LA NUOVA SARDEGNA
18 LUGLIO 2008
Controlli anche nelle
abitazioni di chi alleva cani pericolosi
Gianni Bazzoni
SASSARI. Il suo padrone in carcere da alcuni
giorni, e lui chiuso dentro una gabbia sotto sequestro giudiziario. Ma Big,
il pitbull di tre anni e mezzo che ha azzannato e ucciso Paola Dessole
nell’appartamento al terzo piano di via Diaz, nelle prossime ore cambierà
sicuramente canile. I titolari dell’Alta Nurra (ai quali era stato affidato
con decreto del giudice), ieri hanno chiesto la revoca dell’incarico perchè
l’animale «ha un comportamento che ne rende impossibile la gestione». Una
situazione difficile che evidenzia la complessità della vicenda e che, ora,
impone la ricerca di soluzioni alternative per individuare un luogo adeguato
nel quale fare soggiornare il cane con le prescrizioni imposte dall’autorità
giudiziaria. A pochi giorni dal grave fatto di via Diaz, ieri a Sassari è
stato convocato un tavolo tecnico urgente al quale hanno partecipato i
responsabili dell’Ordine dei Veterinari, dei Servizi veterinari delle
Aziende sanitarie locali di Sassari e Olbia e la polizia municipale di
Sassari. Un incontro che è servito per fare il punto della situazione e -
pur partendo dalla vicenda estrema della donna uccisa dal pitbull - per
affermare che «la situazione non è così grave nelle province di Sassari e
Olbia-Tempio. «Possiamo anche dire che è tutto sotto controllo - ha
spiegato Andrea Sarria, presidente dell’Ordine dei veterinari di Sassari e
Olbia-Tempio - e che esiste un censimento aggiornato della presenza dei cani
sul territorio. Compresi i dati relativi alle razze pericolose che, ora
vengono definite “razze problematiche”». Negli ultimi cinque anni a Sassari
sono state rilasciate 150 autorizzazioni per cani di indole pericolosa: la
punta più alta nel 2004 (52), mentre nei primi sette mesi del 2008 i nulla
osta rilasciati sono stati sei. «Dal tavolo tecnico è emersa la necessità
di proporre una modifica dell’ordinanza comunale del 2003 - ha detto Gianni
Serra, vice comandante della polizia municipale - per prevedere anche
controlli a campione, con mandato della magistratura, anche nelle abitazioni
private. Lavoreremo in sinergia con tutti gli organismi competenti per
migliorare ulteriormente il livello di controllo e di prevenzione». Finora
le autorizzazioni revocate nel territorio del comune di Sassari sono state
sei, più tre dinieghi per la mancanza dei requisiti stabiliti dalla
normativa. Tra le questioni attualmente in esame, alcuni casi critici
segnalati dai cittadini nelle zone dei quartieri Latte Dolce e Santa Maria
di Pisa dove cani appartenenti alle «razze problematiche» sarebbero gestiti
senza il rispetto di quanto previsto dalle normative. «I cani devono essere
portati in giro con il guinzaglio corto e con la museruola - ha sottolineato
Gianni Serra - e chi viola le regole va incontro a un procedimento penale.
E’ un elemento spesso sottovalutato». Antonello Rassu, del Servizio
veterinario dell’Asl di Sassari, ha spiegato che contrariamente alle
informazioni circolate in questi giorni e riprese in maniera errata anche
dal sottosegretario al Welfare Francesca Martini (che aveva parlato di
situazione allarmante in Sardegna), la situazione è tra le più positive
d’Italia. «Siamo all’avanguardia - ha detto Rassu - e per affermare questo
è sufficiente un dato: Sassari è stata la prima città in Sardegna ad
attivare l’anagrafe canina nel 1999, mentre la conferenza Stato-Regioni l’ha
istituita ufficialmente solo nel 2003. Sassari ha 43mila cani con microcip
mentre Cagliari (che è una città ben più grande) ne ha 47mila. E Sassari è
stato il Comune capofila che, nel 2003, ha emesso l’ordinanza sulle razze
canine considerate pericolose, seguito poi da Porto Torres e Sorso».
L’anagrafe canina è considerato uno strumento fondamentale, perchè si
riallaccia anche al fenomeno del randagismo: «Il cane senza microcip - ha
detto ancora Antonello Rassu - può essere abbandonato più facilmente e non è
possibile risalire al proprietario». Nell’ambito della campagna contro il
randagismo, l’Asl di Sassari negli ultimi otto anni ha sterilizzato e
rimesso in libertà con microcip più di 1500 cani. E un dato curioso nella
lotta al randagismo arriva da Olbia.
Silvio Pettazzi, responsabile del Servizio veterinario
dell’Asl di Olbia, ha raccontato che grazie all’accordo tra la Lida e una
associazione tedesca, negli ultimi quattro anni 1500 cani sono stati
adottati da famiglie residenti in Germania: «E’ un fenomeno
interessante - ha sottolineato Pettazzi - io rilascio continuamente
passaporti per cani che vanno a finire in Germania». A Olbia i cani iscritti
all’anagrafe sono 23700, otto i canili attivi. Interessante il risultato del
censimento delle razze problematiche: sono presenti 150 rottwailer e oltre
100 pitbull, oltre a parecchi incroci. Ma a proposito di pitbull, il
presidente delll’Ordine dei veterinari Andrea Sarria ha voluto rimarcare che
«in Sardegna i pitbull non esistono, si tratta solamente di incroci. Tra
l’altro il riconoscimento della razza in Italia non è ancora avvenuto». I
partecipanti al tavolo tecnico, ieri hanno avviato un ragionamento anche
sulle nuove disposizioni annunciate dal Governo: il corso di formazione per
i proprietari dei «cani problematici» da concludere con il rilascio di un
patentino (come già avviene in Francia), controlli più approfonditi per
verificare l’uso di guinzaglio e museruola, «perchè spesso vengono segnalati
casi di persone che portano in giro esemplari appartenenti alle razze
probematiche senza rispettare le prescrizioni imposte dalla normativa».
Intanto è in fase di aggiornamento la banca dati dell’anagrafe canina
nazionale: al 15 luglio la Sardegna ha comunicato 165133 identificativi
caricati, più o meno come Lazio, Sicilia, Toscana e Umbria.
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