Il veterinario risponde
a cura della d.ssa Nicoletta Bevere
prima pagina
Gentile dottoressa, sono molto preoccupata per il mio Toi, uno
yorkshire di 4 anni, l'ultimo della cucciolata preso a 3 mesi e
mezzo. Non lo voleva nessuno e mi sembrava piuttosto triste tanto è
vero che appena lo sollevai in braccio non diede nessun segno di
vitalità tipico dei cuccioli. La proprietaria dell'allevamento lo
tenne ancora per 15 giorni al fine di curargli una congiuntivite.
Poi spaventatissimo ha cominciato la sua vita con me. L'ho dovuto
tenere legato e appoggiato sul mio cuore per placarlo e vicino a me
per calmarlo. Ha imparato ad essere un cucciolo normale tranne che
per l'abitudine di fare pipì sulla ciotola ma ho capito che era
questione di abitudine di cucciolo. 26/08/2005 |
Gentile Signora Rosanna, devo
premettere che il problema di Toy è piuttosto complesso e non è possibile
sulla base di una comunicazione scritta formulare una diagnosi precisa.
Tuttavia il racconto del primo periodo trascorso a tranquillizzare Toy dalle
sue paure e il rapporto di forte attaccamento che ne è derivato tendono a
suggerire una dinamica specifica. In particolare è possibile che Toy,
essendo rimasto in allevamento fino alla quindicesima settimana, non abbia
effettuato le esperienze necessarie al suo corretto sviluppo. Infatti nei
cuccioli che tra la terza e la quattordicesima settimana di età sono stati
allevati in ambienti molto tranquilli, successivamente, gli eventi
sconosciuti scatenano reazioni di grande paura. Inizialmente la fobia può
essere rivolta ad un fenomeno specifico, come un rumore improvviso, ma
successivamente tale sensazione può generalizzare ad eventi simili o
semplicemente concomitanti. A causa di questo processo, quando il cane è
ormai adulto, può risultare estremamente difficile capire cosa lo
impaurisca, dato che in realtà egli appare spaventato da tutto. In questi
animali, che fin dal primo giorno di adozione appaiono terrorizzati da ogni
cosa, la costituzione di un legame di attaccamento verso una o più persone
permette di abbassare il livello di tensione emotiva e produrre una
sensazione di appagamento. Questo meccanismo adattativo di iperattaccamento
viene inavvertitamente rinforzato dalle coccole del proprietario che, senza
averne intenzione, gratifica e premia il comportamento ansioso. Inoltre
spesso, nel tentativo di essere protettivo e amorevole, il proprietario
favorisce una certa ambiguità nei segnali riguardanti la gerarchia sociale,
per cui il cane crescendo può iniziare a montare la gamba del proprietario e
pretendere di essere lui a gestire i contatti fisici. In tal caso lo stato
ansioso si aggrava sia per l’instabilità gerarchica (quale è il mio posto?),
sia per la posizione socialmente dominante rivestita (non solo devo
difendere me stesso, ma devo anche difendere te!). Cordiali saluti, Dr.ssa Nicoletta Bevere. |
Vorrei gentilmente chiederle un parere circa il comportamento anomalo che ha la mia cagnetta o forse solo il cane di mia figlia. Ho questa cagnetta di quasi un anno ed e' stata sterilizzata da 5 mesi circa ma purtroppo, a mia insaputa, non le hanno tolto anche l'utero, il che mi fa temere una possibile futura metrite. Ora e' da circa una settimana che il cane di mia figlia ogni volta che viene a casa mia impazzisce letteralmente e vuole "montarla". Lei logicamente non glielo permette ma accetta le sue effusioni quasi lusingata, se cosi' si puo' dire di un cane. Prima quando veniva non la considerava molto ma ora e' letteralmente impazzito. Vorrei chiederle da cosa potrebbe dipendere e cosa posso fare per ovviare a questo inconveniente che in ogni caso crea problemi anche alla mia Swami. Grazie Claudia Spagnuolo Roma 27/08/2005 |
Gentile Signora Claudia, prima
di tutto è necessario capire se il cane di sua figlia effettua un vero e
proprio tentativo di accoppiamento (monta sessuale, preceduta da una fase di
corteggiamento in cui il maschio annusa e lambisce la regione genitale della
femmina), oppure se compie un cavalcamento che ha il solo scopo di ribadire
la sua supremazia sociale (monta gerarchica).
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Gentile D.ssa Bevere Scrivo
dalla provincia di Forlì la mia schnauzerina di 3 anni da marzo ha
iniziato a manifestare un forte prurito grattandosi spesso nella zona
dei fianchi. Grazie per la cortesia Catia 28/08/2005 |
Gentile Catia, il prurito nel cane può essere scatenato da molte cause, che vanno escluse una per una, secondo una gerarchia piuttosto costante che generalmente parte dalla dermatite allergica al morso di pulce, e dalle dermatiti parassitarie, per finire con le allergie agli aeroallergeni (pollini, acari, ecc.) o altri disturbi più rari. Durante l’iter diagnostico, che a giudizio del dermatologo può prevedere differenti test, normalmente la somministrazione di farmaci che controllano direttamente il prurito viene evitata, al fine di non influenzare i risultati delle indagini. Per questo motivo le consiglio di affrontare nuovamente il problema con il suo veterinario nei prossimi mesi, quando il cane starà bene, allo scopo di attenere una diagnosi definitiva basata su prove oggettive, permettendo di pianificare con calma la terapia più adatta.
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Gent.ma D.ssa, 28/08/2005 |
Cara Valeria, no probabilmente non è così! Di solito dipende dalla conformazione dei denti incisivi e canini, che consentono alla lingua di scivolare fuori, quando la muscolatura è rilassata. Comunque sono certa che il tuo cane sia molto felice di avere un’amica così attenta!
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Gent.ma Dottoressa Bevere, alla mia gatta di circa un anno (una trovatella, con noi da dicembre 2004, sterilizzata a fine gennaio 2005) è stata diagnosticata una stomatite plasmacellulare, curata con antibiotici e cortisonici. Ora la situazione si sta aggravando, la micina si avvicina alla ciotola affamata e poi scappa dolorante appena tenta di cibarsi (ho provato sia a triturare i croccantini, sia con le pappe morbide) e i benefici della terapia non durano più di 20 giorni. Si prospetta quindi l'intervento di estrazione dei denti molari e premolari, superiori e inferiori, anche perchè continuando col cortisone potrebbero subentrare danni ai reni, mi dicono. Sono decisamente preoccupata perchè è così piccola!Secondo Lei non esistono terapie alternative? Con l'intervento il problema si risolverebbe completamente? e riuscirebbe ad avere una vita normale, alimentandosi correttamente? La ringrazio infinitamente per l'attenzione che vorrà dedicarmi. A presto, Ilaria. 30/08/2005 |
Gentile Ilaria, la terapia più adatta a trattare la malattia della sua gatta è esattamente quella che le hanno prospettato. L’utilizzo di cortisonici al contrario tende sempre nel lungo termine ad aggravare il disturbo e inoltre può rendere meno sensibile la malattia alla terapia chirurgica (le estrazioni dentali). Il dolore orale è un grave elemento di disturbo e frustrazione per qualsiasi animale, mentre l’assenza dei denti premolari e molari non comporta nel gatto alcun problema. I gatti che sono andati incontro all’intervento precocemente sono quelli che rispondono più prontamente alle estrazioni con una rapida regressione dell’infiammazione, con il ripristino di una normale capacità di alimentarsi (sia con alimenti umidi che con le crocchette) e con un evidente miglioramento dell’umore. Il mio consiglio vivissimo è di non perdere altro tempo!!
Cordiali saluti,
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Gentile
Dottoressa, |
Cara Elena, il comportamento del criceto nei confronti della toeletta è abbastanza assiduo, quindi una costante preoccupazione dell’animale per la pulizia, soprattutto nella regione della testa, è normale. Tuttavia se è presente una lesione cutanea ti consiglio di far visitare il criceto ad un veterinario che si occupi anche di questi animali, al fine di escludere la presenza di parassiti esterni (anche se in realtà sono un’eventualità non frequentissima nei criceti domestici) o di una dermatomicosi. Quest’ultima potenzialmente potrebbe costituire una zoonosi, ossia una malattia che teoricamente può essere trasmessa dall’animale all’uomo. Porta alla visita il criceto nella sua gabbietta, di modo che il collega possa verificare che il tipo di sistemazione (lettiera, nido, ecc.) sia adatto all’animale.
Cordiali saluti, |
Gentile vet. 01/09/2005 |
Gentile Mariangela,
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Gentile
dottoressa 01/09/2005 |
Gentile Leandro, concordo con quanto fate eccetto che per l’alimentazione, che sapete già non essere indicata. Non vi arrendete al primo insuccesso: provate le diete specifiche per insufficienza renale di Royal Canin, Hill’s, Eukanuba, Purina e delle altre marche in commercio nei negozi per animali. Quello che ancora si può fare è somministrare un farmaco per la pressione e controllare periodicamente ematocrito, fosforo e creatinina. Il controllo di tali valori è necessario sia per valutare l’opportunità di somministrare farmaci di altro tipo come eritropoietina in corso di grave anemia o come i chelanti del fosforo in caso di iperfosfatemia, sia per ottenere una prognosi. Cordiali saluti,
Dott.ssa Nicoletta Bevere |
Caro Bairo Ho letto
la relazione allegata sulla permetrina altamente tossica per i
felini. Mariangela FI 01/09/2005
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Gentile
Mariangela, il nome perimetrina si riferisce ad
Dott.ssa Nicoletta Bevere |
Dott.ssa Bevere,ho un cucciolo di rottweiler di 19 mesi. 07/09/2005 |
Gentile Franca,
quando un animale di qualsiasi
età manifesta zoppia, la prima cosa che fa un ortopedico è localizzare la
sede algica con una visita. Di solito si riesce a capire se il cane ha una
zoppia riferibile a gomito, spalla, mano o ad un’altra sede dell’arto. Una
volta localizzata la regione responsabile del dolore, ad esempio il gomito,
si cerca di ottenere una diagnosi, ad esempio: displasia del gomito. Per far
ciò si ricorre in primo luogo ad uno studio radiografico in anestesia
generale dell’articolazione colpita e della controlaterale (molte malattie
del cane giovane tendono ad essere bilaterali) eventualmente si ricorre alla
TAC, ed ancora eventualmente all’artroscopia, la quale in alcuni casi è
terapeutica oltre che diagnostica. Qualora invece, dalla visita clinica, non
sia risultato possibile localizzare la sede algica (raramente accade), si
esaminano radiograficamente le zone che più comunemente determinano malattia
in quella razza e in quella fascia di età (nel caso di un Rottweiler di 19
mesi: gomito, spalla, mano). Se gli esami radiografici sono negativi si può
ipotizzare un problema che colpisce i tessuti molli, come ad esempio una
tendinite. Dott.ssa Nicoletta Bevere
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Gentile
dottoressa, le scrivo dalla provincia di Treviso. Ho un gatto di razza
comune maschio sterilizzato di anni 5 sovrappeso di 1kg. Vivo in campagna ma
lui fa vita casalinga con uscite regolari di un ora al mattino, due ore a
mezzogiorno e tre ore la sera ( di notte dorme sempre in casa) .Lunedì 5
settembre al rientro dal lavoro l'ho trovato apatico e non ha voluto uscire.
Martedì mattina ho notato che non riusciva a mangiare, sebbene avesse fame e
salivava abbondantemente. Non l'ho fatto uscire e al pomeriggio mi sono
recata dal veterinario. Esaminando la bocca ha riscontrato un ulcera sulla
lingua piccola ma piuttosto evidente e mi ha prescritto un antibiotico per 7
giorni dicendo che probabilmente aveva messo un bocca una processionaria.
Martedì notte tremava e miagolava, la mattina (mercoledì) dopo la situazione
non era cambiata, gli ho somministrato l'antibiotico come prescritto e ho
atteso fiduciosa che migliorasse. Giovedì mattina il gatto stava
evidentemente molto peggio, aveva i brividi e sono andata da un altro
veterinario perché non riuscivo a rintracciare il mio. Le ulcere sulla
lingua erano tre e molto grandi, la temperatura 39,9 ° C e il gatto aveva
difficoltà ad appoggiare gli arti anteriori. Da lunedì ha orinato 2 volte ma
non defecato , non mangia e non beve. La diagnosi è stata ulcera eosinofila
e piaghe da tartaro. Ha fatto antibiotico sottocutaneo e una dose di
atropina perché io insistevo che forse il gatto era venuto in contatto con
Diazinone sparso da mia suocera in giardino contro la processionaria. Oggi,
giovedì il gatto ha forti dolori nel muovere gli arti posteriori (!), tenta
di alzarsi ma si lamenta molto. Posso toccarlo sulla testa e sulle spalle,
ma non posso scendere fino alla groppa e la coda perché si lamenta troppo.
La saliva è gelatinosa, l'addome è gonfio anche se le ulcere si sono ridotte
me non riesce a bere. Ho paura perché voglio molto bene al mio gatto e tutto
ciò che posso fare è descrivere il suo comportamento sperando che qualche
cosa illumini il medico per capire come curare il mio piccolino. Lei cosa ne
pensa? |
Gentile Valeria, la presenza di lesioni ulcerative orali associate ad ipertermia e ad evidenti reazioni algiche al movimento degli arti o della coda potrebbe dipendere da una forma grave di calicivirosi, che normalmente ha risoluzione spontanea entro 7-10 giorni, anche se in letteratura è descritto un episodio di calicivirosi che ha avuto un decorso meno benigno (Timoney, III edizione p.808). Consiglierei di effettuare un esame emocromocitometrico per dimostrare i segni di una risposta infiammatoria sistemica e un radiogramma dell’addome per individuare la causa della distensione addominale. In attesa della diagnosi o dell’evoluzione del quadro clinico è sconsigliabile sottoporre il gatto a terapia cortisonica, mentre è importante somministrare fluidi almeno per via sottocutanea (visto che l’animale non beve!) ed eventualmente controllare il dolore con farmaci come il tramadolo. Personalmente credo che in corso di qualunque malattia che determina un forte dolore, l’analgesia sia una parte importante della terapia, perché il dolore consuma le risorse di ogni animale e può ostacolare il sistema immunitario. La diagnosi di infiammazione eosinofilica a carico di un tessuto richiede l’esame istologico e non può essere formulata in base all’aspetto clinico di una lesione. Il nome diazinone purtroppo non compare nell’archivio informatico del centro antiveleni, quindi non capisco perché ha voluto somministrare dell’atropina al gatto, anche se probabilmente questo non ha influito sulla sintomatologia. In tutta onestà ho l’impressione che il suo gatto avrà ancora voglia di farle un mare di fusa. Cordiali saluti, Dott.ssa Nicoletta Bevere
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Gentile
Dottoressa, |
Cara Valeria, sono molto contenta che il suo gatto stia meglio e che gli ulteriori dati confortino maggiormente la mia ipotesi. Comunque la risposta è no, certamente, perché l’esame emocromocitometrico evidenzia il tipo di reazione del sistema immunitario e il suo andamento durante la malattia, nel caso in cui tale esame venga ripetuto. Cioè: con l’esame emocromocitometrico non si “vede” direttamente l’agente responsabile, per il quale invece vi sono dei test specifici che variano a seconda dell’agente infettivo sospettato. Le ulcere in cavità orale, quando sono di origine virale (come lo sono nella maggior parte dei casi), si formano comunemente sulla mucosa di lingua e palato. Il suo gatto sulla lingua inizialmente aveva una piccola ulcera, poi tre ulcere, e ora un’unica ampia lesione: non c’è nulla di strano, la tendenza a confluire rappresenta una possibile e prevedibile evoluzione durante la malattia. Per quanto riguarda lo scolo nasale probabilmente è dovuto ad una infiammazione del naso (rinite), che di solito è causata anch’essa dall’infezione virale. Infatti secondo alcune ricerche il 90% delle riniti feline è provocato inizialmente da calicivirus o herpesvirus tipo 1. Tuttavia, nella maggior parte dei casi di questo tipo, l’agente eziologico non viene mai dimostrato, in quanto nella pratica clinica non si eseguono i test che sarebbero necessari per farlo (isolamento virale, sierologia, ecc). Ci si basa invece sulla sintomatologia e sull’andamento clinico che, peraltro, nello specifico caso del suo gatto, sono altamente suggestivi e congruenti, oltre che estremamente tranquillizzanti circa il favorevole andamento della malattia. La defecazione avverrà quanto prima, ma nella remota evenienza che così non fosse se ne occuperà di certo il collega che sta seguendo il caso. Infine, per quanto riguarda la glicemia, come sicuramente le hanno già accennato, questa nei felini può subire dei picchi che nulla hanno a che vedere con il diabete, la cui diagnosi prevede un iter più complesso che il solo rilievo del glucosio nel sangue. Cordiali saluti,
Dott.ssa Nicoletta Bevere |
La storia è un po' lunga,
ma vi prego, vi scongiuro 09/09/2005 |
Gentili Luca e Licia, se fossi il vostro veterinario insisterei nel cercare tra le cause che determinano uveite nel gattino (l’uveite è un’infiammazione oculare che provoca restringimento del diametro pupillare, decolorazione dell’iride e opacamento dell’occhio), e in particolare cercherei la FIP, la cui diagnosi purtroppo non è né semplice né di assoluta certezza (Pedersen nel 1995 ha indicato un sistema a punti per la diagnosi di FIP) e non può minimamente essere esclusa solo sulla base della negatività del titolo anticorpale. Cordiali saluti, Dott.ssa Nicoletta Bevere
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Gentile
Dottoressa, 09/09/2005 |
Gentile Graziana, il Cane della Prateria è un animale strettamente erbivoro, che in natura si nutre principalmente di erba. La sua alimentazione in cattività dovrebbe pertanto essere esclusivamente vegetale e ad alto contenuto in fibra. Fieno di ottima qualità, insalate di diverso tipo, tarassaco, erbette, una modica quantità di mangime pellettato per coniglio, qualche pezzetto di frutta di stagione assieme ad un ambiente ampio e luminoso, non in totale solitudine, costituiscono elementi che rendono la vita in cattività un po’ meno lontana da quella che sarebbe stata vissuta nell’habitat naturale. Pane e biscotti non vanno bene e conviene davvero eliminarli dalla dieta di questi animali. Cordiali saluti,
Dott.ssa Nicoletta Bevere |
Gent.ma
Dottoressa Bevere, Victoria Luz 19/09/2005 |
Gentile Vittoria, la risposta alla domanda “potrebbe essere qualcosa di diverso” è “certo che sì”. Per quanto riguarda pomate-unguenti-lozioni miracolose… chi vorrebbe mai sottoporsi ad una cura senza sapere di che disturbo soffre?? Non c’è terapia se non c’è diagnosi. Nello specifico: in quest’ultimo episodio di dermatosi crostosa la diagnosi è stata fatta evidenziando al microscopio la presenza del parassita (quindi è stata fatta una diagnosi certa di rogna notoedrica o otodettica o di cheletiellosi)? Se è così, allora, la mancata risposta alla terapia con ivermectina (l’iniezione da ripetere ogni 2 settimane) indica la presenza di una malattia concomitante, insensibile a questo farmaco. In questi casi bisogna andare avanti nell’iter diagnostico. Il gatto ha un’otite di natura non parassitaria? Se non è così è utile eseguire l’esame micocolturale del pelo per escludere la dermatofitosi e uno scarificato cutaneo profondo per evidenziare una eventuale demodicosi che, sebbene rara, non può essere esclusa a priori in un gatto che potrebbe essere stato esposto a virus immunosoppressivi. Infine la negatività di raschiati cutanei superficiali e profondi, micocoltura, test FIV-FeLV, e un profilo ematologico ed ematochimico normale, richiedono l’esecuzione di alcune prove per escludere intolleranza alimentare, atopia, ipersensibilità alla puntura di zanzara. In base all’esito dei test nonché ad altre considerazioni cliniche si potrebbe poi prendere in considerazione la biopsia cutanea. In poche aree della medicina veterinaria l’approccio diagnostico è così articolato e “progressivo” come in dermatologia. In pratica nel suo caso occorre considerare il fallimento terapeutico dell’ivermectina non come un insuccesso, ma come un test che è stato effettuato e che ha dato esito negativo. Cordiali saluti,
Dott.ssa Nicoletta Bevere |
Buon
giorno dottoressa, |
Gentile Cristina, la positività al FIV
complica un po’ le cose dal punto di vista diagnostico, ma non è certo una
condanna a morte per il suo Sky. Mi spiego: un gatto FIV positivo può
convivere felicemente con il virus fino a diventare vecchio, ma se per caso,
in qualunque momento della sua vita, l’animale inizia a presentare un
disturbo, allora diventa fondamentale ai fini della diagnosi e della
prognosi stabilire se il sintomo è davvero correlato al virus, oppure è
concomitante ma indipendente da esso. Quindi il procedimento clinico
dovrebbe percorrere la logica seguente: Cordiali saluti,
dott.ssa Nicoletta Bevere. |
gentilissima dott. ho un pastore tedesco femmina di2 anni mi è stata regalata all età di 3 mesi quando l ho presa era in uno stato pietoso piena di vermi e zecche a centinaia ho dovuto fare dei lavaggi antiparassitari x risolvere il problema l ho nutrita sempre con eukanuba ora ha 2 anni e lei non presenta problemi. (sembra in ottima salute )solo ho scoperto che si mangia le feci e il suo corpo nonostante tanti allenamenti (corse all aria aperta )è magrissimo con dosi di mangime abbondanti .quando mangia è ingordissima .vorrei un suo parere ,dimenticavo pesa solo 24 kg la ringrazio e la saluto. pierluigi 22/09/2005 |
Gentile Pierluigi, sono molte le cause che possono determinare polifagia e dimagrimento nel cane, ma nel suo caso specifico (dopo aver appurato che non sia presente un problema molto ovvio come una parassitosi intestinale o uno scarso apporto calorico rispetto all’attività fisica condotta) andrebbe indagata in primo luogo la possibilità che l’animale soffra di insufficienza pancreatica esocrina, solitamente determinata nel giovane Pastore Tedesco dall’atrofia acinosa del pancreas. In seconda istanza si dovrebbe verificare la possibilità di una malattia dell’intestino tenue. La ragione di questa scelta è dovuta al fatto che il suo cane ricade, per razza ed età, all’interno di una popolazione dove queste patologie, associate ai sintomi descritti, sono prevalenti. Le consiglio di procedere in modo rapido, al fine di non complicare il quadro con problemi che potrebbero insorgere secondariamente alla denutrizione cronica. Cordiali saluti,
dott.ssa Nicoletta Bevere |
gentilissima dott la ringrazio infinitamente per l'aiuto che mi ha dato io sono pierluigi sono il proprietario del p.t.femmina .in seguito alla sua consulenza via online ho eseguito tutti gli esami del sangue del mio cane . l esito ha confermato i suoi sospetti .la terapia che mi è stata prescritta è flagil 250 mg 2 compresse al giorno x30 giorni poi tryplas 4 capsule al giorno x tutta la vita ora approfittando della sua gentilezza volevo sapere se il tryplas si potesse cambiare con un altro farmaco meno costoso di uguale efficenza. ( avendo altri 2 cani mantenuti a eukanuba in più spese di vaccino ecc il bilancio fam si fa sentire) ringraziandola infinitamente le porgo i miei più cari saluti 10/10/2005 |
Caro Pierluigi, sono lieta di averle risolto un problema (anche se sono un po’ perplessa per una terapia antibiotica così lunga, vista la diagnosi che lei mi riferisce). Per quanto riguarda l’impatto economico della terapia (al quale deve sottrarre però le gran ciotole di mangime che prima il cane non faceva neanche finta di assimilare!), è possibile che esso diminuisca. Infatti, in futuro, una volta scomparsa la sintomatologia, si potrà tentare, molto gradualmente, di ridurre la quantità degli enzimi fino a raggiungere la dose terapeutica minima che sarà necessaria al cane per tutta la sua vita. Visto che si tratta di una terapia a lungo termine potrebbe inoltre chiedere al suo veterinario se non fosse possibile ottenere una leggera riduzione di prezzo attraverso la cessione del farmaco da parte del medico stesso. Infine potrebbe chiedere al collega di valutare se, tra gli oltre dieci prodotti a base di pancreas polvere presenti nel prontuario farmaceutico del Sistema Sanitario Nazionale, non ve ne fosse uno adatto al vostro caso. Saluti carissimi,
dott.ssa Nicoletta Bevere |
Gentilissima
D.ssa Nicoletta Bevere, |
Gentile Antonella, come è stata fatta la diagnosi di cimurro se i cani non hanno presentato alcun sintomo a parte debolezza agli arti posteriori? E’ vero che nei cani con segni neurologici causati da questo virus non sempre si ritrova il quadro clinico completo della malattia, ma stando a chi di cimurro ne ha visto tanto, negli anni passati, questa particolare forma clinica colpirebbe circa il 20% dei soggetti. In questo specifico caso, trattandosi di diversi animali ammalati, l’assenza di qualsiasi altro sintomo in tutti i cani colpiti è un po’ sospetta, anche se di certo non è preclusiva. Capisco bene quindi le perplessità del collega. Non si potrebbe ottenere un prelievo di liquor da qualcuno dei cani ammalati di modo da titolare gli anticorpi per il virus? Un titolo elevato nel liquor conforterebbe assai la diagnosi. Comunque, nella mielite cimurrosa vengono coinvolti soprattutto gli arti posteriori con paraparesi, paraplegia e riflessi spinali normali o aumentati. Si tratta di una malattia infiammatoria del sistema nervoso, nella quale i segni neurologici riflettono l’interessamento di più strutture nervose (malattia multifocale). Quindi tra gli animali malati dovrebbero essere presenti anche sintomi come tremori del capo, inclinazione della testa, nistagmo patologico, cecità centrale, mioclonie (contrazioni ritmiche di alcuni muscoli della testa o degli arti), debolezza o paralisi agli arti anteriori, epilessia, coma. Questi segni clinici possono progredire rapidamente o lentamente, alternando fasi di apparente remissione a periodi di recrudescenza. Non esistono farmaci specifici, ma naturalmente una terapia di supporto come quella in corso consente, a chi è “destinato” a sopravvivere, di superare la fase più critica. Nella maggior parte degli animali le lesioni neurologiche sono progressive e la prognosi è purtroppo infausta, anche se si verificano casi nei quali il processo infiammatorio si risolve e i deficit neurologici vengono lentamente compensati. L’eliminazione del virus da parte degli animali malati è massima nelle prime due settimane dall’infezione, poi decade. Il virus del cimurro è sensibile ai comuni disinfettanti e al calore, ma naturalmente è necessario che tutti gli altri animali presenti in canile siano vaccinati. Cordiali saluti,
dott.ssa Nicoletta Bevere |
Gentile
dott.ssa, 23/09/2005 |
Caro Francesco, la prognosi dei pazienti con insufficienza renale dipende in primo luogo dalla causa che ha determinato lo scompenso, in secondo luogo dalla gravità dello scompenso, e infine dalla natura più o meno progressiva della patologia renale. Nessun fattore preso singolarmente può costituire un elemento sufficiente per formulare la prognosi. Quello che posso dire di Sally è che attualmente lo scompenso è grave, ma solo la determinazione seriata di azotemia e creatinina può consentire di affermare che la cagnolina è senza speranza. Occorre cioè mantenere il paziente in infusione endovenosa continua, correggere gli squilibri elettrolitici, spingere la diuresi con farmaci appropriati. Se nonostante il trattamento persiste l’anuria, o i valori di creatinina e urea risultano stazionari o in ulteriore aumento, o ancora si presentano i segni di un probabile sovraccarico di fluidi, allora probabilmente il margine di recupero è molto sottile. In caso di un decorso clinico refrattario alla terapia, il limite temporale che fisserei per stabilire che Sally ha bisogno di un altro genere di aiuto (e parlo dell’Ultimo Aiuto che si può offrire ad un essere vivente che soffre) è di 24 ore. In bocca al lupo. dott.ssa Nicoletta Bevere
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Buongiorno Dott.ssa,
il mio
gatto ha un ascesso sul muso, provocato da un dente che andrebbe levato,
ma avendo 16 anni, il veterinario mi sconsiglia di tentare, viste le
complicazioni dovute all'anestesia (userebbe in ogni caso quella
gassosa, che sarebbe la più blanda). Ho provato con lo Zariviz, ma non
c'è stato un netto miglioramento e a parte delle applicazioni di acqua e
sale non so più cosa fare. Il gatto apparentemente sta bene, nel senso
che non ha febbre e mangia, ma la mia paura è che possa peggiorare.
Vorrei provare qualcosa di oemopatico nella speranza che possa aiutarlo
almeno un po'. Mi può consigliare? Grazie.
Maria
Elisa Rapisarda
24/09/2005
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Gentile Maria Elisa, se un esame preoperatorio accurato (esami ematologici e biochimici, ecocardiografia, radiografia del torace) non evidenzia alcuna preclusione all’anestesia generale (sicuramente gassosa e possibilmente con isofluorano), io preferirei consigliarle l’estrazione dentale. In alternativa si può controllare l’infezione con farmaci antibatterici che diano scarsa antibiotico-resistenza e che quindi possano essere usati per periodi lunghi e ciclicamente per tutta la vita del gatto, in quanto l’infezione determinata da un dente malato può guarire solo con la rimozione del medesimo (corona e radice). Altre strade non mi sono familiari. Cordiali saluti,
dott.ssa Nicoletta Bevere |
Gentile
Dottoressa,
26/09/2005 |
Gentile Sabrina, per portare il topino dal veterinario non è necessario prenderlo in mano, perché lo si può trasportare lasciandolo nella gabbietta dove vive o, se questa è davvero troppo ingombrante e pesante, lo si può attirare con dei bocconcini che lui adora all’interno di un contenitore adatto al trasporto. Per quanto riguarda la terapia adottata, esistono preparazioni oftalmiche a base di vitamina A e antibiotico che si usano normalmente in topi e criceti (oltre che negli altri animali e nell’uomo), e che possono costituire un aiuto più valido e specifico rispetto a quanto attualmente riceve l’animaletto cui lei tiene tanto. Cordiali saluti, dott.ssa Nicoletta Bevere
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Gentile
dottoressa, |
Gentile Emanuela, ho idea che Alfredo, oltre il bagno, abbia fatto anche una bella scorpacciata di acqua di mare. Probabilmente vomito e diarrea si risolveranno spontaneamente, ma in un cucciolo è conveniente eccedere in prudenza. Il vostro veterinario sarà in grado di valutare se sono presenti disidratazione o altri segni clinici, stabilendo quindi la gestione più sicura del problema. Cordiali saluti, dott.ssa Nicoletta Bevere
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Sono capitata sul suo sito casualmente e spero il servizio di informazioni sia sempre attivo. Ho un problema urgente. Il mio cane da una quindicina di giorni si morde la coda a sangue. A nulla è valso il tentativo di fasciarla, medicarla, porre disinfettanti repellenti naturali o chimici. Non sopporta più la museruola, non riesco più a metterle i collant che le ho fatto indossare perché così non la gita dappertutto e soprattutto non tenta di mordersi la medicazione. Adesso l'ultimo passo, dice il veterinario, è di tagliarla. Lui ha escluso problemi dermatologici perché non ha chiazze sulla pelle ma non ha fatto esami particolari. Non so che fare. Mi può aiutare? Grazie Anastasia Zanoncelli 28/09/2005 |
Gentile Anastasia, non mi stupisce affatto
l’inefficacia dei tentativi di contrastare un prurito fortissimo. Fanno
fatica a trattenersi uomini adulti ai quali il medico fa mille
raccomandazioni, figuriamoci un cane, che interpreta la rimozione di un
inutile orpello, quale è per lui un collant sulla coda, come un sacrosanto
dovere. Ma che senso hanno i metodi coercitivi se non si determina e rimuove
la causa scatenante? Mi voglio spiegare in modo rozzo: se lei fosse colta da
un terribile prurito alla testa, tanto da strapparsi i capelli, cosa
risponderebbe al dermatologo che le dicesse: “si metta una bella cuffietta,
e già che ci siamo si tagli anche le unghie ben corte”??!. Cordiali saluti,
dott.ssa Nicoletta Bevere |