IL GOLFO
05/01/2008
GIUSTIZIA
Scrive
il giudice per le indagini preliminari Stefano Risolo
elencando le esigenze cautelari
Canile
di Panza, «operazioni grazie a collusioni all’interno di
pubblici uffici»
Per la magistratura si sarebbero
realizzate delle «ferme risoluzioni criminose», da parte di
coloro che sarebbero stati coinvolti in questo giro che ha
creato «flusso di introiti economici per il canile». Mentre
si è ancora in attesa delle risposte da parte dell’autorità
giudiziaria tedesca in ordine alle richieste di rogatoria
avanzate dalla procura della Repubblica
Napoli - Nelle cinquanta e passa
pagine della ordinanza di custodia cautelare firmata dal
giudice per le indagini preliminari Stefano Risolo sono
raccontati numerosi episodi che hanno visto in parte
coinvolti i ventuno indagati, dei quali tre hanno ricevuto
misura di obbligo di presentazione quotidiana dalle 16 alle
18 negli uffici del commissariato di Ischia per Nicola
Cacciapuoti, e il divieto di dimora sull’isola d’Ischia per
gli altri due indagati, Ciro Pontone e
la sua consorte tedesca Karin Mundt.
Per tutti gli altri il giudice non ha ritenuto di accogliere
le richieste che sono pervenute dai sostituti procuratori
della Repubblica Gargiulo e Sirleo.
Le intercettazioni sono state
utilissime per scoprire il giro di questi amici a quattro
zampe che partivano dal canile di Panza per raggiungere la
ricca Germania, a quali scopi, è questo il
perno dell’inchiesta che sta conducendo la squadra mobile di
Napoli sotto il coordinamento della Procura partenopea.
Anche grazie alle rogatorie internazionali, di cui una ha
ottenuto risposta dall’autorità di polizia tedesca, mentre
per la seconda si attende un cenno più che positivo, ma a
quanto pare in modo vano. Le esigenze cautelari sono state
descritte nella ordinanza dal gip Risolo che ha attentamente
letto tutti gli atti che sono stati trasmessi dai due
magistrati inquirenti che da oltre un anno si sono
interessati ed hanno approfondito la questione del
“commercio” dei cani meticci raccolti
un po’ ovunque nelle strade dell’isola o affidati da terzi
ai responsabili della Fondazione Annemarie Ernst, la cui
gestione ultimamente sarebbe stata a un’associazione
animalista e ambientalista molto importante che è presente
in Germania, denominata Pro Animale che
avrebbe così una garanzia superiore rispetto a quelle
attuali, ma tale operazione non si sarebbe ancora
perfezionata per motivi di ordine burocratico e tecnico. Ma
questo non ha nulla di attinente con l’inchiesta italiana.
Che va avanti ed è a una svolta che molto probabilmente si
concluderà tra non molto con la notifica dell’avviso della
conclusione delle indagini preliminari. La magistratura ha
comunque acclarato che ciò si sarebbe potuto concretizzare
grazie all’apporto importante che costoro che avevano la
gestione dei cani avrebbero ottenuto nell’ambito degli
uffici pubblici, come sottolinea il gip nel descrivere le
esigenze cautelari: «Al riguardo, deve sottolinearsi la
serialità delle condotte di reato poste in essere nel tempo
dagli indagati e, dunque, la ferma risoluzione criminosa
dagli stessi manifestata, in taluni casi avvalendosi di
collusioni all’interno di pubblici uffici». Secondo i
magistrati questo sarebbe stato svolto proprio per non
rispettare a fondo le normative vigenti che impongono la
conoscenza della finalità del passaggio dell’animale da una
fondazione ad un soggetto privato che ne fa richiesta. Al
solo scopo di evitare che gli amici dell’uomo non vengano
utilizzati per fini impropri e illegali: «Nel far ciò,
secondo quanto in precedenza esposto, gli indagati
incrementavano l’afflusso degli introiti economici del
canile, finendo – tra l’altro – per non finire agli organi
competenti le garanzie (imposte dalle circolari
interpretative ed attuative della Legge n 281/90) in ordine
alla destinazione finale ed alle effettive condizioni di
vita dell’animale». Per scoprire se realmente sono state
compiute delle gravi irregolarità nel trasferimento degli
animali da un paese ad un altro, la magistratura italiana è
stata costretta a richiedere ben due rogatorie
internazionali, dopo che alcuni testimoni sentiti hanno
dichiarato alcune situazioni strane venutesi a verificare
nel momento dell’adozione di un cane o di un gatto: «Sul
punto, la risposta dell’A.G. tedesca alla prima delle due
rogatorie internazionali avanzate ha consentito di appurare
(grazie anche all’esame testimoniale di alcuni dei reali
affidatari degli animali) che costoro, nella maggior parte
dei casi, avevano “comprato” il cane o gatto da
un’associazione animalistica tedesca che, a sua volta, aveva
ricevuto gli animali (non è chiaro se a titolo gratuito od
oneroso) da altri soggetti (per lo più da canili tedeschi)».
Da ciò ne discende che sussistono per il magistrato esigenze
tali da dover applicare una misura anche se lieve, ma
comunque tesa a garantire il non persistere delle condotte
per le quali gli indagati sono sottoposti ad una verifica
del loro comportamento tenuto nell’ambito della fondazione
che è proprietaria del canile di Panza: «Deve, pertanto,
ritenersi concreto il pericolo di recidiva specifica, a
dispetto dell’incensuratezza e grado in concreto ricorrente
deve essere parametrata alla gravità delle condotte poste in
atto nel caso di specie, al cui riguardo deve tenersi conto
della mancata dimostrazione – allo stato degli atti –
dell’ipotesi formulata dagli inquirenti nella fase iniziale
delle indagini, secondo cui gli animali spediti in Germania
fossero destinati all’illecita sperimentazione scientifica.
Non può pertanto, escludersi che, nella futura sede
processuale venga concesso il beneficio della sospensione
condizionale dell’irroganda pena». Quest’ultimo è un aspetto
grave e preoccupante, è quello che si sono posti gli
investigatori, cioè conoscere e sapere se realmente
questi animali fossero
destinati a qualche industria farmaceutica per delle
sperimentazioni per nulla autorizzate dalla nostra autorità
sanitaria e dalle nostre leggi, che vietano tale pratica.
Ecco perché tanto interesse
nel reperire gli animali per condurli in un altro paese.
Molti dei quali viaggiavano finanche in aereo per
raggiungere il più presto possibile il luogo di
destinazione. Coinvolgendo non solo tedeschi, ma anche
austriaci e svizzeri. Un business considerato assai
remunerativo. Stando alle convinzioni della magistratura
italiana. Passando al comportamento degli
altri due indagati, Pontone e Mundt, che di fatto sono i
punti di riferimento in Germania di coloro che a Panza
gestivano il ricovero dei cani: «A tale stregua, appare
equamente applicabile nei confronti di Pontone Ciro e Mundt
Karin, per i reati di cui alla richiesta del PM, la misura
cautelare del divieto di dimora nell’isola d’ischia (onde
evitare che i predetti –
quantunque abbiano fino ad oggi diretto l’organizzazione
dalla Germania – possano consolidare in
futuro i loro rapporti con i coindagati attraverso modalità
relazionali dirette) nei confronti di Cacciapuoti Nicola
(risultato figura preminente a livello organizzativo sul
territorio) quella dell’obbligo di presentazione alla PG,
quale misura avente valore di monito ed ostacolo alla
protrazione delle condotte criminose, tenuto conto altresì
delle premunibili conseguenze che l’emissione della misura
cautelare in esame produrrà nei rapporti di natura
amministrativa tra l’autorità comunale e la Fondazione.
Infine, in considerazione del ruolo essenzialmente esecutivo
svolto nel contesto del sodalizio di appartenenza dalle
indagate Scheurelein Else e Heinemann (Dittmar) Jutta – e
della contemporanea applicazione delle misure cautelari di
cui sopra ai detti coindagati – appare superflua, allo
stato, l’applicazione delle misure cautelari richieste nei
confronti delle predette».
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