IL GOLFO
19 FEBBRAIO 2008
I sostituti Gargiulo e Sirleo
non mollano la presa
Inchiesta sul canile di Panza, la Procura “azzanna” gli
indagati
Hanno presentato ricorso al
tribunale del riesame ritenendo che i provvedimenti del gip
non sono né sufficienti e né attuali. Chiedono che
Cacciapuoti, Pontone e Mundt finiscano agli arresti
domiciliari, perché l’obbligo di dimora e di presentazione
alla PG non sono sufficienti a garantire le indagini. Anzi,
il Cacciapuoti ha ricevuto un provvedimento del gip con il
quale lo ha totalmente spogliato di qualsiasi obbligo.
Mentre sollecita il divieto di rimettere piede sull’isola
d’Ischia nei confronti di Heinemann e Scheuerlein
(19-2-2008
) Napoli - I pubblici
ministeri Maria Cristina Gargiulo e Paolo Sirleo non
lasciano la presa. Continuano ad “azzannare” i responsabili
del canile di Panza che sarebbero stati particolarmente
inclini all’affidamento degli animali forzando la legge,
come sostiene nei suoi numerosi provvedimenti. Questa volta
i magistrati inquirenti contestano la decisione del giudice
per le indagini preliminari Morello per le misure
affievolite nei confronti di taluni indagati e per il
rigetto verso altri. Ritiene che vi siano i presupposti per
procedere all’accoglimento del ricorso presentato al
tribunale del riesame in funzione di appello, con
l’applicazione della misura cautelare agli arresti
domiciliari nei confronti di Nicola Cacciapuoti, Ciro
Pontone e Karin Mundt, nel mentre il gip aveva disposto per
il primo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria
poi revocato dallo stesso gip alla luce degli elementi
depositati dai difensori di fiducia, avvocati Antonio De
Girolamo e Carmine Passaro, e il divieto di dimora per gli
altri due coindagati Pontone e Mundt. Al tempo stesso il gip
aveva rigettato qualsiasi provvedimento nei confronti delle
due tedesche che rappresentano la Fondazione Ernst,
Heinemann e Scheurlein, per le quali la Procira chiede al
riesame il provvedimento che vieti loro di rimettere piede
sull’isola d’Ischia. E’ una decisione che nessuno si
aspettava, ma è giunta come un fulmine a ciel sereno. Per la
pervicacia degli investigatori che ritengono che vi siano
delle vere e proprie forzature della legge e questo in
contrasto con quanto asseriscono alcuni esponenti della
Fondazione che si occupa del canile di Panza in numerose
missive trasmesse a vari uffici istituzionali e anche alla
nostra redazione. Ritenendosi del tutto estranei e che sia
in atto una sorta di “persecuzione”. Ma queste lamentele
vanno in contrasto con quanto ha deciso il pubblico
ministero nel definire la strada del chiedere la conferma
delle proprie richieste al momento del deposito alla
cancelleria del gip e non del tutto accolte. Ci sarebbero le
condizioni per procedere all’applicazione delle misure
sollecitate, proprio perché l’attività presunta illecita
potrebbe essere reiterata anche in questi momenti dello
sviluppo dell’indagine che coinvolge ben diciannove persone,
tra le quali pubblici ufficiali e semplici usufruitori di
alcuni interessi nella “commercializzazione” degli amici a
quattro zampe.
LE MISURE NECESSARIE PER L’UFFICIO DEL PM
Per il pubblico ministero non vi sono dubbi che è necessario richiedere per: «Ciro Pontone, Karin Mundt e Nicola Cacciapuoti misura cautelare personale degli arresti domiciliari; Jutta Heinemann ed Else Geibler Scheuerlein misura cautelare del divieto di dimora nell’isola d’Ischia». Pur sottolineando che l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari conferma il quadro indiziario e la pericolosità degli indagati, la Procura evidenzia al tempo stesso la propria disapprovazione in ordine ai provvedimenti disposti successivamente: «La impugnata ordinanza ha pienamente riconosciuto la esistenza di un quadro probatorio idoneo a rappresentare la esistenza di un consolidato sodalizio criminoso diretto a consentire “l’espatrio” di un numero imprecisato di cani e gatti dall’isola d’Ischia per la Germania, in totale dispregio della normativa di settore. Il provvedimento giurisdizionale in esame ha riconosciuto, mediante analisi del compendio probatorio, la avvenuta consumazione di una serie di condotte dirette a “avvicinare” soggetti per adottare fittiziamente gli animali ricoverati presso il canile di Panza d’Ischia, a confezionare falsi ideologici negli atti di adozione degli animali, ovvero nei passaporti degli animali, tutto ciò al fine di aggirare la normativa posta a presidio degli animali medesimi». E proprio a tale relazione si evidenzia che le argomentazioni non possono essere ritenute condivisibili per le ragioni elencate nel prosieguo dell’atto impugnato: «Ebbene, alla luce di questo discorso, non appare condivisibile la argomentazione resa dal giudice, secondo cui il pericolo di recidivanza specifica – che trae fondamento dalla assoluta serialità delle condotte – possa essere devitalizzato dalle misure cautelari applicate peraltro solo a taluni dei soggetti individuati dal giudice medesimo». LA POSIZIONE DEL CACCIAPUOTI Quelle misure che sono state concesse dal gip Morello non vengono ritenute dalla Procura per nulla soddisfacenti e non consentono affatto che si possa evitare che gli indagati ricadano nel medesimo “errore” con grave ripercussione sulla stessa gestione del canile di Panza. Anche se bisogna sottolineare che per quanto riguarda il Cacciapuoti, tale problema non può essere ritenuto attuale, dato che egli si è dimesso, come è stato dimostrato al gip che ha revocato il proprio provvedimento; dal 5 maggio scorso egli non è più amministratore della struttura del canile di Panza e che non ha più alcun rapporto, né diretto, né indiretto con tale struttura e né con gli altri indagati, e questo fa venir meno ogni possibilità di applicazione di misura cautelare: «Le misure applicate sono parimenti inadeguate se rapportate alla tipologia di organizzazione. Lo stesso giudice riconosce che la organizzazione ha una sua collocazione in Germania. Ebbene se così è, il divieto di dimora nell’isola di Ischia per Pontone e Mundt (dimorante in Germania) appare assolutamente inadeguato, posto che costoro hanno sempre diretto la organizzazione da quel paese. Lo stesso giudice riconosce questo dato (nella parte in cui dice “quantunque abbiano fino a oggi diretto la organizzazione dalla Germania”), ma, ciononostante reputa che la misura possa impedire che i due indagati consolidino i rapporti con i coindagati. Questo ragionamento non appare assolutamente soddisfacente. Peraltro, non è da escludere – anzi la loro personalità lascia intendere l’esatto contrario – che i soggetti, ove mai venisse interrotto il flusso di animali da Ischia, possano intraprendere analogo traffico con altre località italiane o estere. La misura richiesta da questo ufficio appare certamente soddisfacente perché permetterebbe sia di recidere il legame criminoso tra i soggetti residenti in Germania e i soggetti italiani sia di impedire in assoluto condotte di analogo tenore. Quanto alla posizione di Cacciapuoti, definito soggetto preminente della organizzazione nel territorio italiano, stupisce la misura adottata dal giudice (obbligo di presentazione alla PG). Certamente un soggetto che ha dato prova di essere dedito alla commissione di condotte criminose di così grave portata non può certamente soggiacere alla valenza dissuasiva, auspicata dal giudice nel provvedimento impugnato, della misura da lui applicata; né parimenti possono reputarsi munite di valenza processuale le conseguenze sotto il profilo amministrativo che interesserebbero i rapporti tra Comuni convenzionati e fondazione. Se si dovesse applicare questo ragionamento, sarebbe giuridicamente impossibile sequestrare gli immobili abusivi. Peraltro, la misura applicata a Cacciapuoti appare vieppiù inadeguata se si rapporta la sua posizione rispetto a quella di Pontone e Mundt, che, come lui, sono gli apici della organizzazione criminosa. Infatti, anche a voler condividere il percorso argomentativo del giudice, ci si sarebbe aspettato che il Cacciapuoti, dimorante in Ischia, fosse attinto da una misura quantomeno pari a quelli per i correi, e non già addirittura inferiore!». Critico per quanto attiene al rigetto di qualsiasi misura nei confronti delle due donne tedesche per le quali il gip aveva ritenuto che non vi fossero i presupposti e dovessero rimanere del tutto libere in ogni movimento, di raggiungere l’isola d’Ischia come e quando volessero. Tale decisione è fortemente contestata nell’atto di appello al riesame dalla Procura partenopea: «Per quanto riguarda Heneimann Jutta e Scheuerlein Geibler Else, per le quali il gip ha negato la misura cautelare, le considerazioni secondo cui costoro svolgevano mansioni d’ordine – onde la valenza delle misure per i sodali impedirebbe la commissione di reati da parte di costoro – non appaiono assolutamente condivisibili atteso che, da una parte, le misure applicate dal giudice per gli altri indagati non sono sufficienti a elidere le esigenze cautelari dei reati contestati, e, in secondo luogo, la assegnazione in seno alla società di un ruolo esecutivo non è antinomica con il pericolo di reiterazione ritenuto dal giudice». Nei prossimi giorni i pubblici ministeri verranno in camera di consiglio e discuteranno del loro ricorso che sarà fortemente rintuzzato dal nutrito schieramento difensivo, che chiederà che i giudici lo respingano in primis per mancanza di gravi indizi di colpevolezza e in seconda battuta per mancanza di esigenze cautelari.
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