Fulmine è terrorizzato dagli
esseri umani e non accetta di farsi neppure avvicinare.
Gunter e Benson invece hanno imparato a smettere di
tremare ma solo se riconoscono la mano amica dei volontari
che li accudiscono.
«Proprio per
questo, pur di tenerli con noi, siamo disposti a incatenarci
alle sbarre delle gabbie», spiega Patrizia Pizzorni del
canile municipale. Preannunciando battaglia in nome di
quelle bestiole che da più di due anni sono ospiti della
struttura di via del Taglio. Dove l'amore dei volontari ha
fatto quasi del tutto il miracolo di fare svanire la paura.
«Noi vogliamo
difendere i dodici cani da caccia, in particolare bracchi e
spinoni, che sono arrivati qui in seguito ad un sequestro --
spiega la presidente della cooperativa Timbuctù che gestisce
il canile. - Le guardie zoofile li hanno trovati maltrattati
e in stato di denutrizione, e per questo li hanno affidati
al canile, denunciando nel contempo il proprietario».
Era il
gennaio del 2001: quel branco di bestiole spaventate ha
sostato per un po' in una struttura della provincia prima di
arrivare in via del Taglio. «Erano terrorizzati e
compromessi psicologicamente e solo con molta pazienza siamo
riusciti a conquistare la loro fiducia, curandoli con
affetto». Lo stesso che il proprietario non aveva mai dato
loro visto che, nel frattempo, l'uomo ha patteggiato davanti
al giudice e ha pagato con una multa il disinteresse per i
propri cani.
«In seguito
però a questa sentenza, il giudice ha emesso una ordinanza
di restituzione delle bestiole che dovrebbero tornare al
proprietario. Noi non vogliamo che ciò succeda e faremo di
tutto per impedirlo», aggiunge Patrizia Pizzorni che sogna
per quei cani un destino diverso, fatto, quando possibile,
di un'adozione da parte di famiglie disposte a farsi carico
di animali dall'equilibrio così scosso.
«Per parte
nostra condividiamo questa speranza - aggiunge Roberta
Tagliati, funzionario tecnico del Comune. - Se il
proprietario dovesse reclamarli, emetteremo immediatamente
una richiesta di rimborso spese per gli oltre due anni in
cui ci siamo occupati dei cani».
Uno
stratagemma evidente per spingere il vecchio proprietario a
rinunciare agli animali, garantendo loro una nuova vita il
più possibile tranquilla. «Il padrone non si è fatto vivo
per tutto questo tempo e speriamo non lo faccia neppure
ora», conclude la presidente di Timbuctù. Mentre Fulmine,
ignaro di quanto gli accade intorno scodinzola timido a chi
offre una carezza e una ciotola di zuppa.
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