La
caccia al randagio continua!
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CORRIERE DELLA SERA
29 AGOSTO 2011
Il caso - La
battaglia aveva come testimonial «Lara Croft», una
felina ferita alla zampa
Svizzera,
animalisti sconfitti «Legittimo sparare ai gatti»
Erano state
raccolte 14 mila firme per bloccare la caccia
Giusi Fasano
MILANO - Lara Croft ci ha provato. Con la sua
faccina triste e la zampetta sinistra sollevata da
terra ha cercato di convincere gli umani del suo
Paese, la Svizzera, a non imbracciare il fucile per
sparare a quelle come lei. Niente da fare. È stato
un buco nell'acqua. E sì che ne ha raccolte di firme
con la sua petizione: in tutto, 13.700.«Diciamo
basta alla caccia dei gatti erranti» c'era scritto
in quella benedetta petizione con la sua foto.
13.700 fogli mandati al Bundesrat, il Consiglio
federale, perché abolisse - appunto - il permesso di
caccia che avviene quasi sempre a fucilate, con il
risultato che spesso le pallottole feriscono
soltanto e da quel momento in poi i poveri felini si
ritrovano a vagare sanguinanti per giorni e giorni.
Muoiono sfiniti dal dolore o, se va «bene», restano
mutilati. A Lara Croft è andata bene e con il tempo
ha imparato a fare a meno della zampa ferita.Luc
Barthassat, deputato del cantone di Ginevra, si è
dato un gran daffare per aiutare i ragazzi di Sos
Chats che hanno lanciato l'idea della petizione «per
fermare questo massacro». Ne ha fatto una campagna
sua, l'ha sostenuta nelle sedi pubbliche, ha
moltiplicato contatti e firme, «rendiamo possibile
la caccia soltanto in caso di allarme sanitario, per
esempio un'epidemia di rabbia» ha mediato. Tutto
inutile. La risposta del governo (che aveva ricevuto
a giugno le firme) è stata «no»: sono i singoli
cantoni a decidere delle soppressioni, ha fatto
sapere quattro giorni fa il Consiglio federale. E
poi, rivelano i siti d'informazione e i giornali
elvetici, il Bundesrat ritiene necessario lo
«sfoltimento dei gatti randagi» sia perché mettono
in pericolo costante uccelli, lepri e rettili, sia
perché da «erranti» finiscono con l'accoppiarsi a
gatti molto più selvatici di loro minacciando così,
con possibili malattie, la sopravvivenza stessa
della specie domestica. Men che meno convince
l'ipotesi della sterilizzazione invece
dell'abbattimento, un'operazione ritenuta troppo
costosa oltre che difficile da realizzare vista la
difficoltà di acciuffare i gatti, animali agili e
sfuggenti per antonomasia. E allora ecco: la sola
via possibile, dicono, è quella che esiste già, cioè
la caccia al «gatto domestico inselvatichito»
permessa tutto l'anno. Per la verità sono tempi duri
anche per altri, stando all'articolo 5 della legge
federale sulla caccia e la protezione dei mammiferi.
Si trovano nelle stesse condizioni del felino
randagio anche il cane procione, il procione
lavatore, la cornacchia nera, la gazza, la ghiandaia
e la tortora domestica inselvatichita.
La domanda a questo punto è: come fa un umano armato di fucile e intenzioni anti-gatto a riconoscere il randagio? I microchip con i quali i gatti vengono sempre più spesso registrati all'«anagrafe» felina non sono certo visibili a distanza. E allora? Chi mi dice che sto sparando al gatto «giusto» e non al micio del vicino che si è perduto? Luc Barthassat ha provato ad argomentare la richiesta della petizione anche con questa obiezione. Tutto respinto. Senza arrendersi, il deputato ha posto un altro problema: la caccia nei centri urbani è di sicuro un pericolo anche per noi umani che rischiamo di essere impallinati. Niente, parole scivolate via come acqua sull'impermeabile. Ci ha provato con l'argomento internazionale: «Nella vicina Francia questa barbarie è stata abolita e ora è vietata» ha insistito il deputato ginevrino. Come prima, obiezione nulla. Un po' come dire: che la Francia faccia come vuole, il governo svizzero non vieterà un bel niente. Viene da chiedersi: chissà che direbbe Lara Croft se potesse parlare... CITTA' OGGI WEB
29 AGOSTO 2011
Svizzera,
sparare ai gatti si può
Il Governo
elvetico rigetta la richiesta degli
animalisti
Dal Web
In Svizzera è aperta la caccia...al
gatto.
Il governo elvetico ha rigettato la richiesta di fermare l'uccisione dei felini avanzata dagli animalisti. Secondo il Consiglio federale, è lecito sparare ai gatti randagi poiché le malattie di questi potrebbero minacciare la specie domestica e mettere in pericolo uccelli, lepri e rettili. “Si potrebbe iniziare un'operazione di sterilizzazione”, propongono i padroni. “Troppo costoso e di difficile realizzazione”, ribatte il Bundesrat. Una decisione presa al fine d'impedire la riproduzione dei gatti selvatici e che presto potrebbe allargarsi anche a cani procioni, cornacchie nere, gazze, procioni lavatori e tortore domestiche inselvatichite. Dal canto loro, tuttavia, gli animalisti non sembrano voler cedere. “Come sarà possibile riconoscere un gatto domestico dal randagio?”, si chiede il deputato del cantone di Ginevra, Luc Barthassat.
TG COM
29 AGOSTO 2011
Svizzera, inutile la battaglia
per salvare i gatti
Berna autorizza la caccia ai randagi
Raccolte quasi 14mila firme per
bloccare le doppiette, ma il
governo ha detto "no"
In Svizzera si potrà continuare
a sparare ai gatti randagi. Lo
ha ribadito il governo,
rigettando la richiesta degli
animalisti che in pochi mesi
hanno raccolto 14mila firme
contro la caccia ai felini. Con
le loro malattie minacciano la
specie domestica e mettono in
pericolo uccelli, lepri e
rettili, spiega il governo. Ma i
padroni degli animali promettono
battaglia e lanciano la
proposta: "Si potrebbe iniziare
un'operazione di
sterilizzazione".
Nulla da fare, per il
Consiglio federale sarebbe
troppo costoso e di
difficile realizzazione.
Berna vuole impedire
l'accoppiamento tra i gatti
selvatici, e per farlo la
sola via possibile è la
caccia. Una decisione,
spiega il Corriere della
Sera, che presto
potrebbe allargarsi anche al
cane procione, alla
cornacchia nera, a gazza,
procione lavatore e tortora
domestica inselvatichita,
principali candidati a
finire nel mirino dei
cacciatori. Gli animalisti,
tuttavia, non sembrano avere
intenzione di gettare la
spugna. Il deputato del
cantone di Ginevra, Luc
Barthassat, continua la
lotta a tutela dei felini.
"Come sarà possibile
riconoscere un gatto
domestico dal randagio?", si
chiede. Inutile sottolineare
anche la pericolosità della
caccia in ambiente urbano.
La Svizzera non ne vuole
sapere. Chissà che a salvare
i gatti, per una volta, non
siano le loro proverbiali
sette vite.
IL SECOLO XIX
28 AGOSTO 2011
«Si
può sparare ai gatti». Svizzera a mano armata
L’AMORE degli svizzeri per gli
animali non è così appassionato, né storicamente famoso come
quello degli inglesi, ma ciò non toglie che per circa otto
milioni di abitanti la Confederazione elvetica conta almeno
nove milioni di polli, quasi quattro milioni di bovini, un
numero altrettanto elevato di maiali, pecore e capre, un
paio di milioni di cani ed 1,3 milioni di gatti. A
passarsela peggio di tutti sono questi ultimi, poiché sempre
più spesso vengono abbandonati dai loro proprietari e
finiscono, quando va bene, nelle pensioni per animali,
oppure diventano randagi, con il rischio di finire
impallinati dai discendenti di Guglielmo Tell, che invece
dell’arco adesso dispongono di efficacissime doppiette. A
confermare la licenza di uccidere i gatti randagi se si
trovano a più di 180 metri dalle case è il Bundesrat, il
Consiglio federale elvetico, che ha appena respinto una
petizione presentata nel giugno scorso dall’associazione
“SOS Chats”, che ha raccolto quasi 13 mila firme ed è stata
sostenuta dal consigliere ginevrino Luc Barthassat, con cui
si chiedeva di mettere fine all’inumana caccia ai mici
randagi. Il deputato cantonale ha sottolineato che «sparare
ai gatti randagi è indegno di un paese moderno e civile» e
ha ricordato che nella vicina Francia questo tipo di caccia
ai felini rimasti senza padrone è vietata. Oltre a ciò, la
caccia è particolarmente crudele anche per il fatto che gli
animali colpiti, quando non muoiono subito, rimangono spesso
orrendamente mutilati, mentre a finire sotto le pallottole
sono non di rado anche i gatti domestici, poiché chi è
armato di fucile non ha la possibilità di distinguere a
distanza un animale dall’altro. Nella motivazione del
rifiuto di abolire la caccia, le autorità elvetiche si sono
trincerate dietro la struttura federale del Paese,
ricordando che proprio in base all’autonomia amministrativa
ogni cantone ha la competenza per decidere in materia. Tra
le altre motivazioni addotte figura la tesi della necessità
dello sfoltimento delle colonie di gatti randagi, poiché
questi accoppiandosi con i veri gatti selvatici metterebbero
a rischio la loro sopravvivenza con la trasmissione di
malattie. Come se non bastasse, i poveri mici senza padrone
costituirebbero un pericolo permanente per uccelli, lepri e
rettili, oltre al fatto che essendo apparentemente parecchio
astuti, riuscirebbero ad evitare con grande abilità le
trappole con cui si cerca di catturarli.Come
spesso avviene in terra elvetica, però, l’argomento principe
per il mantenimento in vigore della legge riguardante lo
sterminio dei mici randagi, è quello del denaro. Il
Bundesrat ha infatti ammesso che acchiappare i gatti randagi
e poi sterilizzarli è un’operazione non solo difficile, ma
anche estremamente costosa sul piano del personale da
adibire a questa azione. La conseguenza automatica di questa
ammissione è invece che una pallottola costa molto meno,
oltre al fatto che a pagarla non sono le casse pubbliche, ma
i privati possessori di un fucile.
Rimane il fatto che il problema dei
gatti abbandonati sta diventando in Svizzera sempre più
allarmante, come ha sottolineato
l’Associazione per la protezione degli animali (Sts), che ha
rivelato come nel 2010 sono stati accolti nei vari asili
oltre 28 mila animali, il 15% in più rispetto all’anno
precedente, con un aumento impressionante del 50% rispetto
al 2007. Un altro elemento singolare ed inquietante è che
oltre la metà degli animali domestici abbandonati dagli
svizzeri è costituita proprio dai gatti, seguiti a molta
distanza da lepri e roditori, per un totale del 40%, mentre
i cani costituiscono appena il 10%. Si tratta di una
«crescita drammatica», spiega Eva Waiblinger, zoologa dell’Sts,
secondo la quale in tutto il paese si è ormai raggiunto il
livello di guardia, poiché «non c’è più posto da nessuna
parte» per accogliere nuovi animali abbandonati.
GEA PRESS
27 AGOSTO 2011
Svizzera: il gatto randagio sarà ancora cacciato!
Sarebbe una minaccia per il gatto selvatico.
Dodicimila firme non sono
bastate, la petizione dell’associazione SOS Gatti,
sostenuta da Luc Barthassat (PPD/GE), Consigliere
nazionale ginevrino, non ha avuto successo. Il
Consiglio federale si oppone al divieto di caccia ai
gatti randagi.Il deputato aveva depositato una mozione
nella quale spiegava i motivi che lo portavano a
privilegiare le campagne di sterilizzazione dei randagi.
Campagne tese alla riduzione numerica delle colonie
feline. Per convincere il Consiglio aveva portato ad
esempio la vicina Francia, dove la caccia al gatto è già
abolita.Non sappiamo se si è parlato anche della vicina
Italia dove il gatto gode (ancora per quanto tempo?)
dello status di animale libero, dove il gatto può
circolare anche nelle proprietà private (come i
cacciatori). Ma si sà il “buono” del sud non fa mai
notizia al nord.Il Consigliere voleva “limitare” la
caccia al gatto ai soli casi di epidemia di rabbia.
Inoltre aveva portato le prove delle orrende mutilazioni
da arma da fuoco subite da numerosi felini e, non da
ultimo, aveva sollevato il problema della “caccia” nelle
aree urbane.
Fumata nera.
Il Governo ha “scantonato” ricordando che i Cantoni sono i primi competenti per ordinare le soppressioni dei felini; ha ritenuto che lo “sfoltimento” dei gatti randagi è necessario, perchè accoppiandosi coi gatti selvatici minacciano la sopravvivenza della specie selvatica. Non solo, per il Governo i gatti randagi sono un pericolo per uccelli, rettili e lepri (i gatti selvatici no?); la cattura con le trappole è molto difficile e, forse questo è il vero motivo, i costi delle campagne di sterilizzazione sono molto elevati. Una pallottola costa meno!
LA ZAMPA.IT
30 AGOSTO 2011
Via libera
alla caccia ai gatti in Svizzera
Il
Consiglio federale ha respinto la richiesta
degli animalisti e ha autorizzato la caccia
Berna Il Bundesrat, il Consiglio federale
elvetico, ha espresso il suo verdetto: nessun
divieto di caccia, saranno i singoli cantoni a
decidere in merito alla soppressione dei gatti
randagi.
I volontari dell'associazione animalista "Sos Chats" avevano fatto del loro meglio per scongiurare questo risultato: 13.700 firme raccolte per la petizione contro la legalizzazione della caccia ai felini testimoniano il loro sforzo.Una minoranza di gatti, puliti, sani, e preferibilmente di razza, vivono come animali domestici nelle case delle famiglie svizzere ma un numero molto maggiore non ha la stessa fortuna: circa la metà degli animali che ogni anno vengono abbandonati nel territorio elvetico sono gatti e le strutture che curano e ospitano i randagi sono sovraffollate. Il risultato è che le strade e i quartieri sono "sovraffollati" dai randagi che vagano alla ricerca di cibo e acqua. Un deputato del cantone di Ginevra, Luc Barthassat, ha speso energie ed impegno per sostenere la petizione e per diffonderne il messaggio. Una volta realizzato che i cuccioli randagi provocano nei cittadini svizzeri più rabbia per la sporcizia e paura per la diffusione delle malattie, piuttosto che tenerezza e compassione, si è affidato alla fine a trovare argomentazioni pragmatiche: legalizzare la caccia ai danni dei felini significherebbe non poter distinguere accuratamente un randagio dal gatto del vicino di casa che è uscito di casa. I gatti poi sono animali veloci e sfuggenti: spesso le pallottole non li uccidono istantaneamente ma causando sofferenze per giorni, conducono alla morte per dissanguamento. Senza considerare che la caccia nei centri urbani, è un pericolo reale anche per gli uomini. La soluzione alternativa al massacro proposta dal deputato del Partito popolare democratico è la sterilizzazione. Ma seguire questa strada è troppo costoso per le casse statali e tutte le accurate argomentazioni presentate a sostegno della petizione degli animalisti non sono state prese in considerazione: la petizione è stata respinta. La caccia è aperta. Tutto l'anno. Anche in città.
IL GIORNALE
30 AGOSTO 2011
FELINI NEL
MIRINO La petizione non ferma una pratica
crudele
Che orrore
la caccia ai gatti in Svizzera
Il Paese è
molto civile verso gli animali: ma consentire
ancora di sparare ai randagi è un passo indietro
Oscar Grazioli
Come si può affermare che Svizzera, Austria,
Germania non siano paesi civili? Infatti non è
così. Si tratta di nazioni che indubbiamente
hanno basi sociali (scuola, sanità, diritti
civili) solide come le piramidi. Se però
prendiamo il benessere animale, come pietra di
paragone della civiltà di un popo-- lo, anche
per questi antichi territori dell’Europa
centrale, assistiamo a legislazioni
avveniristiche accanto a dettami di legge che
sembrano emergere da un oscuro passato.
Mentre la Svizzera è stata tra i primi paesi al mondo a decidere che gli animali avviati nei mattatoi debbano essere tutti storditi prima della iugulazione, senza eccezioni pretese dai vari credi religiosi, allo stesso tempo non cede di una virgola sulle leggi che regolano le soste dei circhi che utilizzano animali. In questo si dimostra assai generosa nei confronti dei circensi e ignora le richieste che vasta parte della popolazione, guidata dagli animalisti elvetici, indirizza al governo, stanca di vedere leoni spelacchiati soffrire sotto il tendone. Oggi gli animalisti, e buona parte della cittadinanza elvetica, apprendono che la lotta per salvare i gatti dalle «canne fumanti» è stata inutile. Luca Barthassat, deputato del cantone di Ginevra, si è dannato l’anima per aiutare i ragazzi di Sos Chats nella loro battaglia volta a fermare il massacro dei gatti «randagi». Niente da fare. Neanche l’icona di Lara Croft, nella sua veste di gattina con la zampa alzata e la faccina malinconica, è riuscita a far valere le ragioni sostenute da una petizione forte di quasi 14mila firme, inviata al Bundesrat, il Consiglio federale.La richies- ta riguardava l’abolizione del permesso di caccia ai gatti fuori dalle abitazioni, che vengono considerati «randagi». Niente da fare. Il Consiglio federale ha guardato le aride cifre. In Svizzera ci sono oltre un milione di gatti, che zampettano sul territorio nazionale. Troppi e troppo liberi per le campagne di minacciare uccelli, piccoli mammiferi e rettili. Così come accade per i corvidi (gazza,ghiandaia,cornacchia), troppo aggressivi, numerosi e invadenti per le altre specie, anche il gatto è considerato un «nocivo », come da noi trent’anni fa. Le autorità poi hanno risposto di temere che i gatti liberi si riproducano con altri gatti più selvatici, dando origine a malattie epidemiche che potrebbero minacciare l’esistenza dello stesso gatto domestico. Evidentemente in consiglio ci sono diversi estimatori di fantascienza. Barthassat, assieme al testimonial Croft, ha tentato una manovra diversiva. «Consentiamone l’abbattimento solo in caso di allarme sanitario, come un’epidemia di rabbia».«Nein»,niente da fare,sono i singoli cantoni a decidere e loro hanno deciso che, epidemie a parte,il gatto«rinselvatichito»possa essere fucilato sul posto, sempre a debita distanza dalle abitazioni, esattamente come avveniva un tempo in Italia, quando la fauna selvatica era res nullius (cosa di nessuno) e non res comunitatis , come è adesso. Oggi, nel nostro paese, il gatto è considerato un animale «libero»e come tale può zampettare in campagna o nelle parti comuni dei condomìni, senza che nessuno lo tocchi. «È così da qualche anno anche in Francia » ha tentato Barthassat. «Nein», non ce ne frega niente. I francesi a casa loro facciano quello che vogliono e non ci devono in segnare niente visto che ingozzano le oche fino a fargli scoppiare il fegato. «Ma i pallini spesso feriscono il gatto che muore dopo una lunga agonia », ha tentato disperatamente Barthassat. «Nein», i nostri cacciatori sono come Guglielmo Tell. Mira infallibile. «Ma come si fa a riconoscere se un gatto è di proprietà o di nessuno? »ha giocato l’ultima carta il deputato. «180 metri da casa. Oltre, è gatto di nessuno». Non si possono certo paragonare, alla decisione elvetica, la corrida spagnola, le fattorie degli orsi cinesi, il massacro dei cani randagi rumeni, il gavage delle oche francesi, ma se è il principio che conta, la strada è ancora lunga, anche nei paesi civili.
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