LIBERO
Giovedí 06.07.2006 12:04
Randagismo/ Oltre
100 comuni lombardi fuorilegge
Sono oltre cento i Comuni in Lombardia che non rispettano a vario titolo le normative della 281 ed in particolare oltre settanta non hanno avviato le procedure previste dalla legge in materia di convenzione con i canili per il ricovero dei cani randagi. La quasi totalità è situata tra le provincie di Bergamo, Sondrio, Cremona e Varese. Lo rende noto l'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (AIDAA) che da due anni sta attuando un controllo a tappeto in tutti i comuni italiani per verificare quanti e quali sono quelli inadempienti rispetto alle norme previste dalla legge nazionale contro il randagismo (la 281/90). Ad oggi sono stati resi disponibili i dati relativi ai Comuni lombardi.
Secondo l'AIDAA, sono una quindicina i piccoli
Comuni (prevalentemente montani) che non hanno
attivato le normative previste dalla 281 per
quanto riguarda la cattura dei cani randagi e
che presentano nel contempo alcuni casi di
randagismo e per i quali sono stati segnalati
casi di abbattimento di cani randagi. Vi è poi
un rischio ulteriormente diffuso e riguarda i
controlli, praticamente quasi nessuno dei Comuni
lombardi che non dispone di un proprio canile
comunale prevede nelle proprie convenzioni
azioni di controllo nei confronti dei gestori
dei canili o dei ricoveri ai quali vengono
affidati i cani randagi.
Proprio questa assenza di
controllo - secondo l'associazione - ''favorisce
senza ombra di dubbio la possibilità di azioni
illegali (quali la vendita all'estero dei cani
che dopo un certo periodo di tempo non vengono
reclamati dai proprietari) e non possiamo
escludere che attraverso veterinari compiacenti
(vi sono diverse segnalazioni in merito alle
Forze dell'ordine avanzate da molte associazioni
animaliste), decine di cani risultino essere
soppressi o ricoverati nei canili (e i comuni
magari versano anche la quota prevista per il
mantenimento degli animali) mentre in realtà
hanno preso la via dell'estero, magari destinati
ai laboratori della vivisezione".
Ma non solo, anche in Italia, infatti, continua
l'AIDAA "analizzando le convenzioni in atto tra
i Comuni e i rifugi (esclusi quelli
convenzionati con associazioni animaliste
riconosciute che dirigono in proprio rifugi) o i
canili privati che si occupano di recupero dei
cani randagi, spesso si nota come queste
convenzioni non tengano in alcun conto il
benessere animale così come invece previsto
dalla legge sulla tutela degli animali di
affezione, ma riguardino solamente le questioni
economiche".
AIDAA denuncia 'questa
enorme carenza nei comuni lombardi che può
essere alla base del losco traffico di animali
destinati ai laboratori esteri, in particolare
in Germania per la vivisezione'. "Con
il nostro servizio legale stiamo facendo un
enorme lavoro di controllo su tutto il
territorio nazionale - dice Lorenzo Croce,
presidente nazionale AIDAA - e le
Amministrazioni comunali, trincerandosi dietro
la mancanza di personale, spesso cercano di non
darci nemmeno i documenti che chiediamo e che
per legge ci devono dare entro 30 giorni; solo
dopo aver minacciato ricorsi al Tar, ed in
alcuni casi averli attuati, escono
dall'ostruzionismo e ci danno i documenti che,
ad una attenta analisi, risultano essere spesso
carenti proprio nelle parti fondamentali
riguardo i controlli dei Comuni sugli enti
gestori e sul benessere degli animali. Anche in
Lombardia ci sono poi casi limite per i quali
stiamo valutando l'opportunita' di rivolgerci al
TAR almeno per i casi più disperati in modo che
il Tribunale obblighi, attraverso la nomina di
un commissario ad acta, i Comuni a rispettare la
legge in materia di tutela animale e di lotta al
randagismo".
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