IL
GIORNO BERGAMO BRESCIA
7 APRILE
2007
ANCHE
L’ASL DI BRESCIA VITTIMA DELLA TRUFFA
L’adozione di 1300
cani
e gatti era l’anticamera della
vivisezione
di RAFFAELLA FOLETTI
UN’ASSOCIAZIONE animalista che ha sede
in un canile del Bresciano convenzionato
con l’Asl. Un’altra struttura privata in
zona che, pur non essendo a norma,
ospita cani
e gatti. E un analogo sodalizio nel
Milanese. Sono otto gli indagati che
fanno capo alle tre realtà
«insospettabili» per i quali il pm di
Brescia Simone Marcon ha chiesto il
rinvio a giudizio, che sarà discusso il
2 maggio nell’udienza preliminare
davanti al gup Carlo Bianchetti. A
conclusione dell’inchiesta durata due
anni, la Procura ipotizza i reati di
associazione a delinquere finalizzata
alla truffa ai danni dell’Azienda
sanitaria locale, falso in atto
pubblico, maltrattamento di animali.
PER GLI
INQUIRENTI, quelle associazioni e quei
canili sarebbero stati punti di snodo
del traffico illegale di
cani
e gatti verso Germania e Svizzera. Oltre
1.300 soltanto gli animali che, partiti
da tutta la regione, sono stati
intercettati a fine 2004 su vari tratti
autostradali — a Brescia e Bergamo, per
esempio — a bordo di camion sequestrati
dai Nas della Lombardia. Da dove
provenivano, e che fine avrebbero fatto?
Se lo chiedono i volontari delle
associazioni Arca di Palazzolo e Laica
di Erbusco, Adro, Capriolo.
OLTRE
TRECENTO ANIMALISTI che prima prestavano
fatica e denaro nelle due strutture
finite nei guai, quando hanno capito che
qualcosa non quadrava hanno sporto
denuncia avviando le indagini. Ora si
augurano che sia celebrato un processo.
«Arrivavano anche otto setter in una
volta — racconta Vittoria Grandossi,
66enne, maestra in pensione ad Adro,
animalista — Non riuscivamo a farci dire
da dove provenissero. Sono
cani
da caccia, non randagi. Invece di gatti
senza casa ce ne sono intere colonie, la
loro scomparsa quasi non desta
sospetto».
Poi gli animali sparivano in massa: «I cani andavano in Germania e i gatti in Svizzera. La nostra responsabile, ora indagata, sosteneva che venissero adottati in paradisiaci canili. E per ogni adozione prendeva dall’Asl 45 euro. L’accusa dice che gli animali fossero falsamente affidati a persone che ne erano ignare, e spediti all’estero con certificati artefatti di buona salute anche per cani malati. Pare che venissero pagati anche 300 euro ciascuno e che il loro vero destino fosse la vivisezione». Proprio su questo destino sono aperti altri fascicoli a Brescia, Bergamo, Bolzano e altre Procure. |
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