Hai mai visto
ammazzare un maiale? Da queste parti ancora lo macellano "al
modo antico" che, dicono, dà i risultati migliori: carni
bianche, senza residui sanguigni che le farebbero marcire.
E' un modo atroce, che la legge proibisce.
Vanno al porcile, legano l'animale, gli infilzano nel grifo
un uncino appuntito, tirano, e lo trascinano a un tavolaccio
inclinato su cui lo stendono e lo sgozzano; e mentre quello
urla e si dibatte, gli versano addosso acqua bollente e
cominciano a radergli le setole (gliene versano anche in un
orecchio perché gli spasmi aumentino e il sangue sia espulso
con più forza).
Mi capitò di assistervi, una volta; non c'era crudeltà nei
loro occhi: gesti precisi, coordinati, compiuti in calcolata
successione, come un rito; e a cose fatte (sezionato il
corpo, salate e insaccate le carni), nell'Agape che lo
corona, la gaia compiacenza del còmpito bene eseguito.
L'episodio mi è ritornato su come un rigurgito la notte
scorsa, guardando un film giallo in cui un sicario parla di
"contratti" con distaccata
professionalità.
Le idee si associano spontaneamente: c'è un abisso fra
l'ammazzare il porco e l'etica del killer! ma se rifletti,
un legame lo trovi: è la coscienza dissociata dall'atto,
l'alibi del lavoro "fatto secondo le regole" (che possono
essere le più diverse: patti, usanze, modelli, ordini,
leggi, dottrine e dogmi, e via discorrendo).
C'è
un'ossessione che mi porto dietro da quand'ero ragazzo, più
oppressiva in questi giorni che scontiamo le ore d'un
ultimatum di guerra: generali ed esperti intorno a un tavolo
con le carte geografiche. In un silenzio che scava vuoti
nella mente, un dito indica un punto su una mappa e una voce
dà un ordine ...
E' più d'un
mese che ho interrotto questa lettera: giorni vissuti male,
sballottolati come sugheri fra ondate di pessimismo e
speranza che la violenza atavica non prevarrà. Incollati
davanti ai teleschermi, assistiamo "in diretta", ora per
ora, al più antico spettacolo di massa.
Commenti e immagini, montate a ritmo incalzante, mantengono
viva la suspense.
Vediamo truppe e carri armati, navi cannoneggianti,
squadriglie in volo, fiamme e crateri (pochissimo i morti,
per non commuoverci troppo).
Alti gradi e politici o i loro portavoce arrivano ogni tanto
a raccontarci le loro epopee rassicuranti.
Nel cielo buio delle Mille e una notte, missili e contraerea
fanno le belle luminarie; dal deserto soffiano nebbie di
sabbia.
Amico mio, che
inganno è il nostro! Vorremmo cose all'apparenza semplici,
ma che sono impossibili; è triste ammetterlo, appartengono
ai Miti.
E io mi sento ogni giorno più vicino a quel vecchio barbone
che al tramonto rientrava nella botte dalle strade di Atene,
reggendo in mano un lume traballante, un moralista disilluso
che non poteva più soffrire di sentir esaltare questa
meschina, tracotante, stolida, reiterata Storia delle
vicende umane, così poco eccitante da stonare le trombe ad
ogni minima variante del tedio millenario.
Batteri e virus sono i veri padroni (ho l'influenza, lo dico
con cognizione di causa) e quanto noi contano topi e
rane.
Ho perso il
filo da un pezzo, non so nemmeno come volevo concludere.
Poco male, diciamo che ti ho scritto per raccontarti come
ammazzano il maiale da queste parti (Agro romano, alto
Lazio).