IL CACCIATORE
10 SETTEMBRE 2009
Stop al
business del randagismo, oppure…
Stop al business del
randagismo o via preferenziale per alcuni?!?!?
Animalisti in festa per la nuova ordinanza Martini che riguarda
la gestione dei canili comunali o convenzionati (quindi
quelli finanziati con soldi pubblici). Per spiegare
l’ordinanza quale miglior fonte se non la LAV?
La responsabile nazionale di canili e gattili Ilaria Innocenzi
scrive che l’ordinanza: “., dispone che in sede di bando di gara
o di convenzione e di valutazione delle offerte siano previsti
principi di prelazione a favore delle strutture gestite da
associazioni onlus o enti morali aventicome finalità la
protezione degli animali.”, ovvero che verranno in ogni modo
privilegiate le associazioni animaliste nel “vincere ” i bandi
inerenti ai canili. E continua, riferendosi ai Sindaci,
rappresentanti democraticamente eletti dai cittadini, a
differenza delle private e autoreferenziali associazioni
animaliste, con il monito: “Viene ribadita, inoltre, la precisa
responsabilità del Sindaco anche nel caso di animali rinvenuti
sul proprio Comune ma collocati in strutture che insistono su
territorio non di sua competenza.”
Che “tradotto”, vuol dire che secondo l’ordinanza, in alcun modo
i Sindaci potranno esimersi dall’essere responsabili dei propri
randagi, ovunque essi si trovino e, ovviamente, in maniera
perpetua. Ma non finisce qui: le associazioni e gli enti morali,
dopo aver avuto la gestione dei canili o le convenzioni in via
privilegiata, necessiteranno ben anche di appositi “spazi
pubblicitari” (metaforicamente parlando)!… E quali migliori
spazi se non quelli dei siti istituzionali?!?
Ecco che da oggi potrete trovare, tra un bando di concorso e
un’ordinanza del Sindaco, anche frotte di pelosi in cerca di
famiglia, infatti, scrive la LAV: “E’ prevista anche
l’affissione presso l’albo pretorio o altri spazi pubblici di
informazioni e foto dei cani adottabili e la pubblicazione sui
siti web.”
Il che vuol dire che forse un cittadino non troverà il posto in
Comune, ma un cane onlus si!! E se per disgrazia il canile non
avesse una gestione “onlus e morale”? LAV scrive che nei bandi
si dovrà “.prevedere l’accesso alla struttura e la presenza
delle associazioni animaliste al fine di favorire l’adozione dei
cani.”. Quindi, sembra che con questa ordinanza, le private,
autoreferenziali e a volte improvvisate associazioni animaliste
avranno diritto di accesso alle strutture comunali sempre e
comunque!
Un normale cittadino no, ma un animalista si!
D’ora in avanti, grazie (si fa per dire) a Francesca Martini, le
associazioni animaliste avranno per così dire “diritto di
presenza” garantito in ogni canile pubblico o consorziato,
cosicchè, almeno in tema di randagismo, un Sindaco per poter
dire la sua dovrà prima essere eletto, un animalista no! Per
fortuna l’ordinanza prevede che anche il comune cittadino possa
visitare la pubblica struttura, ad orari e date ben precise sia
chiaro.
Infatti riporta la LAV: “Un diritto che invece è di ogni
cittadino in quanto i cani ospitati sono pubblici e per il loro
mantenimento tutti pagano le tasse.” , come dire che, tutto
sommato, essendo il cittadino che mantiene le strutture gestite
dagli animalisti ed enti morali o da loro perpetuamente visitate
per diritto acquisito a priori, possa anche lui, qualche volta,
fare qualche visita.
FederFauna si chiede come un Sindaco possa controllare un canile
e le suddette associazioni se sono, per diritto, esse stesse o
gestrici o visitatrici/controllori, quando il Sindaco ha un
mandato a termine e le associazioni no.
Ci spieghi il Sottosegretario come un
Sindaco possa difendere un canile comunale che costa di
realizzazione, mediamente 1 milione-1milione e mezzo di euro, da
abusi quali staffette e traffici di meticci vari dall’Est e
dalla Spagna che sembrano essere operati proprio da associazioni
animaliste.
Ci spieghi come un Sindaco possa difendere le
casse pubbliche dai traffici connessi al randagismo quali
stallaggi e staffettaggi dal meridione, di cani con leismania o
di cani che, proprio attraverso circuiti animalisti, sembra
partano meridionali e si naturalizzino milanesi o romani.
Come potrà un Sindaco di una città metropolitana, controllare 5
canili da 200 cani anziché uno solo da 1000? È probabile che
soluzioni come quelle imposte dall’Ordinanza, in caso di grandi
città, quintuplicheranno i costi di realizzazione e di gestione
a carico dei cittadini, quintuplicheranno le possibilità di
attività per gli animalisti ma è difficile credere che
faciliteranno i controlli!…
Ci spieghi inoltre il Sottosegretario come possa un Sindaco
vigilare in piena autonomia sulle attività di un canile se, da
una prima lettura dell’Ordinanza, sembra basti una segnalazione
di inadempienza alla Prefettura, perché questa intervenga
sostituendolo nelle competenze.
Ci sentiremmo più tranquilli se nelle gestioni dei canili, un
Sindaco, colui che è eletto dalla maggioranza dei suoi
concittadini, potesse agire in piena autonomia e si potesse
anche difendere da quegli
animalisti che
usano i soldi dei cittadini per i traffici di randagi
o di cani sequestrati o per altre attività per le quali le
strutture ed i soldi pubblici non dovrebbero assolutamente
essere usati.
Non vorremmo che i canili municipali diventassero strutture
pubbliche , con oneri di gestione pubblici, per fornire
gratuitamente basi logistiche ad attività “private”.
Bhè! Che dire? Il dubbio è forte: l’Ordinanza sembra segnare
effettivamente la fine di un certo tipo di business del
randagismo, ma non sarà forse l’inizio di un altro?!?!
Per le altre news:
http://www.federfauna.org/News/