO 2014
La fisioterapia anche per i cani malati che desiderano tornare a
correre
Patologie di tipo ortopedico e neurologico possono immobilizzare
il più fedele amico dell'uomo ma la riabilitazione manuale e
strumentale può essere un valido supporto per superare diversi
problemi. Ne parla Maurizia Zaccolo, veterinario specialista
(di massimo brizzi) Fisioterapia, un valido ausilio anche nei
cani quando la speranza di tornare a correre sembra perduta.
Patologie di tipo ortopedico e neurologico possono immobilizzare
il più fedele amico dell'uomo ma la fisioterapia riabilitativa
può essere un valido supporto per superare diversi problemi.
Naturalmente con la supervisione di un medico veterinario che
impegnerà cane e padrone in un percorso a volte lungo ma
efficace e che farà tornare il cane ad una vita fatta di
passeggiate e momenti di gioco insieme con il suo amico umano,
scongiurando l'ipotesi dell'iniezione letale come estremo ed
ultimo rimedio per cani immobilizzati.
"La fisioterapia veterinaria persegue gli stessi obiettivi
applicati nella medicina umana – spiega Maurizia Zaccolo, medico
veterinario (nella foto)-. Alleviare il dolore, assorbire
eventuali edemi, stimolare la circolazione sanguigna rilassare e
migliorare il tono muscolare, riuscendo a volte nei cani adulti
anche a evitare un intervento chirurgico. Un'immobilizzazione
prolungata di un animale può avere effetti negativi a livello
osseo e a livello di legamenti, pertanto bisogna intervenire
tempestivamente con esercizi giornalieri che riducano
l'atrofia", prosegue Maurizia Zaccolo.
"Ci sono tecniche manuali e strumentali, con una tabella che
regola il carico di lavoro per non sovraccaricare il cane
ritardandone la guarigione. Le tecniche manuali si avvalgono
della termoterapia che utilizza il caldo e il freddo, di
massaggi e di esercizi attivi e passivi. Le strumentali
utilizzano ultrasuoni, elettrostimolazione, laser terapia,
agopuntura e onde d'urto. Importantissima l'età del cane poiché
il cucciolo avrà bisogno di un trattamento più frequente con
sedute ridotte e il cane adulto di sedute di più lunga durata a
maggior intervallo".
"Gli animali che non sono in condizioni di sorreggersi
autonomamente - aggiunge la Zaccolo - sono aiutati da
particolari sostegni ad esempio grandi palle collocate nella
zona ventrale dell'animale. La palla si dimostra utilissima nel
favorire un equilibrio statico ma anche un equilibrio dinamico
nel momento in cui è spostata avanti e indietro. I sostegni
vanno diminuiti gradualmente così che l'animale possa imparare a
sorreggere il peso del proprio corpo stimolando il sistema
nervoso e rinforzando sempre più i muscoli", afferma il
veterinario.
Fondamentale è riuscire a seguire con costanza la tabella di
lavoro che vedrà impegnati cane e padrone anche in esercizi a
casa per diminuire le sedute in ambulatorio e i costi di una
terapia che può protrarsi nel tempo. "A questo scopo indico e
spiego gli esercizi da eseguire a casa con il proprio amico a
quattro zampe che con incontri successivi in ambulatorio saranno
modificati in base ai progressi conseguiti", conclude Maurizia
Zaccolo.
Una terapia che affianca il proprio amico in un momento
difficile della sua vita, con l'indispensabile supporto di un
veterinario-professionista che può far tornare il sorriso e
stringere ancora di più un connubio indissolubile tra cane e
umano. Come in una squadra vincente, bisogna crederci: l'unione
permette di superare sfide a volte difficili. Anche nelle
patologie dei cani.
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POLITICAMENTE CORRETTO
6 GENNAIO 2013
Barbarie sugli animali. Scontri in Egitto. Cuccioli di cane
usati come 'palle di fuoco'
Più di 20 cuccioli sono stati usati come bombe viventi negli
scontri in Egitto. Solo tre di loro sono stati salvati
L'orrore non ha limite. Negli scontri in Egitto nella Piazza
Tahrir, giovedì, dieci uomini avrebbero raccattato più di 20
cuccioli di cane e iniziato a versare benzina su di loro per
buttarli sull'esercito.
Un'associazione americana dei diritti degli animali ha riferito
che queste palle di fuoco volanti erano cuccioli utilizzati come
armi. Sono riusciti a salvarne solo tre, tutti di 12 settimane.
Secondo l'Huffington Post, un attivista animalista in Egitto ha
contattato un membro dell'associazione «Pet ResQ Inc.», per
inviare i cuccioli nel New Jersey per farli adottare.
Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,
associazione da anni impegnata anche nella difesa dei diritti
degli animali, c’è poco da commentare. Nel momento in cui un
Paese vive il dramma della guerra civile episodi di violenza del
genere sono all’ordine del giorno perché la bestialità dell’uomo
nei confronti dell’uomo può arrivare a fatti anche peggiori,
figurarsi nei confronti degli animali che arrivano ad essere
trattati come oggetti.
Non resta che sperare che la comunità internazionale
contribuisca ad un processo che riporti la pace nel paese delle
piramidi e che le autorità locali impediscano e censurino il
ripetersi di fatti analoghi.
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LA ZAMPA.IT
6 GENNAIO 2014
Caccia alle balene, un video inchioda il Giappone
Le immagini della Sea Shepherd mostrano tre esemplari
uccisi sulla nave Nisshin Maru nel Mare Antartico
Caccia indiscriminata alle balene, un video dell’organizzazione
Sea Shepherd inchioda il Giappone continua a pescare le balene
in un’area protetta, in acque internazionali. Le riprese aeree
effettuate dagli ambientalisti mostrano tre esemplari uccisi
sulla nave Nisshin Maru nel Mare Antartico.
Ufficialmente le attività delle flotte giapponesi nell’Antartico
sono destinate alla “ricerca scientifica” una pratica tollerata
dalla Commissione internazionale che invece vieta la caccia a
fini commerciali dal 1986.Bob Brown di Sea Shepherd Australia
accusa senza mezzi termini: «Guardate le immagini del massacro
delle ultime 24 ore. Non c è niente di scientifico in questo. È
solo macelleria di queste balene, la cui carne sarà portata in
Giappone per essere venduta a caro prezzo». L’organizzazione
critica anche il governo australiano per l’inefficienza dei
controlli promessi l’anno scorso in campagna elettorale.
VIDEO
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GEA PRESS
6 GENNAIO 2014
Balene Antartide – Sono arrivate le navi giapponesi ma le
critiche sono per l’Australia (VIDEO balene uccise)
La comunicazione rilasciata ieri sera da Sea Shepherd riferisce
dell’intera flotta baleniera giapponese avvistata in prossimità
del Santuario dei cetacei. Il video diffuso dagli ambientalisti,
mostra in effetti quelle che sembrano i corpi di tre
balenottere minori caricati nella nave destinata alla
macellazione. La seconda parte del breve filmato evidenzia tra
l’altro grandi striscie di sangue ed alcuni operatori che
indossano un casco giallo.
Il governo giapponese non ha ancora rilasciato dichiarazioni in
merito a quanto successo.
La questione imporrebbe, ad avviso di Sea Shepherd, un
intervento deciso da parte dell’Australia che però, secondo le
denunce degli ambientalisti, ancora non avviene.
Ieri sarebbero state individuate tutte le cinque navi
componenti la flotta ivi compresa quella destinata alla
lavorazione delle balene, ovvero la Nisshin Maru. Lo scorso
dicembre Sea Shepherd aveva comunicano la partenza dal porto di
Innoshima proprio di quest’ultima nave (vedi
articolo GeaPress).
Sempre secondo quanto riferito dagli ambientalisti la quota di
balene che potrebbe essere prelevata dai giapponesi è pari a
1035 animali. In tutto 935 Balenottere minori, 50 Balenottere
comuni e 50 Megattere. Il Giappone non è comunque l’unico paese
al mondo che caccia le balene. Finora la giustificazione è
stata quella della ricerca scientifica.
Dure critiche al Governo australiano sono arrivate anche dagli
esponenti dei Verdi di quel paese. Il Governo, hanno riferito,
deve decidere da che parte stare.
In prossimità delle aree di caccia vi sono attualmente tre navi
di Sea Shepherd. Si tratta della Bob Barker, della Sam Simon e
della Steve Irwin. Nel corso della passata campagna, le due
flotte si incontrarono mettendo in atto una serie di contatti
diretti. Secondo Sea Shepherd, in quella occasione, il Giappone
abbandonò la sua campagna di caccia. Non è chiaro, invece, dove
ora si sono dirette le navi baleniere. Secondo gli
ambientalisti potrebbero avere abbandono il luogo.
VEDI VIDEO SEA SHEPHERD
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GEA PRESS
7
GENNAIO 2014
Sea Shepherd raggiunge la baleniera in fuga
Fotografata fuori del Santuario delle balene.
Le navi di Sea Shepherd hanno raggiunto, in un’area esterna al
Santuario delle balene, la nave-fabbrica giapponese Nisshin Maru
ed altri due scafi che costituiscono parte della flotta
baleniera. Sea Shepherd ha così intercettato le navi dopo averle
individuate una prima volta l’altro ieri. Gli ambientalisti, in
questo primo caso, avevano denunciato la loro presenza
all’interno dell’area di tutela dell’oceano meridonale. In
quella occasione Sea Shepherd aveva diffuso il video di alcune
balene uccise (vedi
articolo e VIDEO ).
Secondo gli ambientalisti il nuovo avvistamento conferma come la
flotta giapponese si sia dispersa in un’area esterna al
Santuario delle balene, ma sono tutt’ora nell’oceano
meridionale. La “fuga” farebbe seguito del primo incontro
avvenuto l’altro ieri. In particolare le navi nipponiche
avrebbero passato il limite settentrionale della zona di Tutela
sulla quale è in atto da anni una vera e propria diatriba
internazionale sul suo riconoscimento. Sulla rotta della Nisshin
Maru vi sono due navi di Sea Shepherd. Si tratta della Sam Simon
e della Steve Irwin. Da quest’ultima si è levato un elicottero.
Fermo il commento degli ambientalisti: se la Nisshin Maru torna
nella zona di caccia, interverremo.
Secondo Siddarth Chakravarty, capitano della apitano della Steve
Irwin, “questo è un ottimo inizio dell’operazione Retenless. Nel
giro di un giorno e mezzo abbiamo creato il caos all’intera
flotta giapponese“.
Una battaglia vinta, secondo Adam Meyersonsaid capitano della
Sam Simon, “ma la guerra per il Santuario delle Balene
dell’oceano meridionale si scatenerà nei prossimi mesi“.
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ANSA
7
GENNAIO 2014
Arpioni Giappone a caccia balene in santuario antartico
Attivisti Sea spheperd postano video carcasse cetacei su nave
(di Fabio Govoni) Gli arpioni giapponesi colpiscono ancora,
facendo illegalmente strage di balene all'interno del santuario
protetto attorno all'Antartide: la denuncia è degli
ambientalisti di Sea Shepherd, che hanno messo in rete per i
media di tutto il mondo un truculento filmato ripreso da un loro
elicottero su una baleniera nel Mare di Ross. Si vedono tre
carcasse di balenottere ancora allineate sul ponte, una con
l'arpione ancora conficcato su un fianco, e una quarta già
scuoiata, smembrata e dissezionata, i cui blocchi di carne
vengono trascinati in giro sul ponte della nave dagli operai in
un lago di sangue, mentre le interiora vengono gettate nelle
acque dell'Oceano. "E' uno spettacolo cruento, sanguinoso e
medievale che non può avere posto nel mondo moderno", ha
commentato davanti ai media Bob Brown, presidente di Sea
Shepherd, la cui flotta ambientalista ogni anno, con l'arrivo
dell'estate antartica, inizia a "dare la caccia" alle baleniere
giapponesi, arrivando spesso alla 'battaglia navale'. Gli
attivisti dicono che il filmato riprende la nave baleniera e
fabbrica galleggiante giapponese Nisshin Maru, e che nella zona
del Mare di Ross ve ne sono altre cinque, che si starebbero ora
allontanando dalla zona senza fare storie, seguite a distanza
dalle navi della flottiglia di Sea Shepherd. L'Ong
internazionale ha quindi chiesto all'Australia di far sentire
con forza la sua protesta a Tokyo, come ha fatto in passato,
dopo che la Nuova Zelanda, nella cui proiezione territoriale
antartica è avvenuto l'incidente, lo ha già fatto, con una
protesta del ministro degli Esteri, Murray McCully. La caccia
alle balene, su cui tutti i Paesi hanno raggiunto da anni una
moratoria, è proibita nel santuario antartico, un'area di 31
milioni di miglia quadrate attorno alle coste dell'Antartide in
base alla International Whaling Convention (Convenzione
internazionale sulla caccia alle balene, Iwc) del 1994, alla
quale il Giappone aderisce. La convenzione consente però ai
Paesi membri di praticare la caccia ai cetacei in piccole
quantità per "ragioni scientifiche", che sono quelle addotte da
Tokyo per giustificare un'attività che i giapponesi asseriscono
essere perfettamente legale e in linea con le convenzioni. Il
ministero degli Esteri giapponese - citato dal sito
dell'indonesiana Channel NewsAsia - sostiene che la caccia per
scopi scientifici "non viola la convenzione internazionale né
usa sotterfugi", che anzi, "si tratta di un diritto legittimo
garantito dall'art.8 dell'Iwc" e afferma di ignorare l'esistenza
di "aree protette". Un mese fa Tokyo ha dichiarato di aver
concesso alle baleniere nipponiche il permesso, su questa base,
di cacciare nell'Oceano antartico, dove i cetacei emigrano
d'estate in cerca di cibo, fino a un massimo di 935 balenottere
antartiche, 50 megattere e 50 capodogli, arrivando però ad
ucciderne solo 103. Il tutto a beneficio della sola scienza. Ma
i detrattori della baleniere nipponiche sostengono che l'olio di
balena, ottenuto dal grasso, venga in realtà usato largamente
nell'industria cosmetica e che la carne sia considerata così
pregiata sulle tavole in Giappone da essere venduta a 4.000 yen
(quasi 30 euro) l'etto.
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NEL CUORE.ORG
6 GENNAIO 2014
TOKYO, ASTA RECORD PER IL TONNO ROSSO: "LA SPECIE E' STATA
DECIMATA"
Un noto ristoratore ha pagato 70mila dollari
Il proprietario di un ristorante Sushi, Kiyoshi Kimura, ha
pagato 7.360.000 di yen (circa 70mila dollari ) per 230 chili di
tonno rosso in occasione della prima asta dell'anno al mercato
ittico di Tsukiji a Tokyo, in Giappone, ieri. Solo il 5 percento
di quello che ha pagato l'anno precedente, nonostante i segnali
sul fatto che la specie è in grave declino. Lo scrive "HuffPost".
L'offerta vincente da record di Kimura dello scorso anno, che ammontava a 154.400.000 ¥ per 222 chilogrammi di pesce, ha ricevuto lamentele per il fatto che i prezzi erano schizzati più del dovuto, anche per un'asta caratterizzata da sempre da offerte elevate. Kimura aveva anche stabilito il record precedente, sborsando 56.400.000 di yen all'asta 2012. Resta il fatto, tra l'altro, che i prezzi così elevati non riflettono necessariamente l'elevata qualità del pesce. "Sono contento perché il prezzo di quest'anno è tornato ad essere ragionevole ", ha detto Kimura, la cui Co. Kiyomura controlla la popolare catena di ristoranti Sushi-Zanmai. Gli ambientalisti sostengono che l'aumento del consumo mondiale di tonno rosso sta portando al suo esaurimento, ma anche che i responsabili della gestione della pesca di questa specie non riescono ad agire responsabile per proteggerlo . I giapponesi mangiano circa l'80 percento di tutto il tonno rosso catturato nel mondo. Tutte e tre le specie di tonno rosso - del Pacifico, del Sud e dell'Atlantico - hanno subito negli ultimi 15 anni il sovrasfruttamento. E, anche se c'è stato qualche miglioramento negli ultimi anni, secondo gli esperti, le prospettive per la specie sono ancora deboli. "La popolazione è stata praticamente decimata", ha dichiarato Amanda Nickson, direttore per la conservazione del tonno globale per The Pew Environment Group. "Oltre il 90 percento del tonno rosso viene catturato prima di raggiungere l'età riproduttiva. Bisogna chiedersi se ciò sia sostenibile". Finora - ha spiegato Nickson - le autorità non sono riuscite a prendere misure per proteggere le specie. |
TG COM 24
6 GENNAIO 2014
Usa, nati 3 cuccioli di liliger
Sono per tre parti leone e per una tigre
Per la prima volta sono nati 3 cuccioli liliger, (padre leone,
madre liger) in America. Gracili, piccoli e impacciati e per
questo tremendamente teneri. Non riescono ancora a stare sulle
quattro zampe, hanno il manto maculato e assomigliano molto ai
cuccioli di gatto.
Sono un incrocio tra un leone e una liger. Quest'ultima nata a sua volta dall'incontro tra un leone e una tigre. Il trio è nato poco dopo Natale nello zoo di Oklahoma City, negli Stati Uniti, sotto gli occhi estasiati dello staff, di mamma Akara e papà Simba. I gestori dello zoo sostengono che i tre siano i primi liliger nati negli States. Una nascita che ha stupito non solo i tanti amanti degli animali, ma anche gli studiosi. Per 30 anni infatti si è pensato che questi animali fossero sterili. Notizia smentita nel 2012 quando in Russia è nato il primo esemplare al mondo.
VIDEO
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TODAY
7 GENNAIO 2014
Cane bruciato in spiaggia, orrore in Sardegna: la foto shock
Ad Alghero
si segnala una nuova inaudita violenza contro gli animali: un
cane è stato ritrovato bruciato sulla spiaggia di Maria Pia,
poco distante da Fertilia
Un'immagine agghiacciante, che ha colpito e sta facendo discutere una città nel nord della Sardegna. Ad Alghero si segnala una nuova inaudita violenza contro gli animali: un cane è stato ritrovato bruciato sulla spiaggia di Maria Pia, poco distante dalla borgata di Fertilia. Non è purtroppo il primo episodio del genere, scrive il quotidiano locale online Alguer.it: si tratta solo dell'ultimo grave atto di violenza di una lunga serie. Sul posto nel tardo pomeriggio di lunedì sono intervenuti gli agenti della Polizia Locale nel tentativo di risalire agli individui che possono aver commesso il grave atto. Sarà in ogni caso molto complicato risalire ai crudeli responsabili. |
GEA PRESS
7 GENNAIO 2014
Roccastrada (GR) – Sequestro di Pit bull e cucciolini (alla
catena)
Intervento della LAC e dei Carabinieri
Un fatto insolito per la provincia di Grosseto. Cani di razza
Pit bull in un allevamento non autorizzato e proprietà ancora da
focalizzare al meglio.
Una segnalazione giunta alle Guardie della LAC (Lega Abolizione
Caccia) le quali, giunte sul posto, hanno subito chiesto
l’intervento dei Carabinieri del Comando Stazione di Braccagni (GR).
Cani in condizioni quantomeno precarie e legati, in alcuni casi,
a grosse catene. In particolare le Guardie hanno segnalato la
condizione di un cucciolo di circa sei mesi, legato ad una
catena verosimilmente spropositata per le sue dimensioni.
I fatti sono avvenuti a Sticciano Scalo.
Un controllo lungo e meticoloso, durato tutto il giorno. Stante
i primi rilievi investigativi i cani sarebbero stati trovati in
contatto con del fango e con ripari precari. Uno, riportano gli
inquirenti, addirittura con un semplice bidone di plastica. Sui
luoghi sono intervenuti anche i Veterinari dell’ASL 9 di
Grosseto. Alcuni dei cani sarebbero stati talmente aggressivi da
rendersi di fatto inavvicinabili.
Attualmente sono in corso le verifiche per individuare altri
presunti proprietari. Parrebbe, infatti, che solo uno dei cani
fosse in possesso di microchip. A doversi difendere dall’accusa
di maltrattamento di animali, oltre che ad avere contestato ben
2000 euro di sanzione, il presunto proprietario del canile. I
cani, invece, sono stati posti sotto sequestro dal Magistrato
di Turno della Procura della Repubblica di Grosseto.
Una delle ipotesi investigative è che gli animali potessero
arrivare dall’estero. In corso gli accertamenti per verificare
sia l’eventuale destinazione dei Pit bull presenti che di altri
animali che potrebbero già essere stati detenuti presenti nella
struttura
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IL TIRRENO
7
GENNAIO 2014
Tredici cani incatenati, scatta il sequestro
Maremma: Lac e carabinieri sono intervenuti in un allevamento
nei pressi di Sticciano, dove hanno verificato le condizioni in
cui erano tenuti gli animali
Tredici cani pitbull sono stati sequestrati dai carabinieri
martedì mattina in un allevamento nei pressi di Sticciano scalo.
Ciò a seguito di un controllo delle Guardie Zoofile della Lac
Toscana, intervenute a una segnalazione.Queste ultime, giunte
sul posto, viste le condizioni in cui erano tenuti i cani hanno
contattato i carabinieri che poco dopo sono giunti sul luogo
indicato.
Ben 13 cani di razza Pitbull (tenuti legati con catene
cortissime, immersi nel fango e con ripari precari come
addirittura un semplice bidone di plastica) sono risultati
(tranne uno) sprovvisti di regolari documenti, quindi non
iscritti all'anagrafe canina regionale, per questo le Guardie
oltre che inviare comunicazione di notizia di reato alla Procura
della Repubblica di Grosseto per i reati previsti dalla Legge
189/2004 (tutela e benessere degli animali), hanno redatto oltre
duemila euro di sanzioni amministrative al proprietario.
I
carabinieri della stazione di Braccagni hanno provveduto a
contattare il servizio veterinario della Asl 9 di Grosseto, il
magistrato di turno, quindi hanno proceduto al sequestro dei
cani (tra l'altro alcuni molto aggressivi e inavvicinabili). Da
chiarire molti aspetti, per questo le Guardie Zoofile hanno già
iniziato le indagini per verificare la provenienza dei cani
(anche se pare scontato provenienti nella maggior parte
dall'Estero), ma soprattutto per chiarire dove sono finiti altri
cani e dove erano diretti i pitbull più giovani presenti nel
canile.
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NEL CUORE.ORG
7 GENNAIO 2014
GROSSETO, INFERNO DEI CANIDI? 13 PITBULL IN UN CANILE-LAGER
La scoperta della Lac: animali immersi nel fango
Grosseto, inferno dei canidi? Dopo il responsabile dell'Asl che
sostiene l'eutanasia dei randagi e la strage di lupi in Maremma,
ecco un'altra storia preoccupante. Tredici pitbull, tenuti
legati con catene cortissime, immersi nel fango e con ripari
precari come un semplice bidone di plastica: il "canile-lager" è
stato scoperto dalle guardie zoofile della Lac (la Lega
anticaccia) nel Comune di Roccastrada, in provincia di Grosseto,
dopo una segnalazione. Arrivate sul posto e constatate le
condizioni in cui erano tenuti i quattrozampe, le guardie hanno
immediatamente contattato i carabinieri. Gli animali sono
risultati tra l'altro (tranne uno) sprovvisti di regolari
documenti, quindi non iscritti all'anagrafe canina regionale,
per questo, oltre che inviare comunicazione di notizia di reato
alla Procura di Grosseto, le guardie hanno sanzionato il
proprietario con una multa di oltre duemila euro. I carabinieri
hanno invece provveduto a contattare il servizio veterinario
dell'Asl 9 di Grosseto e hanno sequestrato i cani, alcuni dei
quali inavvicinabili. Sono in corso indagini per verificare la
provenienza degli animali e per capire dove fossero diretti i
pitbull più giovani presenti nel canile.
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LA STAMPA
7
GENNAIO 2014
Nove cuccioli di cane soppressi: necessità? No, crudeltà!
Confermata la condanna nei confronti del dirigente che ha dato
l’ordine e del veterinario che lo ha eseguito, provvedendo
materialmente all’uccisione degli animali. Non regge
assolutamente la tesi della necessità di sopprimere i cuccioli,
che, pur se abbandonati dal proprietario, non rappresentavano in
alcun modo un pericolo.
Il caso Pura, semplice, orripilante crudeltà. E questo, sia chiaro, non è mero giudizio di valore, ma ‘fotografia’ nitidissima scattata dalla giustizia italiana. A ‘sigillare’ l’ultimo ‘click’ i giudici del ‘Palazzaccio’, confermando la condanna nei confronti di due veterinari, autori – mandante ed esecutore, sarebbe più corretto dire... – dell’uccisione, assolutamente senza senso e senza motivazione, di nove cuccioli di cane. (Cassazione, sentenza 39053/13). Nessun dubbio, per la verità, sulla responsabilità dei due uomini – il primo dirigente del ‘Servizio Veterinario’ di un’Azienda sanitaria locale, e il secondo semplice veterinario – era stato espresso neanche nei precedenti gradi di giudizio: punto fermo, difatti, era l’addebito del reato di «uccisione di animali», con relativa condanna a «2 mesi e 10 giorni di reclusione». Agghiacciante il quadro tracciato in Corte d’Appello: i due uomini hanno «cagionato la morte di nove cuccioli di cane» per «crudeltà» e «senza necessità». Ebbene, anche in Cassazione questo quadro viene ritenuto assolutamente aderente alla realtà. Assolutamente puerili, secondo i giudici, le opposizioni mosse dai due uomini alla condanna. Più precisamente, il dirigente si appella a «ragioni di ordine sanitario e sociale, posto che la persona che aveva lasciato intendere di essere proprietario, aveva contattato l’Azienda sanitaria per liberarsi» degli animali, e «non c’era la possibilità di collocare i cuccioli nel canile, e comunque avrebbero potuto creare problemi, in quanto veicolo di malattie tipiche dei randagi», mentre il veterinario, «materiale esecutore del procedimento di soppressione dei cuccioli», invece, spiega di aver eseguito «l’ordine del dirigente», e quindi di aver agito «nell’adempimento del dovere» e «convinto di effettuare una soppressione in caso di necessità». Giustificazioni risibili, evidenziano i giudici, ricordando che «la soppressione dei cuccioli era tutt’altro che inevitabile», anche perché gli animali «erano in buona salute, accuditi da volontari, collocati all’interno di un terreno recintato»: non vi era, quindi, alcun «pericolo», e, per questo, non vi era alcuna «necessità» di ricorrere alla soppressione, anche alla luce della normativa regionale. Per questo motivo, è logico dedurre la mera «crudeltà» alla base delle decisioni e delle azioni dei due uomini: assolutamente legittima, quindi, la conferma della condanna per il reato di «uccisione di animali». Fonte: www.dirittoegiustizia.it |
GEA PRESS
7 GENNAIO 2014
Ravenna – Mezzi illegali di caccia in recrudescenza tra i
cacciatori
Intervento del Corpo Forestale dello Stato - Il richiamo a
tenuta stagna, per sfuggire ai controlli
Una netta recrudescenza dell’ultizzo illecito di riproduttori di
canto da parte dei cacciatori che frequentano le Valli di
Comacchio. Questo secondo il Corpo forestale dello Stato, che ha
svolto una serie di controlli in aree peraltro classificate di
interesse internazionale. Si tratta in particolare di aree SIC
(Sito di Interesse Comunitario) così classificate dall’Unione
Europea e per questo inserite nella Rete Natura 2000.
Nel corso dei precedenti servizi svolti per debellare il
fenomeno, era stata riscontrata l’abitudine da parte degli
occupanti gli appostamenti, di gettare in acqua,
all’approssimarsi della pattuglia nautica del CFS, i
riproduttori sonori posti all’interno di contenitori stagni. In
tal maniera vengivano elusi i controlli evitando di essere
colti in flagranza di reato. E’ questa la strategia messa in
atto che di fatto, sempre secondo la Forestale, ha consentito la
diffusione di tali apparecchiature elettroniche.
L’ultimo intervento è di questi giorni. Un natante a motore ed i
suoi occupanti che avevano appena lasciato l’appostamento di
caccia in prossimità del confine lagunare della provincia di
Ravenna.
All’atto del controllo, veniva rinvenuta a bordo
dell’imbarcazione una cassetta in metallo a tenuta stagna
all’interno della quale era custodito un riproduttore del canto
di avifauna elettronico,completo di cassa acustica . All’interno
della cassetta stagna in metallo era stata posta, sul fondo, una
piastra in piombo del peso pari a circa due chilogrammi. In tal
maniera, una volta gettata in acqua, la cassetta si sarebbe
depositata velocemente sul fondo dello specchio d’acqua. Un
cordino galleggiante legato al manico della cassetta stagna
consentiva, passato il controllo, di potere recuperarte in tutta
tranquillità l’attrezzatura.
Ai cacciatori è stata così contestata la detenzione illegale
dell’apparecchiatura elettronica che è stata sequestrata in via
amministrativa. Altra contestazione ha riguardato la navigazione
a motore all’interno dello specchio vallivo, in quanto attività
espressamente vietata dal Piano Particolareggiato di Stazione
emanato dell’Ente di gestione Parco delta del Po.
“Il Corpo Forestale dello Stato – ha dichiarato Giovanni
Naccarato, Comandante Provinciale del Corpo Forestale dello
Stato – effettua costantemente servizi al fine di reprimere
comportamenti scorretti nell’ambito dell’attività venatoria, e
prevenire danni all’avifauna migratoria e stanziale, oggetto di
tutela dalle norme nazionali e internazionali ”
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ANSA
7 GENNAIO 2014
Trovate esche per uccidere cani a Rimini
Spugna fritta con cibo, ingerita provoca ostruzione intestino ![]()
RIMINI -
Numerose esche per uccidere i cani che frequentano l'area verde
sono state trovate in mezzo ai prati di Parco "Briolini" - dopo
segnalazioni di cittadini - da personale del Corpo Forestale di
Rimini. L'esca è costituita da frammenti di spugna intrisi di
sostanze alimentari, poi fritti per renderla appetibile. La
spugna, ingerita, aumenta di volume e può portare alla morte per
ostruzione gastro-intestinale.
Raccolte testimonianze per individuare il responsabile: rischia fino a due anni. |
NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2013
RIMINI, ESCHE AVVELENATE AL PARCO: PARTITA LA CACCIA AL KILLER
DI CANI
Il responsabile rischia fino a due anni di carcere
Numerose esche per uccidere i cani che frequentano l'area verde
sono state trovate in mezzo ai prati di Parco "Briolini" - dopo
segnalazioni di cittadini - da personale del Corpo forestale di
Rimini. L'esca è formata da frammenti di spugna intrisi di
sostanze alimentari, poi fritti per renderla appetibile. La
spugna, se viene ingerita, aumenta di volume e può causare la
morte per ostruzione gastro-intestinale. Sono state, intanto,
raccolte testimonianze per individuare il responsabile, che
rischia fino a due anni di carcere.
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QUI
BRESCIA
7 GENNAIO 2014
Rovato (BS), a Natale rapiscono un asino
Va bene che
gli asinelli a Natale sono ricercati, ma da qui a rapirli ce ne
passa.
Ileana Bersini è una giovane ragazza di Rovato con una passione per i ciuchi. Tanto che ne aveva acquistato uno (di nome ”Ciuchino”) che teneva nel recinto della sua cascina di famiglia, in località Grumetto di Duomo. La mattina del 28 dicembre, come ogni giorno, Ileana è andata a trovare la bestiola nella sua stalla e a portarle un po’ di cibo, ma subito si è accorta della triste sparizione. Da allora la ragazza si è attivata per ritrovare l’amico a quattro zampe, ma senza successo. Per farlo ha addirittura compilato un accorato appello sull’apposita pagina Facebook. «Chi li ha visti? Animali persi a Brescia…aiutatemi per piacere». Ileana lo descrive così: «Pelo corto, nero, un metro e trenta al garrese». Finora però nessuna traccia dei suoi zoccoli. Un appello che ha commosso la rete: circa due mila condivisioni in una settimana. La “pista” della fuga è stata subito scartata dalla giovane proprietaria: «Il cancello del recinto è stato visibilmente forzato, – spiega Ileana – e tutto è accaduto giorni prima dei botti di fine anno». «Scusate se posto nuovamente -ha scritto lunedì pomeriggio sulla stessa pagina di Facebook -, purtroppo non ci sono novità. “Ciuchy” non è ancora stato ritrovato… speriamo ». Del resto la Befana si porta via le feste, non i ciuchi… |
QUI BRESCIA
31 GENNAIO 2014
Rovato (BS), ritrovato il ciuchino scomparso
Ormai la sua proprietaria Ileana Bersini, aveva quasi perso le
speranze di ritrovarlo.
Nella notte tra il 27 e il 28 dicembre era sparito l’asinello
della giovane rovatese e subito tramite Facebook erano partite
le ricerche della povera bestiola.
La buona notizia è arrivata proprio sulla pagina del social network “Chi li ha visti? Animali persi a Brescia” su cui era stata denunciata la scomparsa. Martedì un utente ha comunicato di aver avvistato a Provaglio d’Iseo un ciuco che corrispondeva alle descrizioni. Subito è partita la segnalazione all’Asl e ai carabinieri che giovedì 30 gennaio sono intervenuti per verificarne la provenienza e l’identità. La povera bestiola, forse non era stata rubata come si supponeva, ma era scappata dal recinto. Infatti è stata ritrovata emaciata e infreddolita per i campi del paese bresciano. Una volta stabilito con certezza che si trattava proprio dell’asinello scomparso. il ciuco è stato ricondotto nel suo recinto rovatese dove ha potuto riabbracciare la giovane padrona. |
LA PROVINCIA PAVESE
7
GENNAIO 2014
Travacò (PV), non riesce a salvare il falco «Nessun soccorso»
Gabriele Conta
«Se avete trovato un animale selvatico in difficoltà contattate
il centro di recupero “La fagiana” di Magenta, oppure l’ufficio
della Provincia di Pavia competente». Questo dicono dall'oasi
Lipu Bosco Negri, unico centro della Lega italiana protezione
uccelli che si trova nel territorio pavese. Il più vicino punto
di recupero della fauna selvatica ferita, infatti, è a Magenta,
all’interno della riserva naturale “La fagiana”. «Questo centro
– spiegano dalla Lipu – è nato anche con la finalità di
recuperare e restituire alla libertà gli animali selvatici
trovati in difficoltà». Lì si trova anche un ambulatorio
veterinario per il ricovero, la cura e il reinserimento in
natura della fauna selvatica ferita, dove, nel periodo
natalizio, sono stati ricoverati tre rapaci investiti da auto o
finiti contro le vetrate.
TRAVACO’ Prima ha chiamato la forestale, poi la polizia
provinciale. Quindi ha telefonato al Parco del Ticino e anche
alla Lipu. Ma dopo un’intera mattinata passata al telefono,
rimbalzando da un numero all’altro, nessuno è intervenuto. «E il
piccolo di rapace che avevo trovato – dice – è morto». A
raccontare quello che è successo qualche giorno fa a Travacò è
Melissa, che lavora per un’azienda della zona. «In mezzo al
cortile dell’azienda con cui collaboro ho trovato un rapace
ferito», racconta la ragazza. L’uccello, forse una giovane
poiana, sembrava messo male, e non si alzava da terra. «Prima ho
chiamato la Forestale al 1515 – prosegue Melissa – e mi è stato
detto che loro non se ne sarebbero occupati, che avrei dovuto
telefonare alla polizia provinciale». Così la ragazza ha
chiamato l'ufficio della Provincia competente in questi casi.
«Però mi è stato detto che avrei dovuto chiamare il Parco del
Ticino – prosegue la giovane –. Da quel numero mi hanno a loro
volta girato alla Lipu: la responsabile mi ha detto che avremmo
dovuto portare noi l’animale… a Magenta». Là infatti si trova il
centro di recupero “La fagiana”, gestito dai volontari della
Lipu. «Ho spiegato alla responsabile del centro la situazione -
racconta ancor Melissa - e lei mi ha detto di richiamare la
polizia provinciale o la forestale, perchè qualcuno avrebbe
dovuto intervenire per forza». Anche la seconda telefonata,
però, non è andata a buon fine. «Ho richiamato la polizia
provinciale - racconta ancora la ragazza -. Questa volta mi
hanno lasciato il cellulare di un agente di pattuglia. Ma non
sono riuscita a contattarlo perché il telefono era spento». Ma
di chi è la competenza in casi come questo? «La fauna selvatica
è patrimonio indisponibile dello Stato italiano - spiegano dalla
Lega anti vivisezione - e questa funzione è esercitata anche
tramite le Regioni e le Province. Sono queste ultime che devono
avere in proprio un centro o avvalersi dell'attività di terzi
per il recupero di questi animali». E dunque come ci si deve
comportare se si trova un animale selvatico ferito o in
difficoltà? «Bisogna contattare la polizia provinciale
competente per territorio, oppure il Corpo forestale dello Stato
che vi metterà in contatto con la stazione più vicina al luogo
di ritrovamento - spiegano ancora dalla Lav -. Per soccorsi in
situazioni particolari (tetti, alberi, cunicoli), invece,
bisogna chiamare i vigili del fuoco». Un procedura dovuta anche
al fatto che gli animali selvatici possono essere pericolosi.
Qualcosa però non ha funzionato nel caso di Melissa. «Alla fine
non c’è stato nulla da fare – conclude la ragazza –. Quel povero
animaletto è morto, e io ho perso un'intera mattinata di lavoro
venendo rimbalzata da un numero di telefono all'altro». Ieri gli
uffici della Provincia erano chiusi per la festività
dell’Epifania, e non è stato dunque possibile contattare il
comandante della polizia provinciale Mauro Maccarini. «Non siamo
a conoscenza di questo episodio - hanno spiegato
dall’assessorato competente –. Ci informeremo e vedremo di
capire cosa sia successo esattamente».
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GEA
PRESS
7 GENNAIO 2014
L’Aquila – Dodici cani ed i due conduttori precipitano sotto la
superficie del lago ghiacciato
Intervento del Corpo forestale dello Stato ![]()
I fatti sono
accaduti nella tarda mattinata di oggi. Due fratelli di
l’Aquila, impegnati nello sleddog nella piana di Campo Felice
(AQ), sono caduti all’interno di un lago ghiacciato. Secondo la
Forestale, lo spessore del ghiaccio, assottigliatosi a seguito
del repentino rialzo termico, non ha retto al passaggio dello
slitta trainata da 12 husky e dei due conduttori.
I due uomini rimanevano sommersi fino al bacino mentre i 12 husky non riuscivano a guadagnare la riva essendo legati tra loro. Immediato l’intervento dei Forestali della pattuglia del soccorso e vigilanza delle piste da sci presente nel bacino sciistico di Campo Felice e del Comando Stazione di Lucoli. Tutti gli animali sono stati salvati dall’assideramento mentre i due aquilani venivano riportati a riva. Per questi ultimi non vi è stato bisogno delle cure mediche. Solo tanto spavento ma anche la felicità per aver salvato i 12 cani che hanno però accusato un lieve principio di assideramento. I Forestali intervenuti hanno consigliato la visita veterinaria per accertare lo stato di salute dei dodici cani. |
NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2014
FINISCONO NEL LAGO GHIACCIATO CON LA SLITTA TRAINATA DA 12 CANI:
ILLESI
L'episodio sulla piana di Campofelice (Abruzzo)
Solo grazie al tempestivo intervento della Forestale sono
rimasti illesi due fratelli cinquantenni aquilani, precipitati
in un lago nella piana di Campo Felice, mentre ne percorrevano
la superficie ghiacciata con la slitta trainata da 12 husky. Lo
spessore del ghiaccio, assottigliatosi per il repentino rialzo
termico, ha ceduto al passaggio dei due conduttori e della
slitta. I due uomini sono rimasti sommersi fino al bacino,
mentre i cani, legati tra loro, non riuscivano a guadagnare la
riva. Partita la richiesta d'aiuto sono intervenuti sul posto i
Forestali del soccorso e vigilanza sulle piste da sci che
operano a Campo Felice e quelli del Comando Stazione Forestale
di Lucoli. L'intervento ha permesso di salvare gli animali
dall'assideramento e di riportare a riva i due fratelli, che
forse avevano letto troppi libri di Jack London. Completamente
illesi i due appassionati, mentre i 12 husky hanno riportato
solo un lieve principio di assideramento, in attesa di essere
visitati da un veterinario che ne accerti definitivamente lo
stato di salute.
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NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2014
MAREMMA, APPELLO DEI SINDACI PER UNA COESISTENZA CON IL LUPO
Coldiretti: "700 le pecore uccise in Toscana"
Appello dei sindaci dopo i danni provocati dai predatori agli
allevamenti ovini in provincia di Grosseto e l'uccisione di otto
lupi o ibridi in meno di due mesi. Al governo e al parlamento i
sindaci chiedono di adoperarsi "per ricreare le condizioni di
una pacifica coesistenza nel territorio grossetano tra il lupo e
l'attivita' degli allevatori". "Assistiamo all'uccisione di
lupi, ibridi o canidi, azioni che sono frutto dell'esasperazione
che condanniamo fermamente come illegali e controproducenti per
il territorio", sostengono i sindaci che chiedono anche di
"intensificare, anche nelle ore notturne, l'azione della polizia
provinciale per il contrasto al bracconaggio, incrementare le
catture dei cani vaganti nei territori rurali mediante l'uso di
gabbie, di adottare concretamente le misure previste nel piano
strategico per la riduzione del randagismo". Sulla questione e'
intervenuta anche la Coldiretti ricordando che i lupi nel 2013
hanno ucciso almeno 700 pecore e che quindi rischia di essere
compromesso il lavoro degli allevatori, per questo si avanza la
proposta di "confinare il lupo all'interno di parchi e aree
protette"
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TUONO NEWS
7
GENNAIO 2014
I Vigili del Fuoco di Acqui Terme salvano un cane nell'Erro
ACQUI TERME (AL) - La scorsa domenica 5 gennaio, i Vigili del
Fuoco del Distaccamento di Acqui Terme (Comando di Alessandria)
sono stati impegnati per un particolare intervento di recupero
di un cane nel torrente Erro in località Fogli del Comune di
Ponzone. L'animale probabilmente scivolato in acqua durante la
piena della notte precedente, aveva trovato rifugio sopra un
grosso masso al centro del torrente. Notato da alcuni passanti
dalla strada che costeggia il corso dell'acqua , l'animale
veniva soccorso dalla squadra del Distaccamento di Acqui Terme
dopo le richieste di soccorso giunte alla sala operativa 115.
Con tecniche S.A.F. (Speleo Alpino Fluviale) i Vigili del Fuoco
raggiungevano la bestiola nonostante l'impetuosa corrente del
torrente. Tratto in salvo tra la gioia dei presenti veniva
affidato ai Carabinieri di Ponzone.
FOTO
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RIVIERA OGGI
7
GENNAIO 2014
Martinsicuro (TE), investito da un’auto mentre porta a spasso il
cane
Matteo Bianchini
MARTINSICURO (TE) – Un uomo è stato investito in via Roma mentre
portava a spasso il suo cagnolino. E’ successo intorno alle 19
di martedi 7 gennaio quando un’ auto, che viaggiava in direzione
nord, ha travolto l’animale che era tenuto al guinzaglio da un
signore del posto.
Nell’impatto la povera bestiolina è morta, mentre l’uomo è stato
trascinato per diversi metri sull’asfalto. Sul posto sono giunti
i sanitari del 118 che hanno trasportato l’uomo, rimasto
fortunatamente sempre cosciente, all‘ospedale di Giulianova.
Sono arrivati anche i carabinieri che stanno ora ricostruendo la
dinamica dell’incidente e, secondo alcuni testimoni, sembrerebbe
che la donna alla guida dell’auto se ne sia andata prima
dell’arrivo dei soccorsi.
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PRIMO NUMERO
7
GENNAIO 2014
Desperate Housewives alla molisana
Sequestra il cane dell’amica e chiede il riscatto: arrestata
signora “terribile”
L’ennesimo litigio tra le due inseparabili cinquantenni, una di
Bojano l’altra di Campobasso, è sfociato in un singolare
rapimento. “Se vuoi rivederlo vivo consegnami 50 euro e ritira
la denuncia” avrebbe detto la sequestratrice alla sua amica.
L’animale è stato nascosto per quasi due giorni in un locale
condominiale, poi le due si sono accordate sul riscatto ma alla
consegna del denaro sono spuntati i carabinieri. Ora dovrà
affrontare un processo per estorsione.
Assunta Domeneghetti
Bojano (Campobasso). Due amiche, un cane e un riscatto:
potrebbero essere gli elementi perfetti per costruire una
puntata della celebre serie televisiva americana Desperate
Housewives. In realtà i fatti narrati si sono verificati davvero
pochi giorni fa nella ridente pianura di Bojano.Le protagoniste,
una residente nel comune matesino l’altra di Campobasso, sono
legate da una profonda amicizia che dura da anni. Un po’ per
solitudine un po’ per carattere, queste due signore sulla
cinquantina si sono “trovate”. E nonostante le liti frequenti,
le querele e qualche confidenza di troppo, pare non riescano a
stare l’una senza l’altra.
Fino a qualche giorno fa. Quando, durante le festività natalizie, l’ennesimo bisticcio è sfociato in un rapimento. Il cane della campobassana è stato prelevato dall’abitazione di quest’ultima e “segregato” per quasi due giorni in un locale condominiale dell’appartamento in cui vive la donna bojanese. La signora a cui l’amica aveva sottratto l’animale è andata subito ai carabinieri di Bojano per segnalare l’episodio. In un paese poi le voci corrono, e dopo qualche ora è arrivata la telefonata: «Se vuoi rivedere vivo il cane portami 50 euro e ritira immediatamente la denuncia». Insomma, una richiesta di riscatto vera e propria, che ha gettato nella disperazione l’affezionata padrona la quale, pur di rivedere il suo quattrozampe, è stata al gioco.
Solo che al momento di pagare nel posto precedentemente
stabilito a telefono sono spuntati i carabinieri pronti ad
ammanettare la sequestratrice che ora dovrà affrontare un
processo per estorsione.
Il giudice, considerata un po’ tutta la situazione, ha optato per un obbligo di firma e nulla più. Si tratta di una donna sola che se avesse avuto i domiciliari non avrebbe avuto neanche modo di fare la spesa. Il cane è tornato a casa sano e salvo. Le due signore pochi giorni dopo sono tornate a frequentarsi. E sono amiche più di prima. |
NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2013
ANMVI, SULLE SPESE VETERINARIE TORNA LA SCURE FISCALE
"Sono a rischio le già misere detrazioni"
Dopo l'aumento dell'Iva al 22%, la scure del Governo potrebbe
abbattersi sulla detraibilità fiscale delle spese veterinarie.
Con effetti disastrosi, già sul prossimo Modello 730 di milioni
di cittadini-proprietari di animali da compagnia, se non ci
sara' un'inversione di rotta nella strategia del Governo per
aumentare le entrate". E' quanto denuncia in una nota
l'Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi).
"L'aut aut posto a 13 milioni di famiglie dalla legge di
Stabilita' 2014 - prosegue l'Anmvi – è dei più minacciosi: o il
riordino delle detrazioni (da decidere per decreto entro il 31
gennaio) o la riduzione percentuale, automatica, del recupero
fiscale delle spese veterinarie. Se nel primo caso, il rischio
e' di vedere azzerati gli esigui benefici fiscali introdotti nel
2000 in favore della salute di tutti gli animali da compagnia
legalmente detenuti, nel secondo si prospetta la riduzione
progressiva dall'attuale 19% di detrazione d'imposta al 18% (per
le spese veterinarie sostenute 2013) fino al 17% (per quelle del
2014). Il vantaggio fiscale effettivo scenderebbe dagli attuali
49 euro annuali a 43 euro".
"La già scarsa considerazione del nostro Stato per la sanita' veterinaria scenderebbe a 0,12 centesimi di agevolazione fiscale al giorno", commenta Marco Melosi, presidente Anmvi, che sottolinea come la salute di milioni di animali che vivono a stretto contatto con le famiglie sia anche una questione di sanita' pubblica. "E' sconcertante - prosegue - l'ipocrisia di un Paese e di una classe politica che professa sentimenti per gli animali, li tutela penalmente, ma poi non esita a tassare l'affettività familiare". L'Anmvi chiede che le detrazioni fiscali riconosciute sulle spese e sui medicinali veterinari non vengano penalizzate e sottolinea come il 'contrasto di interesse' (detrazione su fatturazione) rappresenti anche una forma di lotta all'evasione e di trasparenza economica. "Hanno ragione gli analisti tributari - conclude Melosi - quando dicono che l'effetto retroattivo delle riduzioni fiscali va contro i principi dello Statuto del contribuente, ma hanno ancora piu' ragione i proprietari che sopportano i costi di obblighi amministrativi come il microchip e adempiono al dovere del possesso responsabile con interventi di prevenzione del randagismo e di profilassi veterinaria, senza ottenere alcun sostegno economico dallo Stato, anzi venendo ricambiati con la più alta pressione fiscale di tutti i tempi". |
GREEN ME
7
GENNAIO 2014
I cani si sono evoluti per farci "gli occhioni dolci"
Germana Carillo
Occhioni da cucciolo, perché ci sciogliamo di fronte ad
essi? Secondo gli scienziati dell'Università
di Portsmouth, in Inghilterra, i volti dei cani si sarebbero
evoluti in risposta alle preferenze umane e il perché è presto
detto: facile per i cuccioli che sfoggiano un gran bel paio di
occhi dolci sventolando nell'aria le loro sopracciglia avere più
possibilità di essere accolti in una nuova famiglia... Che gli
uomini siano attratti da animali che ricordano i bambini è cosa
nota, ma questa ricerca evidenzia come i cani si siano evoluti
proprio in risposta a questa preferenza umana per le
caratteristiche infantili.
Per farlo, in collaborazione con il
Waltham Centre
for Pet Nutrition, i ricercatori inglesi hanno utilizzato
uno strumento di nuova concezione chiamato
DogFACS,
volto ad analizzare proprio le espressioni facciali dei cani e
concentrandosi su 27 cani di razza Staffordshore Bull Terrier e
razza Mastiff di età compresa tra i sette mesi e gli otto anni
di età.
In pratica, la tecnologia DogFACS conta il numero di volte in
cui i cani alzano le sopracciglia ed "ingrandiscono" così i loro
occhi – riproducendo un'espressione infantile – quando si
avvicina un eventuale padroncino. Negli esperimenti, i cani che
hanno prodotto questi movimenti hanno attirato un proprietario
più rapidamente di quelli che non li hanno fatti, a sostegno di
tesi precedenti secondo cui gli esseri umani trovano gli occhi
grandi più attraenti, non solo nei neonati umani, ma anche negli
animali.
Secondo il dottor Bridget Waller, un esperto di evoluzione
della comunicazione sociale presso l'Università di Portsmouth e
tra gli autori dello studio, i cani che hanno ereditato dai lupi
questa capacità sono "più tollerati dagli umani". Il co-autore,
il dottor Kaminski, afferma che: "Poco si sa circa
l'addomesticamento dei lupi ed è probabile che sia stato un
processo evolutivo complesso, ma è chiaro che specifiche
caratteristiche fisiche siano state attivamente selezionate a
partire lupi addomesticati per diventare cani, ma potrebbero
essere state inoltre selezionate altre funzioni
inconsciamente".Insomma, secondo la ricerca –
pubblicata su PlosOne – i cani si sono evoluti sviluppando
tratti del viso infantile che li rendono più attraenti per gli
esseri umani. Ma ciò non vuol dire che queste espressioni
facciali facciano di un particolare cane un animale domestico
migliore di uno che non è in grado di sfoderare due occhioni
zuccherosi...
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NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2014
LA CINA HA DISTRUTTO PIU' DI SEI TONNELLATE DI AVORIO ILLEGALE
L'"oro bianco" costa 2.000 $ al chilo al mercato nero
La Cina ha distrutto poco più di sei tonnellate di avorio
illegale della sua riserva ieri. Una mossa che, secondo i gruppi
di tutela della fauna selvatica, dimostra una crescente
preoccupazione per il mercato nero da parte delle autorità nel
più grande mercato del mondo di zanne di elefante .
Le autorità - rivela HuffPost - hanno un mucchio di ornamenti, sculture e zanne ai giornalisti, ai diplomatici e ambientalisti prima di infilarli in due macchine di frantumazione. E le zanne considerate troppo lunghe sono state tagliate in blocchi più piccoli da alcuni addetti con seghe circolari prima che potessero essere polverizzate. I funzionari forestali e doganali hanno organizzato quello che hanno definito la prima distruzione su larga scala di avorio a livello nazionale a Dongguan, nella provincia di Guangdong meridionale, dove si focalizza gran parte del commercio di avorio cinese. Le associazioni ambientaliste, tra l'altro, sostengono che Pechino rappresenta il più grande mercato dell'"oro bianco" a livello mondiale. La domanda è alimentata da una rapida crescita per la seconda più grande economia del mondo, che ha creato una vasta classe media in grado di affrontare la spesa per acquistare sculture in avorio di pregio come status symbol. Lo stesso avorio arriva a costare 2.000 dollari (quasi 1.500 euro) al chilo al mercato nero, tanto che viene definito proprio "oro bianco". I funzionari hanno poi fatto sapere che le 6.1 tonnellate di avorio distrutte rappresentano solo una parte di tutto l'avorio illegale presente in Cina, anche se non hanno specificato a quanto ammonta la riserva totale del Paese. Il materiale pregiato distrutto proveniva da spedizioni provenienti dall'Africa intercettate dai funzionari doganali nonché da alcune fabbriche di incisioni e negozi cinesi. |
NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2014
KENYA, ALLARME RINOCERONTI: "NON POSSONO SOPPRAVVIVERE IN
NATURA"
Rhino Ark: la specie si può salvare solo in "santuari"
Gli animalisti lanciano l'allarme: i rinoceronti in Kenya non
possono sopravvivere in natura. Secondo l'associazione Rhino Ark,
questi animali sono sempre più vulnerabili alle bande di
bracconieri e devono essere protetti all'interno dei "santuari".
Nel Paese africano esistono attualmente circa 850 rinoceronti
bianchi e neri, ma per i loro corni sono stati uccisi più di 50
esemplari nel 2013 ed oltre 30 nel 2012.
I ricercatori dell'associazione animalista africana, creata nel 1988 per rispondere alla grave crisi della popolazione di rinoceronte nero nell'ecosistema di Aberdare, sottolineano che la specie può essere in grado di sopravvivere in Kenya solo se protetta "dietro le recinzioni dei santuari". "La situazione nell'ultimo anno è peggiorata. Le bande sono estremamente bene organizzate e sono stati scoperti collegamenti con i funzionari all'interno del Kenya Wildlife Service - ha detto a "The Guardian" Christian Lambrechts, direttore del gruppo di conservazione con base a Nairobi - C'è una crescente consapevolezza del fatto che i titolari dei terreni privati non hanno la capacità di salvaguardare tutti i rinoceronti e per questo non possono rimanere allo stato selvatico, ma devono essere portati all'interno dei santuari". |
VIRGILIO NOTIZIE
7
GENNAIO 2014
Costa Rica, toro incorna spettatrice. Terrore alla corrida.
Video
La donna è stata lanciata dall'animale in mezzo al pubblico
Allo Zapote Bull Festival in Costa Rica il divertimento consiste
nel dividere l'arena con un toro, per poi darsi alla fuga una
volta che si viene puntati dall'animale. L'impresa non è
propriamente riuscita a una donna che è stata letteralmente
caricata e lanciata
dal toro in mezzo al pubblico. Nonostante le immagini
possano far pensare al peggio, la donna è rimasta
miracolosamente illesa.
VIDEO
|
NEL CUORE.ORG
7 GENNAIO 2014
CAMPAGNA ANTI-SQUALI IN AUSTRALIA, LA PROTESTA SI ALLARGA AGLI
USA
Gli ambientalisti: stop a metodi cruenti per la cattura
Si intensificano le contestazioni degli ambientalisti, in
Australia e ora anche negli Stati Uniti, contro l'aggressiva
campagna del governo dell'Australia Occidentale per catturare e
uccidere i grandi squali al largo di popolari spiagge, con linee
di grandi ami ed esche sospese a barili galleggianti. Oltre
4.000 persone si sono raccolte ieri per protestare sulla
popolare spiaggia di Cottesloe a Perth, nel Paese dei canguri,
mentre in Texas un gruppo guidato dall'ecologa Carey
Barlow-Heyden sta raccogliendo migliaia di firme in una
petizione pro-squali al governo australiano. L'esecutivo statale
ha emesso un bando rivolto ai pescatori commerciali, con
scadenza proprio oggi, per la sistemazione e il monitoraggio
delle linee di ami ed esche, da posizionare a circa un
chilometro dalla riva. Il loro compito sarà di uccidere ogni
squalo catturato che superi i tre metri.
L'annunciata "strategia di mitigazione" ha suscitato le ire di gruppi ecologisti, alcuni dei quali minacciano di rimuovere le esche dagli ami. Secondo gli ambientalisti vi sono prove schiaccianti secondo cui uccidere gli squali non previene gli attacchi e mette a rischio l'ecosistema marino. "Vi saranno altri animali marini catturati dagli ami, e anche squali di meno di tre metri", ha detto l'organizzatrice della protesta di ieri a Perth, Natalie Banks. Vi sono diverse altre soluzioni per prevenire gli attacchi, come i pattugliamenti in elicottero, la deterrenza con suoni sottomarini, l'etichettatura e il tracking di animali catturati e rilasciati, oltre all'uso di Twitter e di messaggi sms per notificare avvistamenti, ha aggiunto. C'è bisogno di proteggere gli squali, non di distruggerli, ha detto, dal canto suo, Jeff Hansen dell'organizzazione Sea Shepherd, la cui flotta è impegnata ora in acque antartiche per ostacolare la caccia "scientifica" delle baleniere giapponese ai grandi cetacei. "Quando uccidono uno squalo, ne scaricano il corpo in mare, attirando altri squali. Serve solo a peggiorare la cose. Centinaia di esperti e di scienziati hanno scritto al governo per condannare le sue misure". Il premier Colin Barnett dell'Australia Occidentale ha riconosciuto che vi è una forte opposizione anche da parte di scienziati all'uccisione di squali, ma ha osservato che "come governo dobbiamo trovare un equilibrio e sette attacchi mortali in tre anni ci dicono che dobbiamo agire". |
NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2014
DOPO 147 ANNI CHIUDE A NEW YORK LA "POLIZIA" DEGLI ANIMALI:
POLEMICHE
I compiti dell'Aspca passano alle forze dell'ordine
Per 147 anni, l'"American society for the prevention of cruelty
to animals" è stata più di un'associazione a difesa degli
animali, perché ha agito come forza dell'ordine primaria per i
casi di maltrattamento e abbandono di animali a New York.
Questo ruolo, il primo del suo genere negli Stati Uniti, ha
portato ad una squadra di agenti in divisa che mostravano
distintivi, usavano le pistole, facevano arresti e viaggiavano a
bordo di volanti blu e bianche. Ma adesso qualcosa è cambiato.
Nel mese di dicembre, l'Aspca ha licenziato la maggior parte dei
suoi 17 rimanenti agenti di polizia. Le loro responsabilità,
infatti, saranno lasciate al Dipartimento di polizia di New
York. Lo segnala "abc News".
Questo cambiamento è stato richiesto per anni anche da alcuni attivisti, convinti del fatto che un piccolo staff come quello dell'Aspca non poteva gestire il volume di segnalazioni di abuso e impiegava settimane o mesi per rispondere alle chiamate, mentre la polizia regolare sarebbe potuta arrivare in poche ore. Mentre altri sono preoccupati per il fatto che vista l'assenza di una squadra incentrata sul maltrattamento di animali, adesso potrebbe essere data una priorità più bassa da parte dei funzionari che si occupano già di parecchi crimini commessi dagli umani su altri umani. "Se pensano semplicemente di poter girare questi compiti agli ufficiali di polizia regolari, sono pazzi", ha detto David Favre, un esperto di diritto degli animali della Michigan State University . "E' un lavoro duro. È un lavoro diverso. È un lavoro importante. Ed è triste che l'Aspca non stia facendo più". Basti pensare che, negli ultimi anni, l'Aspca ha gestito circa 4.000 indagini all'anno e fatto circa un arresto a settimana. Secondo il gruppo no-profit, ancora, decine di migliaia di segnalazioni di abuso supplementari sono arrivate al numero verde - con punte di aumento tra il 2001 e il 2008. |
AVANTI
7
GENNAIO 2014
‘Testato sugli animali’, scriviamolo sul farmaco.
Manifesti con minacce contro ricercatori Cecilia Sanmarco
L’unica soluzione è scriverlo chiaramente sulla confezione:
testato sugli animali. Solo così i cittadini verrebbero
informati del fatto che la maggior parte dei farmaci oggi in
commercio, dal più banale antidolorifico al quale tutti prima o
poi ricorrono per un mal di testa o un mal di denti, ai
sofisticati antitumorali, è il frutto di quella sperimentazione
animale che i fondamentalisti animalisti vogliono bloccare a
ogni costo. Da qui il progetto di legge presentato il 23
dicembre scorso dalla deputata socialista Pia Locatelli che
prevede appunto l’apposizione, sulla confezione del farmaco, di
una scritta informativa sulla sperimentazione sugli animali. Una
proposta presentata subito prima della vicenda di Caterina, la
ragazza affetta da rare malattie genetiche, insultata e
minacciata sul web per aver detto che sarebbe morta senza i
farmaci ottenuti attraverso la sperimentazione animale.
Una proposta che assume maggiore urgenza oggi dopo minacce di morte denunciate nelle settimane scorse dal direttore dell’Istituto Mario Negri, Silvio Garattini, e i manifesti affissi per le vie di Milano contro alcuni ricercatori universitari e scienziati, vere e proprie liste di proscrizione con tanto di nome, cognome, indirizzo e numero di telefono, bollati come «vivisettori assassini di animali».
“Come sappiamo – afferma Pia Locatelli nell’illustrare la sua
proposta di legge – l’orientamento della Comunità scientifica
internazionale è sostanzialmente univoco: il ricorso agli
animali nella sperimentazione scientifica rimane a tutt’oggi una
necessità. Nessuno può smentire la realtà: è proprio grazie alla
sperimentazione animale che si sono ottenute importanti scoperte
che hanno permesso di avere a disposizione farmaci efficaci che
hanno contribuito ad allungare la durata della vita”.
L’Unione Europea, accogliendo questo spirito, aveva emanato una
Direttiva che rappresenta il giusto compromesso tra le necessità
della ricerca e il benessere animale. Ma il Parlamento italiano
sulla spinta degli animalisti, Brambilla in testa, nel recepire
la direttiva ha imposto regole ben più restrittive che se
applicate porterebbero non solo a un processo di infrazione da
parte della Unione Europea, ma anche all’emarginazione del
nostro Paese sul terreno della ricerca.
Sulla vicenda come è noto c’è molta ipocrisia. Si mostrano
filmati con i cuccioli di animali rinchiusi in gabbia senza dire
però che in Italia l’uso di animali randagi per sperimentazione
è vietato fin dal 1991 e questo divieto assoluto rimane anche
con la nuova direttiva europea. Siamo quasi certi che coloro che
oggi condannano senza possibilità di appello l’uso della
sperimentazione su dei ratti, perché diciamolo una volta per
tutte che di ratti si tratta, non si sono mai trovati a dover
scegliere tra la loro vita o quella di un loro caro e l’assumere
o meno un farmaco testato sugli animali.
Così come siamo certi che gran parte di quell’opinione pubblica
che aderisce per ragioni puramente emotive agli appelli degli
animalisti non si farebbe alcuno scrupolo a disinfestare la
propria abitazione se fosse invasa dai topi. “E’ giusto – ha
concluso Locatelli – che i cittadini abbiano la consapevolezza
dell’importanza della ricerca e dei risultati che si ottengono
attraverso la sperimentazione animale, così come è giusto che
ciascuno di noi abbia le proprie idee in materia e comprendo
quindi il fatto che persone particolarmente sensibili potrebbero
non accettare di usare tali medicinali. Scriviamolo dunque
chiaramente, ma non fermiamo la ricerca, perché senza ricerca
non c’è speranza, non c’è crescita, non c’è futuro”.
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NEL CUORE.ORG
7
GENNAIO 2014
VIVISEZIONE, SUI MURI DI MILANO NOMI E NUMERI DEGLI AUTORI DEI
TEST
"Sull'episodio sta indagando la Digos"
Nomi, cognomi e in alcuni casi foto, numeri di telefono e
indirizzi delle abitazioni private di docenti autori di test su
animali sono stati scritti o sui muri o su volantini affissi in
diverse strade di Milano e in particolare nel quartiere di
Citta' Studi dove si trovano le facoltà scientifiche e i
laboratori. La protesta, scrive l'agenzia Ansa, sarebbe opera di
animalisti, per ora non identificati, contrari alla
sperimentazione su cavie. Al momento sono quattro i professori
universitari accusati di essere "assassini" e "vivisettori" -
oggi hanno trovato le scritte sotto casa - e sugli episodi
stanno indagando gli agenti della Digos. Altre scritte sono
apparse nella zona della stazione centrale. Oltre a frasi
ingiuriose, i volantini riportano foto dei ricercatori con
accanto numeri di telefono "per dire al boia ciò che pensi di
lui" e denunciare crudeltà come quella "di aver torturato e
ucciso animali da più di 30 anni".
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ANSA
7
GENNAIO 2014
Animali: insulti foto e dati ricercatori
Nomi e numeri telefoni anche sotto casa docenti a Milano
MILANO - Nomi, cognomi e in alcuni casi foto, numeri di telefono
e indirizzi delle abitazioni private di docenti impegnati nella
ricerca e autori di test su animali sono stati scritti o sui
muri o sui volantini affissi in diverse strade di Milano. La
protesta sarebbe di animalisti contrari alla sperimentazione su
cavie. Al momento sono quattro i professori universitari
accusati di essere "assassini" e "vivisettori" (oggi sotto le
loro casa si sono trovati le scritte).
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LA REPUBBLICA
7
GENNAIO 2014
Milano, manifesti di minaccia ai ricercatori che usano cavie
Manifesti e scritte sui muri delle strade di Città Studi con
tutti i dati personali di alcuni ricercatori della Statale
accusati di condurre esperimenti su animali. La condanna
dell'ateneo dopo le segnalazioni su Twitter
L'Università degli Studi di Milano esprime "piena solidarietà ai
suoi ricercatori, fatti vittime di gravi intimidazioni e minacce
da parte di sedicenti militanti che si richiamano ai movimenti
animalisti. Questi ultimi, vergognosi episodi sono già stati
denunciati dall'Ateneo alle autorità giudiziarie". L'ateneo
ribadisce in una nota l'impegno "in difesa della ricerca come
strumento di miglioramento delle conoscenze e di cura per le
persone malate". Le minacce sono comparse a Milano in manifesti
appesi sui muri della vie limitrofe della zona Città Studi con
la foto, il nome e il cognome di alcuni ricecatori dell'ateneo
che - secondo gli ignoti autori dei manifesti - sono additati
come 'vivisettori' e responsabili dell'uccisione di cavie.
Nei manifesti compare anche la scritta 'assassini di animali'. Vere e proprie 'taglie' messe sulla testa degli scienziati rei di usare gli animali nelle sperimentazioni in laboratorio. "Ribadiamo - conclude il comunicato dell'Università di Milano - il nostro sostegno a chi lavora con passione per il raggiungimento di questi obiettivi". A denunciare l'accaduto su Twitter con l'hashtag 'nazimalisti' sono stati alcuni utenti del social network, che hanno anche pubblicato le foto dei volantini. Veri e propri 'identikit' per rintracciare gli scienziati che lavorano nei dipartimenti e nei laboratori dell'Università di Milano in cui si effettua la sperimentazione sugli animali. |
CORRIERE DELLA SERA
8
GENNAIO 2014
LA VIOLENTA CAMPAGNA ANIMALISTA
Test su animali, manifesti contro i ricercatori
Divulgati nomi e numeri di telefono
Nel mirino degli estremisti docenti e scienziati dell’Università
degli Studi di Milano. Sulla vicenda indaga la Digos
La «lista nera» è apparsa nella notte dell’Epifania. Sotto
accusa, scienziati che eseguono test su animali. Esposti al
pubblico ludibrio. Bollatati come «assassini» e «vivisettori».
Sui manifesti — affissi in zona Stazione Centrale — oltre alla
foto campeggiavano nome, cognome, indirizzo e numero di telefono
di docenti e ricercatori. Con l’invito a telefonare per «dire al
boia ciò che pensi di lui». Sottoposto alla gogna degli
animalisti fanatici, tra gli altri, Alberto Corsini, che insegna
Farmacologia all’Università degli Studi di Milano. Additato in
pubblico per «aver torturato e ucciso animali da più di 30
anni». «Reo», tra l’altro, «in uno degli ultimi esperimenti di
aver intossicato con farmaci e vivisezionato 63 conigli».
SCRITTE E VOLANTINI OFFENSIVI - A finire nella macchina del
fango anche Edgardo D’Angelo, docente e ricercatore in pensione
da diversi anni. Sui volantini attaccati nel quartiere Piola,
accanto alle immagini di animali morti, il violento j’accuse:
«Da più di 50 anni uccide cani e conigli per esperimenti sulla
fisiopatologia respiratoria». Non solo. D’Angelo è stato
insultato anche con scritte di vernice spray che lo additavano
come «assassino di animali». Altro docente bersagliato dalla
«guerriglia animalista», Claudio Genchi, professore di
Veterinaria all’Università di Milano. E ancora: Maura
Francolini, ricercatrice nel dipartimento di Biotecnologie,
definita «vivisettrice assassina di animali». Scritte e
volantini saranno esaminati dagli agenti della Digos, che
indagano sulla vicenda.
LE DENUNCE - È stata lei a sporgere querela ai carabinieri, dopo aver scoperto i volantini offensivi accanto all’ingresso del suo condominio. Accompagnati da scritte di vernice dello stesso tenore e da un cerchio nero attorno al suo cognome sul citofono. Sul caso è intervenuto anche il rettore dell’Università degli Studi di Milano, Gianluca Vago: «L’Ateneo esprime piena solidarietà ai suoi ricercatori, fatti vittime di gravi intimidazioni e minacce da parte di sedicenti militanti che si richiamano ai movimenti animalisti — ha dichiarato Vago — questi ultimi, vergognosi episodi sono già stati denunciati all’autorità giudiziaria. Ribadiamo il nostro impegno in difesa della ricerca come strumento di miglioramento delle conoscenze e di cura per le persone malate. Ribadiamo il nostro sostegno a chi lavora con passione per il raggiungimento di questi obiettivi». Il rettore ha ricordato anche il recente episodio di via Vantitelli, dove «alcuni animalisti hanno fatto irruzione per liberare degli animali da esperimento, e a seguito del quale ho ricevuto diverse email con toni minacciosi, che ci bollavano come assassini». LO SDEGNO IN PARLAMENTO - A stigmatizzare l’episodio è stato anche il senatore di Ncd Carlo Giovanardi: «Ho denunciato in aula al presidente Piero Grasso lo scandaloso ultimo episodio di fanatismo ideologico del fondamentalismo animalista con l’affissione di manifesti a Milano dove vengono bollati come vivisettori e assassini due docenti di Farmacologia presso l’università degli studi». «Ho chiesto alla presidenza del Senato - ha aggiunto Giovanardi - di attivarsi per sollecitare le autorità competenti ad identificare i mandanti di questa semina d’odio, che si sviluppa in un quadro di decine di attentati, danneggiamenti, e intimazioni, che hanno colpito negli ultimi mesi aziende, allevamenti e centri di ricerca scientifica rivendicati dall’ ala più radicale del movimento animalista». Il blitz è avvenuto a distanza di pochi giorni dagli attacchi contro Caterina Simonsen, la 25enne studentessa di Veterinaria all’Università di Bologna affetta da quattro malattie genetiche: insultata e minacciata di morte in Rete, dopo essersi espressa a favore della sperimentazione animale.
FOTO
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NEL
CUORE.ORG
8 GENNAIO 2014
MILANO, SUI MURI NOMI E NUMERI DEI "VIVISETTORI": ARRIVA LA
DENUNCIA
Presentata dalla Statale e da quattro ricercatori
La Statale
di Milano e i quattro ricercatori dell'ateneo, Alberto Corsini,
Edgardo D'Angelo, Maura Francolini e Claudio Genchi, hanno
presentato denuncia all'autorità giudiziaria dopo gli insulti e
i volantini distribuiti ieri, in cui sono stati indicati i loro
nomi, cognomi, numeri di telefono e indirizzi privati, perché
coinvolti nella ricerca e autori di test su animali. Lo rende
noto lo stesso ateneo. ''Non è la prima volta che subiamo atti
di questo tipo - fanno sapere dall'ufficio stampa - ma la nostra
posizione non cambia. L'11 febbraio verrà conferita, come
deciso, la laurea honoris causa in Chimica e tecnologie
farmaceutiche a Silvio Garattini, in occasione
dell'inaugurazione dell'anno accademico. Tra i ricercatori ora
c'è desiderio di normalità e di andare avanti con il loro
lavoro''. L'Università degli studi di Milano ''esprime piena
solidarietà ai suoi ricercatori - aggiunge una nota -. Ribadiamo
il nostro impegno in difesa della ricerca come strumento di
miglioramento delle conoscenze e di cura per le persone malate,
e il nostro sostegno a chi lavora con passione per il
raggiungimento di questi obiettivi''.
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YOURSELF
7 GENNAIO 2014
Stop a test cosmetici su animali, si useranno i protozoi?
In questi giorni si è parlato molto di sperimentazione animale, dell’utilità e dell’eticità di testare medicinali e terapie su altri esseri viventi.
Anche l’industria cosmetica si serve degli animali per testare
alcuni propri prodotti, per esempio utilizza i conigli per
provare nuovi tipi di mascara.
Il Draize test è la procedura apposita che da quarant’anni viene
impiegata dall’industria cosmetica per testare la tossicità dei
mascara sui conigli, con tutte le implicazioni etiche che ciò
comporta.
Dall’Università di Liverpool, arriva uno studio che promette di
sostituire le povere cavie con degli organismi unicellulari, i
protozoi, per testare con successo quale effetto le molecole del
mascara possono avere sull’uomo.
Utilizzando alcune tipologie di protozoi con patrimonio genetico
simile al nostro sarebbe infatti possibile stabilire eventuali
danni o reazioni allergiche a questi prodotti.
Questo il parere di David Montagnes, coordinatore della ricerca
pubblicata sulla rivista International Journal of Cosmetic
Science, che speriamo possa presto avere un riscontro reale.
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TG COM 24
7
GENNAIO 2014
Niente cavie animali, efficaci i test di cosmetici su protozoi
La sicurezza del mascara si può verificare su organismi
unicellulari
In Unione Europea i cosmetici testati su animali sono fuorilegge
da marzo 2013
e
gli scienziati hanno trovato una nuova tecnica per verificare le
reazioni a questi prodotti. Per verificare eventuali tossicità
del mascara, infatti, gli esperti dell'Università di Liverpool
hanno utilizzato i protozoi, organismi unicellulari. I risultati
della ricerca sono stati pubblicati su International Journal of
Cosmetic Science. Protozoi sotto la lente - Gli esperti, in
particolare, hanno osservato se alcuni tipi protozoi, con un
profilo genetico simile a quello umano, si moltiplicano,
muoiono, o se, a contatto con il mascara, non hanno alcuna
reazione. Da questi test hanno compreso se i prodotti fossero
sicuri per essere messi in commercio per l'uso umano.
Conigli salvi anche fuori dall'Ue - David Montagnes, che ha condotto la ricerca, spiega: "Si tratta di un sistema economico ed efficace. Il test sui conigli, chiamato Draize test, risale a circa quarant'anni fa e presenta problemi di natura etica". Per il risparmio che ne deriva in termini monetari, questa nuova tecnica potrebbe rappresentare, dunque, una valida alternativa all'impiego degli animali anche al di fuori dell'Ue, dove l'utilizzo delle cavie animali non è ancora stato bandito. |
FAN PAGE
7
GENNAIO 2014
Viva la sperimentazione animale
Torna la follia degli animalisti estremisti. Ma perché, invece
di gridare all' "Assassino vivisettore", non fanno una bella
petizione per cancellare la derattizzazione, che uccide più topi
della sperimentazione animale?
di
Arnaldo Iodice
Potrei definirli animali ma gli farei un complimento. Prima di
tutto perché ho una concezione degli animali troppo elevata per
sprecare un simile paragone con loro. In secondo luogo, perché è
evidente che nella loro delirante follia queste persone
considerano la vita di un topolino molto più importante di
quella di un essere umano.
A
proposito di questo fatto, non ho vergogna a dire che la vita di
cento topolini secondo me non vale quella di una ragazza che
riesce a condurre una vita tutto sommato normale anche se
difficile. Molti di voi non saranno d’accordo con me, ed è
giusto così. Ognuno la pensa come vuole. Ma nessuno mi venga a
dire che se il proprio figlio, la propria sorella, la propria
madre, parenti e amici vari sono vivi grazie alla morte di un
pugno di topolini, si mette a piangere per i topolini e maledice
il giorno in cui alla persona cara gli è stata salvata la vita.
Chiusa parentesi, alla fine è difficile definire in qualche modo
gli estremisti che hanno affitto a Milano dei manifesti con nome
e indirizzo di ricercatori che, nei loro studi, usano anche
cavie da laboratorio. E’ difficile spendere parole per chi
definisce assassino uno scienziato e vorrebbe darlo in mano al
boia.
E’ difficile ma non inutile, per un motivo molto semplice. Non
sono loro a farmi paura, che di matti il mondo è pieno e sempre
gravido. Mi fanno paura le persone comuni (un’amica, una zia, un
cugino) che pensano che questi qui possano avere anche un
briciolo di ragione.
Vi garantisco che in queste settimane di discussione
sull’argomento ho parlato con tante persone, una migliore
dell’altra (per intelligenza, sensibilità e tanto ancora) che
sono convinte che la sperimentazione animale sia qualcosa del
tipo: i ricercatori prendono animali (non solo ratti, ma cani,
gatti, ciò che capita insomma) dalla strada, da canili, non so,
da qualche parte, perché costa di meno, è più comodo, ricevono
finanziamenti, e li torturano, li aprono e li farciscono come
panini, gli fanno soffrire le pene dell’inferno e poi li gettano
nel cestino della spazzatura, anche se tutti sanno che la
ricerca si può fare anche senza gli animali… poveri animali
indifesi, l’uomo è cattivo, non merita di stare su questa terra,
eccetera…
Ho provato a spiegare a queste persone (di cui ho comunque
grande stima) che i ratti – non i cani o i conigli, i ratti –
vengono allevati per fare da cavie perché simili geneticamente
agli uomini, e non soffrono perché esistono procedure che
vietano trattamenti di questo tipo, che se stanno lì a
protestare contro la sperimentazione sugli animali e io a
sentirli è anche grazie alla sperimentazione sugli animali, e
tante altre cose.
Ho provato a spiegare a queste persone che certe cose sono
necessarie, così come è necessario procedere alla
derattizzazione. Qui, però, nessuno dice niente. Nessuno piange
per i poveri topi (del tutto simili alle cavie) che vengono
sterminati. Nessuno piange le blatte che infestano le nostre
cucine e che avveleniamo o le zanzare che friggiamo in estate
con le racchette elettriche.
Insomma, non sempre il mondo va come vogliamo che vada, ma certe
cose sono ineludibili. Certo, un domani la sperimentazione
animale non esisterà più, e sarò contento di questo. Nel
frattempo, però, lasciate stare chi lavora per salvare voi e i
vostri cari.
PER COMMENTARE
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CORRIERE DELLA SERA
9 GENNAIO 2014
DOPO IL BLITZ
«Nessuna chirurgia su animali Cerchiamo di salvare vite umane» La ricercatrice attaccata dai gruppi «antivivisezione».«Utilizziamo gli animali per la ricerca soltanto quando è indispensabile»
Federica
Cavadini
Milano - La
scritta «assassina» ieri era ancora sul muro sotto casa sua.
Almeno sono stati tolti i volantini con nome, foto, indirizzo e
numero di telefono sotto il titolo «Vivisettrice». Maura
Francolini è una dei quattro ricercatori dell’università Statale
finiti nel mirino degli animalisti, chiamati «Boia» e
«Torturatori di animali» nei manifesti affissi sotto le loro
abitazioni la notte fra il sei e il sette gennaio. Ieri, dopo
aver sporto denuncia, come hanno fatto i colleghi Edgardo
D’Angelo, Alberto Corsini e Claudio Genchi e come ha fatto il
rettore Gianluca Vago, Francolini è arrivata puntuale nel suo
studio. Via Vanvitelli 32, dipartimento di Farmacologia.
Duecento ricercatori al lavoro nel vecchio edificio di Città
Studi, nelle aule tanti giovani, dottorandi e studenti. E su al
quarto piano lo stabulario con topi e conigli, già mèta di un
altro blitz degli animalisti la scorsa primavera: «Gabbie aperte
e cartellini stracciati quella volta, anni di ricerca in fumo»,
ricordano con amarezza i suoi collaboratori.
Lavora qui dal ‘96 Maura Francolini, genovese chiamata a Milano dalla Statale. Con i colleghi studia i meccanismi molecolari e cellulari che determinano malattie come Sla, Alzheimer, Parkinson e ritardo mentale. «La sperimentazione sugli animali? Fa parte del nostro lavoro, non ti ci abitui mai ma serve e lo fai se credi che salvare vite umane sia la priorità». In che cosa consiste la sperimentazione? «Nessuna chirurgia sugli animali - precisa la studiosa - solo somministrazione di farmaci. Certo, al termine della ricerca questi animali vengono soppressi, previa anestesia. Mai a cuor leggero comunque. E solo perché è utile». Gli animalisti vi accusano di crudeltà inutile, sostengono che ci sono metodi alternativi. «Infatti li usiamo, utilizziamo gli animali soltanto quando è indispensabile, nel rispetto delle regole che non sono certo quelle di vent’anni fa. La vivisezione non esiste più. E siamo tutti d’accordo con gli animalisti sulla riduzione della sofferenza e del numero di esemplari da utilizzare». Il gruppo di Maura Francoloni in particolare lavora soprattutto su piccoli pesciolini chiamati zebrafish. Mentre altri colleghi del dipartimento fanno sperimentazione su topi e conigli. E i cani beagle nelle foto sui volantini? «Qui non ce ne sono da anni. E comunque cani e primati oggi vengono utilizzati in pochi casi, per ragioni di sensibilità e anche per i costi che sarebbero enormi. La maggior parte del lavoro viene svolto su topi, zebrafish e sulla drosofila, il moscerino della frutta». Altra accusa respinta da Francolini: «Dicono che favoriamo le lobby farmaceutiche, in realtà non riceviamo fondi per la ricerca né da loro né dallo Stato, i finanziamenti ci arrivano da associazioni di pazienti, da Telethon, da Airc e quando va bene riusciamo ad avere i fondi europei. Basta visitare i nostri laboratori per capire che di soldi qui non ne girano e che nessuno di noi diventerà mai ricco. Il mio stipendio a venticinque anni dalla laurea è di 1360 euro al mese e quello dei nostri dottorandi è di 900 euro». FOTO http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/14_gennaio_09/nessuna-chirurgia-animali-cerchiamo-salvare-vite-umane-840bbb0a-7910-11e3-a2d4-bf73e88c1718.shtml |
IL
TIRRENO
8 GENNAIO 2014
uomini e animali
di Elisabetta
Giorgi
STICCIANO
(FI) - Un cucciolo di 6 mesi, nero e docile, era imprigionato da
una grossa catena che gli consentiva solo pochi passi. Altri 12
cani erano chiusi in gabbie anguste e lasciati nel fango.
Qualcuno messo a cuccia in un bidone di plastica che lo
manteneva ben saldo e rannicchiato nel suo triste recinto. Due
giorni fa le guardie della Lac (la Lega abolizione caccia) hanno
trovato in queste condizioni ben 13 pitbull - tra cui alcuni
splendidi cuccioli - provvedendo a segnalare il tutto ai
carabinieri. Sono scattati il sequestro, le sanzioni e la
denuncia in Procura. È successo a Sticciano scalo, nel comune di
Roccastrada, in una proprietà privata che di fatto avrebbe
assunto, secondo i rilievi delle forze dell’ordine che hanno
proceduto a un circostanziato esposto in Procura, i contorni di
un “allevamento non autorizzato”. Un testimone, negli ultimi
giorni, si era accorto delle condizioni non proprio esemplari di
questi cani, provvedendo a segnalare il tutto alle guardie della
Lac le quali, giunte sul posto, hanno chiesto l’immediato
intervento dei carabinieri del comando stazione di Braccagni,
ritenendo di ravvisare gli estremi di “maltrattamento di
animali”. «Abbiamo controllato cane per cane - spiega Raimondo
Silveri, grossetano, che da pochi giorni è diventato direttore
nazionale della Lac - scoprendo che i cani erano incatenati. Le
catene sono assolutamente vietate. E la legge regionale Toscana
59 del 20/10/2009 fissa precise regole e dimensioni minime per i
recinti...». I controlli sul posto sono stati immediati, lunghi
e certosini: guardie e militari hanno setacciato e verificato,
una per una, le gabbie in cui gli animali erano rinchiusi,
rilevando come i 13 pitbull fossero tenuti in condizioni
precarie e in alcuni casi legati a catene. Le guardie hanno
segnalato in particolare la condizione di un cucciolo di appena
sei mesi, “allacciato” a una catena a maglie larghe, robusta e
decisamente spropositata per le sue misere dimensioni: vediamo
il cagnolino in foto, con lo sguardo timido e spaurito, in cerca
di fuga e libertà. E come lui, le immagini choc ne mostrano
altri - di pochi mesi - in condizioni simili. Altri cani sono
adulti, ma pure loro sarebbero stati detenuti in una situazione
difficile, al punto da rendersi minacciosi e aggressivi nei
confronti di chi ha proceduto al sequestro. L’operazione di
lunedì è stata lunga e delicata, durata alcune ore e che si
sarebbe concentrata nell’appurare da subito le condizioni di
questi animali, sotto il profilo igienico, di un presunto
maltrattamento e del rispetto o meno della normativa. I rilievi
investigativi avrebbero trovato tutti gli animali a stretto
contatto con il fango, la melma, in ripari di fortuna e in un
caso (appunto) con un semplice bidone di plastica come cuccia.
Pure sul rispetto delle normative, sulla regolarità o meno dei
documenti in mano al proprietario dell’allevamento il bilancio
non sarebbe dei migliori. I cani sono risultati tutti (tranne
uno) sprovvisti di regolari documenti (iscrizione anagrafe
canina, microchip per identificarli). E nell’unico caso
risultato regolare, il proprietario non avrebbe saputo dare
dettagli sull’animale né spiegarne la provenienza. Per questo le
guardie della Lac (come polizia giudiziaria) oltre che inviare
comunicazione di notizia di reato alla Procura della Repubblica
di Grosseto per i reati previsti dalla legge 189/2004 (tutela e
benessere degli animali) hanno elevato oltre duemila euro di
sanzioni amministrative al proprietario. I carabinieri della
stazione di Braccagni hanno contattato subito il servizio
veterinario dell’Asl 9 di Grosseto e il magistrato di turno, per
poi procedere al sequestro dei cani. Sono in corso gli
accertamenti per verificare sia la provenienza che l’eventuale
destinazione dei pibull presenti nella struttura; chissà se di
“passaggio” per un mercato (estero) tutto da verificare.
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PRIMO NUMERO
8 GENNAIO 2014
La denuncia
“Mattanza” di cani da tartufo, animalisti all’attacco: sospendiamo la stagione Diverse morti sospette registrate in queste ultime settimane. L’Organizzazione internazionale protezione animali di Campobasso ha chiesto di bloccare la ricerca dei tartufi per capire come mai tanti animali stanno perdendo la vita e anche l’intervento del prefetto: “Ci sono tanti cavatori onesti ma ci sono anche quelli senza regole, senza etica e senza pietà. La situazione è diventata drammatica perché l’unica cosa importante per alcuni è fare soldi e farli prima degli altri”.
di Maurizio
Cavaliere
Campobasso -
Avvelenamenti di massa di cani da tartufo. Non esita a definirla
«mattanza» l’Organizzazione internazionale protezione animali
che oggi, 8 gennaio, ha ufficialmente denunciato i ripetuti
episodi di morti sospette di cani nel Campobassano. La sezione
provinciale dell’Oipa chiede l’intervento del Prefetto,
auspicando l’istituzione di un «tavolo di coordinamento per la
gestione degli interventi da fare per il monitoraggio del
fenomeno, al fine di garantire una uniforme applicazione delle
attività”.
Nel comunicato si parla di guerra per la caccia al tartufo in corso da diversi mesi. In effetti negli ultimi tempi la situazione è peggiorata, ma la realtà parla di spiacevoli episodi che si ripetono da anni. Ruote bucate, macchine rigate e cacciatori senza scrupoli che maltrattano i cani prima di portarli in giro per i boschi molisani. Ora imperversa la macabra moda del ‘boccone avvelenato’, una pratica vergognosa che si abbatte come una scure sui poveri animali e anche sui cercatori che invece sono rispettosi delle regole e dei loro fedeli amici a quattro zampe. Per fortuna di persone oneste ce ne sono ancora tante, tuttavia le cronache continuano a raccontare le brutte vicende di quelle che altro non sono che ‘squadre della morte’. Lo fanno per soldi, ovviamente. Perché il valore di mercato del tubero, il bianco in primo luogo, è in continuo rialzo. La ricerca del tartufo si è trasformata in una disperata corsa all’oro, accentuata dagli effetti della crisi economica. «Senza regole, senza etica e senza pietà – spiegano dall’Oipa – la situazione è diventata drammatica perché l’unica cosa importante per alcuni è fare soldi e farli prima degli altri». E’ presto detto come: «Letteralmente, bruciando il terreno cioè avvelenando i cani altrui o zappando indiscriminatamente il terreno delle tartufaie così da compromettere le produzioni successive». E di tartufaie in Molise ce ne sono diverse, basti pensare a quelle di San Pietro Avellana, luogo simbolo del tubero ‘made in Molise’. Poi, l’Oipa attacca senza mezze misure l’amministrazione provinciale, che gestisce il comparto. « Pur di incamerare soldi – spiegano - continua incessantemente a distribuire autorizzazioni per la raccolta del tartufo, incrementando la presenza dei cercatori sui nostri territori oramai saturi». Ma è possibile e giusto bloccare l’accesso alla caccia per sovrannumero? Altro elemento su cui bisognerebbe discutere. Resta il fatto che «L’avvelenamento è reato – continuano dall’Organizzazione - e, su segnalazione, il sindaco del territorio interessato è tenuto ad intervenire aprendo immediatamente un’indagine in collaborazione con le altre autorità competenti e provvedendo a individuare le modalità di bonifica del luogo dell’avvelenamento, nonché segnalando con apposita cartellonistica i siti e intensificando i controlli». L’Oipa Italia chiede che venga rispettata la legge e, nello specifico, applicata l’Ordinanza ministeriale del10 febbraio 2012 recante “Norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”. Chiede inoltre che il Prefetto, in quanto tale e in quanto competente, predisponga al più presto il tavolo coinvolgendo la Protezione Animali stessa nella pianificazione delle azioni. La chiusura del comunicato è ancora più allarmante: «Vi è inoltre un reale rischio per l’incolumità dei cercatori stessi che spesso si imbattono, come avvenuto, in cacciatori senza scrupoli che sparano all’impazzata contro qualsiasi bersaglio mobile». Alla luce di tutto ciò, l’Oipa Molise, per conto dell’onlus italiana, chiede che sia sospesa temporaneamente la ricerca al tartufo soprattutto per dare un segnale forte «a quei ricercatori inesperti e senza regole che stanno letteralmente distruggendo il nostro territorio a discapito dei tanti professionisti rispettosi invece delle regole e del prezioso prodotto molisano». |
MESSAGGERO VENETO
8 GENNAIO 2014
INTERVENTO DELL’EURODEPUTATO
Gatti avvelenati, Zanoni chiede «indagini serrate»
Prov. di
Pordenone, Gattini spariti o trovati agonizzanti nelle colonie
di Porcia e Pasiano e atti intimidatori diretti a chi se ne
prende cura: l’eurodeputato del Pd Andrea Zanoni esprime la sua
solidarietà «a chi è vittima di atti vili e inqualificabili.
Invito gli inquirenti a effettuare indagini serrate per
individuare i responsabili». A Porcia, nella colonia felina
presente nella zona industriale di Talponedo, l’associazione
Dingo di Pordenone ha scoperto due gattini agonizzanti e la
sparizione di altri esemplari dei venti censiti. Il sospetto è
che qualcuno abbia disseminato veleno per topi provocando la
morte dei felini. Già nel marzo scorso erano scomparsi nel nulla
cinque gattini della stessa colonia. A Pasiano tre sorelle sono
state prese di mira da ignoti con minacce e atti di vandalismo.
Sono stati rinvenuti biglietti minatori e alcuni dei dodici
gatti accuditi dalle sorelle sono stati trovati morti. A maggio
scorso, inoltre, mani ignote avevano distrutto la porta
d’ingresso e quella laterale della loro abitazione.
Zanoni, vicepresidente dell’intergruppo per il benessere e la conservazione degli animali al Parlamento europeo, si è detto «vicino alle tre sorelle di Pasiano e ai volontari della Dingo. Chi ha preso di mira questi poveri gatti sta compiendo una vera e propria strage. Siamo di fronte a delinquenti senza scrupoli che mettono a rischio anche i bambini che, inconsapevoli, possono entrare in contatto con i veleni disseminati sul terreno. L’avvelenamento costituisce un doppio reato: configura sia il maltrattamento di animali sia l’uso di esche e bocconi avvelenati e sono previste sanzioni penali. Invito gli inquirenti a compiere indagini serrate per fermare queste persone pericolose». |
IL
CENTRO
8 GENNAIO 2014
Cane ferito dall’amo abbandonato
PESCARA -
«Stavo passeggiando sulla spiaggia di Pescara, tra viale Pepe e
il porto turistico, quando mi sono accorto che il mio cane aveva
appena mangiato qualcosa dalla sabbia. Me ne sono accorto perché
dalla bocca gli pendeva ancora un filo». Mariano Fioravanti quel
filo non l’ha tirato ed è stata la salvezza della sua Aisha,
cucciolo di golden retriever di 4 mesi: attaccato al filo un amo
da pesca con un pezzo di pesce di un paio di centimetri. Quella
di Aisha è una storia a lieto fine di amore per gli animali.
«Anche se il lieto fine è costato quasi 600 euro, tra operazione
e medicine, e tanta ma proprio tanta preoccupazione», racconta
Fioravanti, 30 anni di Ascoli Piceno, uno che viene spesso a
Pescara per trovare gli amici. L’ha fatto anche il primo gennaio
scorso e, con la città battuta dal sole, è andato a passeggiare
sulla spiaggia con il cane. Una spiaggia però invasa dai
rifiuti. «Quando ho visto il filo uscire dalla bocca di Aisha»,
dice, «ho chiesto subito aiuto e l’unico che mi ha risposto è
stato il veterinario Luca Piscione di Montesilvano che ha aperto
lo studio apposta per me: in poco tempo ha fatto le lastre al
cane e si è visto che nello stomaco c’era proprio un amo da
pesca». Per evitare che l’amo arrivasse all’intestino bisognava
fare presto: una corsa contro il tempo e contro la giornata di
festa. Il cane ha ingoiato l’amo verso le 12: «Alle 12,40 ero
nello studio di Piscione e intorno alle 14 ero già in una
clinica di Vasto per l’operazione d’urgenza», dice Fioravanti,
«un intervento delicato visto che il cane è ancora un cucciolo.
Per fortuna, è andato tutto bene e Aisha non ha riportato danni:
il pezzo di pesce che era attaccato all’amo ha fatto da schermo
e ha evitato rotture fino allo stomaco ma, se fosse passato
ancora del tempo, il pesce sarebbe stato digerito e ci sarebbe
stata di sicuro un’emorragia». Un primo dell’anno da cancellare
e 600 euro in fumo: «Tutto grazie a qualcuno che ha lasciato in
spiaggia un rifiuto pericoloso che può creare danni non soltanto
agli animali ma anche alle persone. È evidente che un pescatore
ha abbandonato l’amo senza neanche pensarci», dice Fioravanti,
«ma non è soltanto questo: dopo l’alluvione alcuni balneatori
hanno ripulito i loro tratti di spiaggia ma tanti altri no».
Fioravanti si è rivolto alla Capitaneria di porto di Pescara:
«Ho chiesto informazioni e sono intenzionato a presentare una
denuncia. È finita bene perché me ne sono accorto in tempo
altrimenti il mio cane sarebbe morto. Se tornerò a Pescara?
Certo ma non andrò più in spiaggia: a chi va a pesca vorrei
chiedere soltanto un po’ di civiltà».
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GAZZETTA DI MANTOVA
8 GENNAIO 2014
Cocker scappato dopo i botti Ricompensa per chi lo trova
Luca Cremonesi
SOLFERINO (MN)
Nonostante i tanti appelli sul moderare l’uso dei botti, la
prassi è radicata e non si riesce a debellare l’usanza. Le
vittime sono gli animali, ignari di quanto accade, spaventati e
frastornati, perché non capiscono di cosa si tratti. Sono tanti
i cani e i gatti, ma non solo, che fuggono nei giorni delle
feste, anche perché la tradizione dei botti ormai esonda e dalla
notte di Capodanno si arriva fino all’Epifania. Gli animali sono
così frastornati, e non c’è verso di calmarli. Giove, cocker
inglese, è solo l’ultima vittima di queste feste. Si è perso a
Solferino, nella zona di Piazza Castello. Il cane è dotato di
microchip, elemento importante per identificare il cane in caso
di ritrovamento. Il proprietario è il signor Maurizio Leorati.
Sono stati distribuiti i volantini in tutta Solferino, ma anche
nei comuni limitrofi. I numeri a cui chiamare sono 0376806146 e
3383611773, 3383433261 per chi avesse informazioni. I
proprietari, inoltre, sono disponibili a elargire una piccola
ricompensa in caso di ritrovamento. La zona dello smarrimento è
Solferino, vicino a Piazza Castello, nella zona alta della
collina.
http://persietrovati.blogspot.it/2014/01/solferino-prov-di-mantova-smarrito-cane.html |
LA ZAMPA.IT
8
GENNAIO 2014
“Ci hanno sparato
perché vogliamo proteggere i lupi”
Misteriosa aggressione vicino alle case a Fenestrelle
Antonella Mariotti
Fenestrelle (TO) - Sono le sette e un quarto di ieri mattina
quando sparano tre colpi di fucile. «Eravamo lungo il torrente e
stavamo raccogliendo le foto-trappole». Stefano Polliotto e
Marco Costantin nella vita sono un carrozziere e un giardiniere
a Fenestrelle, con la passione di proteggere il lupo. Fanno
parte dell’associazione Eital, con la moglie di Stefano, Ethel
Onnis: «Oggi (ieri per chi legge; ndr) è un giorno di silenzio
venatorio. Non possono sparare. Non sappiamo se volevano
minacciare noi, o se vista la carcassa di quell’animale
pensavano fossero i lupi».
Il racconto
Quella carcassa di cervo sta proprio sotto piazza Vittorio a
Fenestrelle, nel territorio di un’azienda faunistico-venatoria
che di lupi proprio non vuol sentire parlare. «Non sappiamo chi
fossero quelli che hanno sparato - racconta Marco Costantin - ma
venivano da lì» e indica un muretto che costeggia il torrente
Chisone, sotto la piazza, e finisce nel territorio dell’azienda.
«L’anno scorso avevamo censito quattordici lupi - dice Ethel -
era un gruppo con molti cuccioli. Ne saranno rimasti due. È una
strage, li stanno ammazzando tutti». Ieri mattina dopo gli spari
è stata presentata una denuncia ai carabinieri: «Vogliamo
procedere per vie legali, perché potevano ferire qualcuno -
spiega Antonio Colonna dell’Eital - e comunque anche l’uccisione
del lupo è fuorilegge». Il lupo è specie protetta e si rischia
l’arresto da due a 8 mesi o una ammenda da 1,5 a 4 milioni».
Purtroppo però nonostante le ripetute uccisioni, a fucilate o
avvelenati, nessuno è stato condannato per la morte di un lupo.
Una delle carcasse ritrovate in Val Chisone, l’ultima a fine
dicembre, ora è all’esame dell’università di Grugliasco. «E’ il
fratello di Hope - spiega Ethel -, la lupa investita e operata
alla zampa qualche giorno fa».
La battaglia
La battaglia in Val Chisone per proteggere i lupi è durissima
raccontano i volontari: «Ci minacciano e le amministrazioni non
ci aiutano. Vorremmo creare un centro del Lupo come a Entraque,
ma i politici qui ci fanno capire che “non è il caso”. Il
problema parte anche dalla Regione, abbiamo un assessore
all’agricoltura e alla caccia che certo non vuole proteggere il
lupo ma i cacciatori». Che «l’ambiente» non sia accogliente si
capisce dall’attenzione di ieri di un distinto signore («è il
padre di uno dei cinque dipendenti dell’azienda faunistica»
spiega Costantin), che ha seguito da lontano tutto il racconto
dei volontari. «Noi comunque abbiamo presentato regolare
denuncia - sottolinea Colonna - anche ai carabinieri di
Pinerolo. Non possono sparare alle persone così, e non possono
farlo neanche ai lupi».
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NEL CUORE.ORG
8 GENNAIO 2013
STRAGE DI LUPI IN MAREMMA, WWF: VIOLENTO SALTO NEL PASSATO
Ieri nell'aquilano ammazzato un altro esemplare
E' allarme per la continua scoperta di carcasse di lupo,
l'ultima ieri nell'aquilano. A denunciare questi ripetuti atti
di bracconaggio contro una specie tutelata da norme comunitarie
e nazionali è il Wwf. Le "uccisioni di lupi o ibridi, la
scoperta di nuove carcasse e la loro ostentazione in pubblico
come si sono registrate nel mese scorso, almeno una decina
localizzate in particolare solo nell'area della Maremma toscana,
ma altri casi verificatisi in altre parti d'Italia, devono
seriamente allarmare e soprattutto scuotere le coscienze di
quanti sono chiamati a gestire e a tutelate il patrimonio di
fauna selvatica del nostro Paese". Lo afferma Dante Caserta,
presidente di Wwf Italia, dopo i ritrovamenti di lupi uccisi a
fucilate. "In Maremma si è arrivati addirittura alla
ostentazione pubblica dei corpi dei lupi uccisi - aggiunge
Caserta - così come avveniva nel passato, mostrando uno sprezzo
per le istituzioni e tralasciando che si trattasse di una
manifesta evidente illegalità: parliamo infatti di una specie
particolarmente protetta tutelata da norme comunitarie e
nazionali. La vera sfida si gioca sulle scelte e se l'obiettivo
è quello di salvaguardare sia gli allevatori sia i lupi, le
parole chiave sono prevenzione e corretta gestione
dell'allevamento". Il Wwf evidenzia la necessità di avviare
l'adozione di strumenti anti-predazione, di indennizzi per gli
allevatori colpiti, di fare un monitoraggio e una registrazione
dei danni, così come una "corretta" gestione del randagismo e
allontanare gli ibridi selvatici che minacciano il lupo.
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NEL
CUORE.ORG
8 GENNAIO 2014
"LUPI" IN MAREMMA, L'ENPA: "BASTA CON LA CACCIA ALLE STREGHE"
"Si rispetti la legge e si tutelino gli animali"
L'Enpa
condanna duramente la vera e propria "caccia alle streghe" che
si è aperta nel Grossetano contro i "lupi" - in realtà meticci -
e che nei giorni scorsi ha causato numerose vittime,
barbaramente uccise - probabilmente da allevatori senza scrupoli
- non solo senza alcun rispetto delle norme nazionali a tutela
degli animali, ma anche con una violenza senza limiti nei
confronti di animali che, appunto, si comportano come tali.
Sebbene l'Enpa sia lontana dal mondo dell'allevamento, ha sempre sostenuto, anche in sedi istituzionali, la necessità un risarcimento dei danni all'agricoltore e all'allevatore che rispettano tutte le regole sulla detenzione responsabile dei propri animali, a partire dalla microchippatura del cane, obbligatoria per legge, fino alla corretta vigilanza sugli animali da allevamento e dei cani lasciati spesso e volentieri liberi di vagare nel territorio, non sterilizzati e quindi con la possibilità di riprodursi, aggravando enormemente la piaga del randagismo. Si tratta, quindi, di un fenomeno la cui responsabilità è riconducibile a tutti coloro - come cacciatori, allevatori e proprietari non responsabili - che abbandonano i cani a loro stessi, liberi di riprodursi e dare vita a cucciolate semi-selvatiche, ma anche a chi dovrebbe vigilare e in oltre vent'anni non lo ha mai fatto o lo ha fatto solo in parte, contribuendo quindi ad un aggravarsi della situazione. A pagarne il prezzo sono proprio gli animali, che, in difficoltà, cercano di sopravvivere come possono. E' necessario invece porre delle domande a chi la legge la dovrebbe applicare, come ad esempio i comuni, i vigili, le ASL: cosa hanno fatto in tutto questo tempo? quali controlli sono stati effettuati nel territorio e quante infrazioni sono state rilevate ad esempio per omessa custodia dei cani o per assenza di microchip? Hanno supportato e incentivato le sterilizzazioni? Agli allevatori l'Enpa lancia un messaggio: anziché prendersela con i presunti "lupi" compiendo gravi atti illeciti e oltretutto attirandosi le antipatie della maggioranza degli italiani che boicotteranno i prodotti tipici dell'Amiata, manifestate contro gli amministratori che propongono impraticabili modifiche alle norme nazionali sul randagismo come risoluzione dei problemi. Ognuno si assuma le proprie responsabilità. |
GEA PRESS
8 GENNAIO 2013
Fauna selvatica – Bracconaggio incontrollato ai danni del lupo
La convivenza possibile nelle 5 mosse individuate dal WWF
La continua registrazione di uccisioni di lupi o ibridi, la
scoperta di nuove carcasse e la loro ostentazione in pubblico
come si sono registrate nel mese scorso, almeno una decina
localizzate in particolare solo nell’area della Maremma toscana,
ma altri casi verificatisi in altre parti d’Italia, devono
seriamente allarmare e soprattutto scuotere le coscienze di
quanti sono chiamati a gestire e a tutelate il patrimonio di
fauna selvatica del nostro paese e i suoi delicati equilibri
ambientale e che non possono rimanere inermi avanti ad un simile
attacco alla legalità.
A riferirlo è un comunicato del WWF il quale, a proposito dei
recenti casi avvenuti in Maremma, sottoliena come si sia
addirittura arrivati ad ostentare pubblicamente dei corpi dei
lupi uccisi. In tal maniera, aggiungono gli ambientalisti,
avveniva nel passato, mostrando uno sprezzo per le istituzioni e
tralasciando che si trattasse di una manifesta evidente
illegalità: parliamo infatti di una specie particolarmente
protetta tutelata da norme comunitarie e nazionali.
“E’ dagli anni ’70 che non assistevamo ad un accanimento tanto
grave su una specie simbolo – ha dichiarato Dante Caserta,
Presidente del WWF Italia – Questi ripetuti atti di bracconaggio
sono da condannare sotto qualsiasi aspetto e nessuna
situazione, per quanto difficile, può motivarli né tantomeno
giustificarli. Dopo aver vissuto per decenni sull’orlo
dell’estinzione, il lupo è tornato a popolare montagne e
vallate grazie agli sforzi di associazioni, istituzioni e mondo
della ricerca. Sebbene questo possa comportare talvolta
un’interazione problematica con alcune attività umane quali
l’allevamento zootecnico, non vuol dire che la convivenza tra
uomo-lupo non sia possibile, come dimostrano i dati e i tanti
progetti già realizzati. E’ solo questione di volontà, politica
e amministrativa: la vera sfida si gioca sulle scelte e se
l’obiettivo è quello di salvaguardare sia gli allevatori sia i
lupi, le parole chiave sono “prevenzione e corretta gestione
dell’allevamento”. Ogni altra proposta non può che essere letta
come pretesto per avallare ben altri scopi che non coincidono
con la conservazione del patrimonio collettivo. Dobbiamo
intervenire seriamente per minimizzare i danni prodotti dai
predatori coscienti anche del fatto che un’attività economica a
rischio “zero” non esisterà mai. Al contrario, adottare misure
antiquate quali l’abbattimento o peggio ancora, la ritorsione
contro la fauna selvatica con atti di bracconaggio, è un salto
nel passato buio dell’Italia “anti- nocivi”, quello in cui la
legge lasciava sparare a volpi, cornacchie, falchi e grifoni,
pratiche che oggi sono contrarie alla legge e ad ogni principio
di gestione sostenibile delle risorse. Il WWF non può che
condannare senza ma e senza se simili pratiche, fornendo al
tempo stesso soluzioni praticabili e sperimentate”.
Alla luce dell’esperienza raccolta in anni di gestione di
progetti di tutela dei grandi carnivori e gestione diretta di
aree protette il WWF elenca 5 MOSSE STRATEGICHE che valorizzino
la prevenzione, la gestione adeguata della zootecnia, il
monitoraggio dei danni e la gestione dei cani randagi e cani
vaganti per intervenire sui danni al patrimonio zootecnico e
risolvere alla fonte il problema delle ibridazioni lupo-cane, 5
misure che, se adottate complessivamente, intervengono
puntualmente per minimizzare i danni prodotti dai grandi
predatori. E’ indispensabile in questo momento programmare un
utilizzo mirato delle risorse che l’Unione Europea mette a
disposizione delle Regioni attraverso la definizione dei
programmi di sviluppo rurale della nuova PAC 2014 – 2020 ed
inserire il problema dei danni da fauna selvatica nel programma
di gestione dei rischi in agricoltura. Per ottenere questo
risultato ognuno però deve fare la propria parte, a partire
ovviamente dalla Istituzioni nazionali e regionali ma ancora di
più a livello territoriale favorendo dialogo e supporto
all’allevamento serio e legale. Queste mosse se promosse
seriamente e contemporaneamente offrono risposte e soluzioni e
dimostrano che la convivenza del lupo con la zootecnia è
possibile, ma solo con la collaborazione di tutti e in primis
degli stessi agricoltori-allevatori, che devono adoperarsi per
la comune richiesta e la realizzazione degli adeguati sistemi di
prevenzione, evitando invece di invocare e di stimolare
iniziative che rischiano di complicare ulteriormente la
situazione. Il WWF invita pertanto le istituzioni e tutti gli
operatori a mettere in atto seriamente e in maniera coordinata e
razionale le seguenti azioni così da potere facilitare e
ricercare quella convivenza e quella calma sociale che è
necessaria.
1) ALLEVAMENTI: ADOZIONE CAPILLARE DI STRUMENTI
“ANTI-PREDAZIONE
Incentivare le attività per la prevenzione del danno, con la promozione e l’adozione da parte degli allevamenti di quegli strumenti anti predazione sperimentati e più efficienti per quegli ambiti territoriali; 2) POLITICA UNITARIA PER INDENNIZI – Promuovere una politica degli indennizzi unitaria, che faciliti le procedure amministrative e dia certezza del diritto con la velocizzazione delle risposte ed indennizzi sicuri e tempestivi; 3) MONITORAGGIO E REGISTRAZIONE DEI DANNI – Sviluppo coordinato del monitoraggio e registrazione puntuale dei danni al patrimonio zootecnico così da consentire in tempo reale di promuovere interventi concreti e che consentano di dare risposte agli allevatori per mitigare il danno; 4) GESTIONE DEL RANDAGISMO- Dare piena applicazione alle norme sul randagismo e la gestione dei propri animali domestici, favorendo il monitoraggio del rispetto delle norme di registrazione e dichiarazione dei propri animali e riducano drasticamente il fenomeno dei cani vaganti e randagi; 5) ALLONTANARE GLI INTRUSI – Dove accertato intervenire per cercare di rimuovere gli ibridi selvatici lupo cane che possono costituire una minaccia per il patrimonio zootecnico e prima di tutto minacciano la stessa conservazione della specie lupo.
Una politica nazionale che tuteli il lupo e favorisca allo
stesso tempo il corretto e adeguato allevamento zootecnico è
possibile e si deve ricercare, ma per lavorare lungo questa
strada devono essere promossi interventi seri e ognuno di questi
punti non può essere sufficiente da solo, l’intero percorso deve
essere messo in atto. Qualsiasi altro tentativo di scorciatoia
(legale o illegale che sia) non può che essere perdente, per
tutti e per il paese.
Il WWF, infine, smentisce, che sia mai stata intrapresa alcuna attività di reintroduzione di lupi nel territorio, come erroneamente (e strumentalmente) è stato riportato su alcuni blog e articoli di stampa senza considerare che una cattiva informazione può creare seri danni al nostro patrimonio faunistico. |
GEA
PRESS
8 GENNAIO 2014
Il caso del lupo-cane. Per il TAR deve lasciare l’affidatario ed
andare in un Centro di recupero
Ibridi di lupo. Animali domestici o specie selvatiche?
Incroci di
cani domestici con il lupo. Ibridi, un po’ lupo e un po’ cane.
Quanto prevale, uno dei due genitori, sullo status giuridico
dell’incrocio? Un fatto non da poco, visto che un cane può
essere detenuto in casa, mentre un lupo deve essere consegnato
ad un Centro di Recupero.
Sulla vicenda si era già espresso nell’ottobre 2012 il Ministero dell’Ambiente il quale, con una sua nota, aveva chiarito che l’ibrido di cane con il lupo, nato e vivente in stato di libertà, deve essere considerato nella disciplina relativa alle specie selvatiche. Un ulteriore risvolto era poi arrivato con la legge relativa all’applicazione in Italia della Convenzione di Washington sul commercio di specie rare e minacciate di estinzione. Il Servizio Cites del Corpo forestale dello Stato aveva a tal proposito ribadito che fino alla quarta generazione, l’incrocio di cane e lupo può essere detenuto solo presso un Centro di recupero. In altri termini, legalmente parlando, non può considerarsi varietà domestica ma specie tutelata dalla CITES. Sulla vicenda è ora arrivata una Sentenza del Tribunale Amministrativo regionale dell’Emilia Romagna che ha disposto la restituzione di un ibrido di cane e lupo al Corpo forestale. Era semplicemente successo che nel settembre 2012, a Benevento, gli inquirenti avevano consegnato ad un privato un cucciolo di lupo basandosi sul fatto che il piccolo animale potesse essere in realtà incrocio con il cane. Per il lupo forse un po’ cane, si concordava inoltre la microchippature quale animale d’affezione. Nel frattempo, però, l’ISPRA (organo tecnico dello Stato deputato anche alla gestione della fauna selvatica) comunicava i dati dell’analisi genetica. Quell’animale era indubbiamente un ibrido di cane con in lupo. Anzi di una lupa con un cane, visto che il DNA mitocondriale, tipicamente di provenienza materna, appartenenva alla specie Canis lupus italicus. Dunque, il cane incrocio con il lupo doveva andar via dal suo affidatario ed essere consegnato ad un Centro di recupero. Un affidamento, peraltro, che si presuppone a vita considerando che un ibrido mai può essere liberato in natura. Il primo pronunciamento del TAR, dietro ricorso del possessore del cane, tranquillizzava in qualche maniera la questione. In sede di Sospensiva veniva infatti deciso di mantenere il cane presso l’affidatario ma solo per non sottoporlo a stress in attesa del giudizio. A nulla, però, sono valse le obiezioni del ricorrente, poste sia sul piano procedurale ma anche nel merito delle risultanze dell’ISPRA. La natura temporanea dell’affidamento, in attesa cioè delle risultanze dell’ISPRA, sembra avere costituito l’elemento più forte per il rigetto del ricorso. Di nessun rilievo l’avvenuta inoculazione del microchip, in realtà funzionale, ad avviso dei Giudici Amministrativi, solo alla gestione dell’anagrafe canina. Il cane in oggetto, però, non era … cane, e pertanto dovrà essere ora consegnato ad un centro di Recupero. Il ricorso era stato intentato contro il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. Il TAR si è pronunciato lo scorso dicembre. Tranne eventuale appello innanzi al Consiglio di Stato e ribaltamento della Sentenza del TAR, l’incrocio di lupo andrà perciò via dall’attuale dimora. |
GEA PRESS
8 GENNAIO 2013
Caserta – 50 vasche del bracconaggio sotto “assedio” della
Forestale. Denunciate 21 persone
Controllo logistico garantito dall'esercito. La collaborazione
del WWF ed EMPA
Grossa operazione antibracconaggio nel cuore di uno dei punti
più caldi della caccia illegale italiana. Il Corpo Forestale
dello Stato con il supporto logistico del Comando Militare
Esercito Campania della Caserma “Calò” ed alla collaborazione
delle associazioni ambientaliste EMPA e WWF Italia è intervenuto
nei cosiddetti luoghi delle “vasche” dal casertano. Tanti
piccoli e medi specchi d’acqua notoriamente afflitti dal
problema del bracconaggio in una delle zone tra le più alte
densità criminali del nostro paese.
Il personale del Corpo forestale dello Stato del Comando
Regionale diretto dal dott. Vincenzo Stabile, unitamente al
personale del Nucleo Operativo Antibracconaggio (NOA) di Roma e
del Comando Provinciale di Caserta, è entrato in azione alle
prime luce dell’alba del 2 gennaio scorso fino al giorno dell’
epifania compreso. Numerosi sono stati gli ambiti comunali
interessati. In particolare il comunicato del Corpo forestale
riporta di Comuni di Grazzanise, Castelvolturno, Villaliterno e
Mondragone nei quali maggiormente si è fatta sentire l’attività
di caccia alla fauna migratoria ed in particolare di uccelli
acquatici. Trampolieri ed anatre uccisi attraverso postazioni
fisse poste al margine di terreni appositamente allagati. Sono
proprio questa le “vasche”. Il tutto con l’ausilio di richiami
acustici.
L’avifauna acquatica migratoria che percorre la direttrice
migratoria tirrenica per fare ritorno nei luoghi di
riproduzione, viene così attratta nelle vasche attraverso
l’utilizzo dei richiami vietati che riproducono i versi di
corteggiamento dei propri simili. Anche per la presenza dei
suddetti richiami è stato possibile individuare i bracconieri.
Grazie alla professionalità ed esperienza del personale del
Corpo forestale dello Stato coordinati nelle operazioni dal
Commissario Capo Giovanni Cenere, sono stati scovati e
sanzionati.
Diverse sono state le condotte illecite riscontrate dalla
Polizia Giudiziaria operante: illecita attività venatoria con
uso di strumenti vietati, quali appunto richiami acustici
elettromagnetici, all’ utilizzo di fucili con alternazioni
tecniche tali da determinare una maggiore potenza di fuoco,
ipotesi quest’ultima sanzionata penalmente anche dalla
normativa in materia di armi.
Il controllo ha riguardato circa 50 vasche e l’attività ha
condotto complessivamente al deferimento al’Autorità
Giudiziaria di 21 persone ed al sequestro dei fucili da caccia
e diverse centinaia di cartucce. Sequestrati anche uccelli
imbalsamati utilizzati come richiami senza l’osservanza delle
norme che regolano la tassidermia. Eragate in ultimo sanzioni
amministrative per oltre 20.000 euro.
Tale operazione testimonia come il Corpo Forestale continui a
svolgere una attività di tutela ambientale di ampio raggio
soprattutto nel territorio ricadente nella cosiddetta “Terra dei
Fuochi”, non solo per fronteggiare il fenomeno dei roghi e
dell’illegale smaltimento dei rifiuti, ma per assicurare un
controllo che va dal settore agroalimentare alla protezione
dell’avifauna, concependo in tal senso il valore ambientale
nella sua integralità.
|
NEL
CUORE.ORG
8 GENNAIO 2014
CACCIA ILLEGALE, IL CFS DENUNCIA 21 BRACCONIERI NELLA TERRA DEI
FUOCHI
Lipu: "Bene, ma occorre aumentare le pene"
"L'operazione condotta brillantemente dagli uomini del Corpo
forestale dello Stato nel casertano dimostra che se non si
modifica il sistema sanzionatorio dei reati in materia di
caccia, continueremo ad assistere a stragi di uccelli protetti
lungo le rotte migratorie tirreniche".
E' quanto denuncia Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu-Birdlife Italia, esprimendo vivo apprezzamento per l'azione del Nucleo operativo antibracconaggio e del Comando provinciale di Caserta del Corpo forestale dello Stato che ha portato alla denuncia di 21 cacciatori accusati di bracconaggio. "In un'area, quella della Terra dei Fuochi, già sottoposta a sfruttamento e a sversamenti illegali di rifiuti tossici e pericolosi – continua Mamone Capria - l'intervento della Forestale anche in materia di protezione della fauna selvatica consente una ripresa ampia del controllo del territorio da parte dello Stato contro gli abusi ambientali che quelle preziose zone agroalimentari hanno subìto selvaggiamente in questi decenni". "La Lipu che negli anni Novanta con l'operazione Volo Libero – conclude il presidente Lipu – denunciò la presenza della malavita organizzata nella gestione della vasche usate come bacini per la caccia agli uccelli acquatici, chiederà al Parlamento di inasprire le pene contro la caccia di frodo e per abolire definitivamente l'uso dei richiami vivi nell'attività venatoria. Mi congratulo con il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, per non aver abbassato l'attenzione sulla lotta al bracconaggio, garantendo quei controlli mirati che il personale speciale del Noa sta conducendo con preziosi e lungimiranti risultati negli hot spots della caccia illegale in Italia." |
LA
STAMPA
8 GENNAIO 2014
I cani, eroi insostituibili nei soccorsi su valanga
Convegno tra esperti: “La tecnologia non basta a salvare le vite”. La formazione di animale e conduttore è lunga e impegnativa ma garantisce risultati unici.
Cristian
Pellissier
Courmayeur -
Scienza e tecnologia hanno fatto passi da gigante, ora sciatori
e alpinisti hanno a disposizione l’Arva, che in caso di valanga
permette ai soccorritori di individuare il punto in cui la
persona è stata seppellita. Un piccolo aggeggio elettronico che
può salvare una vita.
Migliorie che però non hanno sostituito l’uso di cani da valanga, gli «eroi a quattro zampe delle Alpi», che sono stati i protagonisti di un dibattito a Courmayeur. Con un esempio Lucio Trucco, guida alpina di Cervinia e uomo del Soccorso alpino, ha reso bene l’idea: «Anni fa, su una valanga piuttosto stretta, ma lunga almeno 200 metri, siamo arrivati con l’elicottero io e un collega. Eravamo appena scesi e stavamo dando disposizioni per chiedere rinforzi, quando abbiamo visto “Zeus” 70 metri più in su che stava già scavando. Noi ci stavamo ancora organizzando e lui aveva già trovato la persona seppellita sotto dalla neve. L’abbiamo tirata fuori, si è salvata. Non sempre va così bene, ma l’aiuto dei cani è ancora fondamentale». «Zeus» è un border collie oggi a riposo dopo aver lavorato con Trucco 13 anni. «Quando dico “cerca” il cane parte in meno di un secondo, inizia ad annusare l’aria e appena percepisce l'odore umano sotto la neve scava e non si ferma più. Non c’è macchina che sappia fare altrettanto». A condurre la serata Raffaella Nobbio, con Trucco anche Daniele Ollier, guida alpina e agente della guardia di finanza di Courmayeur, entrambi conduttori di cani. Con loro c’era anche «Malice», il cane che oggi accompagna Trucco nelle ricerche: è un pastore belga malinois, ha due anni e non lo molla di un passo. «Malice» è femmina e vispa. E Ollier spiega: «Devi essere il sole per il tuo cane». E questo vale anche per i cani da compagnia, ma a maggior ragione per i cani usati nelle ricerche, quelli da valanga, quelli antidroga, quelli che cercano valuta o quelli da lavoro. «L’addestramento - ancora Ollier - dura almeno due anni, con un cucciolo è più semplice, è come una lavagna pulita, ci scrivi quello che vuoi tu». A sentire Trucco e Ollier sembra facile: «Per loro il lavoro, i soccorsi, devono essere un gioco». E quindi l’addestramento è giocoso, si basa sul meccanismo «stimolo-risposta-rinforzo». «Il rinforzo è un premio, un gioco, una pallina o qualcos’altro», un oggetto che l’animale desidera, che lo gratifichi. «I cani - aggiungono - vanno premiati quando fanno le cose giuste, non puniti quando sbagliano, così imparano, è garantito». Il primo passo è scegliere il cane giusto, deve essere predisposto. Alcune razze sono più portate, il collie e il pastore belga in primis, ma anche il pastore tedesco. Poi, però, bisogna trasformarli in cani da valanga. «E non è facile», ammette Trucco. I primi mesi sono dedicati alla creazione del rapporto, il cane deve capire chi è il suo padrone, vederlo come «un sole». «Poi iniziamo a nasconderci sotto la neve sotto ai suoi occhi, lui scava e lo premiamo». Il secondo passo è seppellire il padrone senza fare vedere all’animale il punto, al «cerca» lui parte, riconosce l’odore del suo conduttore, della persona a cui vuole bene, sente la traccia e scava. «E arriva il premio. Alla fine assocerà l’odore delle persone sotto alla neve al suo premio». E il gioco è fatto. «O quasi - precisano - perché poi bisogna formare i conduttori, e la formazione, in quel caso, è più lunga». |
CORRIERE DELLA SERA
8 GENNAIO 2014
la PROPOSTA
«Diamo il nostro cognome agli animali domestici Servirà a proteggerli meglio» L’idea dell’Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente «Se vivono con noi, allora aggiungiamoli allo stato di famiglia»
«Dare il
nostro cognome ai nostri animali domestici, aggiungendo in sede
di registrazione del microchip ai dati relativi al nostro cane,
gatto, furetto o cavallo anche il nostro cognome, in modo che il
nostro animale di casa sia facilmente identificabile con noi e
con la nostra famiglia».
Lo propone l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente che da anni «si batte per inserire gli animali domestici che vivono con noi nel nostro stato di famiglia in modo da renderli dei veri e propri componenti della nostra famiglia».«L’obbiettivo principale - spiega l’associazione - rimane quello di far riconoscere gli animali come esseri senzienti dalla legge, e per cominciare diamo ai nostri amici a quattro zampe la possibilità di entrare in maniera concreta nella nostra famiglia e facciamolo nel modo previsto dalla legge: dando a loro il nostro cognome».
«Chiediamo
quando registriamo il nostro amico a quattro zampe all’anagrafe
di aggiungere anche il nostro cognome. Ad esempio io - dice
Lorenzo Croce, presidente di Aidaa- ho deciso di aggiungere il
mio cognome al mio gatto che sul suo libretto veterinario si
chiama Gatto Michele Croce. Quello che vogliamo far capire-
conclude Croce- è che il mio gatto porta il mio cognome perché
per me lui è parte della mia famiglia in maniera totale»
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IL GIORNALE
8 GENNAIO 2013
Investe il proprio cane: arrestato
Michael David Parker, 45 anni, è stato incastrato dalle autorità
di Hawthorne (California) da un video che mostra come l'uomo ha
ucciso il proprio chihuahua, forse scappato (o tirato fuori) dal
bagagliaio. Secondo gli inquirenti si è trattato di un atto
volontario, ma Parker - che ha pagato 20mila dollari di cauzione
per uscire di galera - si è trattato di un incidente. Video da
YouTube
VIDEO
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NEL
CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
USA, INVESTE IL SUO CHIHUAHUA CON L'AUTO: ECCO LA PROVA (VIDEO)
Un 45enne arrestato: crudeltà verso gli animali
Ha ucciso il
suo chihuahua investendolo con l'auto. Michael David Parker, 45
anni, è stato arrestato con l'accusa di crudeltà verso gli
animali dopo che le autorità di Hawthorne (California) hanno
provato l'uccisione dell'animale. Il video, ripreso dalle
telecamere della zona, mostra Parker che apre il bagagliaio
della macchina dal quale viene fatto uscire il suo chihuahua.
Poi l'uomo si mette alla guida e, quando l'animale gli si piazza
davanti, accelera e lo investe. Parker, che è stato arrestato,
ha pagato 20mila dollari di cauzione per uscire di galera. Si è
difeso dicendo che si sia trattato di un incidente.
VIDEO http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/usa-investe-il-suo-chihuahua-con-l-auto-incastrato-dalle-telecamere.html |
LEGGO
8 GENNAIO 2014
Due medaglie per Athos, il cane-soldato
ferito da un'esplosione in Afghanistan
WASHINGTON -
Si chiama Athos, come uno dei tre moschettieri del celebre
romanzo francese di Dumas padre. Pastore tedesco di quattro
anni, è rimasto gravemente ferito dall'esplosione di un missile
durante una missione di pace in Afghanistan e ha subito un
complesso intervento chirurgico. Per questo, il ministero della
Difesa della Repubblica Ceca lo ha insignito di un prestigioso
riconoscimento militare. Anche l'esercito statunitense ha
premiato Athos, regalandogli una coperta a stella e strisce.
FOTO http://foto.leggo.it/CRONACA/foto/0-60614.shtml?idArticolo=432393 |
FAN
PAGE
8 GENNAIO 2014
Due medaglie per Athos, coraggioso cane soldato ferito in
Afghanistan
All'eroe a quattro zampe ferito da un’esplosione va un riconoscimento del ministro della Difesa della Repubblica Ceca e anche un premio dell'esercito statunitense.
Athos è un
pastore tedesco di quattro anni, cane-soldato in terra di
guerra, che è rimasto gravemente ferito dall’esplosione di un
missile mentre si trovava in Afghanistan. Un’esplosione, quella
che l’ha costretto a subire un complesso intervento chirurgico,
che ha spinto il ministero della Difesa della Repubblica Ceca a
premiare il coraggioso cane. Il governo ha così insignito l’eroe
a quattro zampe, che porta il nome di uno dei tre celebri
moschettieri, di un prestigioso riconoscimento militare, ma non
solo. Anche l’esercito statunitense ha voluto premiare e
ringraziare il cane ferito durante la missione di pace in
Afghanistan. Ad Athos è stata, infatti, donata anche una seconda
“medaglia”: una coperta a stelle e strisce.
FOTO http://www.fanpage.it/due-medaglie-per-athos-coraggioso-cane-soldato-ferito-in-afghanistan/ |
NEL CUORE.ORG
8 GENNAIO 2013
USA, FREDDO POLARE: -53°C, ALMENO 15 MORTI E UN'ORSA RESTA AL
CHIUSO
Zoo di Chicago, Anana non sopporta più il freddo
Un vortice polare sta inghiottendo gli Stati Uniti e anche gli
animali negli zoo stanno soffrendo. Dal Montana al Wisconsin,
fino al Minnesota e poi al Dakota e al Michigan, sono stati
colpiti da un'ondata di gelo che ha portato temperature fino a
-53 gradi e ha fatto finora 15 morti. E allo zoo di Chicago
un'orsa polare è rimasta al chiuso, perché - vivendo in
cattività - non è più abituata a sopportare un freddo così
pungente.
Le temperature polari, ai minimi da vent'anni, sono il frutto di un allineamento, assolutamente anomalo, di una serie di condizioni meteo, che permetteranno al cosiddetto "vortice polare Artico" di portare venti forti e freddi in zone molto più meridionali del consueto. Il risultato è che, in alcune aree, le temperature scendono addirittura di -51 gradi, un freddo in grado di far congelare la pelle esposta in meno di cinque minuti. Il servizio meteo nazionale ha registrato domenica -22 gradi centigradi in una località nel Nord Dakota, 30 gradi sotto zero in un'altra in Minnesota. Le autorità di diversi Stati hanno chiesto alla gente di rimanere a casa, fare scorte di cibo, uscire solo in caso di stretta necessità mentre le scuole -per esempio a Chicago, ma anche in numerose altre città e contee - rimarranno oggi chiuse. Non apriranno i battenti in molti Stati neanche uffici pubblici e tribunali, mentre saranno potenziati i servizi di ricovero per "senzatetto". La popolazione di New Orleans, intanto, è stata incoraggiata a controllare la situazione di vicini e anziani. Ad Indianapolis, ancora, le autorità hanno elevato il livello di allerta sulle strada a "rosso", il che rende vietato guidare ad eccezione che per il personale di soccorso e per chi cerca rifugio. Comertown, in Montana, ha registrato finora la temperatura più bassa: -53 gradi Celsius. Ma il Nord e il Sud Dakota, assieme al Minnesota non sono stati molto più caldi. Nel frattempo, a Chicago fa troppo freddo persino per gli orsi polari. Il Lincoln Park Zoo ha fatto sapere infatti che ieri l'orsa Anana è rimasta al chiuso a causa delle temperature rigide, che nella città sono scese a -27 gradi. Gli animali che vivono in libertà sono abituati a simili condizioni meteorologiche, ha ammesso la portavoce dello zoo, Sharon Dewar, ma Anana non ha lo spesso strato di grasso che si crea grazie al consumo di alimenti come foche e carcasse di balene. Se possedesse questo strato in più, ha spiegato la portavoce, Anana farebbe fatica a sopportare le temperature tipiche delle altre stagioni a Chicago, perciò la sua dieta è diversa. Di solito Anana ha accesso sia allo spazio interno che a quello esterno e oggi potrà probabilmente uscire di nuovo fuori. Nello spazio interno riservato all'orsa la temperatura è compresa fra 4 e 10 gradi. |
QUOTIDIANO SANITA’
8
GENNAIO 2014
Sperimentazione animale. E' tempo di voltare pagina e innovare
la ricerca
Gentile direttore,
vorrei rispondere al collega Dott. Delli Zotti. Intanto mi fa molto piacere che concordi con me sull’approccio preventivo e non su quello farmacologico come intervento più efficace, razionale ed economico per affrontare le più comuni e gravi patologie degenerative che ci affliggono, come pure mi fa molto piacere che concordi con me nell’invito a finanziare anche i metodi alternativi alla Sperimentazione sugli Animali. Infine ho anche molto apprezzato i suoi toni di discussione tecnica e non irrazionale, con cui è stato affrontato un tema così delicato, che necessita, soprattutto oggi, di un dibattito onesto ed aperto in seno alla nostra comunità scientifica, tuttavia ribadisco di essere in disaccordo con lui sul tema di fondo. Attualmente ci sono le possibilità e le competenze per superare il cosiddetto “Modello Animale”. Cresce infatti ogni giorno il numero di scienziati, ricercatori, professori ed altre figure eminenti nell'ambito che si oppongono a livello scientifico ai test su animali, ricordiamo tra tutti Claude Reiss, per 35 anni direttore di ricerca in biologia molecolare al Cnrs, e Thomas Hartung, a capo dell'ECVAM dal 2002 al 2008. Innumerevoli studi hanno mostrato come i metodi alternativi alla S.A. siano maggiormente predittivi e come essa sia fallace, ad esempio: a) Lo studio MEIC (Multi Evaluation of in vitro Cytotoxicity), condotto a cavallo tra gli anni 80 e 90, che venne eseguito per verificare la capacità predittiva delle colture cellulari umane rispetto agli animali nei test di citotossicità, sulla base di alcuni dati noti di tossicità di alcune sostanze sull’uomo, dimostrò che una batteria di tre saggi su colture di cellule umane era maggiormente predittiva, economica e pratica degli studi condotti su animali. Molte pubblicazioni parlano della maggiore predittività dei tessuti umani in vitro rispetto ai modelli animali sia in vitro che in vivo [Bunton 2011, Bunton 2010, Hillier & Bunton 2007, Hillier & Bunton 2009] b) Secondo l'FDA il 92% delle sostanze che passano i test su animali non passano quelli su umani già nelle fasi cliniche I e II [Harding 2004]; c) Anche tra topi e ratti, molto più simili tra loro di quanto lo siano all'uomo, vi sono forti diversità: il 46% dei prodotti chimici cancerogeni per i ratti non lo sono per i topi [DiCarlo, FJ Drug Met Rev 1984;15:409-13]; d) Oltre il 90% dei farmaci testati con successo sugli animali si dimostrano tossici o inefficaci nelle successive fasi cliniche (sull'uomo) [Usha 2005]. e) Su 25.000 studi di "ricerca di base" (campo in cui viene impiegato il 33% degli animali da laboratorio in Italia e che fa massivo uso della s.a.), solo 1 (ossia lo 0,004 per cento) è risultato utile sull'uomo [Crowley 2003, Contopoulos-Ioannidis et al. 2003]. Non esistono degli studi (soddisfacenti) sulla predittività del modello animale. Il modello animale è semplicemente assunto come Gold Standard sulla base di un’ipotesi di predittività mai verificata e di una tradizione storica che risale ai tempi in cui ci si muoveva in carrozza e il mezzo di comunicazione più avanzato era il telegrafo!. Per contro esistono diverse evidenze e dati in letteratura che possono far supporre, semmai, la non validità di tale ipotesi e l’infondatezza dell’assunzione sopracitata[Kight et al. 2005 ,2006, 2007, Usha 2005, Stingl et al. 2009, Holmes et al. 2011, Bailey 2008, Pound et al. 2004, Matthews 2008, Balls 2004, Sena et al. 2010, van der Worp et al. 2010, Lindl et al. 2006, Grass e Sinko 2002, Arun et al. 2003, FDA, sono soltanto alcuni]. L’effetto del talidomide sullo sviluppo degli arti degli embrioni umani (mancato sviluppo – neonati focomelici) fu disastroso e successivamente non si riuscì a riprodurre tale effetto sugli animali. Ovvero, si riuscì ma dopo lunghi e ripetuti tentativi, a riprodurre la focomelia in alcuni animali utilizzando dosi di farmaco talmente elevate da alterare la fisiologia degli animali da esperimento. Il modello murino di distrofia muscolare umana si è rivelato un fallimento: due differenze precedentemente non notate (un interruttore genico, o promotore, e un nuovo sito di legame per la sintrofina) sono codificate dal gene per la α-distrobrevina di quasi tutti i tetrapodi, eccetto che nel topo e nel ratto (Bohn et al 2009). Gli scimpanzé , citati dal Dott. Delli Zotti, (specie più affine all’uomo filogeneticamente) sono stati impiegati fin dai primi anni ‘80 come modello di studio per l’infezione da HIV (virus responsabile dell’immunodeficienza umana – AIDS), epatite c ed altre patologie ma nessuno di questi studi ha avuto una significativa rilevanza per la specie umana (Knight 2008; Bailey 2005; Bailey 2008; Shanks & Greek, 2009a). Soprattutto, nei vaccini contro l’AIDS, il risultato è stato devastante: infatti su 85 vaccini che si sono rivelati efficaci su scimpanzè ed altri primati, nessuno di essi ha dato buoni esiti nei 197 studi clinici sull’uomo. [The ban on the use of chimpanzees in biomedical research and testing in the UK should be made permanent and binding. BUAV/FRAME. ATLA 40, 3-8, 2012] E questi sono solo alcuni esempi. Segnalo, infine, che è vero che il sistema attuale di produzione dei farmaci, basato anche sulla sperimentazione preclinica sugli Animali, mi fornisce molecole attive come cita il Dott. Delli Zotti ( fa l’esempio dell’Indometacina ), ma purtroppo lo stesso sistema ci fornisce anche il Rofecoxib ( Viox ) ed il LipoBay ritirati dal commercio dopo aver provocato migliaia di decessi prematuri, oppure , sempre lo stesso sistema solo per caso ci ha fornito la Penicillina, capostipite, della classe farmacologica degli antibiotici perché testata sui Porcellini d’India su cui era efficace e non sulle Cavie, su cui era tossica!Infatti i livelli di osservazione così profondi come i meccanismi biologici di risposta ai farmaci ed i meccanismi molecolari fisiopatologici sono assolutamente specie-specifici e le convergenze tra le specie puramente casuali, e questo viene attestato non dal mio intervento personale ma anche serissime Istituzioni :” l’uso dei modelli animali non ha contribuito allo studio dell’Ictus = Use of Animal Models has not contributed to development of Acute Stroke. Stroke 2005, 36:2323 (American Heart Association ), oppure nel 2012 quindici università statunitensi e due canadesi arrivano a concludere che, rispetto alle risposte genetche che avvengono nell’Uomo, gli studi sui Topi forniscono informazioni fuorviati e casuali (www.pnas.org/cgi/doi/10.1073/pnas.1222878110). Alla luce di tutto ciò, pertanto, è importante per la salute animale, ma anche per quella umana, oltre che per il progresso medico/scientifico prendere atto che è tempo di voltare pagina e di innovare la Ricerca biomedica superando la Sperimentazione animale. Questo dato è confermato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche degli USA (NRC, National Reasearch Council), organo dell’Accademia delle Scienze USA organo dell’Accademia delle Scienze USA (National Academy of Sciences), ovvero l’istituzione che può essere considerata la più prestigiosa del Mondo. Il NRC, nel documento “Toxicity testing in the XXI century” ha paragonato la rivoluzione avvenuta nel campo dei test di tossicologia (con il passaggio dal modello animale ai nuovi test in vitro, in silico etc.) alla rivoluzione che nella storia della scienza è stata determinata dalla scoperta della penicillina, della doppia elica del DNA, o alla nascita dei computer (Toxicity Testing In The 21st Century: A Vision and a Stategy. National Research Council, 2007). Dott.ssa Gabriella Errico |
NEL
CUORE.ORG
8 GENNAIO 2014
VIVISEZIONE, IL MINISTRO LORENZIN: "IL TESTO DEL DECRETO NON E'
CHIUSO"
Lo ha detto ai manifestanti Lav sotto il ministero
Il testo
dello Schema di Decreto Legislativo sulla sperimentazione
animale "non è chiuso" ma sono possibili modifiche, mentre il
termine per l'emanazione della nuova normativa è slittato al
prossimo 4 marzo: è quanto emerso dall'incontro che la LAV ha
ottenuto oggi con i dirigenti del Ministero della Salute, dopo
uno scambio di battute con lo stesso Ministro Lorenzin, scesa a
parlare con i manifestanti al secondo giorno di presidio
realizzato a Roma dalle associazioni animaliste.
"La LAV come programmato continuerà il presidio fino a martedì 14 gennaio, per ottenere il rispetto dell'articolo 13 della Legge di delegazione europea n.96 del 2013 - Legge che fissa lo stop ad alcuni tipi di esperimenti su animali, l'obbligo di utilizzo dell'anestesia, il concreto sostegno ai metodi sostitutivi di ricerca - poiché, aldilà della forma, dovremo valutare la sostanza di questo impegno", afferma il Presidente della LAV Gianluca Felicetti. L'Associazione non esclude ricorsi fino alla Corte Costituzionale se l'articolo 13 della Legge-delega non sarà integralmente rispettato, come richiesto anche dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Sono 900mila gli animali uccisi ogni anno a scopo sperimentale, mentre una ricerca davvero efficace a tutela della salute umana fa fatica ad affermarsi. La sfida dell'innovazione contro un metodo oscurantista come quello della vivisezione e l'effettiva tutela della salute dei cittadini, attendono. |
LA
STAMPA
8 GENNAIO 2014
Primo passo: sfatiamo le tre menzogne contro i test sugli
animali
L’appello di Obama: “E’ compito dei ricercatori spiegare tutti i vantaggi sociali di ciò che fanno”
Giacomo
Rizzolatti
UNIVERSITà
DI PARMA
L’aprile
scorso ero a Washington per la riunione della National Academy
of Science. All’inaugurazione è intervenuto, inaspettatamente,
il presidente Obama. Il suo discorso è stato molto sincero. Per
quanto riguarda i fondi per la ricerca ha detto (cito a
memoria): «Mi è spesso difficile convincere i senatori ed i
membri della Camera dei Rappresentanti, specie quelli eletti da
poco, a stanziare fondi per la ricerca. Conoscono molti
argomenti, ma, in genere, sanno poco o nulla della scienza. E’
compito vostro avvicinarli e spiegare loro i vantaggi della
ricerca scientifica». Il pressante invito di Obama agli
scienziati americani è stato fatto suo in Italia da Elena
Cattaneo. Compito gravoso, perché all’ignoranza in molti
parlamentari italiani si unisce un forte pregiudizio
antiscientifico. Comunque, con entusiasmo e coraggio, insieme
con la Commissione Igiene e Sanità del Senato e alla
lungimirante presidente Emilia De Biasi, che ha sostenuto
l’iniziativa, la neo-senatrice ha organizzato, presso il Senato,
una giornata (il 14 gennaio) dedicata al tema «Sperimentazione
animale e diritto alla conoscenza e alla salute». Non si poteva
trovare titolo migliore.
I cittadini italiani, e ancora più i loro rappresentanti, devono essere informati su quanto sia non solo necessaria, ma indispensabile, la sperimentazione animale per la loro salute e per il loro benessere. Per anni le organizzazioni animaliste hanno bombardato l’opinione pubblica con messaggi basati su Tre Menzogne: a) la sperimentazione animale non serve e non è servita a niente, b) gli animali con cui i ricercatori lavorano sono «vivisezionati» e quindi soffrono terribilmente, c) nella ricerca biomedica si può sostituire la sperimentazione animale con metodi alternativi. Una risposta oggettiva alla prima menzogna si trova nella tabella pubblicata qui accanto. Devo aggiungere che la tabella contiene solo la punta dell’iceberg delle conquiste delle ricerche utilizzanti la sperimentazione animale. Non vi sono elencati altri dati estremamente importanti: quelli delle scoperte della ricerca di base, quelle che permettono di conoscere i meccanismi che regolano la nostra vita e che rappresentano l’humus da cui derivano, poi, le scoperte che hanno rilevanza clinica. La risposta alla seconda menzogna è data da questo testo di Rita Levi Montalcini. Nella sua prefazione alla traduzione italiana del Libro Bianco «Uso degli animali nella ricerca scientifica» dell’American Medical Association scriveva: «Il 94% degli animali sottoposti a sperimentazione non sono esposti a sofferenza o questa è ridotta al minimo in termini di durata in base a farmaci che leniscono il dolore. Rimane circa il 6% sottoposto a trattamenti che provocano dolore perché lo scopo degli esperimenti è di produrre farmaci che leniscono la sofferenza. Ogni procedimento che la mitigasse ne vanificherebbe lo scopo». Questi dati sono dati statistici ufficiali. La terza menzogna è così stupida che è quasi divertente. E’ noto a tutti i ricercatori che l’uso di metodi statistici e di modelli arricchisce la ricerca sugli animali. Non c’è niente di alternativo. Personalmente ho collaborato per anni con Michael Arbib, matematico allievo di Norbert Wiener e tra i maggiori «modellisti» del sistema nervoso. Michael non ha mai inventato dati, ma ansiosamente chiedeva i nostri, tratti da veri esperimenti, per aiutarci a capire il sistema motorio. La terza menzogna è però così divertente che vale la pena di riportare integralmente il testo pubblicato recentemente dalla senatrice Silvana Amati sull’«Unità»: «Quando parliamo di metodi alternativi, parliamo di metodi estremamente avanzati: microcircuiti cellulari, organi bioartificiali, studi epidemiologici». Sarebbe bello che la senatrice venisse il 14 gennaio in Senato e spiegasse che cosa intende con queste sue parole misteriche. E soprattutto che ci spiegasse perché l’epidemiologia è un metodo nuovo (!) e alternativo (?) alla sperimentazione animale. A parte queste amenità, purtroppo tanto nocive, è importante che l’iniziativa della senatrice Cattaneo e della Commissione Igiene e Sanità del Senato non resti isolata. Ci sono per fortuna movimenti ed associazioni in Italia che crescono e tendono a fare fronte all’oscurantismo animalista. Una citazione particolare meritano l’Associazione Coscioni ed i coraggiosi membri della Pro-Test Italia. Mi piace concludere ricordando che recentemente Sel (Sinistra Ecologia e Libertà) ha pubblicato un documento in cui dichiara che occorre sfatare due miti: a) che esistano ricerche di tipo alternativo alla ricerca animale e b) che buona parte degli esperimenti portati avanti oggi sono inutilmente crudeli, i loro risultati poco significativi o addirittura pericolosi per l’uomo. Speriamo che altri partiti seguano questo esempio: sfatare le Tre Menzogne. |
IL
GIORNALE
9 GENNAIO 2014
Topicida nel cibo: già tre animali hanno perso la vita
Daniela Uva
Milano - Oki
è solo l'ultimo. Un golden retriver chiaro che è stato salvato
dalla sua padrona dopo aver ingerito un pezzo di pancetta
avvelenata. La cagnolina è stata molto fortunata, altri come lei
invece hanno perso la vita. Perché da qualche mese l'area cani
di piazzale Libia-viale Cirene, zona Porta Romana, è diventata
una minaccia per gli amici a quattro zampe del quartiere. A
qualcuno, evidentemente, il via vai di cagnolini e padroni che
frequentano il piccolo parco non sta bene. E allora lascia cibo
contaminato con il veleno per i topi, nella speranza di
eliminarne qualcuno. Finora sono tre i cani uccisi con questa
tecnica. I rispettivi proprietari hanno sporto denuncia, ma
finora non è ancora stato possibile capire chi stia cercando di
eliminare i cani di Porta Romana. «Da quando il mio cane ha
rischiato di morire ho abbandonato questo parco, preferisco
frequentarne uno poco più distante
–
racconta la padrona di Oki - È stato un miracolo che non sia
morta. Mi sono accorta che stava mangiando qualcosa di sospetto
fra i cespugli, così ho chiamato il veterinario che mi ha
spiegato come farla vomitare. Per fortuna ci sono riuscita e Oki
si è salvata». «So che ormai questo parco non è più sicuro, per
questo quando porto qui il mio cane sto sempre attento che non
mangi nulla. Non lo perdo di vista neanche per un secondo»,
prosegue un altro residente della zona.
Ma per un caso finito bene ce ne sono altri che hanno lasciato un vuoto incolmabile nelle famiglie di piazzale Libia e dintorni. Come il bellissimo esemplare di labrador color cioccolato che, dopo aver mangiato un pezzo di carne, ha perso la vita. E di altri due cagnolini, che nei mesi scorsi non si sono più ripresi dopo aver ingerito la pancetta contaminata. «Conosco personalmente la proprietaria del labrador perché risiedo in zona e so che si sono verificati diversi casi come questo – racconta Anita Agrati, avvocato che collabora con il tribunale degli animali dell'Aidaa - Proprio in questi giorni noi, come tribunale, stiamo valutando come muoverci per risolvere la situazione». L'identità del responsabile è ancora sconosciuta, ma una teoria esiste già. «Secondo me si tratta di una persona singola, uno squilibrato che abita nel quartiere e che per qualche ragione è disturbato dalla presenza degli animali – prosegue il legale -. Quello che mi sembra strano, però, è che nessuno abbia mai visto niente. Da queste parti le persone che hanno un cane si conoscono tutte». È anche vero, però, che abbandonare un boccone avvelenato nelle aree cani di Milano non è poi così complicato. Con la recinzione bassa e un cancelletto a dividere il parco dalla strada chiunque è in grado di abbandonare cibo contaminato fra i cespugli. «È un problema molto grave che cercheremo di risolvere al più presto – conclude l'avvocato -. Se, però, il responsabile dovesse essere scoperto il magistrato potrà procedere d'ufficio comminando la reclusione da tre a 18 mesi». |
NEL
CUORE
9 GENNAIO 2014
MILANO, TOPICIDA NEL CIBO A PORTA ROMANA: CHI AMMAZZA I CANI?
Già tre quattrozampe morti avvelenati nel parco
Milano - Oki
è solo l'ultima. Una femmina di golden retriver chiara salvata
dalla sua proprietaria dopo aver ingoiato un pezzo di pancetta
avvelenata. La cagnolina è stata molto fortunata, altri come lei
invece sono morti. Perché da qualche mese l'area cani di
piazzale Libia-viale Cirene, zona Porta Romana, è diventata una
minaccia per i quattrozampe del quartiere. A qualcuno,
evidentemente, il via vai di cagnolini e proprietari che
frequentano il piccolo parco non sta bene. E allora lascia cibo
intriso di veleno per topi - scrive "il Giornale" - nella
speranza di eliminarne qualcuno. Finora sono tre i cani uccisi
così. I loro proprietari hanno sporto denuncia, ma per il
momento non è ancora stato possibile capire chi stia cercando di
eliminare i cani di Porta Romana. "Da quando il mio cane ha
rischiato di morire ho abbandonato questo parco, preferisco
frequentarne uno poco più distante
–-
racconta la proprietaria di Oki -. È stato un miracolo che non
sia morta. Mi sono accorta che stava mangiando qualcosa di
sospetto fra i cespugli, così ho chiamato il veterinario che mi
ha spiegato come farla vomitare. Per fortuna ci sono riuscita e
Oki si è salvata". "So che ormai questo parco non è più sicuro,
per questo quando porto qui il mio cane sto sempre attento che
non mangi nulla. Non lo perdo di vista neanche per un secondo",
aggiunge un altro residente della zona.
Ma per un caso finito bene ce ne sono altri dall'esito negativo in piazzale Libia e dintorni. Come il bellissimo esemplare di labrador color cioccolato che, dopo aver mangiato un pezzo di carne, è deceduto. Così come altri due cagnolini, che nei mesi scorsi non si sono più ripresi dopo aver ingoiato la pancetta contaminata. E la caccia al responsabile continua. |
BLITZ QUOTIDIANO
9 GENNAIO 2014
Allarme a Milano: cani uccisi da polpette al veleno.
MILANO – Tre cani morti negli ultimi mesi, uno salvato. E’ allarme a Milano: qualcuno sta avvelenando i cani. L’articolo di Serena Coppetti per il Giornale
Oki si è
salvato per un pelo. Scorrazzava nell’area adibita ai cani in
zona Porta Romana, una bel quartiere di Milano, sotto gli occhi
vigili della padrona. È stata lei a insospettirsi quando lo ha
visto tornare con un boccone sospetto in bocca: pancetta in
mezzo ai cespugli? Il dubbio ha salvato la vita al suo golden
retriever. Ma quella pancetta aveva già fatto tre vittime in
quello stesso giardino. Tre cani uccisi negli ultimi mesi. E
altre «esche» simili cariche di odio scoperte in altri giardini
della città. Sempre negli ultimi tempi. Succede nella ricca
Milano. Nella metropoli più metropolitana dello Stivale dove i
cani sono quasi tutti al guinzaglio e con i cappottini. Dove
vengono portati nelle aree a loro dedicate e dove, secondo i
dati, il fenomeno dei bocconi avvelenati è ridotto rispetto ad
altre zone dell’Italia. Eppure anche qui c’è chi esce da casa
con le tasche piene di polpette imbottite di topicida per
disseminare i giardinetti e colpire il migliore amico dell’uomo.
Le esche sono infatti state trovate anche in altre zone della
città. Lontane tra loro: da piazzale Libia a viale San
Gimignano, a via Savona fino invia Bisceglie per spingersi fuori
fino a Corsico. Alcuni giardinetti sono stati chiusi dai vigili
per paura che il fenomeno si ripeta. Intanto restano sempre
senza una risposta due domande. La prima: com’è possibile che
oggi ci sia ancora qualcuno che nasconde fra i cespugli polpette
avvelenate con l’intenzione precisa di volere uccidere delle
povere bestiole indifese? La seconda: possibile che nessuno veda
mai niente?
Lo conferma anche Lorenzo Croce,presidente dell’associazione Aidaa. «Nonostante la legge dica chiaro che buttare bocconi avvelenati è un reato restano pochissime le persone che vengono individuate». L’ultimo caso è emblematico. Il mese scorso in Valtrompia in provincia di Brescia sono stati avvelenati oltre cento cagnolini in due Comuni, alcuni randagi altri invece con tanto di collare e padrone al seguito. L’Aidaa ha messo una «taglia» di 5000 euro a chi avesse indicato il responsabile. Niente. Nessuno ha parlato. Per fortuna la taglia ha invece funzionato da deterrente e gli avvelenamenti sono cessati, ma denunce non ce ne sono state. Eppure i dati, gli ultimi, parlano di un fenomeno di proporzioni massicce. I cani avvelenati soltanto nell’anno appena finito (il 2013) sono stati 14mila. E di questi, purtroppo il 10 per cento è morto. Un numero enorme che diventa ancora più impressionante se si pensa che riguarda solo i casi segnalati all’Aidaa. Circa 7mila bestiole sono state avvelenate da qualcuno. Hanno mangiato l’esca piena di veleno che qualcuno aveva preparato appositamente per loro con crudeltà scientifica. Mentre un terzo ha ingoiato qualche veleno legato alla derattizzazione dei giardini e dei parchi o sostanze analoghe. La concentrazione maggiore degli avvelenamenti per mano dell’uomo è in Toscana,Lazio e Veneto dove la polpetta al topicida è utilizzata «per sterminare i branchi dei randagi», spiega ancora Croce. Ben sapendo che con quel gesto si rischiano fino a due anni di galera. |
TG COM 24
9 GENNAIO 2014
Milano, è allarme avvelenamento cani
Sono già tre gli animali morti per aver mangiato bocconcini con
topicida
L'odio per i cani mischiato a crocchette e veleno sta mettendo
in allarme Milano. Qualcuno si aggira per giardinetti e strade
lasciando a terra snack invitati per i nostri amici a quattro
zampe. Peccato che siano pieni di topicida. L'associazione che
si batte per la salvaguardia degli animali ha istituito una
taglia di 500 euro per chiunque avesse notizie sul responsabile
di quest'inutile follia. Sono già tre i cani morti e qualcuno
salvato in extremis. Un fenomeno che nel 2013 ha contato ben
14mila esemplari avvelenati solo nel nostro Paese. Gesti
intollerabili punibili fino a due anni di carcere...
VIDEO
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LA STAMPA
9
GENNAIO 2014
Massimo Massenzio
Beinasco (TO) - «Offro una ricompensa di 5 mila euro a chi
mi porterà il nome dell’avvelenatore». Eraldo Bellini,
responsabile del Parco Animalista di Torino, è furibondo ed è
pronto a mettere una taglia «sulla testa» dei responsabili della
morte di due gatti della colonia di via Monginevro, a Beinasco.
Ieri mattina, a scoprire le due carcasse, sono stati i volontari
che si occupano di sfamare gli oltre 70 felini che vivono nel
cortile di una fabbrica all’angolo con via Avigliana. Altri due
esemplari, trovati agonizzanti, sono stati immediatamente
soccorsi, mentre gli altri sono spariti. Secondo i veterinari, i
sintomi riscontrati sarebbero compatibili con l’ingestione di
bocconi avvelenati.
A Beinasco è già partita la caccia al killer dei gatti, ma
nel frattempo la colonia felina si è ridotta ai minimi termini:
«L’ultima ispezione dell’Asl ha certificato che tutti gli
animali erano in perfetta salute. Martedì stavano bene, ma ieri
sera ne erano rimasti solo quattro», confermano sconsolati i
volontari che ogni giorno portano cibo e acqua ai loro adorati
amici a quattro zampe. «Io in quella fabbrica ho lavorato per 30
anni e quei gatti sono sempre stati lì. All’inizio erano in 4,
tutti sterilizzati. Poi sono cresciuti a dismisura». Finora però
non si erano mai verificati episodi di intolleranza: «Gli operai
vogliono bene a quelle bestiole e anche il responsabile dello
stabilimento si è sempre mostrato comprensivo. Quello che è
successo è semplicemente inspiegabile». La speranza è che gli
«abitanti» della colonia siano stati solo spaventati: «Staremo a
vedere cosa succederà nei prossimi giorni. Quelli che sono
rimasti mangiano solo dalle mie mani».
Ieri pomeriggio i volontari del Parco Animalista sono
andati a sincerarsi delle condizioni dei due gattini ritrovati
in fin di vita e sperano di poterli portare «a casa» molto
presto: «Non sappiamo ancora se riusciranno a farcela – sospira
Bellini – Purtroppo ci sono in giro persone mentalmente
disturbate che compiono gesti orribili come questi. Non sempre
le colonie sono ben viste e quando sono così popolose possono
creare qualche fastidio, lo comprendo. Ma non c’è niente che
possa giustificare un avvelenamento di massa». Secondo Bellini
si praticano poche sterilizzazioni sui randagi: «Rappresentano
un rimedio efficace e obbligatorio per legge, ma comportano
costi e spesso vengono dimenticate». |
NEL CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
TORINO, TAGLIA DI CINQUEMILA EURO SULL'AVVELENATORE DI MICI
RANDAGI
Due morti, altrettanti soccorsi. Gli altri spariti
"Offro una ricompensa di 5 mila euro a chi mi porterà il nome
dell'avvelenatore". Eraldo Bellini, responsabile del Parco
animalista di Torino, è furibondo e ha messo una taglia sul
responsabile della morte di due gatti della colonia di via
Monginevro, a Beinasco. Ieri mattina, i volontari - che si
occupano di sfamare gli oltre 70 felini che vivono nel cortile
di una fabbrica all'angolo con via Avigliana - hanno scoperto
due mici morti. Altri due esemplari, trovati agonizzanti, sono
stati subito soccorsi, gli altri sono spariti. Per i veterinari
- scrive "La Stampa" - i sintomi sarebbero compatibili con
l'ingestione di bocconi avvelenati.
A Beinasco,è partita la caccia al killer dei gatti, ma nel frattempo la colonia felina si è ridotta e non di poco. "L'ultima ispezione dell'Asl ha certificato che tutti gli animali erano in perfetta salute. Martedì stavano bene, ma ieri sera ne erano rimasti solo quattro", dicono preoccupati i volontari che ogni giorno sfamano e dissetano i gattini. "Io in quella fabbrica ho lavorato per 30 anni e quei gatti sono sempre stati lì. All'inizio erano in 4, tutti sterilizzati. Poi sono cresciuti a dismisura". E ancora: "Gli operai vogliono bene a quelle bestiole e anche il responsabile dello stabilimento si è sempre mostrato comprensivo. Quello che è successo è semplicemente inspiegabile". La speranza è che i felini siano stati solo spaventati: "Staremo a vedere cosa succederà nei prossimi giorni. Quelli che sono rimasti mangiano solo dalle mie mani". Per riuscire a stanare, intanto, chi ha lanciato i bocconi avvelenati Eraldo è pronto a pagare una cifra a tre zeri: "Se davvero fosse possibile consegnarlo alla giustizia, sarei contento di mantenere fede al mio impegno. Mi auguro che episodi così non si ripetano". |
ULTIME NOTIZIE FALSH
9 GENNAIO 2014
Beinasco (TO): l’avvelenatore di gatti randagi ha una taglia di
5 mila euro
A Beinasco è stata lanciata una taglia per un avvelenatore di
gatti randagi. Il primo è di 5 mila euro
I gatti sono delle creature straordinarie, eppure non a tutte le
persone piacciono. A Beinasco, nel Torinese, infatti, esiste un
avvelenatore di gatti randagi che starebbe lasciando dei bocconi
avvelenati vicino ad una colonia di felini della zona. Sulla sua
testa ora c’è una taglia di cinque mila euro. Nel corso della
mattinata di ieri alcuni volontari del Parco Animalista di
Torino hanno trovato nei pressi della colonia di via Monginevro
di Beinasco il corpo di due gatti deceduti in seguito
all’ingestione di bocconi avvelenati.
I ragazzi si occupano di recarsi ogni giorno nel cortile di una
fabbrica situata nell’angolo con via Avigliana: qui vive una
colonia che era formata da ben 70 felini (era, perché ora il
numero si è ridotto drasticamente). Ma in questo paese del
torinese si sta aggirando un avvelenatore di gatti che sembra
divertirsi a sterminare i pelosi quadrupedi con del cibo
avvelenato.
Ad esserne convinto è soprattutto Eraldo Bellini, responsabile
del Parco Animalista di Torino, che ha dichiarato: “L’ultima
ispezione dell’Asl ha certificato che tutti gli animali erano in
perfetta salute. Martedì stavano bene, ma ieri sera ne erano
rimasti solo quattro. Io in quella fabbrica ho lavorato per 30
anni e quei gatti sono sempre stati lì. All’inizio erano in 4,
tutti sterilizzati. Poi sono cresciuti a dismisura.”
Sebbene il numero della colonia fosse aumentato con gran
velocità, agli operai della fabbrica non dava assolutamente
fastidio la presenza delle bestiole, anzi. Bellini ha
dichiarato, infatti, che “Gli operai vogliono bene a quelle
bestiole e anche il responsabile dello stabilimento si è sempre
mostrato comprensivo. Quello che è successo è semplicemente
inspiegabile. Non sempre le colonie sono ben viste e quando sono
così popolose possono creare qualche fastidio, lo comprendo. Ma
non c’è niente che possa giustificare un avvelenamento di
massa”.
Bellini ha lanciato così una taglia di 5 mila euro per chi
porterà il nome di chi si diverte a compiere tale crimine.
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LA NAZIONE
9 GENNAIO 2014
Maltrattava quattro cani, denunciato dai carabinieri
L'intervento all'isola d'Elba su segnalazione dell'Enpa
Capoliveri (Isola d'Elba, livorno) - Quattro cani sono stati
sequestrati nei giorni scorsi dai carabinieri di Capoliveri
(Livorno) all'isola d'Elba perche' detenuti dal loro
proprietario in condizioni non adeguate. Gli animali, su
disposizione del pm sono stati trasferiti presso un canile in
Toscana, mentre il proprietario e' stato denunciato per
maltrattamento di animali.
Il sequestro e' avvenuto a seguito di una segnalazione dell'Enpa
(Ente nazionale protezione animali) e dal successivo
accertamento dei militari elbani.
Una vicenda di maltrattamento che per l'Enpa si protraeva da
tempo e che ha ''richiesto tutta la determinazione
dell'associazione perche' si giungesse a soluzione''.
''Le condizioni di detenzione dei cani e il reiterato richiamo a
una gestione consona degli animali, mai messo in atto dal
proprietario - spiega l'Enpa in una nota - ha portato
a procedere con il sequestro di una rottweiler, di un piccolo
meticcio, di un incrocio setter e un dobermann prelevati in
condizioni inaccettabili e di grave sofferenza. E' la
prima volta che all'Isola d'Elba viene svolta un'azione di
questo tipo e che le forze dell'ordine finalmente sono
intervenute cosi' come previsto dalle leggi in materia".
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GEA
PRESS
9 GENNAIO 2014
Il porto d’arma uso caccia e il gatto (impallinato) – Il TAR:
fatto grave, niente porto d’armi
Al detentore
di porto d’armi uso caccia il Questore aveva respinto la
domanda di rinnovo. Alla base del provvedimento vi era il
presupposto che il cacciatore avesse sparato ad un gatto in
prossimità dell’abitazione della proprietaria. L’uomo era
peraltro abilitato al contenimento delle cosiddette specie in
esubero voluto dalle province.
La dinamica del fatto, in parte rilevata dalla Sentenza dello scorso novembre del TAR dell’Emilia Romagna, non è riportata in tutti i suoi passaggi. Il Decreto Penale di Condanna, scaturito a seguito della denuncia della proprietaria del gatto, è stato peraltro impugnato dallo stesso ricorrente e pertanto, in sede processuale, la vicenda che per ora l’accusa potrebbe ribaltarsi. Ai fini del rinnovo del porto d’armi, però, questo sembra irrilevante. A nulla sono infatti valse le motivazioni portate dalla difesa. Per il TAR, anche in assenza di una condanna, il porto d’armi può non essere rinnovato. Questo perchè, sempre ad avviso dei Giudici Amministrativi, basta il venir meno della certezza sull’affidabilità del soggetto. Il TAR ha in sostanza confermato ampia giurisprudenza sulla discrezionalità dell’Autorità di Pubblica Sicurezza. Vi sono numerosi precedenti anche non direttamente pertinenti all’uso dell’arma. Tra questi il diniego che il TAR della Lombardia ebbe a confermare in sede di ricorso ad un cacciatore che aveva fatto uso di cocaina. In particolare, nel corso della disamina delle norma stabilite dal TULPS, il TAR ha posto in evidenza un passaggio che di certo farà piacere a molti. Per i Giudici Amministrativi, “l’esplosione di colpi di fucile all’indirizzo di un animale domestico, avvenuta nella vicinanza di edifici adibiti a civile abitazione, a tacere del fatto che indica di per sè un abuso nell’utilizzo dell’arma, è fatto di gravità tale da rendere il provvedimento adottato immune da vizi sotto il profilo della congruità, proporzionalità e ragionevolezza“. Dunque il Questore non ha sbagliato, almeno per il TAR. Salvo vincente successivo ricorso in Consiglio di Stato, l’ex cacciatore rimarrà tale.
gattina uccisa in prov. di Rimini nell'agosto 2013
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IL
MATTINO
9 GENNAIO 2014
La denuncia
Il cane soldato sopravvissuto alle bombe muore in Campania. l'Enpa accusa: malasanità ![]()
ARIANO
IRPINO (AV) - Per nove anni il cane Barol ha servito il Paese
nelle unità cinofile antisabotaggio dell'Esercito Italiano.
Nelle scorse settimane è deceduto tra l'Irpinia e il Sannio, in
circostanze per cui l'Enpa sospetta un caso di malasanità. Barol
aveva risolto spesso situazioni di grave pericolo i nostri
militari e per i civili. Durante la sua “carriera” Barol ha
prestato servizio come “artificiere” in Iraq, a Nassiriya, dove
ha scoperto tra gli altri un ingente quantitativo di mine
anti-carro. Pochi giorni fa Barol, ormai in pensione, è morto.
Ad ucciderlo non sono stati né un campo minato né una bomba
artigianale ma quello che i suoi proprietari – due militari che
avevano adottato il cane al termine della sua carriera –
sospettano essere un presunto caso di malasanità veterinaria,
verificatosi ad Ariano Irpino (Avellino).
«A fine dicembre – spiega l'Enpa ricostruendo la vicenda – i proprietari del cane notano che Barol si trova in uno stato di grave sofferenza e si accorgono di un gonfiore anomalo sull'addome dell'animale. I due contattano immediatamente un centro veterinario di Ariano Irpino, che ipotizza una possibile torsione dello stomaco.» Barol viene immediatamente portato presso l'ambulatorio del veterinario ma, come riferito dai suoi proprietari, nonostante la gravità della patologia, viene “visitato” solo molto tempo dopo il suo arrivo. Un'attesa che, tra l'altro, si sarebbe dimostrata del tutto improduttiva perché lo stesso veterinario, eseguito un sommario controllo sull'animale, avrebbe ammesso di non avere le apparecchiature necessarie per soccorrerlo, suggerendo piuttosto di portare il cane presso una struttura di Benevento a ben 40 chilometri di distanza dalla città dell'Avellinese. Alle 19,30, dopo numerose ore di straziante agonia, Barol riceve finalmente - a Benevento - le cure di cui ha assoluto e urgente bisogno. Tuttavia è troppo tardi. I medici riescono ad intervenire con successo sullo stomaco, ma non a risolvere le complicazioni cardiache causate dalla torsione che causano il decesso del cane. «E' un episodio davvero incredibile, ai limiti dell'assurdo. E' inconcepibile che una città di circa 25mila abitanti, con un bacino d'utenza che arriva addirittura a 100mila abitanti – commenta l'Enpa -, possa non avere una struttura attrezzata per il primo soccorso degli animali.» «Ma vogliamo capire – prosegue l'Enpa – se il primo medico veterinario abbia fatto tutto il possibile per assistere Barol; vogliamo cioè accertare, anche attraverso i nostri volontari di Avellino, che non vi siano stati possibili comportamenti omissivi. In tal caso chiediamo che i responsabili siano chiamati a risponderne anche dal punto di vista deontologico. E' inaccettabile che un animale possa morire in questo modo». |
24
LIVE
9 GENNAIO 2014
Milazzo (Messina) , Carne avvelenata uccide animali. Sulla
vicenda indagano i carabinieri
Elena Grasso
E’ avvenuto
ieri mattina a Milazzo, in zona S. Papino, nei pressi del campo
sportivo e del Litorale Tono. Due cani sono morti e altri due si
trovano in gravissime condizioni. Carne avvelenata racchiusa,
addirittura, in buste di plastica la causa del decesso. L’esca
era stata disseminata lungo il tratto stradale allo scopo di
colpire le bestie e “fare pulizia”. Sul posto sono intervenuti i
Carabinieri di Milazzo insieme all’Assessore all’Ambiente del
Comune di Milazzo, Salvatore Gitto, il Presidente di Legambiente
del Tirreno, Pippo Ruggeri, l’Enpa e un veterinario dell’ASP di
Milazzo. I presenti hanno constatato la morte dei due cani e
fatto recintare l’area per impedire l’accesso ai passanti.
E contro tale gesto inveiscono i volontari e gli amanti degli animali: “E’ stato un gesto meschino – afferma Pippo Ruggeri - un grave reato che va punito”. E ancora: “Si tratta di una civiltà assurda – sostiene Gaetano Pellegrino, volontario – peraltro in pieno centro”. Sulla vicenda i carabinieri di Milazzo hanno aperto un fascicolo. Al momento la denuncia è contro ignoti, ma sono stati intensificati i controlli sul territorio per identificare gli autori di tale gesto. |
QUOTIDIANO.NET
9 GENNAIO 2014
Animali dopati e macellati, il caso arriva alla Commissione
europea
L'eurodeputato Andrea Zanoni ha presentato un'interrogazione
chiedendo l'adozione di misure adeguate a contrastare il
fenomeno dei farmaci clandestini
Roma - “L'UE adotti misure efficaci per contrastare il
preoccupante fenomeno dei farmaci clandestini destinati a dopare
animali d'allevamento”. Lo chiede con un'interrogazione alla
Commissione europea Andrea Zanoni, eurodeputato PD e vice
presidente dell'Intergruppo per il Benessere e la Conservazione
degli Animali al Parlamento europeo, in seguito allo scandalo
degli animali “dopati” scoppiato all’inizio di novembre scorso
nel Nord Italia.
“Si tratta di una faccenda pericolosissima sia per la salute
degli animali da allevamento che per quella dei consumatori che
si ritrovano sulla tavola prodotti inquinati da sostanze non
controllate e perciò potenzialmente nocive”. Zanoni chiede a
Bruxelles di prendere provvedimenti alla luce di quanto scoperto
in Lombardia e dell'Emilia Romagna, un’associazione a delinquere
dedita alla distribuzione e alla vendita di farmaci provenienti
dal mercato clandestino e destinati a “gonfiare” vitelli e
maiali degli allevamenti del Nord-Italia. “I farmaci in
questione venivano somministrati sia agli animali ammalati che
venivano poi macellati, che a quelli sani per accrescerne la
massa muscolare. Il tutto avveniva nella più totale assenza di
controlli medico-veterinari”, spiega l'eurodeputato.
“Dal momento che l'organizzazione in questione sembrerebbe avere
ramificazioni anche all'estero (Principato di Monaco, Romania,
San Marino), ho chiesto alla Commissione europea informazioni
circa eventuali altri scandali simili all'interno del mercato
unico europeo, per capire se ci troviamo di fronte ad un
episodio isolato o ad una minaccia globale per il consumatore
europeo. Ribadisco la mia contrarietà al consumo di carne,
tuttavia anche a chi non ha fatto come me la scelta di una dieta
vegetariana, va garantita la genuinità dei prodotti alimentari
che consuma”, conclude Zanoni.
All’inizio di novembre del 2013 è scoppiato in Italia lo
scandalo degli animali “dopati”: l’operazione denominata
“Muttley” del Corpo Forestale dello Stato italiano delle Regioni
della Lombardia e dell'Emilia Romagna ha portato alla scoperta
di un’associazione a delinquere dedita alla distribuzione e alla
vendita di farmaci provenienti dal mercato clandestino e
destinati a “gonfiare” vitelli e maiali del Nord-Italia.
Nel contesto dell’indagine sono state eseguite perquisizioni in
vari comuni delle province di Mantova, Padova, Brescia, Parma,
Sondrio, Torino e Cuneo; le operazioni hanno portato al
sequestro di 17.100 confezioni di farmaci veterinari per un
valore complessivo di 2,5 milioni di euro. Attualmente risultano
indagate 160 persone, in larga parte residenti a Mantova, tra le
quali vi sono grossisti di farmaci, allevatori, responsabili di
attività commerciali zootecniche, farmacisti, veterinari e
altri.
|
GEA
PRESS
9 GENNAIO 2014
Caserta – Indagavano sui depositi di rifiuti ma scovano due
cacciatori di Brescia
Intervento delle Guardie volontarie ENPA - Ad essere abbattute specie particolarmente protette ![]()
Le Guardie
dell’ENPA erano in perlustrazione lungo la zona costiera per
verificare la presenza di alcuni depositi incontrollati di
rifiuti. Ed invece nell’entroterra di Carinola, le Guardie
volontarie intervenute nel pieno delle festività natalizie,
hanno udito in veloce sequenza vari colpi di arma da fuoco.
Venivano così rintracciati nei pressi di un uliveto due individui in attività di caccia. Si trattava di cacciatori provenienti dalla provincia di Brescia i quali, alla prima domanda delle Guardie, avrebbero risposto di non avere abbattuto ancora niente. Ai piedi di uno di loro, però, vi era un alto numero di bossoli. Un fatto che non ha convinto le Guardie neanche quando il cacciatore ha estratto dal carniere due fringuelli, ovvero una specie particolarmente protetta. Il cacciatore svuotava a questo punto il carniere mostrando in tal maniera altra fauna particolarmente protetta e tra questa un cardellino. Al cacciatore sono state sequestrate armi, munizioni, oltre che ovviamente la fauna abbattuta. Non è mancata neanche l’irregolarità amministrativa ovvero la mancanza di autorizzazione alla caccia nel territorio casertano. Nel corso dei controlli dell’ENPA, altri cacciatori, ma sul versante opposto del casertano, risultavano non avere pagato la tassa governativa ne microchippato i cani. L’ultimo intervento nel periodo festivo delle Guardie volontarie dell’ENPA di Caserta, è avvenuto il sei gennaio. In questo caso due verbali per mancata annotazione della giornata di caccia ed in orario non consentito |
LA NUOVA SARDEGNA
9 GENNAIO 2014
Sette cani confiscati alla padrona
SASSARI - Per lei quei cani rappresentavano tutto, erano la sua
compagnia quotidiana, con loro parlava e di loro – forse a modo
suo – si prendeva cura. Ma l’anziana proprietaria, una sassarese
di 77 anni, si è ritrovata sul banco degli imputati in seguito
alla denuncia di una vicina di casa. E due giorni fa il giudice
ha disposto la confisca degli animali. La donna è finita in
tribunale con le accuse di maltrattamento di animali, getto
pericoloso di cose e «disturbo delle occupazioni e del riposo»
dei condomini, come recita l’articolo 659 del codice penale. In
sostanza la signora, che vive in un appartamento di 40 metri
quadri (fino a due giorni fa insieme ai suoi sette cani), stando
alla denuncia della vicina avrebbe maltrattato le bestiole
proprio perché le avrebbe costrette a stare chiuse in un piccolo
appartamento in condizioni igienico-sanitarie precarie
«permettendo loro – come si legge nel capo di imputazione – di
uscire solo sul terrazzino dell’abitazione». Avrebbe, inoltre,
«lanciato dalla finestra di casa escrementi e rifiuti vari dei
cani imbrattando la facciata dello stabile e il marciapiede» e
avrebbe infine disturbato il riposo dei condomini della
palazzina «consentendo che i propri cani abbaiassero in
continuazione». Il giudice ha assolto l’anziana proprietaria
(difesa dall’avvocato Giuseppe Lepori) dall’accusa di
maltrattamento ma l’ha condannata al pagamento di un’ammenda di
350 euro (il pm aveva chiesto il pagamento di 5000 euro) e ha
pure disposto (pur non riconoscendo il maltrattamento) la
confisca dei cani.
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CORRIERE DEL VENETO
9 GENNAIO 2014
VICENZA
Il capriolo lascia la fattoria e gli animali si commuovono
Adottato la scorsa estate, il doloroso addio degli amici
VICENZA - Nonno Mario Pegoraro, i “cuccioli” Ilaria e Alessio,
Scilla (ma per tutti Sila), splendido esemplare di pastore
tedesco e poi lei, Camilla, capriolo salvata da morte sicura
dopo pochi giorni di vita. Tutti assieme appassionatamente, ma
con il sorriso velato di tristezza, nella foto di addio scattata
prima del distacco. Immagine di una storia vera ed emozionante,
di quelle che riempiono la Tv a Natale ma che per una volta
supera la fantasia dei registi. Una storia di bei sentimenti,
che seguirà ora il corso della natura ma che pure, nonostante il
distacco, lascia in chi l'ha vissuta, e nelle persone che la
leggeranno, un sorriso dolce e gli occhi un po' umidi.
Tutto inizia sette mesi fa, in piena estate, ma come in un film
che si rispetti il primo fotogramma mostra un gruppo di agenti
del distaccamento di Vicenza della Polizia Provinciale che
liberano l'ungulato nell'oasi protetta di Novoledo, a poca
distanza da una famiglia di caprioli. Camilla lascia la sua
gabbia un po' confusa, non è la “sua” fattoria. E dove sono il
cane, i gatti, le mani delicate di quell'uomo forte che ogni
sera la imboccava? Lo spazio è enorme, invitante, e lei se ne
va. Non si sa ancora il finale, ovvero se Camilla supererà la
diffidenza e l'esperienza trascorsa avvicinandosi al branco e se
questo adotterà il nuovo arrivato, ma la trama è fantastica e
mette in secondo piano pure un fatto gioioso come quello della
restituzione di un animale alla sua vita ed ai suoi istinti.
Tutto ha inizio, si diceva, nel giugno scorso in via Palù a
Mossano quando la signora Miriam vede, sdraiata sull'asfalto, in
mezzo alla strada, un cucciolo femmina di capriolo.
Perso dalla madre e appena schivato da un trattore. “Ho chiamato
subito gli agenti provinciali e poi l'ho raccolta. Era
spaventata, denutrita, spossata. Quasi pronta a morire. Gli
agenti, che conoscevano papà, in via del tutto eccezionale ci
hanno permesso di accudirla”. La casa di via Ca' Dolfina, a
Ponte di Barbarano, diventa da quel momento un piccolo Eden di
armonia e la nuova inquilina viene ribattezzata Camilla. Mario,
72 anni a breve, e Sila si alternano nel ruolo di mamme. “Grazie
a una pompa morbida, le ho dato il latte delle capre che ho in
stalla. Poi ho cominciato con il biberon”. Cinque, sei volte al
giorno, mentre la femmina di pastore tedesco le lecca il muso
teneramente proteggendola come se fosse sua, se l'avesse
partorita lei. Anche la gatta Minia non è da meno. Insomma, per
sette mesi riempie la casa e le giornate dei Pegoraro, con tutti
i bimbi della zona (e non solo loro) che estasiati si fermano ad
ammirarla. “Una volta è scappata nel vicino Consorzio –
sottolinea Mario – ma quando è arrivata la cagna si è
tranquillizzata e l'ha seguito a casa. Una di famiglia, ma ormai
era chiaro che era cresciuta e aveva bisogno di ritrovare i suoi
spazi. Così abbiamo richiamato la Polizia Provinciale per
chiedere di intervenire e far sì che le cose seguissero
naturalmente il proprio corso”. Una decisione opportuna e
necessaria anche se l'interessato confessa: “Non ho mai dormito
questa notte, anzi mi sono pure dovuto misurare la pressione”.
Qualcosa di analogo deve aver passato Camilla, svegliatasi
nervosa e divenuta improvvisamente così diffidente di fronte a
quegli estranei in divisa da rendersi necessario per qualche
minuto un guinzaglio. A calmarla, alla fine, ancora le mani
callose e amorevoli di Mario ed una ciopa de pan divisa con
Sila. Poi l'ultima foto e la gabbia, accolta senza fare storie.
Con il furgone seguito dallo sguardo commosso di tutti (“Ma
andremo a trovarla, vero papà?”) dalla ricerca affannosa, senza
soste di Sila, ritrovatasi improvvisamente sola. “Spesso e
volentieri – sottolineano il dirigente Adriano Arzenton ed il
vice-ispettore Alberto Nuciari intervenuti assieme ad altri 4
agenti del distaccamento berico – dobbiamo intervenire per casi
di bracconaggio, nei quali le mani di figuri che non hanno alcun
rispetto della vita e delle regole diventano strumenti di morte.
Qui, invece, mani amorevoli hanno saputo ridare la vita.
Sottolineiamo due cose: era una situazione eccezionale,
l'animale era condannato a morte certa in quelle condizioni.
Pertanto, invitiamo i Vicentini di buona volontà ad avvertirci
sempre quando trovano un cucciolo abbandonato o disperso e
soprattutto a non cedere alla tentazione di prenderlo subito fra
le braccia”. Per non trasformare un possibile lieto fine in un
probabile e silenzioso dramma. © RIPRODUZIONE RISERVATA
FOTO
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ALTO ADIGE
9 GENNAIO 2014
Dissertori:«Via gli orsi dai nostri boschi»
di Luca Pianesi
TERMENO (BZ) - «Se l’assessorato di Florian Muesner non toglie
di mezzo gli orsi dai nostri boschi entro una, massimo due,
settimane darò il via libera ai nostri cacciatori e lascerò che
ci pensino loro a risolvere il problema, con fucili e
doppiette». L’ultimatum all’amministrazione provinciale arriva
direttamente dal sindaco di Termeno, Werner Dissertori, dopo che
un suo concittadino, Robert Denzini, nella notte tra venerdì e
sabato ha prima avvistato due plantigradi a Sella, vicino al
centro abitato, ritrovando, poi, una delle sue pecore sbranate
ed altre due ferite. E ciò nonostante l’inverno. In questo
periodo, infatti, gli orsi dovrebbero essere in letargo, ma
probabilmente a causa delle alte temperature, ancora solo in
poche occasioni scese sotto gli zero gradi, alcuni esemplari
stanno rimanendo svegli e, spinti dalla fame, si avventurano
anche in zone più vicine ai centri abitati in cerca di cibo. E
così è capitato ai due giovani esemplari, uno leggermente più
grande dell'altro di color marrone scuro e l'altro di pelo un
po' più chiaro, avvistati l’altra notte a Sella. «Sono quasi
sicuramente gli orsi che qualche mese fa erano stati avvistati a
Favogna – spiega Dissertori – e che si spostano da lì fino a
Corona, Sella, Castelvecchio e Caldaro. Ebbene c’è molta paura
tra gli abitanti del mio comune perché l’avvistamento dell’altra
notte certifica che questi animali arrivano tranquillamente a
ridosso delle case mettendo in pericolo anche i residenti e non
solo i loro animali. Sella, infatti, è a 400 metri di altezza, a
pochi chilometri da Termeno, non parliamo quindi di alta
montagna. Io stesso abito a poche case da Robert Denzini che
tiene le sue pecore appena fuori dalla sua abitazione. Quel che
è successo l’altra notte non deve più ripetersi. E siccome per
la legge Maroni-Monti il primo responsabile della sicurezza dei
suoi concittadini è il sindaco, se la Provincia non farà niente
in tempi molto brevi per eliminare il problema, autorizzerò i
cacciatori di Termeno a sparare all’orso, qualora questo venga
ancora trovato sul nostro territorio comunale». Intanto il
sindaco assicura che ha già parlato con il maresciallo dei
carabinieri della locale stazione e chiedendogli la sua
collaborazione con pattugliamenti non solo anti furto e violenza
ma anche di controllo delle strade più vicine ai boschi e dei
centri abitati attigui alle aree verdi. Mentre
all’amministrazione centrale Dissertori non proporrà semplici
controlli o monitoraggi della situazione. «Mi hanno detto che
gli operatori provinciali sono stati martedì nei boschi di Sella
– prosegue il primo cittadino – e che hanno piazzato una
trappola a fossa così da catturare l’animale. Poi vorrebbero
applicargli il microchip così da poterne seguire gli
spostamenti. Ma noi non ce ne facciamo niente di un orso che
eventualmente, dopo, a cose fatte, sappiamo che è passato
davvero di lì. Non vogliamo più che giri indisturbato nei nostri
boschi, vicino alle case dei nostri cittadini. Alla Provincia
chiediamo che lo narcotizzino e lo portino via su altre montagne
e in altri boschi senza fargli del male. E questo non perché
siamo contro gli animali. Anzi, è lo stesso orso che, com’è
successo l’altra notte, li ammazza i nostri animali. Chiediamo
venga allontanato prima che succeda qualcosa di ancora più
grave». Tra poco arriverà la primavera, prosegue il primo
cittaidno, «da Sella partono lunghe passeggiate e tra quegli
alberi e su quei sentieri ci torneranno a camminare migliaia di
turisti. Ci sono gli appassionati di mountain bike, i visitatori
e i residenti amanti della natura e della montagna. Io, come
sindaco, mi sento responsabile della loro incolumità e pertanto
chiedo che questi orsi non vengano più lasciati liberi di giare
nei nostri boschi».
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IL TIRRENO
9 GENNAIO 2014
Wwf: «La convivenza è possibile, ecco come in 5 mosse»
Il disastro causato dalle predazioni negli allevamenti dei
pastori dall’Amiata alla Maremma sta diventando un tema di
dibattito e informazione delle televisioni, delle testate e
delle radio non solo locali. Martedì anche RaI 3 si è mossa con
una troupe per intervistare Massimiliano Ottaviani di Baccinello,
uno degli allevatori più noti del comprensorio maremmano,
vittima di numerose predazioni. Rai 3 arriva dopo i servizi di
Tg1, Canale 5, Repubblica e Corriere della Sera. Spezzoni di
servizio che già sono andati in onda su Rai 3 Toscana verranno
riproposti giovedì. L’intero servizio sarà su Rai 3 sabato con
orario da stabilire.
GROSSETO «Lupi e allevamento possono convivere, è solo una questione di volontà, politica e amministrativa. In questo caso le parole d’ordine sono “prevenzione” e “corretta gestione dell’allevamento”». Ne è convinto il Wwf che, alla luce della sua esperienza ultradecennale nella gestione di progetti di tutela dei grandi carnivori, propone cinque «mosse strategiche» per realizzare quel che, ad oggi, è stato impossibile: conciliare la presenza di greggi al pascolo e la sopravvivenza dei lupi. La prima mossa riguarda l’adozione capillare di strumenti anti-predazione negli allevamenti. La seconda, promuovere una politica degli indennizzi unitaria, che faciliti le procedure amministrative e dia certezza del diritto con la velocizzazione delle risposte ed indennizzi sicuri e tempestivi. Terzo, monitoraggio e registrazione dei danni. Quarto, gestione del randagismo, dando piena applicazione alle norme sul randagismo e la gestione dei propri animali domestici, favorendo il monitoraggio del rispetto delle norme di registrazione e dichiarazione dei propri animali e riducano drasticamente il fenomeno dei cani vaganti e randagi. E infine, allontanare gli intrusi, cioè gli ibridi selvatici lupo-cane che possono costituire una minaccia per il patrimonio zootecnico e prima di tutto minacciano la stessa conservazione della specie lupo. L’intervento del Wwf arriva dopo che, negli ultimi due mesi, c’è stata una forte escalation di predatori presi a fucilate e ostentati nelle piazze o sulle strade. «È dagli anni ’70 che non assistevamo ad un accanimento tanto grave su una specie simbolo – spiega Dante Caserta, presidente del Wwf Italia –. Questi ripetuti atti di bracconaggio sono da condannare sotto qualsiasi aspetto e nessuna situazione, per quanto difficile, può motivarli né tantomeno giustificarli. Dopo aver vissuto per decenni sull’orlo dell’estinzione, il lupo è tornato a popolare montagne e vallate grazie agli sforzi di associazioni, istituzioni e mondo della ricerca. Sebbene questo possa comportare talvolta un’interazione problematica con alcune attività umane quali l’allevamento zootecnico, non vuol dire che la convivenza tra uomo-lupo non sia possibile, come dimostrano i dati e i tanti progetti già realizzati». La risposta, secondo il Wwf, deve essere «una politica nazionale che tuteli il lupo e favorisca allo stesso tempo il corretto e adeguato allevamento zootecnico è possibile e si deve ricercare, ma per lavorare lungo questa strada devono essere promossi interventi seri e ognuno di questi punti non può essere sufficiente da solo, l'intero percorso deve essere messo in atto. Qualsiasi altro tentativo di scorciatoia (legale o illegale che sia) non può che essere perdente, per tutti e per il paese». |
NEL CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
VIVISEZIONE, SULL'ART.13 IL "FUOCO AMICO" DELLA SENATRICE
GRILLINA
"Incredibile" il parere approvato in Senato
Nel lungo e complesso iter di quella che sarà la nuova legge
sulla vivisezione, c'è da registrare l'incredibile parere
approvato ieri dalla XIV Commissione politiche europee del
Senato. Sostanzialmente (clicca
qui per andare al resoconto sul sito di Palazzo Madama) si
dice che lo Schema di Decreto Legislativo nelle pur minime parti
di restrizione dei test su animali è "anti Unione Europea",
anche per il comma di chiusura definitiva di Green Hill non
toccato, almeno quello, dalla scure utilizzata dal Governo per
calpestare l'articolo 13 della Legge 96 di delegazione europea.
Chi se ne importa della posizione contraria di diversi luminari
del diritto comunitario, inutile il pronunciamento del Ministro
degli Affari Europei Moavero. |
NEL CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
USA, SCANDALO NOVARTIS: "TANGENTI PER AUMENTARE ORDINI DI
FARMACI"
L'azione del procuratore di Manhattan. La società nega
Il gigante farmaceutico svizzero Novartis è accusato dalle
autorità statunitensi di aver versato tangenti per aumentare gli
ordini del suo farmaco Exjade, destinato a far abbassare il
ferro nel sangue, usato soprattutto nelle trasfusioni. In due
distinti comunicati, il procuratore federale di Manhattan, Preet
Bharara, e il ministro della Giustizia dello Stato di New York,
Eric Schneiderman, hanno annunciato di aver denunciato Novartis
(gigante anche nel campo della sperimentazione animale) per aver
messo in piedi "un sistema di scambio di favori" con la società
farmaceutica BioScrip. Il sistema avrebbe preso piede nel 2007,
"in un momento - ha spiegato Schneiderman - in cui alcuni
dirigenti di Novartis avevano espresso preoccupazione per il
fatto che alcuni pazienti avevano smesso di prendere l'Exhjade a
causa dei suoi effetti secondari pericolosi". Per questo,
secondo l'accusa, il gruppo avrebbe stretto un accordo con la
Bioscrip, per stimolare le vendite del farmaco. Alcuni
dipendenti avrebbero effettuato migliaia di telefonate a
pazienti incoraggiandoli a riprendere l' Exjade, minimizzandone
gli effetti secondari. In cambio, Novartis raccomandava i suoi
pazienti a Bioscrip, e vendeva alla società il farmaco a prezzo
ridotto. Novartis "contesta le accuse e intende difendersi
vigorosamente", ha indicato un portavoce del gruppo all'Afp.
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NEL CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
MC DONALD'S: ALLA RICERCA DELLA CARNE DI MANZO SOSTENIBILE
La svolta (dal 2016) annunciata sul sito
McDonald's Corp. ha annunciato di voler iniziare ad acquistare
"carne di manzo sostenibile verificata" a partire dal 2016, dopo
due anni durante i quali "ascolterà, imparerà e collaborerà
insieme con i portatori d'interesse, dalla fattoria al bancone,
per sviluppare soluzioni sostenibili per l'approvigionamento di
carne di manzo".
Il cambiamento non può avvenire più rapidamente perché - sostiene McDonald's - l'azienda vende circa 450 milioni di chili di manzo ogni anno solo negli Stati Uniti e non è semplice cambiare. C'è anche la questione semantica "perché non è stata coniata ancora una definizione universale di manzo sostenibile", McDonald's spiega in una nuova pagina sul suo sito web aziendale, Inoltre, la filiera delle carni bovine è frammentata con allevatori, fornitori, macelli e altri produttori. I re degli hamburger comunicano di aver lavorato con il Wwf, con i fornitori di manzo Cargill e JBS e con altri dal 2011 per creare una" tavola rotonda globale" per le carni sostenibile. Tale consorzio ora "ha elaborato principi guida e best practices per le carni bovine sostenibili - una svolta per l'industria della carne e per la stessa McDonald's", secondo la società. McDonald's aggiunge che il suo calendario è quello di sostenere lo sviluppo di principi e criteri globali nel 2014. Quindi, promuovere obiettivi per l'acquisto di carni bovine sostenibili verificate e, infine, iniziare l'acquisto di carne bovina sostenibile nel 2016 . Perché farlo? Perché "gli hamburger rimangono alcune delle nostre voci di menu più simboliche" si legge ancora sul sito. Inoltre, "vogliamo fare la nostra parte per migliorare le pratiche ambientali con cui il manzo viene prodotto, sostenere posti di lavoro positivi nel settore delle carni bovine e guidare il miglioramento continuo della salute e del benessere degli animali". Mentre la ricerca del "manzo sostenibile" rischia di somigliare a quella dell'araba fenice, è evidente il tentativo della multinazionale di venire incontro alle preoccupazioni di un'opinione pubblica sempre più impensierita dai cambiamenti climatici e sollecita per il benessere animale. |
GEA PRESS
9 GENNAIO 2014
Facebook e le foto delle stragi di animali protetti in Libano
Il Presidente della LIPU: il messaggio di chi uccide non deve
essere veicolato
Le regole di facebook e la veicolazione di foto non sempre
accettate dagli utenti. Foto oscene, ad esempio, per le quali il
social network ha previsto un servizio di segnalazione
provvedendo nel caso alla rimozione. Niente pornografia, per
intenderci, ma anche altri argomenti che si presume urtare la
suscettibilità del pubblico. Pensiamo, per maggiore notorietà
del personaggio, all’impiccagione di Saddam Hussein, sbandierata
e rimossa in generale dal web, in un continuo andirivieni
dell’orrendo “spettacolo”.
E’ indubbio, però, che il problema rimane. Inevitabilmente,
grazie all’enorme diffusione di talune sensibilità, quali quelle
animaliste e ambientaliste, il caso periodicamente si ripropone
con reazioni a dir poco impossibili da conciliare. Ne sanno
qualcosa molti post in casa animalista che denunciano in tal
maniera animali maltrattati e le polemiche dovute agli
interventi dei vari social network che a volte rimuovono.
L’ultima questione è relativa alle immagini diffuse dai
cacciatori libanesi. Stragi di fauna protetta di rilevanza
internazionale, come nel caso di rarissime specie di aquile ed
altri migratori, congiunte a sorridenti espressioni. Le ha
sapientemente raccolte il CABS, l’organizzazione internazionale
specializzata nei campi antibracconaggio (vedi
articolo GeaPress ) per denunciare quanto avviene
impunemente in quel paese. Per alcuni un carrellario
dell’orrore che ha suscitato indignazione anche in Libano e,
proprio in quel paese, anche in alcuni settori degli stessi
cacciatori. Va però detto che in Libano la caccia dovrebbe
essere interdetta fin dal 1994. Dunque caccia finanche illegale.
Proprio la veicolazione di quella immagini probabilmente
correlate anche ai luoghi e periodi dove sparare, è stata
sollevata a Facebook dal presidente nazionale della LIPU, Fulvio
Mamone Capria (nella foto nel corso di una liberazione di
uccelli rapaci salvati dalla LIPU). La risposta che lo stesso
Presidente denuncia essere arrivata, parrebbe non lasciare
spazio a molte interpretazioni.
“Ho scritto a Facebook – riferisce Fulvio Mamone Capria a
GeaPress – proprio in merito alle stragi in Libano di uccelli
particolarmente protetti. Purtroppo alla mia segnalazione di
foto oscene mi è stato risposto che non si tratta di immagini
che incitano all’odio e alla violenza“.
Rimane però il fatto che in Libano, non si potrebbe sparare. C’è
poi la questione sull’opportunità di mostrare bravate in danno
ad animali che sono protetti in moltissimi paesi ed infine la
Convenzione di Washington. Molte delle specie coinvolte nelle
stragi, sono inseriti nelle liste della Cites. Il Libano,
sebbene in tempi recentissimi, ha ratificato la Convenzione ed a
partire dal primo gennaio 2014 lo stesso Ufficio internazionale
pone lo status libanese pienamente operativo al rispetto
dell’importante disposizione internazionale.
Dunque, caro Facebook, scordiamoci il passato, scordiamoci anche
le diverse sensibilità e finanche il presunto divieto di caccia,
ma almeno da quest’anno vuoi dire ai cacciatori libanesi di
darsi una calmatina?
Dal canto suo, il Presidente della LIPU, quantomeno perplesso
per la risposta ricevuta, continuerà ad utilizzare il proprio
account per l’importanza di diffondere l’esigenza di rispetto
verso gli animali e l’ambiente. Per il resto, pochi dubbi:
“Quegli uccelli morti a fucilate e le facce ridenti – ha
riferito Fulvio Mamone Capria – mostrano gentaglia senz’anima“.
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NEL
CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
INDONESIA, MORTI SOSPETTE ALLO ZOO: LA POLIZIA AVVIA LE INDAGINI
Un leone impiccato e uno gnu deceduto per il caldo
La polizia
indonesiana sta investigando sulle ultime morti di animali nel
più grande giardino zoologico dell'Indonesia, afflitto da
problemi. Il portavoce dello zoo, Agus Supangkat, ha detto oggi
che un maschio di leone africano di un anno e mezzo è stato
trovato impiccato su un cavo d'acciaio all'interno della sua
gabbia. Solo qualche giorno fa, domenica scorsa, uno gnu di
cinque anni è morto per un problema di stomaco sospetto a causa
del clima caldo e dell'umidità. La polizia sta indagando per
capire come il leone sia stato intrappolato dal cavo, che viene
utilizzato dagli addetti per aprire la gabbia. Lo zoo di
Surabaya, a Est della capitale Java, è stato criticato per la
morte di decine di animali, tra cui un leone africano e una
tigre di Sumatra, in questi ultimi anni. Costruito più di un
secolo fa, sotto il dominio coloniale olandese, ospita circa
3.500 animali, tra i quali cinque leoni africani e una sola
femmina di gnu.
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CORRIERE DEL TICINO
9 GENNAIO 2014
Anche Tutu dalla parte degli animali
Pubblicata in questi giorni una guida comprensiva sulla loro protezione
Quando si
muove l’arcivescovo Desmond Tutu, l’eco è grande. Ha dunque
generato curiosità ed interesse il fatto che abbia scritto
l’introduzione alla "Global Guide to Animal Protection" (Guida
globale sulla protezione degli animali) pubblicata di recente.
Edita da Andrew Linzey, membro della facoltà di teologia
dell’Università di Oxford e fondatore del Centro di etica
animale Ferrater Mora, la guida raccoglie gli scritti di più di
150 esperti sul nostro comportamento nei confronti degli
animali. Tra gli autori più conosciuti al grande pubblico si
possono citare Sidney Holt, biologo marino battutosi a lungo per
le balene, o Jane Goodall e Biruté Galdikas, la prima famosa per
i suoi studi riguardanti gli scimpanzé, la seconda per quelli
sugli oranghi. Un libro non è facile da leggere, ma vale però la
pena di compiere lo sforzo. Per concludere con le parole di
Desmond Tutu: "Anche se siamo confrontati con urgenti problemi
umani, non dobbiamo chiudere gli occhi sulla questione della
giustizia nei confronti degli animali". B.J.
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CORRIERE DEL TICINO
9 GENNAIO 2014
Fate pista agli animali!
Alcuni consigli agli amanti degli sport invernali per una convivenza pacifica
Svizzera -
L’inverno è arrivato, portando la neve tanto attesa in montagna.
Scarponi, sci e racchette per la neve escono dagli armadi e
dagli sgabuzzini, e il bel tempo invita a esplorare le montagne
innevate. Che però la montagna d’inverno non sia solo un
“passatempo sportivo” ci è stato ricordato in modo drammatico
dai numerosi incidenti delle scorse settimane. Per gli animali
selvatici questi pericoli, il freddo e la scarsità di cibo sono
la dura realtà quotidiana del periodo invernale. Più che in
altri momenti dell’anno essi hanno bisogno del nostro rispetto.
Per capire cosa possiamo fare per aiutarli, abbiamo parlato con
Reto Solèr, direttore della campagna “Chi rispetta protegge”,
Thomas Gerner, dell’Ufficio federale dell’ambiente e Roger Welti,
autore della guida “Escursioni con racchette da neve” del Club
alpino svizzero e accompagnatore diplomato di escursionismo, che
ci ha illustrato il “galateo” dell’escursionista:
- restate tranquilli, godetevi la pace e il silenzio e fate in modo che anche gli altri possano fare lo stesso; - rimanete sulle strade o i sentieri segnalati, e se vedete delle tracce di animali non seguitele; - quando entrate in una nuova area, cercate di capire se sono presenti degli animali; - se vedete degli animali, osservateli a distanza, restate tranquilli e lasciate loro il tempo di evitarvi; - evitate il margine del bosco; - al crepuscolo siate attenti a non disturbare gli animali che prediligono questo momento per alimentarsi; - rispettate le zone protette; - i bivacchi vanno posizionati lontano dagli animali; - rispettate le zone tra erba e neve; - il cane va portato solo in zone non problematiche, al guinzaglio, altrimenti è meglio lasciarlo a casa. |
NEL CUORE.ORG
9 GENNAIO 2014
AUSTRALIA, 100MILA PIPISTRELLI PIOVONO DAL CIELO PER IL CALDO
Superati i 43 gradi centigradi nel Queensland
Durante lo scorso fine settimana, gli abitanti del Queensland,
in Australia, hanno visto piovere qualcosa di insolito dal
cielo. In un bizzarro incidente, migliaia di pipistrelli sono
caduti dal cielo, nello Stato nord-orientale. Le morti di massa
possono sembrare sconcertanti, ma il motivo pare sia
addebitabile ad un'ondata di caldo che sta colpendo l'Australia.
La Rspca (Royal society for the prevention of cruaelty to animals) ha confermato che circa 100.000 pipistrelli recentemente sono morti per via delle temperature roventi nella regione, secondo l' Australian Broadcasting Corporation. "L' ondata di caldo ha rappresentato fondamentalmente una catastrofe per tutte le colonie di pipistrelli nel sud-est del Queensland", ha detto il portavoce della Rspca, Michael Beatty, all'Abc. "Ovviamente, questo sta per avere un impatto abbastanza inquietante per i pipistrelli e quelle colonie sono vitali per il nostro ecosistema". Mentre gli Stati Uniti stanno soffrendo in questi giorni per un "vortice polare", gli australiani stanno sperimentando temperature vicine ai 43 gradi e superiori. "E' un modo crudele, orribile di morire", il presidente dell'ente che nel Queensland si occupa del salvataggio e della tutela dei pipistrelli, Louise Saunders, a "The Courier Mail". |
PANORAMA
9 GENNAIO 2014
Carne e cancro: nuovo studio conferma il legame
Il consumo di alimenti di origine animale aumenta l'incidenza di alcuni tipi di tumore
Marta
Buonadonna
Al di là di
ogni possibile predisposizione genetica, sappiamo che vi sono
comportamenti e stili di vita che possono aumentare il rischio
di sviluppare tumori. Uno studio condotto da un centro di
ricerca sulla salute americano e pubblicato sulla rivista
Nutrients ha valutato l'impatto del consumo di carne e altri
prodotti di origine animale, insieme al fumo, all'alcol, agli
zuccheri aggiunti e all'esposizione ai raggi UV sui tassi di
tumore in 157 paesi. Carne, pesce, uova e latticini risultano
avere un peso notevole sull'incidenza del cancro, specialmente
di alcuni tipi.
Lo studio include dati a partire dagli anni '80 in considerazione del fatto che occorrono circa 20 anni per vedere gli effetti di un cambiamento della dieta sui tassi di incidenza dei tumori. Per 87 dei paesi considerati, quelli per i quali gli studiosi avevano accesso a dati di alta qualità sull'incidenza del cancro, gli indici di fumo e di consumo di alimenti di origine animale spiegano oltre la metà dei tassi di incidenza del cancro, mentre al consumo di alcolici è attribuibile una quota minore di casi. I tipi di cancro con i quali il consumo di prodotti di origine animale presenta una correlazione più marcata sono il cancro al seno, all'utero, ai reni, alle ovaie, al pancreas, alla prostata, ai testicoli, alla tiroide e il mieloma multiplo. Il meccanismo d'azione alla base del rapporto causa-effetto è probabilmente legato al fatto che i prodotti di derivazione animale promuovono la crescita del corpo e anche dei tumori attraverso la produzione del fattore di crescita insulino-simile IGF-1. Il legame tra maggiore consumo di prodotti animali, aumento della crescita e maggiore incidenza dei tumori tipici dei paesi occidentali è dimostrato dal fatto che i giapponesi più giovani sono più alti rispetto ai più anziani. Nel paese il consumo di alimenti di origine animale, prevalentemente pesce, costituiva un tempo appena il 10% della dieta, ma negli ultimi 20-30 anni l'adozione di uno stile alimentare più simile a quello dei paesi occidentali ha fatto aumentare la quota al 20%. La statura dei giapponesi è cresciuta e con essa, purtroppo, anche l'incidenza di alcuni tipi di tumore comuni nelle popolazioni occidentali. Il consumo di alcolici risulta maggiormente correlato soltanto a un tipo di cancro, quello del colon-retto, gli zuccheri aggiunti sono associati al tumore al cervello (nelle donne), all'utero, al pancreas e alla prostata, mentre per quel che riguarda i polmoni ovviamente la parte del leone la fa il fumo. E' molto interessante notare però che il consumo di carne rappresenta un fattore di rischio aggiuntivo per i fumatori. Ancora una volta occorre chiamare in causa i giapponesi per dimostrarlo. Già studi di 20 o 30 anni fa, citati dagli autori, rilevavano che mentre Giappone e Stati Uniti avevano percentuali di fumatori simili, il tasso di incidenza del tumore al polmone era molto più alto negli Usa, dove notoriamente il consumo di carne è assai maggiore. |
IL TIRRENO
9 GENNAIO 2014
Il gatto vede soltanto tre colori ma nella penombra non ha
rivali
Marco Melosi
Come vedono i nostri amici felini? I gatti hanno un campo visivo
di 200 gradi rispetto ai nostri 180. La visione periferica
del'essere umano è di 20 gradi su ogni lato, quella dei gatti è
di 30 gradi per ogni lato; quindi i gatti hanno un campo visivo
più ampio che gli permette di vedere di più a destra e sinistra
I gatti possono vedere da sei a otto volte meglio in penombra
degli esseri umani anche grazie alla forma ellittica della loro
pupilla e alla grandezza della cornea. In passato si pensava che
i gatti avessero una visone dicromatica e che vedessero
essenzialmente la gamma dei blu-viola e giallo-verde, mentre
oggi nuove ricerche stanno dimostrando la loro possibilità di
vedere una terza gamma di colori, quella dei verdi. La retina
del nostro occhio ha molti più coni di quella dei gatti , questo
ci permette di vedere un sacco di colori vivaci e di avere
risoluzione dettagliata. Cani e gatti hanno molti più
bastoncelli, che aumentano la loro capacità di vedere in
penombra e durante la notte. Questo permette loro di registrare
movimenti molto veloci (ed è molto utile quando si tratta di
piccoli animali che cambiano direzione molto velocemente durante
un inseguimento). Queste differenze permettono ai felini anche
di avere un'ottima visione notturna, a scapito di una visione a
colori meno vivaci, e ad una risoluzione di meno dettagliata.
Noi abbiamo la capacità di vedere gli oggetti in movimento a
velocità 10 volte più lente dei gatti (vale a dire che siamo in
grado di vedere le cose che si muovono lentamente e che per un
gatto invece sono statiche).
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METO WEB
10 GENNAIO 2014
Animali, gatti murati vivi ed avvelenati in un condominio a Rho
(MI)
“Non ci sono scusanti per quanto da mesi accade in quel
condominio: gatti murati vivi, altri uccisi con il veleno, cibo
ed acqua più volte gettati via. Ora andiamo fino in fondo, se
l’amministratore conosce i nomi di chi ha messo il veleno lo
dica e denunci lui stesso gli autori, i gatti sono animali
tutelati dalla legge e qui siamo in presenza di una colonia
censita. Quindi noi andremo fino in fondo e ci aspettiamo che le
autorità preposte a loro volta facciano quanto in loro potere
per evitare che si ripetano simili stragi”. Così Lorenzo Croce,
presidente di Aidaa, annuncia di aver presentato una denuncia
contro un amministratore di condominio di Rho per la sua
decisione di murare e chiudere tutti gli ingressi delle
intercapedini di un complesso residenziale dove trovavano
rifugio circa 30 gatti di una colonia felina “regolarmente
registrata” e gestita da gattari. L’associazione animalista
denuncia che per questa decisione 12 animali sono morti ed altri
due “si sono salvati per miracolo (il più piccolo dopo quattro
giorni ha fatto sentire la sua voce e vedere la zampina
risalendo uno scarico delle tubature)”. E si aggiunge: “Nello
stesso condominio inoltre alcuni mesi prima altri gatti erano
morti avvelenati dalle polpette contente veleno, lo stesso
veleno che gettato in un vicino parco pubblico è stata la causa
quasi sicuramente dell’avvelenamento di alcuni cani avvenuta
nello stesso periodo che va dalla scorsa estate fino al mese di
settembre del 2013″.
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GAZZETTA DI MANTOVA
10 GENNAIO 2014
Il cane Teo trovato morto
La padrona: forse avvelenato In una corte di Mirasole di San Benedetto Po il cane Teo, un meticcio di 13 anni, è stato trovato morto. La padrona: "Sospetto che sia stato ucciso con il veleno. Dopo l'autopsia presenterò una denuncia ai carabinieri e all'Asl"
MANTOVA.
Alcuni gattini spariti improvvisamente e in pochi minuti. Ma
soprattutto il suo adorato Teo, un meticcio di tredici anni,
componente della famiglia a tutti gli effetti, che muore senza
una spiegazione, tra atroci sofferenze. Sospetto (che ormai è
quasi una certezza) è che abbia inghiottito alcuni bocconi
avvelenati. A raccontare la storia, distrutta dal dolore per la
perdita del suo fedelissimo amico, è Fiorenza Barbieri, che
abita in una corte a Mirasole di San Benedetto. Ieri mattina
verso le nove, Fiorenza ha portato fuori il suo cagnolino (che
aveva adottato sottraendolo al canile) per fare un giro come
ogni giorno.
Dopo un po’ i due rientrano in casa e la padrona vede il cane che, insolitamente, si corica a terra come se non si sentisse bene. Sembrava nulla, invece nel giro di due ore è morto. La famiglia Barbieri-Rossichiama subito il veterinario, il quale, sorpreso lui stesso, spiega che per morire in questo modo con la bava alla bocca, Teo poteva solo essere stato avvelenato. Nel pomeriggio è stata compiuta l’autopsia; tra alcuni giorni dovrebbero arrivare i risultati dell’esame sugli organi del povero Teo e anche su un pezzo di pane che Fiorenza ha trovato davanti al garage, dove tiene tutti i suoi gatti. Al momento quindi non ci sono certezze. Ma ci sono forti sospetti. «Sospetti che quando verranno confermati - ci annuncia - sfoceranno in una denuncia a carabinieri e Asl». |
NEL CUORE.ORG
10 GENNAIO 2014
MANTOVA: UN CANE, OTTO GALLINE E UN CAVALLO TRA FANGO E DETRITI
L'Oipa: scatta la denuncia, animali messi al sicuro
Abbandonati a loro stessi in una cascina inagibile, tra rifiuti,
detriti e fango. Sono queste le condizioni in cui le guardie
zoofile Oipa di Mantova hanno trovato un cane, un cavallo e
alcune galline, durante un sopralluogo a Moglia, nel mantovane.
Il cane, un simil border collie di nove anni, era in grave stato
di incuria: visibilmente sofferente e pieno di parassiti, legato
ad una catena in mezzo a rottami e sporcizia, senza possibilità
di ripararsi dalla pioggia, tra l'altro, l'unica acqua che aveva
a disposizione. Il quadro desolante era completato, ancora, da
otto galline, rinchiuse in un serraglio tra le feci con un
cadavere in decomposizione, e un cavallo zoppicante e
terrorizzato.
Per il cane è stato subito attivato il sequestro preventivo e ora è in custodia da una volontaria, mentre per il cavallo e le galline sono ancora in corso indagini ed accertamenti. Il proprietario, invece, è stato immediatamente denunciato per abbandono e maltrattamento. |
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
10 GENNAIO 2014
Frustate all'asinello nel presepe vivente di Polignano a Mare
POLIGNANO A MARE (BA) - «Gli abbiamo detto di smetterla, ma lui
ha continuato. È stato uno spettacolo orrendo». Vito Cafagna, un
nostro lettore, ci consegna l’indignazione per lo spettacolo a
cui ha assistito, con decine e decine di altre persone, domenica
sera al presepe vivente della Madonna di Grottole, a Polignano.
Nella fedele rievocazione della Natività, il traino di una
macina viene tirato da un asinello costretto a girare per
esigenze di rappresentazione scenica. Ma siccome la bestiola,
domenica sera, di tirare il traino pare non ne avesse nessuna
voglia, ha rimediato un bel po’ di frustate da un giovane
figurante. «È indecoroso, non si possono trattare gli animali
così - dice Vito - noi spettatori abbiamo protestato, ma non è
servito. E anche le altre povere bestie sembravano sofferenti.
Che vergogna».
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NEL CUORE.ORG
10 GENNAIO 2014
CATANIA, SEQUESTRATO NEGOZIO CON CUCCIOLI IN PESSIME CONDIZIONI
Per il veterinario era tutto a posto
Oltre venti cuccioli di cane abbandonati a se stessi e in
condizioni inaccettabili sono stati scoperti in un negozio di
animali del quartiere di Picanello a Catania. Oggi in tarda
mattinata il blitz delle volanti della questura. Gli agenti
hanno sequestrato il negozio che era stato gia' sottoposto ad
diversi controlli e piu' volte il veterinario aveva certificato
la sicurezza e la pulizia dei luoghi.
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MESSAGGERO VENETO
10 GENNAIO 2014
Caccia alla volpe alla Rocca Bernarda
Premariacco, due giorni con battute in cui saranno impegnati
venti cacciatori. Lo scopo è di verificare l’esito della
campagna antirabbica
PREMARIACCO (UD). Due battute di caccia alla volpe in stile
British sabato e domenica nella zona della Rocca Bernarda.
L'iniziativa parte da una proposta arrivata dall'associazione
Pro Segugio alla Riserva di Caccia di Premariacco con la
finalità principale di prelevare alcuni esemplari per il
contenimento della specie, azione autorizzata dagli uffici della
Provincia.
Inoltre l'iniziativa ha una valenza sanitaria atta a verificare
l'attecchimento della campagna di vaccinazione antirabbica ad
opera degli uomini della Forestale terminata lo scorso novembre
su tutto il territorio regionale.
Infatti dopo il rilevamento di alcuni casi di rabbia tre anni
fa, con la segnalazione di diversi animali anche vicino ai
centri abitati, è stata messa in campo la distribuzione delle
esche su tutto il territorio interessato, prima con il deposito
delle stesse direttamente dai cacciatori nelle zone frequentate
dalle volpi, nel 2013, invece, paracadutate dagli elicotteri. I
capi abbattuti, nel rispetto delle percentuali per il
riequilibrio del numero degli animali così da evitare il
sovraffollamento e con la conseguente carenza di cibo
l'avvicinarsi alle case, saranno poi portati all'istituto di
profilassi per verificare la riuscita della campagna di
vaccinazione.
Una ventina i cacciatori che da domani mattina alle 8, fino a
ora di pranzo, batteranno la zona della Rocca Bernarda vestiti
con le classiche giubbe rosse come i colleghi britannici. Ad
accompagnarli una muta di oltre una ventina di cani di pura
razza foxhound, riconduttori specializzati, che una volta
lasciati liberi avranno il compito di cercare e stanare le
volpi. Una volta individuate dovranno poi spingere le prede
verso le postazione in cui si trovano i cacciatori.
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NEL
CUORE.ORG
10 GENNAIO 2014
GATTO DI MARIANO COMENSE RITROVATO A 80 KM DI DISTANZA
"Chi l'ha visto?" su Facebook: Spiro a casa ![]()
E' sparito
all'inizio di ottobre ed è stato ritrovato a 80 chilometri di
distanza tre mesi dopo. Spiro, un gattone di sette anni dal pelo
folto, il 2 ottobre scorso se n'è andato dalla sua casa di via
Matteotti, a Mariano Comense, dove in realtà si faceva vedere
solo all'ora dei pasti. "Spiro è un gatto molto diffidente –
racconta a 'Il Giorno' la sua proprietaria, Nicla Gottardo, che
in questi tre mesi non ha mai smesso di cercarlo lanciando
appelli sul suo profilo Facebook – ma noi eravamo riusciti a
vincere la sua ritrosia. Prima veniva solo a mangiare poi ha
iniziato a fermarsi anche la sera, specie nei periodi più
freddi, alla fine era diventato un gatto di casa e tante volte
si accucciava sul nostro letto". Poi, nella notte tra il 2 e il
3 ottobre scorso, il micio è sparito nel nulla.
"All'inizio non ci siamo preoccupati, ma poi man mano che i giorni passavano abbiamo pensato che gli potesse essere accaduto qualcosa di brutto. La nostra strada è vicina alla Novedratese, abbiamo pensato che l'avesse investito un auto. Siamo andati anche a cercarlo a piedi, ma di lui non c'era traccia". A questo punto Nicla ha cominciato a cercare il suo gattone anche su Facebook, spedendo le sue foto a chi pensava potesse aiutarla. Una specie di "Chi l'ha visto?" felino che ha funzionato davvero, perché nel giro di poche settimane centinaia di persone hanno iniziato ad occuparsi della vicenda di Spiro. "Tante persone mi sono state vicine in queste settimane e io tutte le sere uscivo nel giardino di casa e chiamavo a gran voce Spiro". Come nelle favole, ecco il lieto fine. L'8 gennaio scorso il telefono è squillato e dall'altro capo c'era una famiglia di Lonate Pozzolo, in provincia di Varese: aveva trovato il gattone, che aveva preso l'abitudine di mangiare polpette e bocconcini a casa loro. Ma era molto schivo e non si lasciava avvicinare. Quando ha visto Nicla, che in macchina si è fatta ottanta chilometri per riabbracciarlo, però, Spiro l'ha riconosciuta subito e si è fatto riabbracciare. |
GEA PRESS
10 GENNAIO 2014
Commercio di specie protette. L’appello del WWF: il Parlamento
UE agisca subito votando la Risoluzione
Il Parlamento UE deve agire subito per fermare il commercio
illegale di animali e piante selvatiche. E’ questo l’appello
lanciato dal WWF in occasione della votazione in seduta plenaria
che avverrà il 15 gennaio prossimo a Strasburgo.
Gli Europarlamentari dovranno infatti pronunciarsi sulla
risoluzione UE in materia di fauna selvatica. Si tratta, spiega
il comunicato del WWF, di una richiesta di maggiore impegno e
leadership. Questo sia a Bruxelles che a livello dei singoli
paesi per fermare con decisione il commercio illegale di specie
selvatiche all’interno dell’UE e nel mondo.
WWF e TRAFFIC (l’ONG specializzata nel contrasto di questi
commerci) hanno sostenuto con forza lo spirito di questa
iniziativa, guidata dal deputato Gerben -Jan Gerbrandy e poer
questo invitano ora tutti i membri del Parlamento europeo a
garantire che l’UE adotti una risoluzione forte e decisa contro
il traffico illegale di fauna selvatica.
La risoluzione chiederà l’intervento della Commissione europea e
degli Stati membri per rafforzare e attuare pienamente la
normativa vigente a livello comunitario e nazionale, migliorare
i controlli alle frontiere, aumentare le sanzioni e le condanne
per i trafficanti e rafforzare la cooperazione tra paesi europei
e lo scambio di informazioni tra le agenzie competenti, come la
polizia e la dogana per assicurare che nessun prodotto illecito
di fauna selvatica entri e venga commercializzato nel mercato
dell’UE .
L’UE dovrebbe inoltre partecipare con i leader mondiali in uno
sforzo comune a livello globale per aiutare i maggiori paesi
esportatori a proteggere la loro fauna selvatica in via di
estinzione, promuovendo campagne nei paesi consumatori come Cina
, Thailandia e Vietnam per fermare la domanda di prodotti
animali selvatici illegali come corni di rinoceronte, ossa di
tigre e avorio.
Secondo Tony Long, direttore WWF EPO Ufficio politico europeo
“il traffico illegale di specie selvatiche minaccia la
sopravvivenza di animali unici come i rinoceronti e gli elefanti
africani, e molte specie sono oggi a serio rischio di
estinzione. Come regione di transito per prodotti o parti
illegali di fauna selvatica anche in rotta dall’Africa verso
l’Asia – ha aggiunto il responsabile del WWF - l’UE ha l’
obbligo internazionale di garantire controlli adeguati per
interdire il traffico e garantire che le organizzazioni
criminali siano messe fuori gioco. Il Parlamento europeo deve
dare un segnale forte e agire fin da ora contro il traffico
illegale di fauna selvatica.”
Una migliore collaborazione con i paesi africani, ad esempio,
per fermare le ben ramificate centrali criminali. Fa per questo
ben sperare il recente stanziamento della Commissione Europea
che si è impegnata con 12.800.000 euro per sostenere meglio il
monitoraggio sul campo.
“E’ questo un esempio – ha aggiunto Tony Long – di come l’UE può
essere d’aiuto, mentre il prossimo vertice UE- Africa offre
l’opportunità di costruire una effettiva collaborazione tra le
nazioni, necessaria per affrontare la crisi del bracconaggio
globale“.
Un messaggio forte da fornire ai 28 Stati membri e alla
Commissione europea. “Abbiamo bisogno di una polizia di
frontiera più e meglio attrezzata - ha dichiarato Stephanie von
Meibom direttore del TRAFFIC Europa – sanzioni per i trafficanti
ben superiori a quelle attuali e coerenti in tutta l’UE e una
migliore collaborazione e comunicazione tra gli Stati membri per
proteggere la fauna selvatica e fermare il commercio criminale“.
Impossibile, almeno per alcuni commerci, non tenere in
considerazione l’Italia. Per Dante Caserta, Presidente del WWF
Italia – “il nostro paese rappresenta un mercato tra i piu’
importanti al mondo per animali e legname, il primo importatore
e trasformatore di pelli di rettile, un grande consumatore di
lane pregiate, un sempre fiorente mercato di polpa e carta e
tanto altro a conferma che la nostra stessa industria necessita
di questi prodotti per i suoi cicli di produzione, ci aspettiamo
che i nostri europarlamentari facciano responsabilmente la loro
parte”.
Un controllo serio del mercato e una ferma condanna dell’illegalita’
che mette peraltro in gioco la sostenibilita’ dei processi
produttivi. Un pericolo, conclude il WWF, che compromette gli
equilibri naturali di paesi ai quali, invece, dovremmo garantire
sostegno e supporto per una corretta gestione delle loro
risorse.
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LA ZAMPA.IT
10 GENNAIO 2014
Una mostra sul “Cane Santo”
Berna ricorda il mito di Barry
A giugno il Museo di Storia naturale dedicherà uno spazio al più
celebre dei San Bernardo, che salvò 40 persone dalla morte
bianca.
Il suo nome è leggenda. «Barry» è il cane San Bernardo per
antonomasia, il più celebre tra i Giganti delle Alpi che per
secoli hanno vigilato sulla sicurezza dei canonici e dei
viandanti che sfidavano la Morte Bianca per salire al Passo del
Gran San Bernardo. La storia, che sfuma nel mito, dice che salvò
40 persone dall’abbraccio senza risveglio del gelo. Ora, 200
anni dopo la sua morte, le sue imprese torneranno a vivere.
Il Museo di Storia naturale di Berna - che già custodisce in una
vetrina le spoglie impagliate del cane eroe - ha annunciato che
a metà giugno aprirà una mostra dedicata proprio a «Barry». Uno
spazio più grande che nelle intenzioni dei curatori servirà
anche a fare chiarezza separando fatti reali e leggende (a
cominciare dalle botticelle al collo con cui vengono raffigurati
oggi i San Bernardo). E di cose da raccontare nella storia di
Barry ce ne sono parecchie. Nacque nel 1800 - ma la presenza di
Molossi al Passo risale ai tempi dei Romani - nell’anno in cui
le truppe di Napoleone attraversarono il Colle per dare inizio
alla Campagna d’Italia. E furono proprio i racconti dei soldati
francesi a far circolare in Europa la storia dei cani-salvatori.
Come gli altri esemplari, Barry era utilizzato dai Canonici per
tracciare il cammino nella neve fresca e prestare soccorso alle
vittime di valanghe.
Barry, dicono le cronache, salvò 40 persone. Di queste, due
erano appena bambini. Aveva un istinto unico e uno zelo mai
visto in nessuno degli esemplari precedenti. Dopo la morte del
suo primo conduttore, Padre Luigi, non volle più lavorare
assieme agli altri cani e agli altri canonici. Ma non smise.
Vagava da solo nella bufera, continuando a prestare soccorso.
Intorno al 1810 i canonici lo trovarono steso accanto a un
soldato francese e coperto di ferite. L’uomo, semiassiderato, lo
aveva scambiato per un lupo e colpito ma il cane si stese
comunque accanto a lui per scaldarlo. Il soldato e il cane si
salvarono ma da allora Barry non fu più in grado di lavorare in
montagna. Nel 1812, ormai anziano, venne accompagnato a piedi da
un religioso fino a Berna, alla sede della congregazione. Lì
morì di vecchiaia nel 1814. Il suo corpo fu impagliato ed
esposto. Lo scrittore e scienziato Peter Scheitlin nel suo
Studio sull’istinto degli animali ne scrisse un elogio che
chiudeva così: «Chi vede il tuo corpo imbalsamato si tolga il
cappello, acquisti il tuo ritratto e lo metta in cornice per
mostrarlo ai suoi figli e dica loro: andate e fate come questo
buon samaritano». La sua fama è stata tale che da allora il più
bel maschio di ogni cucciolata nata dall’allevamento
dell’Ospizio viene battezzato «Barry». E perpetua il mito del
Cane Santo.
VIDEO
San Bernardo i Giganti delle Alpi
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VANITY FAIR
10 GENNAIO 2014
«Così Rufus mi ha scelto», dedicato a chi “no, io animali mai”
Francesca non voleva un animale. Vive sola in appartamento,
lavora tanto, viaggia spesso. Un gatto o un cane tra i piedi non
era nei suoi programmi. Anzi ha sempre guardato con stupore,
misto a sospetto, chi aveva fatto questa scelta pur vivendo in
città. È cresciuta in una casa con un grande giardino dove aveva
dei gatti, ma si tratta della sua infanzia. Nessuna nostalgia di
quei giorni. Almeno fino a quella sera, quando Rufus l’ha
scelta.
«Sto tornando a casa in bicicletta, è già tardi, ho fretta. A
qualche centinaio di metri da casa mia, mentre sto pedalando,
sento un miagolio forte e continuo. Il miagolio di un gattino.
Mi guardo intorno: del micino non c’è traccia, ma il rumore non
cessa. Dopo molto cercare individuo un’auto dalla quale mi
sembra arrivi il lamento. Cerco intorno, sotto, sopra, ma non lo
trovo. Nella via ci sono delle palazzine con giardino, immagino
che forse sia scappato da lì». Francesca aspetta, ma il gattino
resta nascosto. «L’unica cosa che posso fare è lasciare un
messaggio ai proprietari dell’auto per avvisarli di fare
attenzione prima di partire: forse un gattino è nascosto nel
motore. Cerco in borsa ma, caso eccezionale, non ho nemmeno un
foglio. Decido di andare fino a casa per prenderne uno. Il tempo
di scrivere il messaggio e ritornare e trovo sull’auto un altro
cartello dello stesso tenore del mio. Il miagolio, però, nel
frattempo è cessato. Mi guardo intorno per capire dove possa
essere andato a finire il gattino e comincio ad avvertire un po’
di preoccupazione». Sta ancora cercando di orientarsi, quando
vede due uomini poco lontano: uno tiene in mano il terzo
cartello da posizionare sull’auto, l’altro è al telefono e ha il
gattino in braccio. «Mi avvicino e faccio giusto in tempo a
esclamare: “Ecco dove eri finito”, che sento il ragazzo al
telefono dire: “Forse ve lo porta questa ragazza”. Attacca e mi
mette questo micino tra le braccia. Poi mi spiega rapidamente di
aver contatto l’Enpa, di cui è volontario, di averli informati
del ritrovamento e mi chiede di portargli il gatto. Lui non ha
l’auto e la loro sede è lontana. Non può nemmeno tenere il gatto
perché ne ha già altri tre. Nella confusione del momento, con la
bestiola che miagola disperatamente, accetto. Mi faccio spiegare
tutto e mi incammino verso casa per recuperare una scatola dove
metterlo. Lui è un batuffolo di pelo biaco e nero e non smette
di frignare. Lo guardo e gli dico: “Zitto Rufus!”». In quel
momento, senza saperlo, Francesca sceglie il suo nome e il loro
destino.
Razionalmente è ancora convinta di voler fare soltanto il
proprio “dovere”: portare il gattino all’Ente protezione Animali
e poi tornarsene a casa. Il viaggio in macchina è lungo, ma
Rufus dentro la sua cassettina si calma e smette di piangere.
Arrivati là, deve aspettare che il gatto sia controllato e
intano compilare un modulo con tutti i suoi dati. Le spiegano
che Rufus sta bene, che ha circa un mese ed è stato fortunato.
«E’ tutto fatto. Quando improvvisamente l’impiegata di turno mi
fa la domanda di rito: “Stai pensando di tenerlo o lo mandiamo
al gattile?”. Alla parola gattile, sento una specie di scossa.
Qualcosa dentro di me si ribella: “Al gattile no!”. Quasi in
automatico dico: “No, lo tengo”. Non so perché l’ho detto, ma
intanto penso: “Lo porterò in campagna dai miei genitori o forse
dai miei nonni. Una soluzione la troveremo, ma al gattile no”.
Poi guardo la ragazza e le dico: “C’è un problema: vivo in un
appartamento, lavoro…”. Lei mi osserva come se fossi pazza e
replica: “Scusi ma gli altri che hanno animali dove pensa che
stiano?”. Chiedo anche rassicurazioni sul fatto che non sia il
gatto di qualcuno, ma mi spiegano che così piccolo in strada può
essere solo stato abbandonato o nato da qualche animale
randagio».
Nel momento in cui Francesca decide gli operatori dell’Enpa le
danno una serie di suggerimenti, un libretto, del cibo e anche
una grande conigliera che serve come cuccia. «Mi spiegano che
devo lasciargli i suoi tempi e che c’è il rischio di
spaventarlo. Non devo avvicinarmi ma aspettare che lo faccia
lui, devo lasciargli esplorare la casa una stanza alla volta.
Lui intanto ricomincia a miagolare. Io sono troppo stanca per
pensare al futuro, mi addormento». Il giorno dopo Francesca è al
lavoro e continua a pensare a Rufus. Piena di dubbi decide di
chiamare un suo amico super esperto di gatti. «Quandogi dico che
forse era stato nel motore dell’auto, mi consiglia di lavarlo
subito con un prodotto sgrassante perché c’é il rischio che
leccandosi ingerisca qualcosa di tossico e che muoia. Panico.
Scappo dal lavoro, corro a casa e comincio a pulirlo con un
panno umido e tiepido e così per la prima volta, dopo il
ritrovamento, mi avvicino a lui. Appena l’accarezzo, fa le fusa
fortissimo e non smette più. È fatta: mi ha conquistato. In quel
momento capisco che voglio che resti con me». Francesca e Rufus
stanno insieme da tre mesi. «Tre mesi felici». Lei dice che lui
è un gattino bravissimo, l’aspetta quando torna a casa, si
accuccia con lei sul divano, è affettuoso e tenero e non ha mai
più miagolato forte come quel giorno. Con Rufus è stata in
campagna dai suoi genitori (che si sono offerti, senza fortuna,
di adottarlo), sul lago, dal suo fidanzato. «Non mi sono mai
pentita di averlo adottato, anzi di essermi fatta adottare.
Rufus ha aggiunto alla mia vita affetto, calore, divertimento,
perché è proprio divertente. Forse mi ha tolto un filo di
libertà perché se vado in giro o me lo porto o lo affido ai
nonni, ma ne è assolutamente valsa la pena».
FOTO
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TRENTINO
10 GENNAIO 2014
IL TESTAMENTO A FAVORE DEL CANE
Gentile notaio, vorrei avere delle informazioni sulla
possibilità di far testamento a favore del mio cagnolino: sono
una signora molto anziana ed essendogli molto affezionata vorrei
assicurargli serenità per quando avrò cessato di vivere. ***
Gentile lettrice, in primo luogo le sottolineo che la nostra
legge non riconosce capacità giuridica agli animali, pertanto
non è possibile nominarli eredi o disporre legati (lasciti
testamentari) a loro favore. Tuttavia la prassi ha già
evidenziato alcune modalità operative per venire incontro ad
esigenze quali quella da lei rappresentata: * in alcuni casi si
è ritenuto sufficiente disporre a favore di una persona di
fiducia, con la raccomandazione di provvedere alle cure
necessarie per l'animale domestico; * in altri casi (avendo
motivo di essere più diffidenti che fiduciosi) si è ritenuto
necessario perfezionare una disposizione - tendenzialmente a
titolo di legato - a favore di persona di fiducia con l'onere
del mantenimento, cura ed assistenza dell'animale domestico
(onere da descrivere adeguatamente), sua vita natural durante;
nominando altresì un esecutore testamentario - ovvero un
soggetto che deve curare che siano esattamente eseguite le
disposizioni di ultima volontà del defunto - col compito di
verificare che il mantenimento, la cura e l'assistenza siano
effettivamente prestate all'animale; questa disposizione viene
normalmente munita anche di condizione risolutiva per il caso di
inadempimento da parte dell'obbligato, con la conseguenza che lo
stesso verrebbe a perdere il suo vantaggio patrimoniale ove non
avesse ad adempiere (il beneficio verrebbe quindi a spettare
all'erede, o ad un altro terzo eventuale o ad una associazione
di amici e/o tutela degli animali, cui si può comunque collegare
lo stesso onere, con lo stesso controllo). Ovviamente, per
quanto forte sia il legame affettivo verso l'animale domestico,
bisogna tuttavia considerare che il nostro ordinamento prevede
una tutela inderogabile, ai sensi dell'art. 536 del cod.civ. a
favore del c.d. legittimari ovvero il coniuge ed i figli (ed in
caso di assenza di figli i genitori) di chi fa testamento.
Pertanto in caso di presenza di legittimari il lascito a favore
dell'animale domestico non potrà eccedere la quota disponibile,
essendo opportuno considerare e rispettare le quote di legittima
spettanti per legge a favore dei legittimari al fine di evitare
possibili contenziosi. Concludo pertanto confermandole che gli
animali non possono esser nominati direttamente eredi o
legatari, ma possono diventare beneficiari di un lascito
testamentario in modo indiretto, ovvero attraverso la nomina di
un erede o legatario (persona fisica o ente) che di fatto
amministri il lascito per conto suo, col risultato che l'animale
domestico considerato dovrà ricevere assistenza, vitto e
alloggio fino a quando sarà in vita, come previsto dal
testatore. IL NOTAIO INFORMA - Rubrica a cura del Consiglio
Notarile di Trento e Rovereto,Piazza Duomo n.30, Trento, per
informazioni e/o quesiti tel 0461 983701 fax 0461 983651 e-mail:consigliotrentorovereto@notariato.it
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GREEN REPORT
10 GENNAIO 2014
Wwf e Traffic: il Parlamento europeo agisca
Si avvicina il voto Ue per fermare il commercio illegale di
animali e piante selvatiche (VIDEO)
Il 15 gennaio il Parlamento europeo voterà una risoluzione
presentata dall’olandese Gerben -Jan Gerbrandy, (Fryske
Nasjonale Partij, la sinistra autonomista frisona), in materia
di fauna selvatica che richiede un maggiore impegno e leadership
sia all’Unione europea che agli Stati membri per fermare il
commercio illegale di specie selvatiche, nell’Ue e nel resto del
mondo . Wwf e Trade Records Analysis of Flora and Fauna in
Commerce (Traffic) sostengono l’iniziativa di Gerbrandy e
«Invitano tutti i membri del Parlamento europeo a garantire che
l’Ue adotti una risoluzione forte e decisa contro il traffico
illegale di fauna selvatica».
Le due organizzazioni spiegano che la risoluzione chiede che la
Commissione europea e gli Stati membri si diano davvero da fare
«Per rafforzare e attuare pienamente la normativa vigente a
livello comunitario e nazionale, migliorare i controlli alle
frontiere, aumentare le sanzioni e le condanne per i trafficanti
e rafforzare la cooperazione tra paesi europei e lo scambio di
informazioni tra le agenzie competenti, come la polizia e la
dogana, per assicurare che nessun prodotto illecito di fauna
selvatica entri e venga commercializzato nel mercato dell’Ue .
L’Ue dovrebbe inoltre partecipare con i leader mondiali in uno
sforzo comune a livello globale per aiutare i maggiori Paesi
esportatori a proteggere la loro fauna selvatica in via di
estinzione, promuovendo campagne nei paesi consumatori come
Cina, Thailandia e Vietnam per fermare la domanda di prodotti
animali selvatici illegali come corni di rinoceronte, ossa di
tigre e avorio».
Tony Long , direttore dell’ufficio politico europeo del Wwf,
sottolinea che «Il traffico illegale di specie selvatiche
minaccia la sopravvivenza di animali unici come i rinoceronti e
gli elefanti africani, e molte specie sono oggi a serio rischio
di estinzione. Come regione di transito per prodotti o parti
illegali di fauna selvatica anche in rotta dall’Africa verso
l’Asia, l’Ue ha l’ obbligo internazionale di garantire controlli
adeguati per interdire il traffico e garantire che le
organizzazioni criminali siano messe fuori gioco. Il Parlamento
europeo deve dare un segnale forte e agire fin da ora contro il
traffico illegale di fauna selvatica. Una migliore
collaborazione con i paesi africani è quindi fondamentale per
fermare le attività criminali alla fonte, soprattutto data la
crescente evidenza dei loro collegamenti con i conflitti civili
e con le attività terroristiche che minano la sicurezza
nazionale e globale. Il recente impegno della Commissione
europea di 12.800.000 euro per sostenere meglio il monitoraggio
sul campo è un esempio di come l’Ue può essere d’aiuto, mentre
il prossimo vertice Ue-Africa offre l’opportunità di costruire
una effettiva collaborazione tra le nazioni, necessaria per
affrontare la crisi del bracconaggio globale».
Traffic è un network internazionale Wwf/Iucn che, effettua il
monitoraggio del commercio internazionale delle specie di flora
e fauna selvatica e di studia le forme di utilizzazione
sostenibile per garantirne un corretto utilizzo e la direttrice
di Traffic Europa, Stephanie von Meibom, sollecita
l’Europarlamento a mandare un messaggio forte ai 28 Paesi
dell’Ue ed alla Commissione europea, «Perché prendano sul serio
i crimini contro la fauna selvatica e li trattino come farebbero
con qualsiasi reato grave. Abbiamo bisogno di una polizia di
frontiera più e meglio attrezzata, sanzioni per i trafficanti
ben superiori a quelle attuali e coerenti in tutta l’Ue e una
migliore collaborazione e comunicazione tra gli Stati membri per
proteggere la fauna selvatica e fermare il commercio criminale.
E’ indispensabile che tutti gli Stati membri siano all’altezza
delle loro responsabilità di monitorare e controllare il
commercio di fauna selvatica: ogni punto di debolezza nella rete
dei controlli rischia altrimenti di essere preso di mira da chi
è determinato ad aggirare la legge».
Il presidente del Wwf Italia, Dante Caserta, conclude:
«Poiché l’’Italia rappresenta un mercato tra i più importanti al
mondo per animali e legname, il primo importatore e
trasformatore di pelli di rettile, un grande consumatore di
lane pregiate, un sempre fiorente mercato di polpa e carta e
tanto altro a conferma che la nostra stessa industria necessita
di questi prodotti per i suoi cicli di produzione, ci aspettiamo
che i nostri europarlamentari facciano responsabilmente la loro
parte. Senza un controllo serio del mercato e una ferma condanna
dell’illegalità si mette in gioco la sostenibilità dei processi
produttivi compromettendo gli equilibri naturali di paesi ai
quali, invece, dovremmo garantire sostegno e supporto per una
corretta gestione delle loro risorse».
VIDEO
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NEL CUORE.ORG
11 GENNAIO 2014
WWF: COMMERCIO ILLEGALE DI SPECIE SELVATICHE, L'UE VOTI PER LO
STOP
Mercoledì la risoluzione al voto all'Europarlamento
"Il Parlamento Ue deve agire ora per fermare il commercio
illegale di animali e piante selvatiche". Lo dice il Wwf
segnalando che mercoledì prossimo, 15 gennaio, l'Europarlamento
lancerà una votazione in seduta plenaria su una risoluzione Ue
in materia di fauna selvatica che richiede un maggiore impegno e
leadership a Bruxelles e a livello dei singoli Paesi per fermare
con decisione il commercio illegale di specie selvatiche
all'interno dell'Unione europea e nel mondo.
Wwf e Traffic sostengono "con forza lo spirito di questa iniziativa, guidata dal deputato Gerben-Jan Gerbrandy e invitano tutti i membri del Parlamento europeo a garantire che l'Ue adotti una risoluzione forte e decisa contro il traffico illegale di fauna selvatica". La risoluzione chiederà l'intervento della Commissione europea e degli Stati membri per rafforzare e attuare pienamente la normativa vigente a livello comunitario e nazionale, migliorare i controlli alle frontiere, aumentare le sanzioni e le condanne per i trafficanti e incrementare la cooperazione tra Paesi europei e lo scambio di informazioni tra le agenzie competenti, come la polizia e la dogana. L'obiettivo? Assicurare che nessun prodotto illecito di fauna selvatica entri e venga commercializzato nel mercato dell'Ue. Bruxelles dovrebbe, ancora, con i leader mondiali far fronte comune per aiutare i maggiori Paesi esportatori a proteggere la loro fauna selvatica in via di estinzione, promuovendo campagne negli Stati consumatori come Cina, Thailandia e Vietnam per fermare la domanda di prodotti animali selvatici illegali come corni di rinoceronte, ossa di tigre e avorio. |
GREEN STYLE
10 GENNAIO 2014
Un cane salvato dalle acque dell’oceano
Chi ha preso in cura il cane protagonista di questa storia non è
sicuro se sia stato perso o tristemente abbandonato, ma ora il
cucciolo è certamente al sicuro. Due pescatori in ricognizione,
così come riporta la stampa a stelle e strisce, durante una
battuta di pesca si sono imbattuti in uno strano bottino. Mentre
giravano con la barca nelle acque di Tampa Bay hanno tratto in
salvo un cane in evidente stato di difficoltà. Issato sulla
barca, e tranquillizzato, l’animale è stato poi condotto presso
il porto turistico di Demens Landing Park. Consegnato alla terra
ferma, il cane è stato preso in cura da Antony Basile, che aveva
individuato i due pescatori durante l’attracco. Anche lui,
semplice proprietario di una barca dove vive, era di passaggio
mentre il cucciolo trovava riparo. L’uomo si è subito occupato
dell’animale controllando il collare, al quale era appesa una
targhetta. Il cane, una femmina di nome Baby, recava un numero
di telefono sul retro della medaglietta. Vani i tentativi,
perché il contatto è risultato subito inattivo, staccato,
probabilmente non aggiornato correttamente. Condotta Baby sulla
sua barca, l’uomo si è preso cura della sua salute,
rassicurandola e tranquillizzandola. Baby, del tutto incapace a
cavarsela da sola, sembra il classico cane di casa spaventato
dalla situazione e stremata da tante ore in acqua. Antony ha
faticato non poco a convincere l’animale a fidarsi di lui, fino
a fargli accettare cibo e acqua che rifiutava categoricamente.
Dopo un periodo di assestamento, ha portato Baby dal
veterinario, che ha individuato un chip appartenente al
distretto di Miami.
Nonostante la zona sia stata localizzata non è stato
rintracciato il proprietario. Sebbene la storia somigli molto a
un abbandono, Antony spera che la famiglia d’origine si faccia
avanti dopo averlo riconosciuto grazie alle news trasmesse dai
mass media. Nel frattempo, dopo questa rapida notorietà, Baby è
entrato nel cuore di Kathy Klein, che è corsa a conoscerlo. I
due sembrano aver legato e la donna ha pronto il nuovo nome,
Gracie, e un nuovo collare con i colori nautici. Antony assicura
che garantirà una nuova vita per Baby, per il momento si attende
un riscontro dall’eventuale proprietario prima di attivare le
pratiche per la nuova adozione.
VIDEO
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CORRIERE TV
10 GENNAIO 2014
L’amicizia tra il cane abbandonato e la gatta paralizzata
La storia che arriva dalla Florida commuove la rete - rcd
Altro che nemici. È la storia di un legame speciale quella che
arriva dalla Florida. Protagonisti un cane, un trovatello, e una
gatta, paralizzata in parte del corpo. I due sono stati trovati
abbandonati vicino a una strada lo scorso mese di ottobre.
Portati in un negozio per animali, hanno conquistato il cuore di
tutti. Per come il cane Idgie si prende cura della gattina Ruth.
E la loro storia commuove la Rete.
VIDEO
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ECO SEVEN
10 GENNAIO 2014
In Belgio e' vietato l’uso di animali selvatici nei circhi
In Belgio non ci saranno piu’ elefanti, tigri o leoni marini
negli spettacoli circensi
Il Parlamento belga ha votato definitivamente il disegno di
legge che vieta l’uso di animali selvatici nei circhi. Niente
più elefanti, tigri o leoni marini negli spettacoli circensi, ma
solo animali considerati domestici: cani, cavalli, pony,
cammelli. Secondo l’organismo che si occupa del benessere degli
animali, che dipende dal ministero della Sanità pubblica belga,
i circhi non rispettano le norme in materia di trasporto e
alloggio degli animali. Spazi troppo piccoli, spostamenti troppo
frequenti e traumatici, realizzati in gabbie anguste e buie,
incompatibili con il benessere degli animali.
La decisione fa discutere. C’è chi ritiene che un circo senza
animali selvatici non è più un circo. Ma anche altri paesi
europei hanno adottato norme simili. Austria e Grecia hanno già
un divieto analogo, mentre altri paesi, come Ungheria, Germania,
Danimarca e Svezia hanno in vigore delle limitazioni parziali.
In Inghilterra il divieto dovrebbe entrare in vigore nel 2015 e
la Francia sta pensando di introdurlo.
E l’Italia? I circhi godono di sovvenzioni pubbliche e sono
esenti dalla legge che dal 1996 vieta in Italia la detenzione di
animali come le tigri, che rientrano nella lista della fauna
pericolosa. Secondo Lega Antivivisezione, degli oltre 3, 4
milioni di euro destinati dallo Stato ai circhi con
l’attribuzione dell’ultimo Fondo Unico dello Spettacolo, una
cifra fra i 250mila e i 336 mila euro è stata assegnata a circhi
condannati per reati contro gli animali o che comunque hanno
violato disposizione normative statali ed europee di protezione
degli animali. L’associazione ambientalista ha chiesto perciò la
revoca dei finanziamenti assegnati e la destinazione delle
risorse ai soli circhi che non usano animali.
Nel Belpaese si sono mosse alcune Regioni. Il Veneto ha per
esempio istituito una commissione con il compito di stendere un
progetto di legge sul: “divieto di impiego di animali nei circhi
e negli spettacoli viaggianti e per la promozione dello
spettacolo circense”. In Toscana il Consiglio regionale ha
approvato nello scorso ottobre una mozione per proibire
l'attendamento in Toscana di tutti quei circhi che usano ancora
animali selvatici ed esotici. Così in Emilia Romagna è stata
approvata dal parlamentino regionale una risoluzione per
limitare l’attività dei circhi che usano animali selvatici,
rettili o mammiferi che siano.
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NEL CUORE.ORG
10 GENNAIO 2014
AFRICA OCCIDENTALE, SFORZI PER SALVARE IL LEONE "INDIGENO"
Cacciatori senza pietà: rimasti solo 400 esemplari
Secondo uno studio condotto da Philipp Henschel, coordinatore
del "Lion survey program" per Panthera, un'organizzazione che si
occupa della tutela dei grandi felini, e da altri ricercatori,
che hanno trascorso sei anni nelle terre selvagge di 17 nazioni
alla ricerca del leone dell'Africa occidentale, sfuggente e poco
studiato, i risultati sono stati sconfortanti, per non dire
altro. Nel 2005, prima dell'inizio dell'indagine, si pensava che
questi esemplari vivessero in 21 diverse aree protette. Ma la
ricerca, pubblicata oggi su PLoS One, conferma che i leoni in
realtà trovano spazio solo in quattro di questi siti. Peggio
ancora: i ricercatori stimano che la popolazione totale dei
leoni dell'Africa occidentale ammonta a circa 400 animali, tra
cui meno di 250 individui maturi di età riproduttiva.
Anche se scioccante, la notizia dei leoni vicino all'estinzione non dovrebbe probabilmente essere una sorpresa, considerato il contesto della regione. Le popolazioni di altre specie di grandi mammiferi sono diminuite in media dell'85 per cento in Africa occidentale tra il 1970 e il 2005, principalmente per alimentare la domanda vorace del commercio di carne selvatica. Le 11 nazioni dell'Africa occidentale sono tra le più povere della Terra e comprendono sei dei Paesi meno sviluppati del mondo. Che - come ricorda l'HuffPost - non hanno soldi per la conservazione. Tanto che lo studio ha portato alla luce il fatto che la maggior parte delle aree protette che avrebbero dovuto contenere i leoni erano sostanzialmente disordinate, con poche o nessuna pattuglie che si occupasse della gestione della sicurezza. "Ora che questo enorme sforzo di indagine è stato concluso - sottolinea Henschel - abbiamo finalmente appurato dove rimangono i leoni e dove c'è bisogno di investire i nostri sforzi per salvarli. Questo è stato un primo passo fondamentale, ma il vero lavoro per salvarli è solo agli inizi. Anche le aree protette che mantengono leoni sono carenti e con pochi mezzi. Abbiamo intenzione di aiutare i Paesi che ospitano i leoni per migliorare l'efficacia della gestione delle aree protette, aiutandoli ad aumentare i numeri, le competenze e l'efficacia dell'attività del personale di polizia". |
IL GIORNO
10 GENNAIO 2014
Giuseppe Remuzzi, dell'Istituto Negri: "Senza test sugli animali
si paralizza la medicina"
Senza la sperimentazione sugli animali si ferma la medicina».
Giuseppe Remuzzi è uno dei più illustri nefrologi al mondo e
coordina dal 1984 le attività di ricerca dell’Istituto Mario
Negri, del quale dirige il dipartimento di Immunologia e Clinica
dei Trapianti
Bergamo - «Senza la sperimentazione sugli animali si ferma la
medicina». Giuseppe Remuzzi è uno dei più illustri nefrologi al
mondo e coordina dal 1984 le attività di ricerca dell’Istituto
Mario Negri, del quale dirige il dipartimento di Immunologia e
Clinica dei Trapianti. Il caso di Caterina Simonsen, 25enne
padovana in vita grazie alla sperimentazione sugli animali, ha
scatenato una nuova ondata di indignazione animalista.
«All’Istituto Mario Negri — spiega il professor Remuzzi —
utilizziamo esclusivamente topi e ratti per le nostre ricerche.
A Bergamo abbiamo iniziato nel 1984 con 15mila topi circa e ne
abbiamo ridotto il numero drasticamente: oggi sperimentiamo su
circa 1000-1200 fra topi e ratti».
Quali sono le attività per le quali è necessaria la
sperimentazione sugli animali?
«Ci occupiamo principalmente di trapianti, malattie rare e progressione delle nefropatie: tutte queste linee di ricerca hanno bisogno di sperimentazione animale. Da una decina di ratti siamo stati in grado di apprendere più di quanto mai si sia appreso da studi sull’uomo: ora possiamo, e siamo stati i primi al mondo a farlo, prevenire la progressione delle nefropatie e, infatti, nei giovani si può prevenire la necessità di dialisi per il 60% delle malattie renali. Per molte malattie rare si è trovata la cura, come nel caso della sindrome emolitico-uremica atipica: ne morivano 8 bambini su 10 entro sei anni della diagnosi, oggi grazie anche a un farmaco che inibisce la funzione del complemento studiato nei roditori nessun bambino muore più».
Gli animalisti chiedono metodi alternativi, che non implichino
sofferenze per gli animali.
«Non esistono metodi alternativi, ce ne sono solo che precedono la sperimentazione animale: simulazione al computer o cellule in coltura. Ma se parliamo di trapianti, per esempio, simulazioni e cellule servono fino ad un certo punto. E un animale che soffre non può essere utilizzato. I filmati che circolano sul web e che ritraggono cani squartati sono dei falsi: le polemiche sulla ricerca sono strumentali e prive di solide basi».
Ci sono anche critiche circa l’eticità della sperimentazione.
«Ammettiamo che si dica che c’è un problema etico, ma io non credo che la gente pensi davvero che un bambino sia equiparabile a un topo. Se un topo è uguale a un bambino, il discorso vale per tutti i tipi di animali e dovremmo anche smettere di contrastare il proliferare della zanzara (e la malaria trasmessa dalle zanzare è la prima causa di morte dei bambini africani). Non sento gli animalisti difendere con ugual violenza i milioni di animali che mangiamo: i veri animalisti, che mettono in guardia ad esempio dai rischi derivanti dal mangiare troppe carni rosse, sono i ricercatori». |
NEL CUORE.ORG
10 GENNAIO 2014
RICERCA SENZA ANIMALI, LUNEDI' ALLA CAMERA GIORNATA DI
RIFLESSIONE
L'iniziativa promossa dalla Federazione (programma)
"La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla
salute" è il titolo della giornata di studio e di dibattito
organizzata dalla Federazione Italiana Associazioni Diritti
Animali e Ambiente – che si terrà lunedì prossimo a Roma, nella
Sala delle Colonne della Camera dei Deputati in via Poli 19, a
partire dalle 10.
I lavori, introdotti dall'on. Michela Vittoria Brambilla, saranno divisi in tre sezioni: gli interventi di scienziati e ricercatori, le testimonianze di persone affette da gravi patologie che hanno sperimentato direttamente l'inutilità dei test sugli animali, gli interventi delle associazioni ambientaliste e animaliste. Tra i numerosi relatori di rilievo internazionale, il professor Claude Reiss, per 35 anni direttore di ricerca in biologia al CNR francese, e il professor Marcel Leist, docente all'Università di Costanza (Germania), specialista in biomedicina e tossicologia in vitro, direttore del Centro per le alternative ai test su animali in partnership con la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health (Baltimora, USA). "Proprio mentre il Parlamento sta esaminando il decreto legislativo che darà le indicazioni concrete sul recepimento della direttiva europea "sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici" - ricorda la Federazione – assistiamo a polemiche interessate e tentativi di strumentalizzazione. E' dunque il momento di promuovere, sul tema, una riflessione più ampia e libera da pregiudizi". |
NEL CUORE.ORG
10 GENNAIO 2014
KUAN (LAV): "SUI TEST CON ANIMALI CONVEGNO A SENSO UNICO IN
SENATO"
Un finto dialogo diventa vero monologo
"Grazie, no". In una lettera aperta al presidente del Senato
Pietro Grasso e ai senatori della commissione Sanità di palazzo
Madama, la biologa Michela Kuan, responsabile nazionale del
settore vivisezione della Lav, spiega perché non parteciperà al
Convegno sulla sperimentazione animale che si terrà in Senato
martedì prossimo: "Non è un campo neutro di confronto, non è un
confronto alla pari"
"Per questo – annuncia la studiosa - non parteciperò martedì 14 gennaio al convegno sulla sperimentazione animale formalmente promosso dalla Commissione Sanità del Senato ma, di fatto, gestito solo dalla Presidente De Biasi e dalla senatrice a vita Elena Cattaneo, uniche due parlamentari previste nel programma. Ed è proprio strano che la richiesta di partecipazione sia giunta, come minimo irritualmente, proprio dal segretario di una senatrice a vita - indicando per l'accredito al convegno un indirizzo email di altra persona all'Università di Milano - e non dall'Ufficio di Presidenza della Commissione" "Dei diciassette nomi citati nell'invito fra relatori e coordinatori delle sessioni – sottolinea Michela Kuan - ben quattordici sono chiaramente a favore della sperimentazione sugli animali. Mai ci è stato chiesto di fornire altri nominativi di scienziati e ricercatori contro l'uso del modello animale, nonostante vi sia un'ampia scelta. Il mio intervento, peraltro, è stato inserito nella parte intitolata "Questioni morali, politiche ed economiche" a ribadire che la parte scientifica contro la vivisezione, che sosteniamo anche grazie ai nostri titoli, non è abilitata a parlare". Di qui la decisione di rinunciare. "Questa iniziativa così concepita – scrive ancora la biologa - getta discredito sull'Istituzione del Senato e viene chiaramente realizzata per tentare di accreditare la sostanziale violazione dell'articolo 13 della Legge 96-2013 di delegazione europea che, approvata anche dalla Commissione Sanità del Senato appena sette mesi fa, è stata calpestata nel relativo Schema di Decreto Legislativo del Governo già autorevolmente censurato dal pronunciamento della I Commissione Affari Costituzionali del Senato il 18 dicembre scorso. Noi- insiste - crediamo nel confronto, nella messa in discussione delle posizioni. Ma l'iniziativa del convegno del 14 gennaio è un'altra, grave, cosa. Spero vogliate prendere i provvedimenti necessari a tutelare l'Istituzione del Senato". Al convegno dal titolo ''Sperimentazione animale, diritto alla conoscenza e alla salute'' parteciperanno la presidente della Commissione Igiene e Sanita' del Senato Emilia Grazia De Biasi e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.L'incontro e' suddiviso in 3 sessioni: si inizia con ''La sperimentazione animale tra passato e futuro'', si prosegue con ''Scoperte, conoscenze e speranze'' e con la sessione dedicata a ''Questioni morali, politiche ed economiche''. |
CORRIERE ADRIATICO
11 GENNAIO 2014
Ciao Spillo, senza di te
Chiesanuova è più triste
Il cane trovatello di 16 anni è stato trovato morto sul ciglio
della strada
TREIA (Macerata) - Era la mascotte della frazione di Chiesanuova,
amato da commercianti, residenti e dai calciatori che si
allenano al campo sportivo. Il 6 gennaio scorso Spillo, un cane
trovatello di 16 anni è stato trovato morto sul ciglio della
strada. Una scoperta che ha rattristato tanti nella frazione,
dai bambini che giocavano con lui la mattina lungo il tragitto
per andare a scuola, ai più grandi che spesso gli davano
qualcosa da mangiare.
Spillo era stato trovato da Marcello Temperi (allenatore delle giovanili del Chiesanuova e segretario della società). Era stato sistemato nel campo sportivo in una cuccetta in legno costruita dall’allora custode Umberto Rubini, che l’aveva preso in cura. Quando il custode morì, Spillo era rimasto accanto alla bara per tutta la cerimonia funebre. Ma Spillo era amato da tutti e ogni giorno passava per diversi negozi e tutti avevano sempre qualcosa per lui. |
BLOG SICILIA
11 GENNAIO 2014
denunciato il proprietario struttura e fratello
Animali senza luce, acqua e cibo: canile abusivo al centro di
Catania
Cani di piccola e grossa taglia rinchiusi in piccoli box,
sporchi e maleodoranti. Quattordici animali, cinque alani e nove
carlini costretti a vivere al buio, senza acqua né cibo e in
pessime condizioni igienico-sanitarie.
Gli agenti delle Volanti di Catania, durante un servizio
coordinato dal commissario capo Fabrizio Busacca, nell’ambito
dei servizi di controllo straordinario del territorio
predisposti dal Questore Salvatore Longo, hanno scoperto a
Picanello, un canile totalmente abusivo, dove gli animali
vivevano.
L’operazione ha preso spunto da un controllo fatto dalla polizia
all’interno del cortile di un’abitazione privata, in via
Cavallaro, nel rione Picanello, dalla quale provenivano dei
latrati e delle forti e nauseabonde esalazioni.
Le condizioni degli animali, come confermato anche dai
veterinari dell’Asp, erano a dir poco drammatiche: i cani erano,
infatti, rinchiusi nei box di piccole dimensioni e sporchi.
Il proprietario dei cani, rintracciato presso un negozio di
mangimi per animali, di cui è il titolare, in via Timoleone,
dove hanno trovato due pappagalli di specie pregiata e un cane
di razza “bulldog inglese”. In un cortile interno sono stati
trovati alcuni box con un cavallo di razza “pony” e altri 8 cani
(3 di razza “alano”, 2 di razza “dogo argentino”, 3 di razza
“boxer”).
Gli animali sono stati sequestrati , il valore complessivo,
trattandosi di specie di razza, è stato stimato intorno ai
50.000 euro. Il titolare del negozio di animali veniva invece
denunciato in stato di libertà per i reati di maltrattamento di
animali e di abusivismo edilizio insieme con il fratello.
GUARDA LE FOTO
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STATO QUOTIDIANO
11 GENNAIO 2014
Scoperto a Bari un “lager” per animali
Bari – UNO degli animali trovati nel ricovero abusivo. Alcuni
cittadini di Bari hanno segnalato al 113 che dal cortile di
un’abitazione del rione Picanello provenivano dei latrati e
nauseabonde esalazioni.
Dopo un breve sopralluogo gli agenti della questura hanno
individuato l’appartamento da cui uscivano gli effluvi e hanno
effettuato un controllo, scoprendo un vero e proprio lager per
cani.
Il proprietario dell’immobile e suo fratello sono stati
denunciati in stato di libertà per i reati di maltrattamento di
animali e abusivismo edilizio.
Uno degli animali trovati nel ricovero abusivo. Nel ricovero,
totalmente abusivo, i poliziotti hanno trovato 9 cani di razza
carlino e 5 alani, chiusi in piccoli box di alluminio, angusti e
pieni di escrementi accumulati da giorni, senza cibo né acqua.
Uno degli animali trovati nel ricovero abusivo. Il proprietario
dell’immobile è stato rintracciato all’interno del suo negozio,
una rivendita di mangimi per animali, nel quale si trovavano
anche due pappagalli di specie pregiata e un cane.
Nel cortile adiacente al negozio, rinchiusi in box simili a
quelli trovati nell’abitazione, gli agenti hanno trovato altri
otto cani e un pony, nelle stesse pessime condizioni
igienico-sanitarie.
Durante l’intervento dei poliziotti si è presentato anche il
fratello del titolare, il quale ha rivendicato la proprietà di
alcuni animali presenti nell’attività commerciale, totalmente
priva delle autorizzazioni richieste per il suo esercizio.
Le bestie, per un valore complessivo stimato intorno ai 50 mila
euro, sono state sequestrate e affidate temporaneamente a enti e
associazioni per la tutela degli animali.
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GO NEWS
11 GENNAIO 2014
Guardie zoofile denunciano il proprietario di un cane facendo
sequestrare l’animale
Le guardie zoofile dell’ ENPA di Firenze dopo aver elevato ben 4
sanzioni amministrative ad un proprietario di un cane meticcio
tenuto a catena in un deposito di masserizie per non aver
provveduto, nonostante gli inviti, a tenerlo in condizioni
idonee, hanno inviato una notizia di reato per maltrattamento
all’autorità giudiziaria con richiesta di convalida di sequestro
preventivo.
Ottenuta l’autorizzazione dal Tribunale, le guardie zoofile
dell’ENPA unitamente ai Carabinieri del comando stazione di
Peretola-Rifredi, si sono recati in via della Sala, zona Piagge,
Firenze, per eseguire il provvedimento. Anche in quell’occasione
il cane risultava agganciato con una corda corta ad una
ringhiera nascosto da un camion e cosparso di rifiuti e
deiezioni. Il proprietario un rumeno di 36 anni si è
giustificato dicendo che nel loro paese i cani vengono tenuti in
questo modo.
Il cane e’ stato prelevato dal gruppo volontari ENPA per gli
animali e attualmente affidato alle loro cura in una struttura
dell’Ente in custodia giudiziaria. Il proprietario dovrà del
rispondere del reato di maltrattamento animali. Fonte Enpa
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GEA PRESS
11 GENNAIO 2014
Firenze – Cane alla catena, sporcizia e per “chiave”
passepartout un miagolio
Intervento delle Guardie Zoofile dell'ENPA e dei Carabinieri
Doppio intervento delle Guardie ENPA che hann operato a Firenze
e Certaldo (FI).
In quest’ultimo caso, per potere entrare in un appartamento
divenuto oggetto di segnalazione, le Guardie dell’ENPA,
accompagnate dai Carabinieri del Comando stazione di Certaldo,
hanno dovuto utilizzare una “chiave” molto particolare. Solo
dopo aver simulato un miagolio, riferisce lo stesso comunicato
dell’ENPA, sono riuscite a farsi aprire la porta. Una signora
anziana per al quale veniva richiesto l’intervento dei sanitari
ed una situazione igienico sanitaria definita dagli inquirenti
come “disastrosa”. Senza luce, finestre serrate, sporcizia e
feci di animali ed un forte cattivo adore tanto da rendersi
necessario l’impiego di tute protettive e maschere per la
respirazione.
Intervenuti i Veterinari dell’ASL è stato così possibile
prelevare quattro gatti descritti come visibilmente smagriti e
cosparsi di parassiti. Dalle risultanze delle Guardie dell’ENPA
i gatti avrebbero dovuto essere di più. Non è escluso che nei
prossimi giorni, a seguito degli interventi che si renderanno
necessati per la pulizia, si potranno trovare i resti.
Più complesso, ma per altri motivi, l’intervento occorso a
Firenze ed eseguito congiuntamente ai Carabinieri del Comando
Stazione di Peretola-Rifredi. Un cittadino rumeno che si sarebbe
giustificato asserendo delle abitudini in uso nel suo paese. Ed
invece il cane ora posto sotto sequestro, appariva con una corta
corda agganciato alla ringhiera , nascosto da un camion e
cosparso di rifiuti e deiezioni. Il caso, però, aveva dei
trascorsi. Le Guardie Zoofile dell’ENPA comunicano infatti di
avere già elevato ben quattro sanzioni amministrative proprio
per il cane tenuto alla catena nel deposito. Il detentore
avrebbe dovuto provvedere a garantire condizioni di detenzioni
idonee. Infine la notizia di reato con l’accusa di
maltrattamento di animali e richiesta di convalida del
sequestro preventivo. Ottenuta l’autorizzazione dell’Autorità
Giudiziaria è avvenuta l’ispezione congiunta ai Carabinieri.
Il cane è stato prelevato dai volontari dell’ENPA ed affidato
alla loro cura in custodia giudiziaria presso una struttura
dell’Ente
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NEL CUORE.ORG
11 GENNAIO 2014
FIRENZE, CANE LEGATO AD UNA CORDA CORTA TRA I RIFIUTI:
SEQUESTRATO
Denunciato il proprietario dopo l'intervento dell'Enpa
E' stato sequestrato e affidato ad una struttura dell'Enpa un
cane meticcio trovato alle Piagge, a Firenze, legato con una
corda corta ad una ringhiera, nascosto da un camion e in
condizioni igieniche precarie. Le guardie zoofile della
Protezione animali fiorentina avevano già disposto quattro
sanzioni amministrative al proprietario del cane, un romeno di
36 anni, che teneva l'animale in un deposito di masserizie. Non
avendo ottenuto un miglioramento, l'associazione ha inviato una
notizia di reato per maltrattamento all'autorità giudiziaria con
richiesta di convalida di sequestro preventivo. Ottenuta
l'autorizzazione dal Tribunale, le guardie zoofile, insieme ai
carabinieri del comando stazione di Peretola-Rifredi, sono
andate in via della Sala per eseguire il provvedimento. Anche in
quell'occasione il cane era agganciato con una corda corta ad
una ringhiera, nascosto da un camion e cosparso di rifiuti e
deiezioni. Il proprietario - secondo le informazioni raccolte -
si è giustificato dicendo che nel loro paese i cani vengono
tenuti in questo modo. L'animale è stato preso dal gruppo
volontari Enpa ed è stato affidato alle loro cura in una
struttura convenzionata in custodia giudiziaria. Il proprietario
dovrà rispondere del reato di maltrattamento animali.
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LA NAZIONE
11 GENNAIO 2014
Maltrattamento di animali: simulano miagolio e le guardie
zoofile salvano gattini denutriti
Ricoverata in ospedale l'anziana proprietaria
Certaldo (FI), 11 gennaio 2014 - Il distaccamento
Empolese-Valdelsa dell’ENPA a seguito di numerose segnalazioni
pervenute, unitamente ai Carabinieri del Comando stazione di
Certaldo, hanno eseguito un ordine di sequestro preventivo del
Tribunale di Firenze per cinque gatti rinchiusi in un
appartamento di via Mazzini a Certaldo in condizioni igieniche
precarie e di maltrattamento. Nel pomeriggio di ieri le guardie
ENPA e i Carabinieri si sono presentati per l’esecuzione del
provvedimento dinnanzi alla proprietaria dei gatti, un’anziana
signora di 78 anni senza parenti, la quale, una volta aperta la
porta solo grazie ad uno stratagemma delle guardie ENPA (hanno
simulato il miagolio di un gatto) ha iniziato subito a
manifestare segni di squilibrio tanto che si sono resi necessari
l’intervento di un'ambulanza del 118, dei servizi sociali del
Comune e di un’ordinanza urgente del Sindaco per il ricovero
della signora in trattamento sanitario obbligatorio.
Entrati nell’appartamento, privo di energia elettrica, con le
persiane sigillate, le guardie zoofile dell’ENPA si sono trovate
davanti ad una situazione spaventosa sotto il profilo igienico
sanitario. L’appartamento risultava sommerso di rifiuti,
deiezioni di animali e di parassiti, tanto da rendersi
necessario l’impiego di tute protettive e di maschere per la
respirazione. Grazie anche all’intervento della ASL veterinaria
sono stati rinvenuti 4 gatti visibilmente smagriti e cosparsi di
parassiti. Dalle risultanze delle guardie zoofile i gatti
avrebbero dovuto essere di piu’. Non si esclude che durante le
operazioni di bonifica e pulizia dell’appartamento, che
proseguiranno nei prossimi giorni, possano essere rinvenuti dei
resti degli animali mancanti.
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IL TIRRENO
11 GENNAIO 2014
Aveva 40 gatti in casa interviene l’Enpa con tute e maschere
CERTALDO (FI) Intervento delle guardie zoofile dell'Enpa di
Firenze a Certaldo in un appartamento di via Mazzini a seguito
delle segnalazioni delle persone che abitano nella zona per la
presenza di numerosi gatti che erano tenuti in condizioni
igieniche precarie. Probabilmente, dai primi accertamenti,
sarebbero stati una quarantina i felini tenuti in un
appartamento. L'intervento è avvenuto ieri venerdì 10 gennaio
tra le 15.30 e le 17.30, ed ha portato alla luce una grossa
quantità di escrementi degli animali e non si esclude, da parte
di chi ha portato avanti l’intervento, la presenza di animali
morti. La bonifica dell’appartamento si concluderà oggi,
probabilmente nella mattinata. Alcuni animali sono stati portati
via perché è stato ritenuto troppo alto il numero di quelli
presenti nelle stanze. E probabilmente altri saranno portati via
oggi. Le guardie zoofile dell'Enpa di Firenze, all’inizio del
pomeriggio, sono entrate con tute e maschere all'interno
dell'appartamento. Questo perché, come avevano segnalato i
vicini, l'aria all'interno delle stanze era irrespirabile e le
condizioni igieniche precarie. E le guardie hanno operato alcune
ore per verificare lo stato in cui erano tenute decine di gatti.
Nei mesi scorsi numerose segnalazioni erano giunte sul tavolo
dell'Enpa e di altre associazioni. Da qui siamo arrivati a
questo intervento che ha richiesto, tra l’altro, la presenza
della Croce Rossa di Certaldo,dell'automedica e dei carabinieri
della stazione locale per calmare la reazione della padrona
dell'appartamento dove sono stati trovati i gatti. La donna è
stata portata per precauzione al San Giuseppe di Empoli perché
in un primo momento ha fatto resistenza per consentire
l'ingresso degli operatori e gli accertamenti da parte delle
guardie zoofile che avevano fra le mani un decreto di sequestro
preventivo dal gip di Firenze.
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NEL CUORE.ORG
11 GENNAIO 2014
CERTALDO (FI), 5 GATTI DENUTRITI NELLA CASA LURIDA DI UN'ANZIANA
"Si cercano resti di mici morti nell'appartamento"
Simulando il miagolio di un gatto, sono riusciti a farsi aprire
da un'anziana di 78 anni che nella sua casa di Certaldo, in
provincia di Firenze, teneva, in stato di abbandono e
malnutrizione, cinque gatti. Una volta entrate
nell'appartamento, ''privo di energia elettrica, con le persiane
sigillate, le guardie zoofile dell'Enpa si sono trovate davanti
ad una situazione spaventosa sotto il profilo igienico
sanitario'', spiega una nota della Protezione animali.
''L'appartamento - riferisce il comunicato - risultava sommerso
di rifiuti, deiezioni di animali e di parassiti, tanto da
rendersi necessario l'impiego di tute protettive e di maschere
per la respirazione. Grazie anche all'intervento della Asl
veterinaria sono stati rinvenuti cinque gatti visibilmente
smagriti e cosparsi di parassiti''.
Le guardie zoofile del distaccamento Empolese-Valdelsa sono intervenute dopo numerose segnalazioni, insieme ai carabinieri di Certaldo, eseguendo un ordine di sequestro preventivo del tribunale di Firenze per i cinque gatti rinchiusi nell'appartamento di via Mazzini. Ieri pomeriggio, al loro arrivo, l'anziana signora di 78 anni, senza parenti, ''ha iniziato subito - prosegue la nota - a manifestare segni di squilibrio tanto che si sono resi necessari l'intervento di un ambulanza del 118, dei servizi sociali del Comune e di un'ordinanza urgente del sindaco per il ricovero della signora in trattamento sanitario obbligatorio''. Secondo gli accertamenti delle guardie zoofile, i mici avrebbero dovuto essere di più. Non si esclude che durante le operazioni di bonifica e pulizia dell'appartamento che proseguiranno nei prossimi giorni possano essere rinvenuti dei resti degli animali mancanti. |
NEL CUORE.ORG
11 GENNAIO 2014
BERGAMO: DUE CANI MUOIONO QUASI INSIEME 11 MESI DOPO LA
TRASFUSIONE
La pitbull Sally aveva salvato la vita alla meticcia Sissy
Non ha avuto un lieto fine la vicenda del cane che con una
trasfusione aveva salvato la vita a una cagnolina malata di
tumore. Quasi un anno dopo quell'intervento, entrambi sono morti
e a poche ore di distanza uno dall'altro.
La vicenda - qui il nostro articolo del 4 febbraio scorso - che era sbarcata persino sui giornali inglesi, aveva visto Sissy, una meticcia di 18 anni di proprietà di un abitante di Pagazzano, in provincia di Bergamo, ammalarsi alla fine del 2012. Il veterinario Flavio Colombo Giardinelli aveva però deciso di provare la strada della trasfusione. Con molta fatica, grazie al passaparola, era stata trovata Sally, un pitbull compatibile e all'inizio del 2013 la trasfusione di sangue era stata effettuata. La cagnolina malata aveva ripreso vigore e sembrava fuori pericolo. E i proprietari dei due cani avevano lanciato l'idea di creare una sorta di Avis per cani. Ma qualche giorno fa Sissy ha ricominciato a stare male ed è morta. Poche ore dopo, quasi a conferma del legame speciale che si era creato tra di loro, anche Sally ha perso la vita. |
URBAN POST
11 GENNAIO 2014
Bocconi avvelenati, a rischio i nostri animali: presto sanzioni
più severe
Presto la Federazione Italiana Diritti Animali intraprenderà una
campagna di sensibilizzazione in difesa dei cani, sempre più
vittime di morte per avvelenamento nelle strade e parchi delle
nostre città
Stiamo attenti ai nostri amici a quattro zampe: ormai dilagano,
in tutte le città italiane, gli attentatori alla loro vita. I
numeri delle morti per avvelenamento dei cani, in giro per
strada e nei parchi, sono allarmanti. Il caso più recente risale
a qualche giorno fa, quando sono stati ritrovati tre cani
avvelenati nel parco vicino a Porta Romana, nel centro di
Milano. In un giardinetto a Corsico, alle porte del capoluogo
lombardo, trovati ben 20 chili di croccantini avvelenati e
destinati ai quattrozampe. E ancora, il triste elenco vede, solo
nel mese di novembre, 100 casi di avvelenamento in Val Trompia,
in provincia di Brescia. Sono centinaia i cani innocenti che
ogni anno perdono la vita a causa di killer difficili da
identificare. E’ un fenomeno, questo, che sta avendo
un’escalation ogni giorno sempre più evidente e difficile da
arginare. L’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della
Lega italiana difesa animali e ambiente che si sta impegnando
per tentare di combattere questa realtà, ha dichiarato: “Ci sono
stati casi nel Sud, tanti in Sicilia, ma sempre nelle periferie,
non arrivavano nelle grandi città. Ora, invece, il fenomeno è
arrivato a interessare addirittura Milano“. La Federazione sta
monitorando questa preoccupante situazione e medita quanto prima
di intraprendere una campagna dalle misure molto severe, “Di
informazione e prevenzione prima di tutto, ma anche di
repressione e legislativa - sottolinea Brambilla – Innanzitutto
sarà richiesto il sostegno dei Comuni per mettere specifici
cartelli fuori dalle aree cani. Servirà per rendere i
proprietari consapevoli dei rischi, ma funzionerà anche da
deterrente per i malintenzionati e per richiamare tutti i
cittadini ad essere sentinelle”.
La campagna mirerà inoltre a sensibilizzare i cittadini circa
questo problema serio che non lede solamente gli animali, ma
anche i bambini. Trovandosi in un parco a giocare, ad esempio,
potrebbero imbattersi accidentalmente in certi bocconi di cibo
avvelenati ed ingerirli. Si chiede la collaborazione di tutti,
affinché siano fatte le dovute segnalazioni, e ci si augura che
l’inasprimento delle sanzioni possa fungere da deterrente per i
killer, in virtù anche di una maggiore vigilanza e controllo
esercitati dalle forze dell’ordine.
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ANSA
11 GENNAIO 2014
Cane in scarpata,salvato da vigili fuoco
Animale recuperato da rocciatori del nucleo Saf di Reggio
REGGIO CALABRIA - Un cane pastore tedesco di un anno e mezzo è
stato salvato dai vigili del fuoco dopo che era scivolato in
fondo ad una scarpata vicino all'abitato di Vito superiore, a
Reggio Calabria. I suoi lamenti sono stati sentiti dal
proprietario di un terreno che ha avvertito i vigili del fuoco.
Una volta individuato, sono intervenuti i rocciatori del nucleo
Saf (speleo alpino fluviale) che si sono calati in fondo alla
scarpata ed hanno recuperato il cane per consegnarlo ai
proprietari.
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LA REPUBBLICA FIRENZE
11 GENNAIO 2014
I cani entrano in corsia all'ospedale dei bambini
Al Meyer l'animale di famiglia potrà far visita al piccolo
paziente, ma dovrà rispettare qualche norma igienica in più...
di MICHELE BOCCI
Firenze, Il cane di famiglia potrà fare visita ai bambini
ricoverati al Meyer. Il pediatrico fiorentino ha scritto le
regole da rispettare per portare nei reparti gli animali da
compagnia. Dopo anni di pet therapy, le porte dell’ospedale si
aprono anche agli esemplari non addestrati.
L’azienda ospedaliera è partita da una delibera regionale dell’ottobre 2009 che suscitò tante reazioni positive ma non è stata applicata da gran parte delle aziende (una eccezione è quella di Prato). Prevedeva appunto che i familiari dei pazienti ricoverati in Toscana potessero chiedere di fare entrare il cane del malato in corsia e che le strutture sanitarie si organizzassero per poterlo ospitare, ovviamente nel rispetto di una serie di regole e tenendo conto delle condizioni del malato e più in generale del reparto. Al pediatrico è tutto pronto, si inizia la prossima primavera. Si è fatto un lavoro piuttosto minuzioso per permettere le visite in sicurezza. Ad elaborare le regole da rispettare per far entrare i cani sono stati il Comitato di controllo delle infezioni ospedaliere dall’azienda e l’associazione Antropozoa, che gestisce il servizio di pet therapy del Meyer da 12 anni. Per far entrare il cane di famiglia bisogna chiedere prima di tutto il permesso ad un medico individuato dall’azienda, un tutor, il quale deve valutare caso per caso se la visita può essere d’aiuto al paziente. Tutte le camere di degenza del Meyer possono ospitare al massimo due persone e la prima cosa da chiarire è che la presenza dell’animale non infastidisca, o più in generale non rechi alcun danno, all’altro paziente ricoverato nella stessa stanza. L’orario e il giorno della visita vengono concordati con il reparto, anche per evitare che il cane entri quando è in corso la pet therapy o ci sono comunque attività durante le quali non si possono fare visite. Se arriva il via libera all’ingresso in ospedale, bisogna utilizzare un guinzaglio corto e il proprietario deve avere a disposizione una museruola, il cui uso potrebbe essere richiesto dal personale sanitario. Si è pensato a dei percorsi speciali per far passare l’animale il più possibile da corridoi all’esterno della struttura, evitando aree rumorose o che in qualche modo lo possano innervosire. C’è poi la lista di requisiti che deve avere il cane per poter entrare. Intanto non deve essere di indole nervosa o aggressiva e non deve essere facile alle abbaiate. Inoltre deve avere più di 8 mesi, perché i cuccioli molto giovani spesso sono troppo agitati. Prima di portarlo al Meyer va fatto visitare da un veterinario che deve scrivere un certificato per attestare le buone condizioni di salute dell’animale e deve indicare il numero di microchip e le varie vaccinazioni fatte. Almeno 24 ore prima della visita deve essere lavato con uno shampoo anti micotico e subito prima di entrare è necessario spazzolarlo per eliminare i peli caduti e ridurre al minimo quelli che possono cascare sul pavimento del reparto. Ma l’ospedale pediatrico non si ferma al regolamento che riguarda gli animali. «La lunga esperienza nel campo dell’attività ospedaliera assistita da animali si spiega dall’azienda ha fatto sì che si potesse redigere un protocollo con “cognizione di causa”, che non perdesse di vista l’importanza degli aspetti comportamentali dell’animale». E così si è anche deciso di organizzare corsi di formazione per i dipendenti che sono interessati a svolgere il lavoro con gli animali. Per accogliere al meglio i cani e per dare all’incontro con il piccolo padrone un valore curativo. |
NEL CUORE
11 GENNAIO 2014
FIRENZE, AL MEYER IL CANE DI CASA PUO' VISITARE IL PICCOLO
PAZIENTE
Le regole per gli animali: vaccini, museruola e pulizia
All'ospedale pediatrico Meyer di Firenze arriva il cane di casa.
Dopo la pet therapy, l'istituto di cura vara il regolamento per
Fido. Vaccini, pulizia e museruola: pronte le regole da
rispettare perché il quattrozampe possa visitare il bambino
ricoverato. Approfittando di una delibera regionale dell'ottobre
2009 che consentiva di aprire le corsie ai cani degli ammalati,
l'azienda ospedaliera ha deciso di mettere a punto l'iniziativa
che partirà la prossima primavera.
Il Comitato di controllo delle infezioni ospedaliere del Meyer e l'associazione Antropozoa, che gestisce il servizio di "terapia con gli animali domestici" da 12 anni al Meyer, hanno stabilito l'iter da seguire. Prima di tutto, va avvisato un medico, una sorta di tutor, che deciderà in che misura la visita può essere d'aiuto al paziente. Se arriva l'ok, compatibilmente con gli orari e le esigenze del compagno di camera del paziente, bisogna utilizzare un guinzaglio corto e il proprietario deve avere una museruola. Si è pensato anche - scrive "la Repubblica Firenze" - ad un percorso speciale per il cane in modo tale da non farlo innervosire nel caso in cui ci fossero dei rumori fastidiosi in corsia. Ecco, allora, la lista dei requisiti per il quattrozampe. Oltre a non essere di indole nervosa e molto propenso ad abbaiare, deve avere più di otto mesi, visto che i cuccioli si agitano facilmente. E ancora: il cane, prima di entrare al Meyer, deve passare da un veterinario. Il medico deve preparare un certificato che attesti il buono stato di salute dell'animale, il numero di microchip e le vaccinazioni fatte. Almeno 24 ore prima della visita, la bestiola deve essere lavata con shampoo antimicotico e, subito prima di entrare in ospedale, deve essere spazzolato per evitare che perda peli nel reparto. Quindi, sono stati anche organizzati corsi per i dipendenti che intendono lavorare con gli animali. Per accogliere al meglio i cani e per far sì che la visita posso giovare alla salute del piccolo paziente. |
NEL CUORE.ORG
11 GENNAIO 2014
STRAGE DI LUPI IN MAREMMA, GIA' 12MILA FIRME CONTRO I
BRACCONIERI
La petizione animalista lanciata su change.org
Dodicimila firme contro i bracconieri. Le hanno raccolte finora
gli animali con una petizione su change.org lanciata dopo
l'uccisione di sette lupi "ibridi" in Maremma, con i corpi poi
esposti per strada e nelle piazze. Le sottoscrizioni riguardano
la richiesta al presidente della Toscana, Enrico Rossi, di far
sì - riferisce "Il Tirreno" - che gli organi preposti al
controllo del territorio, le forze dell'ordine, la polizia
provinciale e le polizie comunali intensifichino gli sforzi per
scoraggiare e identificare gli autori della strage in provincia
di Grosseto. Si parla di misure di prevenzione da attuare per
tentare di risolvere la questione. Intanto, gli organizzatori
dell'iniziativa sul web fanno sapere: "Speriamo che i politici,
che hanno chiesto misure straordinarie per proteggere le greggi
contro gli attacchi dei predatori, cambino idea. Il lupo può
essere un controllore naturale del sovrannumero di ungulati che
danneggiano le colture del territorio".
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LA TRIBUNA DI TREVISO
11 GENNAIO 2014
Dopo l’aquila e l’orso anche il lupo torna in Cansiglio
FREGONA (TV) - Il lupo torna in Cansiglio. L’ultimo esemplare
sul versante veneto della foresta era stato avvistato
addirittura nel 1854 in Alpago. Ai primi di gennaio sono stati
uditi gli ululati della bestia provenire dalla zona boschiva in
Comune di Polcenigo. Ma il lupo, grande “camminatore”, potrebbe
già essere sconfinato in terra veneta. «La presenza del lupo
nella foresta del Cansiglio è una gran bella notizia», commenta
soddisfatto il fregonese Toio De Savorgnani, segretario
nazionale del Mountain Wilderness e ambientalista di lungo
corso. «È il terzo gran ritorno dopo l’aquila e l’orso». Il
ripopolamento della foresta con animali “storici” ma fortemente
soggetti alla qualità dell’ambiente è la conferma che il
territorio del Cansiglio è intatto dal punto di vista
naturalistico. La notizia dell’attivo del predatore ha messo sul
chi vive i pastori e chi alleva animali da cortile. Il lupo,
infatti, ha bisogno di circe due o tre chilogrammi di carne al
giorno. Oltre agli animali selvatici, infatti, non disdegna
anche pecore e agnelli. Tra le sue prede preferite i cervi, la
cui esplosione demografica ha acceso tante dispute proprio in
altipiano e sulla pedemontana. Si calcola che in Friuli i lupi
siano oltre una ventina. Si tratta di animali che hanno un
territorio di caccia di centro chilometri quadrati e anche
oltre. Si spostano continuamente inseguendo le prede. Il lupo è
una specie protetta. In Italia ce ne sono tra ottocento e mille.
Nonostante il divieto di caccia, ogni anno ne vengono uccisi tra
i 50 e i 70.
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GAZZETTA DI MANTOVA
11 GENNAIO 2014
Invasione di volpi? Sono troppo poche
BASSO MANTOVANO - «Troppa proliferazione? Non è vero, di volpi
invece ce ne sono poche». All’allarme lanciato un paio di
settimane fa da cacciatori e agricoltori del Basso Mantovano
sulla invasione di volpi nella nostra provincia (in cui è
autorizzata la caccia mirata proprio al contenimento), rilancia
il responsabile della Lav nazionale settore Caccia e fauna
selvatica, Massimo Vitturi, il quale sgombra il campo da
pregiudizi e «allarmismi pilotati». «I cacciatori vogliono far
fuori le volpi solo perché sono animali predatori che mangiano
lepri e fagiani. È l’unico motivo per cui non le vogliono di
mezzo». Vitturi quindi - smentendo l’allarme - elenca tutte le
ragioni per cui questo carnivoro non è da ritenere un animale
pericoloso per agricoltura e ambiente. «Come dicevo, di volpi ce
ne sono fin troppo poche, perché sono predatori che tengono
pulito il territorio da altri animali infestanti come topi di
campagna o cuccioli di nutria. Inoltre, è chiaro che
all’agricoltura non nuociono affatto, essendo completamente
carnivore. Per quanto riguarda il danno ai pollai, la volpe
attacca solo quelli piccoli e incustoditi, quelli senza
recinzione. Basterebbe un minimo di cautela e di buon senso da
parte dei proprietari e la volpe non arriva ovunque». «I
cacciatori - va avanti Vitturi - hanno parlato anche di danni
agli argini. Vorrei precisare che, diversamente dalla nutria, la
volpe non ha una particolare attrattiva per gli argini e i corsi
d’acqua. Sceglie di fare la tana in un argine per un’unica
ragione: perché è una zona tranquilla, non coltivata e molto
spesso nemmeno sfalciata. Anche qui l’intervento dell’uomo è
determinante. Basterebbe, così come succedeva un tempo, compiere
una regolare manutenzione degli argini per allontanare le volpi
e spingerle a fare le tane altrove». Ultimo aspetto, lo spettro
delle malattie. «A questo proposito - aggiunge il responsabile
nazionale della Lega antivivisezione, settore caccia - si fa
spesso del terrorismo. La volpe è portatrice solo della rabbia.
Ma quando si è sentito di un’epidemia di rabbia? Nel Mantovano
che io sappia, mai. So di una diffusione di rabbia sulle
montagne del Bellunese, due anni fa, che era stata contenuta
però con la diffusione di vaccino tramite elicottero e pure con
l’uccisione di volpi. Ma niente altro. La malattia di cui hanno
parlato i cacciatori, è portatrice la lepre. Poi, a causa della
catena alimentare, chiaramente ne viene a contatto anche la
volpe. Ma non per questo ne diventa la portatrice». « Per cui -
taglia corto e conclude l’esponente dell’associazione animalista
- non dobbiamo avere paura della volpe. Al contrario, è un
animale utile e importante per l’ecosistema e per limitare la
diffusione di animali ben più infestanti».
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GAZZETTA DI REGGIO
11 GENNAIO 2014
RICERCA, ETICA E DIRITTI DEGLI ANIMALI
C'è davvero da augurarsi che si sia esaurito il clamore
mediatico sulla vicenda di Caterina, la ragazza padovana
sofferente di gravi malattie genetiche che ha avuto il coraggio
di esprimere il suo pensiero "vissuto", per dir così, nella sua
carne oltre che nel suo spirito, sulla questione della
sperimentazione sugli animali. Ma la questione resta. Essendo
una di quelle che percorrono i nostri anni quasi come un fiume
carsico, riemergendo di tanto in tanto, ma rimanendo vive in
tutta la loro problematicità. E che non può non interrogare
seriamente la coscienza morale dell'uomo di oggi. Difficile
sostenere (e comunque resta da dimostrare da parte di chi lo
afferma) che sia inutile, sempre e comunque, ogni e qualsivoglia
sperimentazione su animali. Sostenerlo baldanzosamente è pura e
semplice deformazione ideologica dei fatti. L'abuso è invece
un'altra cosa. Ma il problema etico non sta lì. Sta nel fatto
che abbiamo ormai, fortunatamente, maturato una convinzione,
peraltro forse non ancora sufficientemente diffusa, che
infliggere dolore ad animali considerati, come sono, esseri
senzienti, sia un male. E che vi siano diritti anche degli
animali, intesi come esseri senzienti, che devono essere
rispettati. È entrato in crisi il paradigma concettuale
risalente nientemeno che a Cartesio, uno dei padri della
modernità in filosofia, che teorizzava la riducibilità del
corpo, non solo di quello degli animali, ma anche di quello
dell'uomo, a una macchina, assai più perfetta di quelle che gli
uomini costruiscono, perché fatta "dalle mani di Dio". L'uomo si
distingue però dagli animali perché è una sorta di "automa
spirituale", nel senso che dentro il suo corpo-macchina c'è "lo
spirito", l'anima, un'anima immortale messa da Dio dentro il
corpo, che a questo eternamente sopravvive dopo la sua materiale
dissoluzione. Questa distinzione fonda dunque anche una
esplicita concezione della superiorità dell'uomo sugli animali,
uomo in cui alberga una piena coscienza di sé come creatura di
Dio e una razionalità che lo rende non assimilabile ai "bruti"
animali il cui comportamento è guidato del solo istinto.
Torniamo ora alla questione della sperimentazione animale.
Rimane al fondo della concezione oggi tuttora prevalente la
convinzione che un dolore inflitto ad animali, pur riconosciuti
come esseri senzienti portatori di diritti, se serve a far
diminuire sofferenze di esseri umani, è moralmente accettabile.
Fermo restando quanto i (giustamente) rigorosi protocolli sulla
sperimentazione animale impongono oggi, soprattutto in Italia,
per ridurre al minimo il ricorso a una tale sperimentazione, e
per ridurre comunque al minimo il dolore inflitto agli animali
durante la sperimentazione. Al fondo, dunque, rimane la
condivisione dell'antropocentrismo di Cartesio, che perdura
nella (dichiarata e proclamata) postmodernità di gran parte del
pensiero contemporaneo. L'alternativa, consistente nel
superamento di tale visione antropocentrica, è quella di mettere
senza indugio sullo stesso piano ogni forma di sofferenza di
esseri senzienti, animali o uomini che siano. Il ragionamento
sin qui condotto, per quanto brutalmente schematico, pone in
tutta la sua drammaticità il dilemma. Che è bene aver presente
quando si parla di questa serissima questione. E ciascuno deve
avere il coraggio delle conseguenze della posizione che
sostiene. Stupisce piuttosto che non faccia scandalo la mattanza
di animali senzienti che si consuma ogni giorno per consentirci
di nutrirci di tali animali medesimi, come costantemente non
esita a ricordarci Umberto Veronesi. E ben poco concretamente ci
dimostriamo disposti a fare qualcosa, rinunciando a stili di
vita ormai radicati, per non distruggere allegramente
l'ecosistema in cui viviamo. Soluzioni manichee e
fondamentaliste forse non sono né opportune né proponibili. Ma
assai meglio sarebbe se, invece di sussulti di interesse
mediatico che scompaiono in pochi giorni, ci ponessimo più
seriamente la questione dei limiti che dovrebbe consapevolmente
essere imposto da noi stessi a ogni nostro comportamento, per
raggiungere prassi di bilanciamento di costi e benefici che non
dimentichi il valore etico di fondo, il rispetto responsabile di
ogni forma di vita sul pianeta che ci è stato dato in dono di
abitare.
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GEA PRESS
11 GENNAIO 2014
I combattimenti tra maiali nella comunità cinese dei Miao
(VIDEO)
Un fenomeno non molto conosciuto quello che riguarda i
combattimenti tra maiali che avvengono nel Leishan, la contea
cinese della provincia sud orientale del Guizhou.
Gli animali sono incitati dai loro padroni a mordersi
mortalmente al collo. Non si conosce molto di questa usanza. I
due animali vengono prima fatti fronteggiare e poi lasciati
scontrare. Bava alla bocca, occhi sgranati e denti infilzati
nella carne dell’avversario.
Non sono gli unici animali conosciuti per questa usanza. Anche
cavalli e bufali d’acqua vengono utilizzati in vere e proprie
competizioni. Lo “spettacolo” si conclude con lo sfinimento del
perdente e nel caso dei maiali, ma anche dei cavalli, con la
morte di uno dei due contendenti.
Il combattimento dei maiali è diffuso tra la minoranza etnica
dei Miao. All’incirca nove milioni di persone sparse in più
province ma che nel Guizhou rappresentano quasi il 50% della
popolazione. Nel Leishan, poi, sfiorano l’83%. Questo spiega
perchè le proteste degli animalisti cinesi sono cadute nel vuoto
e le autorità locali hanno difeso quella che definiscono una
“tradizione”. In effetti il momento culminante di questi
combattimenti è in corrispondenza del capodanno Miao che a
differenza di quello cinense che si svolge nel mese di gennaio o
febbraio, avviene nel X mese lunare.
Vale la pena ricordare come i combattimenti tra animali siano
diffusi anche in Europa. Non solo illegali, come quelli noti dei
cani, ma anche autorizzati. Basti pensare ai combattimenti tra
galli in uso in alcune regioni della Spagna e della Francia, per
non parlare degli scontri tra vacche ma anche capre, che
avvengono in alcune aeree dell’arco alpino occidentale italiano.
Anzi in questo caso sono talmente tanto tutelati, che la legge
contro i maltrattamenti di animali si autoesclude dalla sua
applicazione.
VEDI VIDEO COMBATTIMENTI MAIALI
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TG COM
11 GENNAIO 2014
Toronto, i primi commoventi passi di un cucciolo di orso polare
Il piccolo, di appena due mesi, è l'unico sopravvissuto di una
cucciolata di tre. Eccolo alle prese con la sua prima sfida:
imparare a camminare
I primi passi di questo cucciolo di orso polare sono una vera e
propria conquista e non lo nascondono i suoi "genitori
putativi", gli addetti dello Zoo di Toronto che ne pubblicano
infatti il video. Il piccolo, di appena due mese, è l'unico
sopravvissuto di una cucciolata di tre orsi e, solo dopo diverse
settimane di terapia intensiva, è stato dichiarato fuori
pericolo. Ed eccolo alle prese con la sua prima sfida: imparare
a camminare.
VIDEO
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LA ZAMPA.IT
11 GENNAIO 2014
Sondaggio nel Regno Unito: nei divorzi il vero problema è
l’affido del cane
C’è chi è disposto anche a spendere soldi in costosi accordi
prematrimoniali
Quando la coppia divorzia spesso l’affidamento del cane è più
traumatico di quello dei figli. È quanto emerge da un sondaggio
condotto dall’associazione britannica Dogs Trust, secondo cui
c’è chi arriva perfino in tribunale per rivendicare la proprietà
sul suo “fido”. Per un quarto degli intervistati sarebbe proprio
il loro animale domestico il vero dilemma in caso di
separazione.
C’è chi è disposto anche a spendere soldi in costosi accordi
prematrimoniali dove, a scanso di equivoci, si decide chi sarà
il padrone anche se l’amore dovesse svanire. Come si legge sul
Daily Telegraph, non mancano gli esempi fra i vip. Liam
Gallagher degli Oasis e la ex moglie Nicole Appleton sono andati
di fronte a un giudice per decidere l’affidamento del loro
quattro zampe. Mentre la cuoca star Nigella Lawson si è molto
rammaricata per aver dovuto concedere all’ex marito Charles
Saatchi il loro cane impagliato di nome Narles.
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L’ECO DI BERGAMO
12 GENNAIO 2014
Gatto colpito da proiettile
Caso d’inciviltà a Villa d’Adda (BG)
provincia di
Bergamo - Ecco un altro caso d’inciviltà nei confronti di un
gatto indifeso. Il 31 dicembre 2013, alle ore 12 circa, il
figlio della signora M.R., tornato nella sua casa di Villa
d’Adda, si è accorta che la loro gatta stava sanguinando, dopo
essere rientrata dal suo breve giretto. Toccandola, la gatta si
lamentava tantissimo e barcollava. Spaventato. Il ragazzo si è
recato immediatamente alla Clinica Fiume Adda di Verderio (LC)
per vedere cosa fosse successo alla micia.
Subito è stato accertato che l’insolita ferita era dovuta a un proiettile conficcato nel fianco della gatta, i veterinari l’hanno subito medicata e le sono stati messi i punti, subito dopo sono state fatte le radiografie per vedere dove fosse posizionato il proiettile, che era conficcato sottopelle e non nel muscolo. Così la gatta non è stata operata, si è preferito lasciare il proiettile lì visto che c’è l’osso vicino, e l’intervento è abbastanza rischioso. La povera gatta è stata ricoverata in ossigeno terapia in difficoltà respiratorie. Fortunatamente si è ripresa in serata, è rimasta in clinica, seguita dai veterinari fino al giorno in cui è stata dimessa, il 4 gennaio 2014. Possibile che nel 2014 possano succedere ancora cose così assurde. Che male può fare un povero gatto? Preghiamo chiunque veda atti di maltrattamento, di segnalarcelo al più presto, contattandoci all’indirizzo sotto specificato, grazie: mail: bergamo@guardieambientali.org www.guardieambientali.org |
IL CITTADINO
12 GENNAIO 2014
Cane ucciso, maxi risarcimento
Prov. di Lodi - Cane ucciso a bastonate in seguito a
un’aggressione. Chiesto un risarcimento di 10mila euro per il
padrone.Il processo a carico di O.D., residente a Merlino, è
ormai alle battute finali e la sentenza è attesa per la fine del
mese.Ieri, in aula, accusa e difesa hanno presentato le loro
richieste al giudice e non sono mancate le “sorprese”.Il fatto
risale al giugno del 2008. Questo quello che è accaduto. Di
prima mattina la moglie di O.D. è uscita con il cane per una
passeggiata, prima di andare al lavoro. Il cane di un vicino, di
grossa taglia, era a sua volta in strada e le è corso incontro.
Lei si è messa a correre verso il proprio cancello, visto che
già in passato c’erano state aggressioni, ma prima che potesse
chiudersi nel cortile l’animale ha raggiunto il suo cagnolino e
lo ha azzannato. «Lo tiravo con forza e intanto urlavo come una
pazza» ha riferito la signora in aula. Nel frattempo il padrone
del cane li ha raggiunti e ha cercato di riprendere l’animale,
senza riuscirci. Un attimo dopo è uscito di casa anche il marito
della donna, ancora in pigiama. Ha preso un bastone che aveva
vicino all’ingresso e ha colpito l’animale con una o due
bastonate (non è stato chiarito) alla schiena.L’animale ha fatto
un balzo e si è allontanato di corsa. Dopo circa due ore è
morto.Il pubblico ministero ha chiesto tre mesi di reclusione.
L’avvocato del padrone del cane, che si è costituito parte
civile, un risarcimento d 10mila euro per il suo assistito visto
che a suo avviso O.D. «ha voluto infierire sull’animale quando
ormai non ce n’era più bisogno». Il difensore dell’imputato,
invece, ha chiesto l’assoluzione piena. «C’era un’aggressione in
atto, l’uomo aveva paura per la moglie e per il cane, visto che
c’erano già state altre aggressioni. Non ha agito con crudeltà.
C’è una sentenza della Cassazione di assoluzione per una persona
che ha ucciso con una pistola un cane prima ancora che iniziasse
l’aggressione». Ora la parola passa al giudice.
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LA
ZAMPA.IT
12 GENNAIO 2014
Le donò il sangue, un anno dopo due cani muoiono quasi insieme
![]() NELL FOTO - La foto di Sissy con il suo proprietario Omar sul sito del Daily Mail
La cagnolina
malata aveva ripreso vigore e sembrava fuori pericolo, ma pochi
giorni fa si è spenta e il suo salvatore si è spento qualche ora
dopo.
Non ha avuto un lieto fine la vicenda del cane che con una trasfusione aveva salvato la vita a una cagnolina malata di tumore. Un anno dopo quell’intervento entrambi sono morti e a poche ore di distanza uno dall’altro. La vicenda, che era arrivata perfino sui giornali inglesi, aveva visto Sissy, una meticcia di 18 anni di proprietà di un abitante di Pagazzano, ammalarsi alla fine del 2012. Il veterinario Flavio Colombo Giardinelli aveva però deciso di provare la strada della trasfusione. Con molta fatica, grazie al passaparola, era stata trovata Sally, un pitbull compatibile e all’inizio del 2013 la trasfusione di sangue era stata effettuata. La cagnolina malata aveva ripreso vigore e sembrava fuori pericolo. E i proprietari dei due cani avevano lanciato l’idea di creare una sorta di Avis per cani. Ma qualche giorno fa Sissy ha ricominciato a stare male ed è morta. Poche ore dopo, quasi a conferma del legame che si era creato tra di loro anche Saly è morta. |
IL CENTRO
12 GENNAIO 2014
Chi fa ricerca non può rinunciare agli animali
Daria De Laurentiis
PESCARA - «Sto con i malati». Lo dice chiaro e tondo Maria
Amato, medico, parlamentare del Partito Democratico e membro
della Commissione affari sociali della Camera dei deputati, dopo
la polemica che ha coinvolto Caterina Simonsen, una ragazza che
soffre di quattro gravi patologie e che ha subito violentissime
offese su Facebook da alcuni animalisti per aver difeso la
ricerca. «Io sto con la ricerca, che per ora non può, ancora,
rinunciare all'utilizzo degli animali da laboratorio ai quali si
deve il risultato di passaggi determinanti per la medicina»,
dice la Amato. In queste ore è in discussione il decreto
attuativo sull'utilizzo di animali da laboratorio nella scienza.
«Le regole» insiste l'onorevole Amato «devono essere stringenti
senza strozzare la ricerca, l'integrazione tra metodi classici e
metodi alternativi senza animali deve avvenire con equilibrio.
L'Europa per questo processo di cambiamento non traumatico ha
stanziato, con Horizon 2020, 70 miliardi di euro per progetti di
ricerca innovativi con metodi alternativi: la vera sfida è
partecipare al cambiamento del pensiero scientifico». «Quando si
parla di salute» prosegue la Amato «non possiamo essere
ipocriti, così come quando si dice che la sperimentazione deve
essere fatta direttamente sull'uomo: piuttosto che scrivere
messaggi di minaccia, sarebbe più coerente fare richiesta per
fare la cavia». In Abruzzo la sperimentazione sui modelli
animali si effettua in diversi centri come le università di
Chieti e L'Aquila e l'istituto di ricerca farmacologica Mario
Negri Sud a Santa Maria Imbaro (Chieti), da poco trasformato in
Fondazione. Proprio grazie all'utilizzo di cavie da laboratorio,
rappresentate essenzialmente da topi e ratti di allevamento, il
Negri Sud ha portato avanti negli anni importanti pubblicazioni
sulle trombosi (tra cui infarti), malattie genetiche con studi
finanziati da Telethon, malattie rare come la colestasi
familiare intraepatica (malattia dell'età infantile che
compromette la formazione della bile e sviluppa nei pazienti
fibrosi e insufficienza epatica prima dell'età adulta), fibrosi
cistica, diversi tipi di tumore tra cui quello al colon retto e
l'epatocarcinoma (neoplasia del fegato). «Lo stabulario del
Negri è in fase di riduzione» spiega la dottoressa Andreina
Poggi, tra i dirigenti della Fondazione Negri Sud «perché come
avviene in tutti i centri scientifici del mondo si cerca di
sviluppare tecnologie in grado di utilizzare metodi alternativi,
ma non sempre si può prescindere dalla sperimentazione animale
che non serve solo per sperimentare i farmaci, ma soprattutto
per patologie rare e tumori». Il protocollo è molto rigido. I
ricercatori vengono appositamente e costantemente formati e
devono possedere una sorta di patentino. La legge di riferimento
(la 116 del '92) pone numerosi paletti. Bisogna avere strutture
autorizzate, è necessaria la formazione, obbligo dell'uso di
anestesia per evitare le sofferenze e, in caso di attività più
aggressive, bisogna avere un'autorizzazione precisa. La prima
sperimentazione avviene innanzitutto in vitro. Se si notato dei
progressi solo allora si può passare alla sperimentazione
animale. Nel caso dei tumori bisogna poter stabilire, prima di
fare ricorso alla sperimentazione volontaria umana, che il
farmaco non sia tossico, oltre che per il tumore, anche per
altri tipi di cellule. Lo xenotrapianto (trapianto di cellule
umane su topi) in questo senso ha fatto fare grossi passi in
avanti in fatto di farmaci antitumorali. «L’impiego degli
animali» spiega Silvio Garattini, direttore dell'istituto Mario
Negri in un'intervista riportata sul sito dell'istituto «si è
ridotto in questi ultimi decenni per merito degli sviluppi
tecnologici, che consentono di seguire con metodi non invasivi
l’andamento di una malattia e l'efficacia delle terapie. Oggi
grazie alle tecniche d’ingegneria genetica possiamo ottenere nel
topo modelli di malattie umane su cui studiare l’effetto dei
farmaci, una tappa necessaria prima della sperimentazione
clinica nell’uomo». Martedì, in diretta streaming sul link
www.youtube.com/senatoitaliano dalle 10 si potrà assistere
all'incontro “Sperimentazione animale e diritto alla conoscenza
e alla salute”.
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QUOTIDIANO.NET
12 GENNAIO 2014
Settimana cruciale per la legge sulla sperimentazione animale e
l'art.13
Continua il presidio Lav davanti al Ministero della Salute.
Domani giornata di studio e riflessione organizzata dalla
Federazione italiana associazioni diritti animali e ambiente
Roma - Comincerà martedì prossimo, in Commissione Affari
sociali della Camera, la discussione sullo schema di decreto
legislativo che recepisce la direttiva europea 2010/63 sulla
protezione degli animali utilizzati a fini scientifici.
Fino a quel giorno, continuerà il presidio, davanti al ministero
della Salute, dei sostenitori della Lav (Lega Antivivsezione)
per chiedere al Governo di non affossare l'art.13 della legge
delega che impone paletti alla sperimentazione sugli animali e
di rimanere, invece, fedele al testo licenziato dal Parlamento
lo scorso 3 agosto.
Lo schema di decreto legislativo scritto dal Governo, infatti,
modifica parzialmente quanto deciso dai parlamentari
precedentemente perché apre la possibilità, spiegano gli
animalisti, "a tante, troppe deroghe". In particolare,
aggiungono, due i punti su cui non si può transigere: la
possibilità di sperimentare senza anestesia e la decisione di
destinare l'84% del fondo per i metodi alternativi a chi invece
si serve della vivisezione.
Dopo aver ricevuto il parere della Commissione Affari sociali,
il testo andrà in Commissione Bilancio e in quella per le
Politiche Europee. Quindi arriverà in aula e il Governo dovrà
tener conto delle indicazioni ricevute.
La prossima settimana la vivisezione sarà anche al centro di una
giornata di studio e di dibattito organizzata dalla Federazione
Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente, che si terrà
lunedi' prossimo presso la Camera dei Deputati.
"La ricerca scientifica senza animali per il nostro diritto alla
salute" è il titolo dell'incontro che verrà introdotto dal
deputato Michela Vittoria Brambilla e a cui interverranno
relatori di rilievo internazionale, come Claude Reiss, per 35
anni direttore di ricerca in biologia al Cnr francese, e il
professor Marcel Leist, docente all'Università di Costanza
(Germania) e direttore del Centro Europeo per le alternative ai
test su animali.
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GEA
PRESS
12 GENNAIO 2014
UDINE – Caccia alla volpe in stile British. Il no dell’OIPA
![]()
NO secco
dell’OIPA di Udine nei confronti delle battute di caccia alla
volpe effettuate a Rocca Bernarda il 10 e 11 Gennaio. Il tutto,
sottolinea sempre l’OIPA con il benestare della Provincia ed in
stile cosiddetto British.
“Si resta sconcertati e amaramente sorpresi – ha commentato l’OIPA di Udine – dall’annuncio trionfale delle due battute di caccia alla volpe con cavalli e segugi e abbigliamento dei cacciatori in giubba rossa“. Caccia che nel paese d’origine, fin dal 2005, sarebbe invece stata proibita. Per gli animalisti si tratta di un metodo di uccisione feroce. I cani, entrano nelle tane delle volpi, uccidendo i piccoli e spingendo gli animali impauriti e stremati verso le postazioni dei cacciatori. “Nel nostro territorio questo divertimento crudele, che è stato ripudiato dagli stessi inventori, viene recuperato e persino giustificato per cause “nobili”, ovvero la verifica dell’attecchimento della campagna di vaccinazione antirabbica e il contenimento della specie e, incredibilmente, questa azione riceve l’autorizzazione della Provincia“. A tal proposito l’OIPA richiama un recente articolo apparso nel Il Messaggero Veneto. Per l’OIPA andrebbero invece utilizzati piani alternativi e non cruenti di contenimento di animali in eccesso, metodi previsti dalla Legge nazionale 157/92 e lo stesso dicasi per il presunto controllo dell’efficacia della campagna di vaccinazione antirabbica. ”La civiltà di una nazione si giudica sulla base del rispetto che dimostra verso gli animali”; questa affermazione di Gandhi, conclude il comunicato degli animalisti, ci illumina e accompagna quando passeggiamo in mezzo a un bosco , “armati” solo dall’interesse, dalla curiosità e dal rispetto per ogni essere vivente senziente. |
LA ZAMPA.IT
12 GENNAIO 2014
Cacciatore texano vince all’asta il diritto di abbattere un
rinoceronte nero
L’iniziativa di un Safari Club statunitense. Ambientalisti
infuriati
PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK
Un membro anonimo del Dallas Safari Club ha speso 350.000
dollari per acquistare all’asta il diritto di abbattere un
rinoceronte nero in Namibia. Il colpo però si è sentito in tutto
il mondo, con polemiche violente contro l’iniziativa.
I rinoceronti sono considerati una specie a rischio di
estinzione. Il World Wildlife Fund calcola che in Africa ne sono
rimasti meno di 5.000, di cui circa 1.800 vivono in Namibia. Nel
2012 il governo di questo paese ha approvato un provvedimento
che consente di uccidere 5 rinoceronti all’anno, con lo scopo di
conservarli. Gli animali presi di mira, secondo la versione
delle autorità locali, sono anziani, non servono più alla
riproduzione, e in molti casi minacciano la sopravvivenza dei
più giovani.
Uno di questi cinque permessi è stato messo all’asta dal Dallas
Safari Club, nella speranza di raccogliere fondi che poi saranno
girati alla Namibia proprio per finanziare «pattugliamenti anti
bracconaggio, protezione dell’habitat, ricerca e altre misure
cruciali per proteggere la popolazione a rischio dei rinoceronti
neri». Un membro del club ha offerto 350.000 dollari, e così si
è guadagnato il diritto di partire per un’avventura che farebbe
invidia anche ad Hemingway. Le guardie del Mangetti National
Park lo accompagneranno, per essere sicure di individuare
l’animale giusto da abbattere. Una volta ucciso - se la battuta
avrà successo - la carne verrà usata per sfamare una comunità
locale.
Il club ha giustificato la sua iniziativa con questo comunicato:
«La scienza dimostra che la caccia selettiva aiuta la
popolazione dei rinoceronti a crescere». La Peta però ha
protestato, e la Humane Society ha promesso di impegnarsi per
evitare che il trofeo di caccia possa essere portato negli Stati
Uniti: «Il mondo - ha detto il presidente della Hsus Wayne
Pacelle - sta testimoniando uno sforzo concertato per preservare
i pochi rinoceronti neri rimasti, e gli altri che sfuggono ai
proiettili dei bracconieri o alla distruzione dell’habitat. Qui
invece si pianifica la loro eliminazione».
Non tutti hanno usato questo argomenti civili, per protestare:
«Abbiamo ricevuto - denuncia il presidente del club Ben Carter -
minacce pazzesche. Una diceva: per ogni rinoceronte ucciso,
ammazzeremo uno di voi». L’Fbi è stata chiamata a indagare su
queste minacce, che ha preso «con serietà».
La Namibia ha una politica relativamente più efficace di altri
paesi nel settore. Secondo Traffic, network di monitoraggio del
commercio internazionale di animali selvaggi, dal 2006 a oggi 10
rinoceronti sono stati uccisi sul suo territorio, contro i quasi
mille abbattuti in Sudafrica nel solo 2012. Come nel caso degli
elefanti, povertà e ignoranza alimentano la strage, ma di questo
passo tra breve non ci saranno più prede da uccidere.
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NEL CUORE.ORG
12 GENNAIO 2014
TEXAS, AGGIUDICATA LA LICENZA DI UCCIDERE UN RINOCERONTE NERO
Il ricavato, 350 mila dollari, destinato alla conservazione
Il dado è tratto: la licenza di uccidere un rinoceronte nero
della Namibia è stata messa all'asta e battuta, ieri a Dallas,
per 350 mila dollari. Lo rende noto Steve Wagner, portavoce del
Dallas Safari Club, che ha sponsorizzato l'evento. Il presidente
del Club, Ben Carter, è tornato a dire che il ricavato andrà
tutto al "Conservation Trust Fund for Namibia's Black Rhino",
responsabile della conservazione della specie e che, in ogni
caso, il vincitore dell'asta potrà cacciare solo un esemplare
maschio, vecchio e malandato, un non riproduttore che, negli
ultimi tempi, è per di più diventato aggressivo e pericoloso per
gli altri animali selvatici. Della vicenda avevamo già parlato
in ottobre:
http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/rinoceronte-nero-all-asta-in-texas-la-licenza-di-ucciderne-uno.html.
Le associazioni animaliste insorgono compatte. Ritengono un abominio comunicare al mondo che un signore qualsiasi può, pagando una montagna di soldi, prendere un fucile e sparare a un animale in via d'estinzione. Per non parlare poi dell'abbattimento selettivo che, secondo la Humane Society e l'International Fund for Animal Welfare, è accettabile solo quando gli animali sovrabbondano e non quando la specie stessa è a rischio, come nel caso dei rinoceronti neri. Ne sono rimasti, infatti, appena 4 mila in tutto il mondo, contro i 70 mila degli anni Sessanta; in Namibia ne vivono appena 1.800. Il corno del rinoceronte nero, ricco di cheratina, è pregiatissimo in Asia per le sue proprietà curative ed è anche usato nell'arte dell'intaglio. Una quarantina di contestatori, dispersi poi dalla polizia, si sono radunati davanti alla sede dell'asta per protestare contro l'infamia perpetrata ai danni del rinoceronte nero. Tra gli altri, una coppia con figli proveniente da Atlanta, che da tempo, con una organizzazione no profit (One More Generation) si batte per difendere gli animali che rischiano di scomparire dalla faccia della terra. |
IMPRONTA UNIKA
12 GENNAIO 2014
Condanna a morte per un rinoceronte nero,venduto all’asta per
350.000 euro
Quando il denaro “cambia la vita”350.000 mila euro per uccidere
il rarissimo rinoceronte nero. Un Safari Club di Dallas, in
Texas, ha venduto all’asta la vita di questo bellissimo e raro
animale,il ricavato servira’ a finanziare la protezione delle
specie minacciate.L’iniziativa ha scatenato la protesta delle
associazioni animaliste.
I biologi del Namibia speravano che l’asta organizzata in Usa
assicurasse profitto da destinare alla conservazione dei
rinoceronte e questo e’ esattamente quello che e’ successo”, ha
commentato Ben Carter, direttore generale del Club.Questi
animali non contribuiscono piu’ alla crescita della popolazione
e anzi possono comprometterla perche’ il rinoceronte nero e’
molto aggressivo e geloso del proprio territorio e spesso uccide
i riproduttori piu’ giovani.Bella scusa…
In natura ci sono solo 5.000 esemplari di questa specie,e per questo motivo oltre 75mila persone hanno gia’ firmato una petizione on-line posta su www.causes.com per fermare la vendita, sostenendo che non e’ possibile proteggere il rinoceronte nero se si da’ il permesso di ucciderli. da Alessandro Nunziati |
GAZZETTA DI MANTOVA
13 GENNAIO 2014
Cagnetta incaprettata e gettata in riva al Po
Un volpino è stato trovato morto a Sabbioncello di Quingentole,
in riva al Po. Aveva le zampette posteriori legate con una corda
e poi fatta girare intorno al collo. Forse la cagnetta è stata
gettata giù dall’argine ancora viva
Roberto Bo
MANTOVA. Le zampette posteriori legate con una corda, poi girata
attorno al collo. Incaprettato.. La carcassa di un cagnolino
meticcio di almeno una decina d’anni, simile a un volpino, è
stata rinvenuta sabato mattina lungo le rive del Po in località
Sabbioncello a Quingentole. L’animale, una femmina, non ha
microchip né tatuaggio, ma l’età non giovanissima potrebbe aver
cancellato le tracce.
Le guardie ecozoofile dell’Anpana hanno avviato un’indagine per
identificare il proprietario, anche se la ricerca non sarà
facile. Le cause della morte, secondo un veterinario che ha
eseguito una prima ispezione, sarebbero naturali, ma l’autopsia
non è ancora stata eseguita. L’animale, al di là dei segni dei
legacci, non presenta evidenti traumi. Diverse le ipotesi. La
più abietta è quella della morte per soffocamento: qualcuno
potrebbe essersi disfatto del cagnolino quando era ancora in
vita oppure ammalato.
Più probabile che chi si è voluto sbarazzare del volpino abbia
atteso la sua morte, forse avvenuta altrove, e poi lo abbia
incaprettato per lanciarlo dall’argine. L’animale è finito
seminascosto sotto una catasta di rami trasportati dalle acque
del Po in riva al fiume. Il perché di tutto questo resta un
mistero. Un giallo che potrebbe trovare una spiegazione nel
tentativo di occultare la carcassa del cane senza doverla
smaltire, operazione che sarebbe costata dai 15 ai 20 euro,
vista la stazza dell’animale. Lo smaltimento di un cane deve
infatti avvenire tramite l’Asl o un canile. Chi si è sbarazzato
del volpino probabilmente non voleva spendere quella cifra. Ad
avvistare la povera bestiola, sabato mattina, è stato un uomo
che stava portando a spasso il cane in località Sabbioncello.
Dall’argine ha scorto quel batuffolo di pelo bianco sotto rami e
rovi e ha dato l’allarme.
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GAZZETTA DI MANTOVA
14 GENNAIO 2014
Cieco e sordo il cane incaprettato
Riconosciuto: «Era di mia madre» Quingentole (MN). La telefonata ieri mattina alle guardie dell’Anpana: «Scomparso ai primi di dicembre». Il meticcio, simile a un volpino, era stato rinvenuto in riva al Po con zampe e collo legati con una corda ![]()
QUINGENTOLE
(MN) - Riconosciuta dalla fotografia pubblicata dalla Gazzetta
di Mantova. «È la cagnetta di mia madre, era scomparsa
all’inizio di dicembre da Villa Poma e non sapevamo più che fine
avesse fatto. Sono sicuro, è lei, ma non ce la faccio ad andare
al canile di Pegognaga, ho paura di dare un grosso dispiacere a
mia mamma, che è molto anziana. Come faccio a sapere che è la
nostra cagnolina? Beh, è facile, aveva 17 anni ed era sorda e
mezza cieca».
E la conferma che il meticcio simile a un volpino trovato morto in riva al Po a Sabbioncello di Quingentole incaprettato con zampe e collo legati con una corda aveva problemi di vista arriva anche dal veterinario che sabato pomeriggio era stato chiamato dopo il rinvenimento della carcassa dell’animale. La telefonata alle guardie ecozoofile dell’Anpana, che stanno indagando sull’episodio, è arrivata ieri mattina poco dopo le 10. Al telefono un uomo che ha subito detto di aver riconosciuto la sua cagnetta dalla fotografia pubblicata dalla Gazzetta . «Il tatuaggio ce l’aveva – ha raccontato – ma forse con il tempo è andato via». Poco prima il figlio della padrona del volpino aveva inviato un messaggio sul sito del nostro giornale per avere maggiori informazioni sul ritrovamento avvenuto sabato pomeriggio. Ora le guardie dell’Anpana dovranno sentire l’uomo per ricostruire esattamente da quanto tempo l’animale era scomparso e in quali circostanze. Si dovrà anche appurare se il proprietario del meticcio aveva sporto denuncia di smarrimento. «Era sparita ai primi di dicembre – racconta ancora il figlio della padrona del volpino – e abbiamo fatto di tutto per cercarla, anche facendo appelli, ma non abbiamo più saputo nulla». Il ritrovamento della carcassa è avvenuto sabato pomeriggio in riva al Po, giù dall’argine di Sabbioncello. Ad avvistare la cagnetta sotto una catasta di rami trasportati dal fiume sono stati un uomo e una ragazza che stavano portando a spasso i loro cani. Quest’ultima ha subito chiamato un amico che è in contatto con l’Anpana. La cagnetta era incaprettata, con zampe e collo legati con una corda bianca. Morta da alcuni giorni, «non da tanto – aveva precisato il veterinario dell’Asl – perché ancora in discreto stato di conservazione». Intanto per tutta la giornata di ieri il popolo dei social network si è sfogato su internet puntando il dito contro chi potrebbe aver commesso una barbarie simile. L’ipotesi è infatti quella che chi si è voluto sbarazzare del cane lo abbia prima legato e poi lanciato dall’argine di Sabbioncello. Non c’è alcuna certezza che l’animale fosse ancora vivo. |
MATTINO DI PADOVA
13 GENNAIO 2014
Spara ai cani del vicino: denunciato un operaio a Codevigo
L’uomo di 47 anni ha sparato con un fucile di caccia ai due cani
del vicino di casa: uno è morto, l’altro è ferito. I carabinieri
lo hanno denunciato per uccisione di animali
CODEVIGO (PD). I carabinieri di Codevigo hanno denunciato un
operaio di 47 anni che a inizio gennaio ha sparato con un fucile
da caccia contro i due cani di un vicino di casa di 64 anni. Un
gesto probabilmente determinato da liti di vicinato. Dei due
animali uno è morto, l’altro è rimasto ferito.
Gli uomini dell’Arma lo hanno denunciato per uccisione di
animali ed esplosioni.
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MATTINO DI PADOVA
14 GENNAIO 2014
Spara ai cani del vicino e ne uccide uno
L’altro è rimasto ferito: denunciato muratore di Codevigo «che
voleva difendere le sue anatre»
Elena Livieri
CODEVIGO (PD). Vede i cani del vicino che rincorrono alcune
anatre lungo il fosso e pensa bene di fermarli sparando loro con
il suo fucile da caccia: Nerone, un meticcio di appena sei mesi,
è morto sul colpo. Berni, suo nonno undicenne, è rimasto
gravemente ferito. A imbracciare il fucile contro le due povere
bestiole è stato S.A., 47 anni, muratore. È stato denunciato dai
carabinieri per uccisione di animale ed esplosione di colpi di
arma da fuoco. L’arma è stata sequestrata.
Il tragico fatto è avvenuto il 3 gennaio a Rosara di Codevigo.
Ora Berni, dopo tre giorni di ricovero nella clinica veterinaria
universitaria di Legnaro, è accudito a casa dalla sua padroncina
Giorgia Visentin, che vive con i genitori e un fratello al
civico 2 di via Argine Sinistro. È stato suo padre Gianni a
venire a conoscenza per primo dell’atroce destino toccato al
piccolo Nerone e a Berni.
«Quella mattina ero a casa da solo, mia moglie era da poco
partita per andare al lavoro» racconta Visentin mentre accarezza
con dolcezza Berni accoccolato ai suoi piedi, «probabilmente i
cani erano usciti quando lei aveva aperto il cancello. A un
certo punto ho sentito uno sparo: il rumore proveniva da dietro
la nostra abitazione. Ho preso il binocolo che tengo sempre a
portata di mano nel portico e in lontananza, a circa duecento
metri di distanza, fuori dalla proprietà del nostro vicino, ho
visto Berni. L’ho chiamato ma non è venuto da me. Allora sono
entrato in casa per telefonare al vicino e chiedergli cosa fosse
accaduto, ma non ho ricevuto risposta».
Pochi minuti dopo alla porta di casa della famiglia Visentin si
è presentato S.A. in persona: «Ha iniziato a scusarsi e a dire
che non voleva e infine ha ammesso di aver sparato ai miei cani,
uccidendone uno. Non sapevo neanche come reagire» confessa
Gianni Visentin, «l’ho cacciato via dicendogli di non farsi più
vedere. La rabbia mi è andata alle stelle quando per discolparsi
ha detto che non pensava fossero i miei cani, come se fosse
accettabile sparare ai cani di qualcun altro oppure ai randagi».
Giorgia, che nel frattempo era rientrata a casa, ha portato
Berni alla clinica veterinaria dell’Università di Padova, a
Legnaro: il cagnolino, come si legge nel referto, è arrivato in
grave stato di shock, con depressione del sensorio, ipotermia e
ipotensione, ferite sanguinanti a livello dell’interno coscia,
dell’addome e del torace provocate da proiettili da caccia. «Ha
ancora sedici pallini in corpo» fa notare la moglie di Visentin,
«il veterinario ha suggerito di non toglierli per risparmiargli
ulteriori sofferenze. Un po’ alla volta si sta riprendendo ma fa
fatica, anche perché ormai ha la sua età». «Abbiamo sporto
denuncia perché si tratta di un fatto gravissimo» sottolinea
Gianni Visentin, «non si può sparare a due bestiole indifese
perché inseguono delle anitre selvatiche in piena campagna, è
una cosa inaccettabile. Si è presentato qui altre volte per
chiedere scusa, ma non ne vogliamo sapere, né di lui né delle
sue scuse: un gesto così barbaro» conclude il pensionato, «non
si perdona».
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NEL CUORE.ORG
13 GENNAIO 2014
PADOVA, SPARA AI DUE CANI DEL VICINO DOPO LE LITI: UNO E' MORTO
L'altro ferito. Denunciato un operaio di 47 anni
I carabinieri di Codevigo, in provincia di Padova, hanno
denunciato un operaio di 47 anni che a inizio gennaio ha sparato
con un fucile da caccia contro i due cani di un vicino di casa
di 64 anni. Un gesto probabilmente determinato da liti di
vicinato. Quando i due animali sono entrati nel suo
possedimento, ha aperto il fuoco: uno dei quattrozampe è morto,
l'altro è rimasto ferito.
Gli uomini dell'Arma - riferisce "il mattino di Padova" - lo hanno denunciato per uccisione di animali ed esplosioni. |
GEA PRESS
14 GENNAIO 2014
Codevigo (PD) – I cani del vicino ed il fucile da caccia.
L'On.le Zanoni al Questore di Padova: revocare la licenza di
caccia
Una vicenda che ha fatto molto scalpore. A Codevigo (PD) un
cacciatore denunciato per uccisione di animali e esplosioni.
L’uomo dovrà infatti difendersi dall’accusa di avere sparato
contro i cani del vicino, provocando la morte di uno ed il grave
ferimento dell’altro.
Sulla vicenda è ora intervenuto l’eurodeputato PD Andrea Zanoni
il quale ha invitato il Questore di Padova a revocare la licenza
di caccia. Zanoni ha inoltre invitato LAV, LAC, ENPA, OIPA e
ANPANA a costituirsi parte civile nell’eventuale processo a
carico del presunto responsabile di un gesto.
Secondo quanto diffuso sulla stampa il cacciatore si sarebbe
giustificato asserendo di avere scambiato i cani come animali
randagi. A quanto pare i due animali avevano preceduto di pochi
minuti il padrone. Un fatto che comunque, qualora venisse
confermato, non può rappresentare una giustificazione
Secondo Zanoni, Eurodeputato PD e membro della Commissione ENVI
Ambiente, Salute Pubblica e Sicurezza Alimentare e vice
Presidente dell’Intergruppo per il Benessere e la Conservazione
degli Animali al Parlamento europeo al cacciatore bisognerebbe ”
togliere la licenza di caccia, sequestrargli il fucile e
sottoporlo ad un controllo psicoattitudinale” Il riferimento è
proprio all’opportunità di mantenere una licenza così delicata.
Al di là del caso specifico, secondo Zanoni negli anni sarebbero
state rilasciate troppe licenze di caccia che potrebbero
coinvolgere anche persone non fornite di quell’affidabilità
necessaria per maneggiare un’arma. “Ricordo – ha aggiunto Zanoni
– che recentemente il Tribunale Amministrativo Regionale di
Parma con sentenza 352 del 2 dicembre 2013 ha affermato che,
anche in assenza di una condanna, il porto d’armi può non essere
rinnovato se viene meno l’affidabilità della persona“.
Con riferimento al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza
(TULPS), secondo la prima sezione staccata del TAR dell’Emilia
Romagna, “l’esplosione di colpi di fucile all’indirizzo di un
animale domestico, avvenuta nella vicinanza di edifici adibiti a
civile abitazione, a tacere del fatto che indica di per sé un
abuso nell’utilizzo dell’arma, è fatto di gravità tale da
rendere il provvedimento adottato immune da vizi sotto il
profilo della congruità, proporzionalità e ragionevolezza”.
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ROMA
TODAY
13 GENNAIO 2014
Gatto seviziato in modo atroce ed ucciso
![]() ![]()
Roma - Penso
si debba sapere la ferocia fino a che punto arriva. Oggi
(domenica 12 gennaio, ndr) a Monteverde, Circonvallazione
Gianicolense di fronte al civico 135 intorno alle 14.30, questo
è lo spettacolo che si è presentato dinnanzi ai nostri occhi: un
povero gatto bianco orrendamente seviziato e ucciso. Gli erano
state fatte delle bruciature con dei ferri roventi, e gli erano
stati addirittura cavati gli occhi; inoltre, a completamento
dell'opera, una scritta con della vernice verde sul pelo.
Abbiamo chiamato più volte carabinieri e vigili urbani, ma
almeno fino alle 17 non si è visto nessuno. Qualcuno
pietosamente ha messo sul corpo del povero animale dei cartoni.
Che tristezza immensa.
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LEGGO
13 GENNAIO 2014
Roma, gatto seviziato e lasciato in strada
a Monteverde. "Gli hanno cavato gli occhi" ![]()
ROMA - Uno
spettacolo raccapricciante quello al quale hanno assistito
numerosi passanti, nei pressi di Circonvallazione Gianicolense,
a Roma.
Come si legge su Roma Today, tutto è avvenuto a Monteverde, di fronte al civico 135: un gatto bianco è stato ucciso e seviziato in maniera davvero crudele. Il povero animale presentava delle vistose bruciature e gli mancavano entrambi gli occhi dalle orbite. Inoltre, gli è stata fatta una scritta con la bomboletta spry verde, sul pelo. Molti cittadini hanno deciso di chiamare i carabinieri e i vigili, per rimuovere lo spettacolo brutale, ma, non arrivando nessuno, hanno provveduto i cittadini a coprire tutto con alcuni cartoni. |
ULTIME NOTIZIE FALSH
13 GENNAIO 2014
Roma: gatto seviziato e ucciso, gli hanno strappato gli occhi
A Roma, nel Gianicolese, è stato rinvenuto un gatto seviziato e
ucciso a cui sono stati strappati gli occhi
I gatti sono animali meravigliosi ma abbiamo visto spesso come
siano considerati spesso delle vittime della cattiveria umana.
Ne è un esempio quello che è successo nelle ultime ore a Roma:
un felino è stato seviziato ed ucciso. Il ritrovamento del
felino è stato effettuato nel corso della giornata di ieri,
domenica 12 gennaio, presso Monteverde, circonvallazione
Gianicolense: davanti al civico numero 135 è stato rinvenuto il
corpo di un gatto bianco a macchie grigie che era stato
seviziato in modo orrendo e poi ucciso. A riferire la notizia
Roma Today.
Il povero gatto si è trovato ad essere vittima di un criminale
che lo ha sottoposto a delle gravissime e profonde bruciature
attraverso l’utilizzo di ferri roventi. Come se non bastasse,
poi, il malvivente ha peggiorato le già gravi condizioni di
salute dell’animale strappandogli gli occhi. Per ultimare tale
opera di cattiveria, il gatto è stato ricoperto con delle
macchie di vernice spray verde sopra le ustioni ed in
concomitanza dei bulbi oculari.
Il felino è stato trovato morto intorno alle 14.30 dai
proprietari di una delle abitazioni situate vicino al luogo del
ritrovamento ma, sebbene siano stati chiamati più volte i
carabinieri e i vigili urbani, purtroppo le forze dell’ordine
hanno deciso di presentarsi solamente alle 17.00. Nel frattempo,
un passante, mosso da un senza di pietà e tristezza, ha deciso
di ricoprire il corpo dell’animale con dei cartoni.
I vigili hanno fatto partire le prime indagini volte a capire
chi possa essere stato l’autore di cotanta malvagità, se sia
stata una persona che odia gli animali o se si tratta di una
bruttissima bravata compiuta da ragazzini. In entrambi i casi,
tuttavia, si tratta di un atto davvero molto grave, su cui non
si può assolutamente transigere.
Nelle ultime settimane, purtroppo, sono sempre più le notizie
che riguardano la violenza nei confronti degli animali: una
delle ultime ha riguardato l’avvelenamento di massa dei gatti di
Beinasco
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NEL CUORE.ORG
13 GENNAIO 2014
ROMA, GATTO SEVIZIATO: GLI OCCHI CAVATI, SCRITTA CON SPRAY SUL
CORPO
Il ritrovamento-choc nel quartiere Monteverde
Circonvallazione Gianicolense, Roma. Nel quartiere Monteverde,
di fronte al civico 135, intorno alle 14.30 di domenica, un
gatto bianco è stato ucciso e seviziato in maniera orrenda. Il
povero animale è stato trovato con delle vistose bruciature.
Oltretutto, gli mancavano entrambi gli occhi. Come se non
bastasse - secondo la segnalazione arrivata a "Roma Today" - sul
corpo del povero micio è stata una scritta con la bomboletta
spray verde. Molti cittadini hanno deciso di chiamare i
carabinieri e i vigili. Ma, visto il ritardo clamoroso, le
persone hanno usato alcuni cartoni per coprire il gatto
martoriato.
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NEL
CUORE.ORG
16 GENNAIO 2014
GATTO SEVIZIATO A ROMA, LA LAV CHIEDE IL SEQUESTRO E L'AUTOPSIA
"Sia fatta giustizia, chi sa qualcosa ci contatti"
"E' stato
rimosso solo ieri il corpicino del gatto bianco, terribilmente
seviziato e ucciso, rinvenuto domenica scorsa nei pressi della
Circonvallazione Gianicolense della Capitale. L'animale è stato
trovato senza occhi, con vistose bruciature e una scritta verde
sul corpo. La Lav, immediatamente attivatasi dopo aver appreso
l'agghiacciante notizia, ne ha chiesto il sequestro probatorio e
l'esame autoptico: le cause della morte e le modalità utilizzate
per causarla possono essere infatti di aiuto per le indagini".
E' quanto si legge in un comunicato della Lega anti vivisezione.
"Faremo tutto ciò che è in nostro potere perché sia fatta
giustizia e invitiamo chiunque abbia visto qualcosa a mettersi
in contatto con l'associazione - prosegue la nota -. Ogni
elemento può essere utile per fare luce su questa sconcertante e
terrificante vicenda. Occorre lavorare molto sulla prevenzione,
attraverso campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, a
partire dai più piccoli, e attraverso l'istituzione della figura
del Garante per i diritti degli animali peraltro previsto nel
programma elettorale del sindaco". "Dopo il cagnolino bruciato
nel parco comunale di Villa Ada e gli avvelenamenti di cani a
Casalotti, l'episodio del gatto evidenzia come sia tristemente
in aumento a Roma la violenza e l'intolleranza verso i soggetti
più deboli - conclude il comunicato della Lav -. Esiste peraltro
un legame tra la violenza su animali e quella su esseri umani.
Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali
(Dsa) dell'Associazione di psichiatria americana, gli atti di
cattiveria verso gli animali costituiscono uno dei possibili
segnali indicatori di alcune sindromi come, ad esempio, il
disturbo della condotta nell'infanzia e nell'adolescenza, che
può portare a comportamenti sociali anche gravi".
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GEA
PRESS
13 GENNAIO 2014
Caserta – Un cardellino al “guinzaglio” tra gli interventi delle
Guardie ENPA
Dai pesci gatto al cacciatore con richiamo acustico vietato ![]()
Fine
settimana con più interventi quello delle guardie ENPA di
Caserta. Acquario in negozio con luci spente e pareti
sporche. Questo sarebbe stato evidenziato dalle Guardie
volontarie dell’ENPA di Caserta, per la vasca che doveva servire
a contenere i pesce gatto. A quanto pare dovevano essere in
cinque ma all’ispezione sono risultati essere in due.
Le Guardie sono intervenute dietro segnalazione. Riscontrata la situazione assai precaria, si provvedeva così al prelievo dei due pesci gatto i quali, dopo averne accertato la stato di salute, venivano liberati in luogo idoneo alle loro caratteristiche. Interventi condotti invece in campagna, con il freddo pungente della mattina, nei pressi di Pratella. Le Guardie addentrandosi in stradine poco conosciute tra boschi, uliveti ed ampi prati, hanno notato la presenza dei richiami elettroacustici il cui uso per i fini venatori è vietato dalla legge. “Il suono – riferiscono le Guardie dell’ENPA - si ripeteva di continuo“. Negli stessi luoghi veniva così individuato un uomo nell’atto di imbracciare il fucile. A pochi metri, il richiamo elettroacustico. Le Guardie, avvicinandosi senza farsi vedere, giungevano così alle spalle del cacciatore. Spento il richiamo si è così potuto appurare che l’uomo era in compagnia dei fratelli.La giustificazione del cacciatore è stata quella di non sapere dell’uso vietato dei richiami. Dunque il sequestro della fauna abbattuta. Si trattava di cinque tordi oltre che dello stesso richiamo. Uccellatore in azione, invece, a Capodrise. La specie da catturare è risultata essere il cardellino. Reti e zimbelli ovvero animali legati con speciali imbragature e costretti in terra, così da attirare col frullare delle loro ali, altri animali. Il soggetto tentava invano la fuga cercando di recuperare almeno le 3 gabbie con i richiami vivi. Il sequestro degli uccellini proseguiva presso la stessa abitazione del presunto uccellatore. In tutto 15 cardellini, due ibridi e l’attrezzatura utilizzata per la cattura. Il reato contestato è quello di uccellagione, maltrattamento e furto venatorio. I cardellini sono stati consegnati al CRAS di Napoli insieme ad un fringuello recuperato durante le perlustrazioni, molto probabilmente ferito da un’arma da fuoco. |
IL
GIUNCO
13 GENNAIO 2014
Colpo da 30 mila euro, nella notte rubati 5 cani da lepre e
cinghiale
![]() Barbara Farnetani
ROCCASTRADA
(GR) – 5 cani per un valore che oscilla tra i 30 e i 35 mila
euro. Il furto è avvenuto nella zona di Roccastrada, nella notte
della Befana. I ladri hanno preso di mira due canili in località
La Pieve: tre da lepre e due da cinghiale. «Quando mio cognato
mi ha chiamato la mattina del 6 mi ha chiesto se ero a caccia,
perché i cancelli del canile erano aperti e al nostro vicino
avevano rubato due cani – ha detto Erio Valentini (nella foto
assieme ai suoi cani) – ho capito subito che avevano rubato
anche i nostri, io non lascio mai i cancelli aperti». Tre segugi
italiani da lepre per un valore che potrebbe oscillare tra i 5 e
i 6 mila euro. I ladri, come sempre, hanno scelto i cani
migliori. Ad essere rubati anche due segugi maremmani da
cinghiale (che potrebbero valere anche di più, quelli da
cinghiale arrivano anche a 10 mila euro).
Un furto quasi sicuramente su commissione, o comunque dietro indicazione di qualcuno della zona che conosce bene i cani di Roccastrada e quali sono quelli migliori. nella zona ci sono tre canili, con circa 25 cani. «Nel mio stesso canile – precisa Valentini – c’è anche un cane da penna di mio nipote ma quello non è stato toccato. Si sono concentrati sui cani da seguito. hanno portato via anche i guinzagli che tenevo lì appesi. I cani hanno tutti microchip nel collo come prevede la normativa». oltre al valore economico degli animali sottolinea il proprietario che ancora spera di poterli ritrovare e che qualcuno magari li riconosca, «c’è anche il legame affettivo che si instaura tra cacciatore e animali». I cani potrebbero essere già stati trasferiti in qualche altra regione italiana. I proprietari hanno già denunciato il furti ai Carabinieri e alla Asl. |
GEA PRESS
13 GENNAIO 2014
Pordenone – Il lupo torna nella Foresta del Cansiglio
La soddisfazione dell'On.le Zanoni: spero che nessuno chieda più
l'intervento dei cacciatori per contenere le popolazioni di
cervo
Soddisfazione ed un pizzico di stupore per l’annuncio
dell’avvistamento di due lupi all’interno della Foresta del
Cansiglio. Gli animali sono stati scoperti da due esperti
appartenenti alla Polizia Provinciale di Pordenone. La scoperta,
avvenuta in Val Tramontina, mostrerebbe uno dei due lupi,
ripreso con una fototrappola, vicino alla carcassa di un
ungulato, forse una femmina di cervo.
Sulla vicenda è ora intervenuto l’Europarlamentare PD Andrea
Zanoni il quale nel recente passato aveva preso posizione contro
il proposto abbattimento dei cervi. Proprio in quella occasione
Zanoni aveva auspicato il ritorno del lupo al fine di
riequilibrare la popolazione degli ungulati.
“Accolgo la notizia con entusiasmo – ha dichiarato l’On.le
Zanoni a GeaPress – Il ritorno di un carnivoro così importante
per il ruolo ecologico ad esso collegato, non potrà che giovare
alla Foresta del Cansiglio. Spero che il lupo – ha aggiunto
l’Eurodeputato PD – potrà al più presto costituire una
popolazione stabile arricchendo un ecosistema già molto
importante quale è quello della Foresta. Nessuno, adesso, potrà
più proporre l’intervento dei cacciatori quali improbabili
equilibratori della popolazione dei cervi. C’è il lupo e gli
ungulati sono le sue prede naturali”
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IL CENTRO
13 GENNAIO 2014
Dal Papa contro gli animali nei circhi
Città del Vaticano Ieri mattina in Piazza San Pietro, durante la
recitazione dell’Angelus da parte del Pontefice, alcune decine
di volontari dell’Associazione Animalisti Italiani Onlus guidati
dal presidente Walter Caporale, consigliere regionale dei Verdi,
hanno manifestato contro lo sfruttamento degli animali
all’interno dei circhi. La decisione di manifestare è stata
presa dopo la benedizione del Pontefice ai circensi, lo scorso
mercoledì in occasione di una performance degli artisti del
circo di Liana Orfei, al termine della quale questi avevano
ricevuto i complimenti di Sua Santità. «Dietro l’apparenza dei
mille colori, delle musiche travolgenti e degli ambienti festosi
si nasconde la realtà della sofferenza di una quantità
incredibile di “creature di Dio”», spiega Caporale, «animali
costretti a tutto e tenuti in condizioni disumane pur di far
divertire e di portare guadagno. È per questo motivo che due
giorni fa ho inviato a Sua Santità una lettera nella quale
chiedo di rimanere vicino ai più deboli: bambini, poveri,
immigrati, vecchi, disabili, e nondimeno animali».
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AGI
13 GENNAIO 2014
Farmaci per animali troppo costosi. Enpa, "mancano i generici"
Roma - Farmaci generici per animali, l'Italia e' ancora indietro
e le famiglie che accolgono in casa un cucciolo sono costrette a
pagare cifre esorbitanti per visite veterinarie e cure
terapeutiche di lusso. "Una situazione insostenibile che lede
gravemente il diritto alla salute degli animali e riduce le
possibilita' di accesso ai trattamenti delle famiglie meno
abbienti", spiega all'AGI Ilaria Ferri, direttore scientifico
dell'Enpa (Ente nazionale protezione animali). "Ad esempio, per
patologie comuni come insufficienza renale del gatto o del cane
in Italia il generico costa cinque euro mentre il farmaco arriva
a costare anche cinque volte tanto, a parita' di principio
attivo. Parliamo di medicinali che esistono come generici sia
per l'uomo sia per gli animali.
E non c'e' spiegazione ragionevole che giustifichi l'assenza dell'alternativa generica. L'unica palese motivazione e' il vantaggio economico delle multinazionali farmaceutiche veterinarie". Un quadro poco rassicurante che include un ulteriore limite: "Non solo i prezzi dei farmaci sono ingiustificatamente altissimi ma oggi nel nostro paese i veterinari hanno l'obbligo di prescrivere il farmaco non generico - ha continuato Ferri - un paradosso, se pensiamo che in Italia il medico di base ha l'obbligo di prescrivere il generico. Una opzione che i veterinari non hanno in virtu' non di esigenze sanitarie ma di motivazioni prettamente economiche". Un esempio concreto? "Per l'insufficienza renale non si comprende perche' se il Cibacen costa 5 euro, il Fortekor che contiene lo stesso principio attivo debba costare fino a tre, quattro, cinque volte in piu', spesso anche in relazione alle dimensioni dell'animale. Una situazione che svilisce il diritto alla salute e alla cura degli animali domestici. E non solo, danneggia anche i diritti dei proprietari. Chi accoglie un animale in casa non deve essere messo nelle condizioni di maltrattarlo per interessi economici 'superiori'". Una spesa in piu' che va a colpire anche associazioni ed enti finalizzati alla tutela dei cuccioli meno fortunati. "Le strutture che aiutano e ospitano gli animali in difficolta' affrontano spese enormi", continua Ferri, "cio' non vuol dire sminuire o non comprendere l'importanza del farmaco specifico ma considerare che quando e' disponibile da anni un principio attivo e' necessario poterne usufruire a prezzi accessibili. E' inaccettabile che esista una legge che obblighi a fare un favore alle aziende produttrici, a scapito del benessere degli animali. C'e' da dire, inoltre, che l'obbligo dei veterinari a prescrivere i farmaci specifici e' regolato da una legge europea che si riferisce agli animali da allevamento finalizzati ad uso e consumo umano. Quindi ci si e' rifatti a una norma che tutela un altro ambito". Le spese in eccesso per avere un cane o un gatto in casa passano anche per l'Iva. "Il veterinario paga l'Iva al 22 per cento, motivo per cui siamo vicini ai medici che lottano contro le prestazioni che diventano sempre piu' di lusso - spiega ancora Ferri - anche il pet food e i prodotti per animali subiscono la stessa imposta. Non trattandosi di caviale e champagne non ci spieghiamo questo sovraccarico". L'Enpa ha presentato una petizione nel 2012 per l'introduzione della possibilita' di acquistare i generici veterinari ottenendo finora poco a livello normativo. "Abbiamo chiesto che l'argomento fosse affrontato seriamente. Ci siamo rivolti al ministero che ha preso in considerazione le nostre istanze ma senza passare ai fatti per ora. Addirittura le nuove proposte parlano di aumentare l'Iva per il 'pet food' e i veterinari al 23 per cento. Una direzione che non ci piace affatto e contro cui stiamo tuttora combattendo". |
LA
ZAMPA.IT
13 GENNAIO 2014
Bolivia, Hachi da cinque anni aspetta il suo proprietario morto
Un cane ogni giorno si reca dove morì lo studente che lo aveva adottato ![]() NELLA FOTO - Il cane “Hachi” attraversa la strada dove venne investito il suo proprietario
FULVIO CERUTTI
Da cinque
anni, con la coda bassa e con il cuore colmo di dolore, un cane
si reca quotidianamente all’angolo di una strada della città
boliviana Cochabamba dove morì il ragazzo che lo aveva adottato.
Lo studente era su un motorino e finì investito da un taxi. Lì si è interrotta la sua vita, ma non il rapporto con quel quattrozampe che era sempre con lui. Per molti era solo un cane randagio che vagava per la strada, ma poi la sua storia si è diffusa e gli abitanti del quartiere hanno voluto dargli anche un nome: Hachi, simile ad Hachiko, famoso cane giapponese la cui storia è diventata famosa in tutto il mondo. «Il cane e lo studente erano sempre insieme - racconta il proprietario di un negozio lì vicino al “Diario de Yucatan” -. Poi c’è stato l’incidente e il ragazzo è morto durante il trasporto in ospedale. Hachi cammina da un angolo all’altro della strada. All’inizio, quando sentiva un motorino avvicinarsi, abbaiava sperando fosse il suo proprietario. Ora se ne sta spesso in un angolo a singhiozzare». La storia di questo cane triste ha però commosso molte persone e così in tanti si prendono cura di lui. Al mattino Hachi sa che ha la colazione assicurata dal macellaio, mentre il pranzo gli viene “offerto” da un ristorante o dagli ambulanti del mercato di zona. Molte persone hanno cercato di adottarlo per dargli una casa, ma lui ha sempre rifiutato: una famiglia l’aveva portato nella propria abitazione dall’altra parte della città, ma Hachi poco dopo è riuscito a scappare tornando nel suo solito angolo. La sua fedeltà e nostalgia per quella persona che non c’è più è troppo forte per ricominciare in una nuova famiglia. |
NEL CUORE.ORG
13 GENNAIO 2014
BOLIVIA, DA CINQUE ANNI HACHI ASPETTA IL RAGAZZO CHE LO ACCUDIVA
Il cane sta nell'angolo in cui il giovane è morto in moto
Da cinque anni, un cane va quotidianamente nell'angolo di una
strada della città boliviana Cochabamba dove ha perso la vita il
ragazzo che lo aveva adottato. Lo studente era su un motorino ed
è stato investito da un taxi. Il giovane ha perso la vita e il
quattrozampe non riesce a darsi pace. Gli abitanti del quartiere
hanno voluto dare anche un nome al cane randagio: Hachi, simile
ad Hachiko, famoso cane giapponese la cui storia è diventata
anche un film.
"Il cane e lo studente erano sempre insieme - racconta il proprietario di un negozio lì vicino al "Diario de Yucatan" -. Poi c'è stato l'incidente e il ragazzo è morto durante il trasporto in ospedale. Hachi cammina da un angolo all'altro della strada. All'inizio, quando sentiva un motorino avvicinarsi, abbaiava sperando fosse il suo proprietario. Ora se ne sta spesso in un angolo a singhiozzare". La storia di questo cane - scrive "La Stampa" - ha però commosso molte persone e sono in tanti a prendersi cura di lui e a dargli da mangiare. Molte persone, tra l'altro, hanno tentato di adottarlo, ma lui ha sempre rifiutato: una famiglia l'aveva portato a casa dall'altra parte della città, ma Hachi poco dopo è riuscito a scappare tornando nel suo solito angolo. |
GREEN ME
16 GENNAIO 2014
L'Hachiko boliviano: il cane che da cinque anni piange il suo
padrone
Roberta Ragni
Alcuni lo
chiamano Hachi, altri Huachi o Huachito. Il riferimento è
ovviamente al famoso cane giapponese Hachiko, perché questo
fedele amico dell'uomo che si trova a Cochabamba, in Bolivia, da
cinque anni attende il suo umano proprio nell'angolo in cui
quest'ultimo è morto in un incidente stradale.
"Sono circa cinque anni che è morto in un incidente motociclistico. Il cane veniva sempre sul retro e ha soggiornato qui da allora", racconta all'agenzia Efe Román Bilbao Luján, il proprietario di un negozio situato a qualche metro di distanza dal triste luogo in cui "Hachi" ha perso il padrone, un giovane studente. Ogni giorno il ragazzo percorreva il viale con la sua moto, mentre il cane lo seguiva, finché un giorno è stato colpito da un taxi ed è morto durante il trasferimento in ospedale. Da allora "Hachi" abita qui. Ogni giorno cammina da un angolo all'altro della strada. Ogni volta che passa una moto abbaia furiosamente. E poi torna sempre sul punto in cui il proprietario è deceduto. Il suo comportamento ha ovviamente colpito dritto dritto al cuore le persone del quartiere. Sono in molti ad accudirlo, sfamandolo e coccolandolo. Qualcuno ha cercato anche di prenderlo, come la famiglia del defunto, che lo ha portato a casa, dall'altra parte della città. Ma, a quanto pare, la nostalgia di "Hachi" è talmente grande che ogni volta è sempre riuscito a fuggire. Sente il bisogno di tornare in quell'angolo, dove forse spera di vedere di nuovo passare il suo amico umano in moto, proprio come ai vecchi tempi. Ricordatevi di lui la prossima volta che esclamerete "è solo un cane". Come sarebbe il mondo se tutte le persone avessero il cuore di questo "semplice" cane? FOTO http://www.greenme.it/informarsi/animali/12284-hachiko-boliviano-cane |
NEL CUORE.ORG
13 GENNAIO 2014
EUTANASIA DEI RANDAGI, L'UE PENSA AL TAGLIO DEI FONDI PER LA
BOSNIA
Un quotidiano locale: nuova revisione al ribasso
L'Unione europea potrebbe operare una nuova revisione al ribasso
dei fondi destinati alla Bosnia-Erzegovina: lo riferisce oggi il
quotidiano "Press Republika Srpska". L'Ue ha già tagliato i
fondi Ipa (strumenti di pre-adesione) destinati alla Bosnia, a
causa della mancata attuazione della sentenza del Tribunale per
i diritti umani nel caso Sejdic-Finci. I nuovi tagli, si legge
nel quotidiano, sono legati all'annuncio dell'eutanasia per i
cani randagi. L'articolo sostiene che l'eurodeputata italiana
Cristiana Muscardini ha chiesto la sospensione dei fondi europei
in reazione alla bozza della Legge sulla tutela di animali. La
legge in questione prevede l'eutanasia per i cani randagi non
reclamati dai proprietari nell'arco di due settimane.
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GREEN STYLE
13 GENNAIO 2014
Pompiere salva cane caduto in acque ghiacciate
A causa del freddo che sta imperversando negli Stati Uniti,
molte città hanno raggiunto temperature proibitive e quasi tutte
sotto lo zero. Non fa eccezione Boston, presa d’assalto dalla
morsa del gelo, che ha trasformato in lastre di ghiaccio le
acque del porto. Ma una tranquilla passeggiata presso Pleasure
Bay si sarebbe potuta trasformare in tragedia per un povero cane
anziano, caduto accidentalmente in acqua a causa di un cedimento
del ghiaccio. Il vecchio esemplare di razza Husky di 13 anni era
a passeggio con il suo proprietario, quando il ghiaccio sul
quale correva ha ceduto improvvisamente. Il cane, di nome
Sylvie, è scivolato in acqua a una temperatura di 20 gradi sotto
zero rimanendo in ammollo per circa 30 minuti. Lanciato
immediatamente l’allarme dal proprietario, è stato
tempestivamente raggiunto dal pompiere Sean P. Coyle esperto in
veterinaria. L’uomo si è protetto con una apposita tuta prima di
raggiungere l’animale, grazie anche all’aiuto di un particolare
slittino da soccorso. Imbracato e supportato dai colleghi a
terra, ai quali era legato tramite una lunga corda, il pompiere
è riuscito a sollevare il cane dall’acqua gelida. Il ghiaccio
stava intrappolando il cane anziano, ormai in ipotermia. Ma lo
sforzo dell’azione ha capovolto l’uomo, che a sua volta è finito
in acqua.
Senza lasciare la presa, Sean è stato recuperato dai colleghi,
che hanno tirato a riva la fune a cui era agganciato. Sylvie si
è quindi ricongiunta con il suo proprietario, ed è stata subito
soccorsa e curata. Una temperatura così bassa avrebbe ucciso un
uomo, ma il cane è riuscito a sopravvivere nonostante l’età
avanzata e l’ammollo prolungato. Coyle non è nuovo a questo
genere di salvataggi: l’estate scorsa aveva recuperato un cane
imprigionato tra le rocce di Pleasure Bay.
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IL SECOLO XIX
13 GENNAIO 2014
Irlanda, il cane che nuota con i delfini
Alberto Maria Vedova
Genova - Una passione per il mare e un amico tutto speciale. In
un paesino dell'Irlanda,
quasi ogni giorno, avviene una specie di magia: un cane Labrador scende le scale del porticciolo, si tuffa in mare e nuota con un delfino.
Uno straordinario esempio di amicizia e amore fra animali che
lascia stupiti gli abitanti del paese, incantati nel vedere
nuotare insieme le due specie. Inseguimenti e giravolte, e una
volta stanco, il cane "saluta" il mammifero marino e torna a
riva ad asciugarsi e a prendersi i meritati complimenti dal
padrone.
VIDEO
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GEA PRESS
13 GENNAIO 2014
Myanmar (ex Birmania) – Scoperta la città della vendita di
avorio
Indagine dell'Ufficio Traffic e dell'Oxford Brookes University
Circa 3300 pezzi di avorio lavorato e cinquanta zanne di
elefante sono state trovate nei negozi della citta di Mong La,
al confine tra il Myanmar e la Cina.
A scoprire quella che potrebbe apparire come una vendita
tollerata è stato un team composto dall’Ufficio Traffic e dalla
Oxford Brookes University.
Secondo gli investigatori il materiale posto in vendita dovrebbe
provenire, già lavorato, dalla Cina. La città del Myanmar è
molto frequentata dai turisti cinesi. Nei ventisette negozi
investigati sarebbero stati scoperti anche denti di ippopotamo
intagliati.
Secondo Vincet Nijman, professore della Oxford Brookes
University, la città di Mong La rappresenterebbe uno dei
maggiori centri asiatici di vendita illegale di avorio.
Probabilmente arriva a catalizzare anche i traffici illeciti
provenienti dalla Tailandia. Un segnale, ad avviso dell’Ufficio
Traffic, che gli accordi internazionali non sarebbero
rispettati.
Sempre secondo l’Ufficio Traffic, il Myanmar, assieme alla
Cambogia ed al Laos, non avrebbe mai presentato le informazioni
relative ai sequestri di avorio che dovrebbero invece essere
inseriti in un sistema internazionale di monitoraggio.
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GEA PRESS
13 GENNAIO 2014
India – Arresto di bracconieri e sequestro di un corno di
rinoceronte
Due bracconieri arrestati ed un corno di rinoceronte
sequestrato. E’ questo l’esito dell’ intervento della polizia
indiana avvenuto oggi nel Distretto di Sonitpur, nello stato
dell’Assam, India nord orientale.
La polizia, che è intervenuta dietro segnalazione, ha fermato i
due presunti trafficanti mentre erano a bordo di un pullman. Il
corno, del peso di cerca 800 grammi, è stato messo a
disposizione della Dipartimento Forestale.
L’arresto è avvenuto nella località di Sootea. Secondo fonti
della polizia, proprio questi posti, adiacenti all’Orang
National Park, sarebbero divenuti sempre più covi di
bracconieri.
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CENTRO METO ITALIANO
13 GENNAIO 2014
Il rarissimo caso del gatto a due teste, il filmato
Frank e Louie, un solo gatto ma con due teste
E’ un solo gatto ma ha due nomi: Frank e Louie. Provvisto di
un’unica funzione cerebrale ed ha solo due dei suoi 3 occhi
funzionanti. Il gatto in questione, Frank e Louie ha due bocche
e due nasi. La signora Marty, che è la padrona del gatto vive a
Worcester, nel Massachusetts.
Di solito questi sono casi rarissimi, con prospettive di vita
limitate, il gatto nel video che vi mostriamo aveva l’età di 13
anni. video youtube, utente Andreas DJ
VIDEO
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INFO OGGI
13 GENNAIO 2014
Lanciato in Gran Bretagna il primo database del DNA animale
domestico
ISERNIA - Ancora una volta la Gran Bretagna si dimostra
antesignana nell’utilizzo del DNA per creare banche dati utili
ai cittadini.
È stato, infatti, lanciato il primo database del DNA per gli animali domestici, nel tentativo di rendere più facile per i proprietari rintracciare i loro amici a quattro zampe smarriti. Sono già 85.000 gli utenti registrati sul portale www.lostalert.co.uk che riceve fino a 3.000 rapporti di animali persi ogni mese. Un ex ufficiale di polizia, Tom Watkins, ha sognato il backup del database e crede che potrebbe anche diventare più grande di quello utilizzato dalle autorità per il profilo genetico delle persone. Ha detto: "il profilo del DNA può essere catturato per qualsiasi animale domestico attraverso un semplice procedimento che i proprietari per animali possono svolgere nel comfort della propria casa. Il campione sarà quindi inviato ad un laboratorio all'avanguardia e analizzato. "Le impronte digitali genetiche degli animali da compagnia saranno poi conservate nel database speciale cui sarà dato accesso a tutte le forze di polizia del Regno Unito e Interpol – e sarà particolarmente utile per i cavalli smarriti o rubati -. "Ha detto che le informazioni potrebbero essere usate per fornire la "prova indiscutibile dell'identità per animali domestici" dopo che sono stati recuperati dopo un furto o in un contenzioso di proprietà. Mentre ci sono stati precedenti database separati per cani e gatti, il sistema di Watkins sembra essere il primo sistema integrato per tutti i proprietari di animali domestici. Lo scorso agosto, un gatto dell'Università di Leicester cui era stato registrato il DNA ha contribuito a condannare per omicidio colposo il proprietario di un gatto dopo che i peli dell'animale erano stati trovati vicino al corpo della sua vittima. Le stime indicano che oltre il 40 % delle famiglie britanniche hanno almeno un amico peloso in casa, con questa cifra in aumento. Tra più di 20 milioni tra cani e gatti nel Regno Unito, circa 6.000 canini e felini spariscono ogni settimana. Le associazioni animaliste stimano che uno su tre animali spariscano durante la loro vita. Sino ad oggi, i proprietari hanno contato esclusivamente sui chip elettronici e sul UK National Missing Pet Register (un apposito registro degli animali smarriti) per sperare di recuperare un animale perso o rubato, ma il signor Watkins, un ex ufficiale di polizia di West Midlands, ritiene che il suo servizio di DNA profiling potrebbe rivoluzionare il rilevamento di animali erranti. Il sito, www.lostalert.co.uk, permetterà ai proprietari di memorizzare 10 fotografie della loro amate bestiuole nel database, che può essere utilizzato per l'identificazione. Watkins ha aggiunto che: "avendo queste informazioni già memorizzate sarà consentito anche per chi cerca un animale in UK di agire più rapidamente se il proprio animale domestico sarà stato smarrito o rubato”. Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, un’iniziativa utilissima per chi ama e difende i diritti degli animali, che potrebbe essere utile replicare anche nel Nostro Paese. |
L’UNITA’
13 GENNAIO 2014
Noi, la ricerca e gli animali
Pietro Greco
Organizzato dalla senatrice Elena Cattaneo, domani, si terrà a
Palazzo Giustiniani il secondo incontro che il Senato della
Repubblica dedica a «Scienza, Innovazione e Salute». Il tema
sarà: «Sperimentazione animale e diritto alla conoscenza e alla
salute». Se ne discute in tutto il mondo, anche se in Italia la
discussione è venata da forme inaccettabili e inquietanti di
violenza verbale e non solo. Di recente ne è stata vittima, tra
gli altri, Caterina Simonsen, la giovane studentessa di
veterinaria portatrice di alcune malattie di origine genetica.
E come lei Silvio Garattini, il direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, più volte minacciato di morte; e, ultimo ma non ultimo un gruppo di ricercatori milanesi di cui sono stati pubblicati gli indirizzi con un’indicazione, appunto, inquietante: «Il boia abita qui». Il Senato dovrà approvare o emendare una proposta di legge sulla sperimentazione animale, già passata alla Camera, che è considerata più restrittiva di quella vigente in Europa. Si tratta di un argomento molto delicato e non semplice da risolvere, perché entrano in conflitto due dimensioni nobili: il rispetto degli animali non umani e la salute, sia dell’uomo che degli animali non umani. In nessun laboratorio scientifico al mondo degno di rispetto si pratica la «vivisezione», ovvero il dissezionamento di animali vivi, come avveniva nell’Ottocento. Anzi, provocare dolore gratuito agli animali è considerato in ogni laboratorio una pratica da denunciare e sanzionare. Dunque parlare di «vivisezione» nel caso della ricerca scientifica è del tutto improprio. I ricercatori preferiscono parlare di «sperimentazione animale», ovvero di esperimenti condotti su o con animali non umani nel rispetto delle leggi esistenti sul trattamento degli animali. I ricercatori fanno anche notare che esiste anche una «sperimentazione umana», che prevede per l’appunto la possibilità di condurre esperimenti su e con uomini nel rispetto delle leggi esistenti. In entrambi i casi il fine è migliorare la condizione umana. Ma fine della «sperimentazione animale» è, talvolta, anche quella di migliorare la condizione degli animali non umani. Potremmo dire che la «vivisezione» è una pratica analoga a quella usata dai medici nazisti sugli uomini. Ed è condannata da tutti. Mentre la «sperimentazione animale» è una pratica analoga a quella realizzata su e con gli uomini in laboratori che rispettano la legge. Una delle differenze – e non è certo una differenza da poco – è che gli uomini che si sottopongono a test danno il loro consenso informato. Gli animali non umani no. Il secondo aspetto preliminare che ci aiuta a comprendere il fenomeno della sperimentazione animale è quantitativo. Secondo la British Union for the Abolition of Vivisection, un’organizzazione britannica che si batte contro la sperimentazione animale, gli animali non umani impegnati ogni anno in ricerche di laboratorio sono, all’incirca, 100 milioni (di cui 900mila in Italia). Sono utilizzati soprattutto per ricerche sul comportamento, in studi di genetica, in studi sull’efficacia e la tossicità dei farmaci, in studi che comportano xenotrapianti. Secondo la Royal Society, l’antica accademica scientifica inglese che è invece schierata a favore della sperimentazione animale regolamentata, l’85% degli animali non umani impegnati nella ricerca è costituito da roditori: topi e ratti, per lo più. Mentre meno dell’1% sono primati non umani. Le bestie che finiscono a tavola Cento milioni è certamente un numero molto alto. Ma non è certo paragonabile al numero di animali allevati (e uccisi) che ogni anno vengono uccisi nel mondo per motivi alimentari. Questi i numeri: 18 miliardi i polli (500 milioni in Italia); 2 miliardi gli ovini e i caprini; 1,6 miliardi i bovini; 1 miliardo i suini. Il calcolo a questo punto è facile: gli animali destinati a un laboratorio di ricerca sono in numero almeno 230 volte inferiore agli animali che finiscono a tavola. Sta di fatto che molti vorrebbero che negli stabulari dei ricercatori non ci fosse alcun animale. E che gli animalisti propongono due ordini di giustificazioni per questa loro idea: uno di tipo etico, l’altro di tipo scientifico. L’ordine delle motivazione etiche è a sua volta articolato, dunque faremo riferimento alle due che, non senza un certo arbitrio, consideriamo principali. Il primo argomento etico è molto semplice e radicale: gli umani non hanno alcun diritto di utilizzare gli animali non umani per i loro fini. Né per cibarsi, né per lavoro e neppure per ricerca. Il secondo argomento etico è più articolato. Si fonda sull’assunto che gli animali, proprio come gli uomini, sono portatori di diritti. Secondo alcuni tutti gli esseri senzienti sono portatori dei medesimi diritti, assoluti e indipendenti dalla specie. Secondo altri, invece, i diritti degli animali non umani non sono uguali per tutti ma sono diversificati. I fattori di diversificazione possono essere diversi. Alcuni chiamano in causa diritti che potremmo definire filogenetici: chi ha una storia evolutiva più condivisa con gli umani è portatore di diritti più simili a quelli degli umani. Altri chiamano in causa i fattori cognitivi: chi ha capacità cognitive superiori ha diritti maggiori. In questa prospettiva i mammiferi hanno più diritti degli insetti: un topo ha più diritti di un moscerino della frutta. Le tipologie di diritti riconosciti agli animali sono, in sostanza, due: il diritto di vivere libero nel proprio ambiente e il diritto di non subire dolore fisico o psichico a causa dell’uomo. Il dolore è ritenuto un argomento etico decisivo. Gli uomini non hanno il diritto di infliggere sofferenze di alcun tipo agli altri esseri viventi che avvertono il dolore. La dimensione etica sulla sperimentazione animale si esaurirebbe qui se non incrociasse un’altra dimensione etica, quella relativa alla salute degli uomini e anche degli animali non umani. Per cui diventa importante anche la questione strettamente scientifica. Pro e contro La ricerca sugli animali è inutile, sostiene per esempio la British Union for the Abolition of Vivisection. Tanto più quando si tratta di sperimentare l’efficacia o la tossicità di un farmaco. Per il semplice motivo che gli animali non sono modelli omologhi dell’uomo. Per cui studiare un topo o anche uno scimpanzé ci dà informazioni incomplete e, talvolta, fuorvianti sulla specie sapiens. Inoltre a tutte le ricerche in vivo ci sono delle alternative già praticabili, che non richiedo l’impiego di animali non umani. Le principali sono la ricerca in vitro, sulle cellule umane; la ricerca in silica, con le simulazioni al computer. La gran parte dei ricercatori sostiene una posizione affatto diversa. La Royal Society, per esempio, sostiene che l’umanità ha tratto immensi benefici dalla ricerca scientifica che ha coinvolto animali non umani: «virtualmente tutti i risultati medici raggiunti il secolo scorso – trattamento del diabete, della leucemia e dei trapianti di cuore, scrive in un suo documento – sono stati ottenuti con ricerche che hanno coinvolto in un qualche modo gli animali». Inoltre la gran parte dei ricercatori sostiene che gli studi in vivo con le cellule e gli studi in silica vengono già effettuati. Sono gli stadi preliminari delle ricerche biomediche. Ma non sono affatto sufficienti. È proprio perché non sono sufficienti che sono ancora necessari i modelli animali. Certo, deve essere condotta nel pieno rispetto delle leggi. La legge europea, sostengono i ricercatori italiani, è una buona legge. Perché dunque la legge italiana che dovrà essere discussa in Senato deve essere così restrittiva da riconoscere agli animali diritti superiori a quello che l’uomo riconosce a se stesso? Perché pretendere, per esempio, che persino per un prelievo un animale sia sottoposto ad anestesia se lo stesso trattamento non è previsto neppure per i cuccioli d’uomo, i bambini? Certo, sostengono ancora i ricercatori in gran maggioranza, occorre cercare metodi alternativi alla sperimentazione animale altrettanto efficace. Per cui fa bene l’Unione Europea a finanziare questo tipo di ricerca. Ma allo stato la ricerca che coinvolge animali è sia utile (contribuisce a salvare milioni di vite), sia scientificamente necessaria. Persino e forse soprattutto nella ricerca di base. Non avremmo mai scoperto i neuroni specchio – sostiene per esempio il neuroscienziato Giacomo Rizzolatti che parlerà presente martedì in Senato– se non avessimo visto una scimmia nel nostro laboratorio a Parma prendere una nocciolina imitando un uomo. Il problema della sperimentazione animale da un punto di vista scientifico è chiaro: non se ne può fare a meno, se si intende perseguire al meglio la ricerca del benessere fisico e psichico degli uomini (e degli stessi animali). Il problema della sperimentazione animale si può risolvere sul piano etico – anche se ancora utile, resta inaccettabile – ma occorre assumersi la non lieve responsabilità di rinunciare a migliorare in parte significativa la vita sia degli uomini sia degli stessi animali. |
ANSA
13 GENNAIO 2014
Dodici mln animali ogni anno animali utilizzati per ricerca
Secondo Eurispes l'86% degli italiani è contrario a vivisezione
ROMA - Oltre dodici milioni di animali ogni anno vengono
'sacrificati' nei laboratori europei, novecentomila solo in
Italia. Eppure il 92% dei farmaci che ha avuto risultati sugli
animali non è efficace sull'uomo. Che la sperimentazione in vivo
sia una necessità sono in molti a non crederlo e, tra questi,
anche grandi scienziati e ricercatori, intervenuti oggi al
convegno "La ricerca scientifica senza animali e il nostro
diritto alla salute" organizzato presso la Camera dei deputati
dalla Federazione Italiana Diritti Animali e Ambiente. "Si
tratta di una violenza legalizzata, ritualizzata nelle
procedure, nascosta dalla cosmetica del linguaggio," ha detto
introducendo i lavori il deputato Michela Vittoria Brambilla.
"Meglio dire 'sperimentazione animale' piuttosto che 'vivisezione' - ha spiegato Brambilla - così sangue e carne aperta non si immaginano. Ma basta leggere l'elenco dei test autorizzati e praticati, spesso senza anestesia, per capirne l'invasività: termo ablazione, fratture, xenotrapianti, danni cerebrali acuti, degenerazione del midollo spinale". |
NEL CUORE.ORG
13 GENNAIO 2014
VIVISEZIONE, BRAMBILLA: "SOLO UN BUSINESS, IL DECRETO NON
STRAVOLGA LA LEGGE"
"La sperimentazione sugli animali è solo un enorme business,
mentre è dannosa e fuorviante per la nostra salute. Ma non
possiamo più permettere che i grandi interessi economici di
queste multinazionali e delle lobby che le tutelano prevalgano
sul nostro diritto di avere una ricerca scientifica affidabile e
davvero predittiva per l'uomo, relegando l'Italia, e l'Europa
stessa, nelle retrovie del progresso scientifico per quanto
riguarda la ricerca biomedica e tossicologica". Lo ha detto
l'on. Michela Vittoria Brambilla, aprendo questa mattina i
lavori del convegno "La ricerca scientifica senza animali per il
nostro diritto alla salute" organizzato dalla Federazione alla
Sala delle colonne della Camera dei deputati. Tra gli
interventi, spiccano quelli di Claude Reiss, fisico e biologo
cellulare dell'Università di Lille, e di Marcel Leist,
professore alla School of medical biology in Germania, promotori
dello sviluppo di metodi alternativi.
"A queste lobby che oggi più che mai fanno pressioni in Parlamento, perché sono da sempre abituate a scriversi le leggi da sole, a Bruxelles come a Roma - prosegue l'ex ministro - dico che non possono più imporre all'Europa un metodo di ricerca biomedica, la sperimentazione sugli animali, che non è mai stato realmente validato ed è ritenuto anti-scientifico e dunque fuorviante, da un numero di scienziati sempre più esteso e nei centri della scienza più accreditati, in quanto le risposte ottenute su un animale non sono trasferibili alla specie umana. Sempre a questi signori che lucrano sulla sofferenza di milioni di animali dico che non possono più mettere a repentaglio la salute dei cittadini, ostacolando l'accesso a metodi di ricerca ben più esaurienti, affidabili, veloci ed economici, realizzati con nuove e straordinarie tecnologie, già di uso comune in molti paesi, come ad esempio gli Stati Uniti. Questo chiede la stragrande maggioranza degli italiani, questa è la vera sfida per la ricerca nel terzo millennio". Il convegno si tiene proprio mentre il Parlamento sta esaminando il decreto applicativo dell'art.13 della legge di delegazione europea, con la quale, lo scorso 3 agosto, il parlamento ha introdotto principi e criteri innovativi e restrittivi (norme scritte proprio dall'ex ministro Brambilla) tra cui, per esempio, la promozione dei metodi alternativi, il divieto di eseguire esperimenti senza anestesia o analgesia, il divieto di allevare sul territorio nazionale cani, gatti e primati destinati ai laboratori, o ancora il divieto di fare sperimentazione sugli animali per test di tipo bellico, xenotrapianti e ricerche su sostanze d'abuso "Ora – denuncia la parlamentare di Fi – il governo sta cercando di stravolgere i contenuto di questa legge votata dal Parlamento italiano, con un decreto legislativo di attuazione che annulla gli effetti positivi di ben dieci dei nuovi principi introdotti, violando, quindi, l'art.76 della Costituzione. Confidiamo che il governo ritorni sui propri passi e rispetti il lavoro già svolto dalle camere e ancora di più rispetto il sentire della maggioranza degli italiani che sono fortemente contrari alla sperimentazione sugli animali". |
NEL CUORE.ORG
14 GENNAIO 2014
CAMPOBASSO: DUE PONY, UN ASINO E UN BARDOTTO SOTTO SEQUESTRO
Maltrattati dal loro proprietario e liberati dal CfS
Maltrattati dal loro proprietario, sono stati posti sotto
sequestro dal Corpo Forestale e ora affidati in custodia a
un'azienda di Morcone (Benevento). Vicenda a lieto fine per due
pony, un asino e un bardotto, "liberati" nel corso di
un'operazione condotta dagli agenti della Forestale a
Campobasso. Il provvedimento di sequestro a carico del
proprietario dei quattro animali è stato eseguito su
disposizione del gip del capoluogo molisano.
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MESSAGGERO VENETO
14 GENNAIO 2014
Claut (Pordenone), sparsi bocconi avvelenati: moria di animali
domestici
In un mese sono stati uccisi 6 gatti e un cane. Un meticcio è in
fin di vita e un felino salvato in extremis. Gli episodi
accaduti tra il centro e la parte settentrionale del paese.
Indagano i carabinieri di Cimolais
CLAUT (Pordenone). Sei gatti e un cane morto. Un altro felino
che si è salvato per miracolo. Infine un meticcio che
attualmente è tra la vita e la morte dopo vari tentativi da
parte del veterinario di Longarone di strapparlo a un destino
ormai segnato. È quello che da un mese a questa parte sta
capitando a Claut a causa di un ignoto che sparge bocconcini
avvelenati.
Gli episodi sono avvenuti nel giro di poche settimane tra il
pieno centro urbano e la parte più settentrionale del paese. Il
mix di sostanze utilizzate per colpire gli animali da compagnia
potrebbe però portare presto gli inquirenti a dare un volto e un
nome all’autore di questi gesti. Dalle analisi effettuate sulle
carcasse e nello stomaco dei due esemplari sopravvissuti sono
state infatti rinvenute tracce di veleno per topi, lumachicida e
antigelo.
I carabinieri di Cimolais e la guardia forestale stanno
indagando per chiudere il cerchio. Il sindaco Gionata Sturam si
dice addolorato e invita i cittadini a segnalare movimenti o
situazioni sospette. «Abbiamo adottato provvedimenti verbali e
applicato sanzioni per ridurre la litigiosità tra confinanti a
causa di condotte scorrette nella gestione degli animali da
compagnia ma si vede che non basta», ha detto il primo
cittadino.
Visti i luoghi affollati in cui sono state disseminate le esche
le conseguenze penali e civili rischiano di essere pesantissime.
Le ultime novità in materia di reati contro gli animali
prevedono infatti anche il carcere, oltre alla possibilità per
enti e associazioni di costituirsi parte civile.
Ma in Italia ci sono Procure della Repubblica che si sono spinte
oltre, contestando anche il pericolo per la pubblica incolumità
(in altre parole si sostiene che l’imputato accetti il rischio
che un bambino mangi il boccone avvelenato destinato a cani e
gatti e debba per ciò rispondere di fatti ben più gravi).
Per il momento la speranza degli abitanti è che cessino simili
episodi, resi ancor più detestabili da alcune circostanze. Il
liquido antigelo delle auto sembra esser stato incluso nel mix
proprio per attrarre il malcapitato, trattandosi di una sostanza
molto dolciastra. Di qui il timore che chi agisce nell’ombra si
intenda molto bene della materia e non sia uno sprovveduto,
magari infastidito dai danni che orti e giardini subiscono per
le incursioni notturne dei gatti.
L’ultimo caso segnalato alle forze dell’ordine riguarda Lucky,
un bastardino di una giovane del paese che si è sentito male nel
weekend. Il veterinario è riuscito a ridurre l’effetto letale
delle sostanze ingerite ma il meticcio continua a restare in
coma farmacologico e in prognosi riservata.
«Quello che fa più male è dover spiegare a mia figlia di pochi
anni perché Lucky soffra così tanto, senza un motivo», ha
raccontato su Facebook la ragazza.
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MESSAGGERO VENETO
16 GENNAIO 2014
Morto avvelenato un altro cane
Claut, salgono a otto gli animali deceduti dopo aver mangiato polpette tossiche Fabiano Filippin
CLAUT
(Pordenone). Alla fine il meticcio Lucky non ce l’ha fatta: il
cagnolino di Claut che sabato scorso ha ingerito una polpetta
avvelenata è morto lunedì sera dopo vari interventi per salvarlo
eseguiti dai veterinari di Montereale Valcellina e Longarone. Ma
nella brutta storia c’è anche un aspetto felice. Ieri mattina
infatti a Cellino di Claut è stato rinvenuto un cagnolino
affamato che girovagava per le strade della frazione sotto una
fitta nevicata.
L’animale è stato raccolto da un passante prima di essere investito dai mezzi in transito sulla regionale 251 e affidato alla proprietaria di Lucky. Quasi sicuramente si tratta di un cucciolo abbandonato e non fuggito dal legittimo titolare. «Se così fosse, Nepal resterà con noi e ridurrà il dolore di nostra figlia che da giorni piange per il suo Lucky», ha raccontato la ragazza di Claut che ha voluto ringraziare i dottori Anita De Valerio e Andrea Tovoli per aver rinunciato al fine settimana pur di salvare l’animale. Tornando alle indagini in corso, sul continuo avvelenamento di cani e gatti a Claut stanno svolgendo approfonditi accertamenti la guardia forestale del paese e i carabinieri di Cimolais. Va chiarito se questi fatti siano collegati a eventuali episodi di bracconaggio con uso di esche intrise in sostanze letali. Per ora si contano 6 felini morti e uno salvato in extremis. I cani uccisi dal mix di topicida e veleno per lumache sono invece 2, contando anche Lucky. Dalle analisi effettuate sulle carcasse e nello stomaco degli esemplari sopravvissuti sono state rinvenute anche tracce di antigelo per automobili. Il che lascia presupporre che l’autore di questi gesti sia una persona che si intende bene della materia. Il liquido di refrigeramento dei motori è infatti molto appetibile perché dolciastro. In altre parole le polpette avvelenate sono state confezionate in modo che nessun animale di passaggio non le notasse. Ma si è corso anche il concreto rischio che a cadere in trappola fosse un bambino, attirato dall’esca lasciata nel pieno centro urbano del paese. Tutti i casi sono avvenuti in zone abitate e ciò farà sicuramente scattare una pesante aggravante al capo di imputazione a carico dell’ignoto responsabile. Intanto su Facebook e social network si susseguono messaggi di rabbia e segnalazioni insieme ad appelli per dare un volto all’avvelenatore e ad appelli ai proprietari di quattrozampe. Lo stesso sindaco Gionata Sturam si è detto addolorato per situazioni di gratuita crudeltà. |
PARMA ONLINE
14 GENNAIO 2014
Spara a un gatto, il questore gli toglie la licenza di caccia
PARMA – Un cacciatore si è visto negare dal questore il rinnovo
del porto d’armi per aver sparato al gatto della vicina. L’uomo
ha fatto ricorso al Tar di Parma, che però ha dato torto al
cacciatore. Una sentenza accolta con soddisfazione
dall’eurodeputato Pd Andrea Zanoni ha affermato: “Chi fa il
furbo in campagna sparando agli animali domestici e comunque non
cacciabili d’ora in poi rischia la licenza”.
Il decreto penale di condanna era stato emesso dopo la denuncia della proprietaria del gatto ed era stato impugnato dal cacciatore. Per il Tar, anche in assenza di una condanna, il porto d’armi può non essere rinnovato se viene meno l’affidabilità della persona. Con riferimento al Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (Tulps), secondo il Tar di Parma “l’esplosione di colpi di fucile all’indirizzo di un animale domestico, avvenuta nella vicinanza di edifici adibiti a civile abitazione, a tacere del fatto che indica di per sé un abuso nell’utilizzo dell’arma, è fatto di gravità tale da rendere il provvedimento adottato immune da vizi sotto il profilo della congruità, proporzionalità e ragionevolezza”. |
MATTINO DI PADOVA
14 GENNAIO 2013
Un’altra strage di gatti in zona Bassanello
Padova - Ancora lì. In quel maledetto campetto non recintato, un
po' spelacchiato, lungo via Chiesa Vecchia in zona Bassanello.
Dove scorrazzano i gatti delle famiglie della zona e dove
stazione anche una piccola colonia di gattelli ai quali ogni
giorno una volontaria dell’Enpa porta le ciotole piene. In
agosto erano morti avvelenati i due gatti di Edy Cavestro, 44
anni, che abita a pochi metri: lei aveva denunciato la faccenda
ai vigili e aveva fatto fare l’autopsia alle carcasse dei suoi
adorati mici. Risultato: i gatti sono morti per avvelenamento da
pesticidi. Qualcuno si era liberato di quelle sostanze velenose
versandole nel campetto. E i due gatti con una simpatica
famiglia di ricci che lì si era insediata, sono morti. Giorni
fa, sempre lì, sono morti sei gatti. Tre appartenevano ad una
famiglia che abita poco lontano e tre erano della colonia che
quotidianamente vengono assistiti dalla volontaria dell’Ente
nazionale per la protezione degli animali. Un micio si è
trascinato fino al cancello di casa, ed è crollato. Un altro
gattino è arrivato fino al giardino di una vicina abitazione,
non ha più avuto la forza di trascinarsi oltre ed è stramazzato.
Gli altri quattro gatti sono stati trovati morti nel campo. Ora
le carcasse sono state portate alla Usl veterinaria per le
autopsie.
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PREALPINA
14 GENNAIO 2014
Salvati trenta cuccioli "clandestini"
Erano stipati nel bagagliaio di un'auto fermata dalla Polstrada:
denunciato il conbducente, che ha precedenti ed era anche stato
"pizzicato" da Striscia
Gallarate (VA) - Tredici cuccioli da salvare. Non è il titolo di
un film ma potrebbe esserlo, data la scoperta fortuita di
domenica 12 gennaio che ha già in qualche modo scritto il lieto
fine per l’esistenza di questi piccoli esemplari.
A loro, che venivano trasportati illegalmente, la buona sorte ha voluto infatti regalare una chance. La scoperta è avvenuta durante un controllo della polizia stradale, sull’autostrada A8 all’uscita del casello di Gallarate nord, in direzione Varese. Gli agenti della pattuglia, «insospettiti dalla visibile insofferenza e anche da un certo tremolio del soggetto fermato - spiega Alfredo Magliozzi, comandante provinciale della polizia stradale - hanno chiesto al conducente di aprire il baule dell’auto, con la scusa di un controllo sul regolare possesso di triangolo e dotazione di catene da neve». E qui la sorpresa: sette cagnolini di taglia piccola, i restanti più grandi, stipati in meno di un metro quadrato di bagagliaio di una Renault Megane di colore scuro, tutti in condizioni igieniche a dir poco precarie. Immediato quindi il trasporto nella sede operativa di via Giambellino, dove i cuccioli sono stati sottoposti a scrupoloso controllo da parte della responsabile sanitaria del Distretto veterinario dell’Asl di Varese, con un equipaggio della guardia forestale in ausilio. Disidratati e disorientati, così sono apparsi da subito i cuccioli: nessuno dotato di microchip e libretto sanitario ma tutti visibilmente di razza. Il conducente, un sessantenne di Torino con residenza a Loano, è già stato denunciato due volte per maltrattamenti e importazione clandestina di animali, rispettivamente dalla guardia di finanza di Pinerolo e del Brennero, oltre ad aver fatto una “comparsata” poco piacevole a Striscia la notizia, il tg satirico che recentemente lo ha segnalato proprio per le stesse illecite motivazioni. Ora l’uomo, spiega il comandante della Polstrada, «è stato denunciato per trasporto e maltrattamento di animali, anche se ancora non è dato sapere se viaggiasse in direzione Varese per consegnare i cuccioli o se invece li avesse appena ritirati». E adesso i cagnolini che fine faranno? Provvisoriamente sono stati affidati ad un canile convenzionato della provincia, dove saranno tenuti sotto osservazione per una decina di giorni, al fine di escludere eventuali problematiche sanitarie. Sulla tempistica del dissequestro i tempi potrebbero dilatarsi e non sono ancora prevedibili. Bisognerà infatti attendere la conclusione del procedimento giudiziario, affidato alla Procura di Busto Arsizio, perché possa essere consentita l’adozione dei tredici cuccioli senza padrone di razza dogue de bordeaux, bulldog inglese e francese, bassotto, akita inu e chihuahua. |
NEL CUORE.ORG
15 GENNAIO 2014
VARESE, 13 CUCCIOLI STIPATI NEL BAGAGLIAIO DI UN'AUTO:
SEQUESTRATI
L'uomo fermato per la terza volta per questo motivo
Stipati nel bagagliaio di un'auto, in condizioni igieniche
precarie e senza lo spazio per muoversi. Tredici cuccioli di
cani di razza sono stati salvati dalla Polstrada, che ha
denunciato l'uomo alla guida per maltrattamento di animali.
Originario di Torino e residente a Loano, in provincia di
Savona, è stato fermato sull'A8, all'altezza del casello di
Gallarate (Varese). Insospettiti dal nervosismo
dell'automobilista al segnale di fermarsi - scrive "Il Giorno" -
gli agenti gli hanno chiesto di aprire il bagagliaio e
all'interno hanno trovato i 13 cagnolini, alcuni grandi poco più
di un pacchetto di sigarette.
I cani erano privi di microchip ma, ad un primo esame, sono stati riconosciute diverse razze: volpino, bassotto, dogue de Bordeaux, bulldog, hakita inu e chihuahua. I quattrozampe sono stati sequestrati e portati nella sede della Polstrada di Varese per essere accuditi da un veterinario. Dopodiché sono stati affidati ad un canile in attesa di adozione. Al via le indagini per capire da dove provenissero e dove fossero diretti gli animali. L'uomo è recidivo: già denunciato due volte per maltrattamento e importazione clandestina a Pinerolo e al Brennero, si è difeso dicendo di aver trovato i cagnolini per strada. |
NEL CUORE.ORG
14 GENNAIO 2014
UDINE, SETTE PERSONE A PROCESSO PER IL TRAFFICO DI 800 CUCCIOLI
Alla sbarra commercianti e trasportatori. Lav parte civile
Sette persone, tra commercianti e trasportatori, sono finite a
processo davanti al Tribunale di Udine per i reati di traffico
illecito di animali da compagnia, uccisione di animali e falso,
implicati nell'importazione illegale di oltre 800 cuccioli di
cane, in arrivo dall'Ungheria. La Lav si è costituta parte
civile alla prima udienza. I fatti risalgono al 2012 quando,
nell'ambito di tre controlli effettuati tra gennaio e maggio nei
confronti di alcuni automezzi, ad opera della polizia tributaria
e del Corpo forestale dello Stato, furono trovati centinaia di
cuccioli di cane trasportati in condizioni drammatiche
all'interno di furgoni. I cuccioli, 876 in totale, di cui 39
morti subito dopo il sequestro, erano diretti in Campania,
ammassati uno sull'altro in gabbie fatiscenti, senza cibo,
nell'impossibilità di compiere anche il più piccolo movimento e
spesso coperti dei loro stessi escrementi. "Si tratta di uno dei
più importanti processi che riguardano un fenomeno ancora molto
radicato nel nostro Paese, diventato reato solo grazie alla
Legge 201 del 2010", ha dichiarato Ilaria Innocenti,
responsabile Lav cani e gatti.
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UDINE TODY
15 GENNAIO 2015
Sequestrati oltre 800 cuccioli di cane: sette persone a giudizio
Iniziato il processo con gli imputati davanti al tribunale di
Udine per tre sequestri di cuccioli effettuati nei primi mesi
del 2012 sulle autostrade friulane. La Lega Anti Vivisezione si
è costituita parte civile
Sette persone, tra commercianti e trasportatori, sono finite a
processo davanti al Tribunale di Udine per i reati di traffico
illecito di animali da compagnia, uccisione di animali e falso.
Gli imputati sono tutti implicati nell'importazione illegale di
oltre 800 cuccioli di cane verso l'Italia, in arrivo
dall'Ungheria. La Lega anti vivisezione si è costituta nel
processo come parte civile alla prima udienza.
I fatti in questione risalgono al 2012 quando, nell'ambito di
tre controlli effettuati tra gennaio e maggio nei confronti di
alcuni automezzi, ad opera del Nucleo di Polizia Tributaria e
del Corpo Forestale dello Stato, furono trovati centinaia di
cuccioli di cane stipati in condizioni drammatiche all'interno
di furgoni.
I cuccioli erano 876 in totale, di cui 39 morti subito dopo il
sequestro effettuato dalle forze dell'ordine, erano diretti in
Campania, ammassati uno sull'altro in gabbie fatiscenti, senza
cibo, nell'impossibilità di compiere anche il più piccolo
movimento e spesso coperti dei loro stessi escrementi.
"Si tratta di uno dei più importanti processi che riguardano un
fenomeno ancora molto radicato in Italia, diventato reato solo
grazie alla Legge 201 del 2010", ha dichiarato all'agenzia ANSA
Ilaria Innocenti, responsabile LAV Cani e Gatti.
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GAZZETTA DI REGGIO
14 GENNAIO 2014
Morti quattro bovini in una stalla
NOVELLARA (RE) - «Stiamo aspettando l’esito delle analisi
necroscopiche che abbiamo fatto effettuare all’Istituto
zooprofilattico – spiega il direttore del servizio veterinario
provinciale, Antonio Cuccurese – ma non c’è nessun allarme
sanitario, anche perchè dopo quell’episodio (risalente all’8
gennaio scorso ndr.) non se ne sono registrati altri». La morte
improvvisa di una mucca e di tre vitelli, avvenuta all’interno
dell’allevamento dell’azienda Gianni Magnanini di via Reatino
67, a Novellara, aveva suscitato qualche preoccupazione in zona,
in particolare tra gli allevatori ma, dopo che i veterinari del
servizio hanno effettuato i necessari controlli presso la stalla
interessata dal fenomeno. Gli stessi veterinari hanno subito
escluso che si tratti di patologie contagiose o gravi non avendo
riscontrato presenze di virus o spore di malattie patogene.
L’ipotesi che è stata fatta, quindi, per questo singolare caso
di morte improvvisa, è quella della presenza casuale di erbe
velenose in mezzo al fieno mangiato dai tre animali morti, per
altro, nel giro di pochissime ore. «Una foglia di oleandro, per
esempio – spiega un veterinario – che finisca nel fieno, può
essere fatale per una mucca che può morire anche in meno di
un’ora». Un’erba estremamente velenosa per i bovini, quindi,
anche se la presenza di sostanze tossiche o altro negli animali
morti potrà essere confermata solo dall’esito delle analisi in
corso all’Istituto Zooprofilattico che, tuttavia, richiedono
molto tempo. Solo quando arriveranno gli esiti della analisi si
potrà confermare se l’ipotesi di un’erba velenosa come causa
della morte dei tre animali sia giusta. Nel frattempo, però, i
veterinari stanno continuando a monitorare la situazione per
escludere che la cosa possa ripetersi altrove o nella stessa
azienda. «Non c’è comunque da preoccuparsi – conclude il dottor
Cuccurese – non trattandosi di patologie trasmissibili o
pericolose sia per gli animali che per gli uomini».
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GEA PRESS
14 GENNAIO 2014
Emilia Romagna – Tutti i soldi dei richiami vivi della caccia in
deroga
Per la Consigliera dei Verdi si tratta comunque di una pratica
barbara
Durante la seduta odierna dell’Assemblea legislativa la
Consigliera regionale dei Verdi Gabriella Meo ha rivolto
un’interrogazione a risposta immediata all’Assessore
all’Agricoltura Tiberio Rabboni sul tema dell’uccellagione e
dell’utilizzo dei richiami vivi nell’attività venatoria nella
nostra regione. Quello che si chiede è anche l’ammontare dei
finanziamenti pubblici che le Province erogano ai soggetti
gestori gli impianti di cattura.
Per la consigliera Meo quello dei richiami rappresenta un tipo
di caccia anacronistico, di gravissimo impatto sull’avifauna
migratoria, eticamente ormai inaccettabile e secondo milioni di
cittadini da proibire. Purtroppo, ha aggiunto la consigliera
ecologista, il tutto è ammesso dalla legge nazionale e viene
praticato anche in Emilia-Romagna, soprattutto nelle province di
Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna.
“Nella mia replica all’Assessore Rabboni – ha dichiarato
Gabriella Meo – ho voluto ricordare l’inumanità di questa
pratica“. Cattura con reti e detenzione in buie cantine al fine
di alterare il fotoperiodismo del canto.
Nella stagione venatoria in corso la Regione ha autorizzato le
tre Province a mettere in funzione 30 impianti fra roccoli,
prodine e copertoni (1 per Bologna, 13 per Forlì-Cesena e 16 per
Ravenna). Sono impianti muniti di reti da uccellagione che
possono catturare legalmente fino a 5.614 esemplari di Allodola,
Colombaccio, Cesena, Merlo, Pavoncella, Tordo bottaccio e Tordo
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