LA PROVINCIA PAVESE
30 AGOSTO 2009
«Qui
spariscono i cani» L’Enpa lancia l’allarme «Ma nessuno ci
ascolta»
Pochi
i randagi «adottabili» in Strada Paiola E’ un’associazione a
ritirarne la maggior parte
Maria
Grazia Piccaluga
PAVIA. Barba e Turco sono gli
unici randagi di Pavia ancora senza padrone. Vivono nel
canile di Strada Paiola dal 2006 e nessuno li ha adottati.
Sono fratelli, grossi meticci dal pelo nero. Particolarmente
sfortunati, visto che negli ultimi anni i cani passati per
il canile sanitario pavese, almeno un migliaio, sono già
altrove. Il canile è quasi vuoto. Un’anomalia rispetto ad
altre strutture del territorio tanto che l’Enpa l’ha
segnalata sul suo sito. E subito sono piovuti insulti e
minacce.
Dove sono finiti i cani accalappiati in provincia e portati al canile sanitario di Pavia negli ultimi anni? Hanno trovato tutti una casa e un padrone? E sono tutti rintracciabili anche a distanza di tempo, come prevedono i regolamenti per gli affidi? E’ bastato formulare il dubbio perché il sito dell’Enpa venisse investito, in Rete, da una valanga di e-mail e di critiche. Vincenza Tardino, presidente della sezione di Pavia dell’Enpa, ente nazionale protezione animali e la sorella Lorenza, socia impegnata sullo stesso fronte, raccontano di essere state anche minacciate personalmente. «Minacce di morte sul cellulare, abbiamo presentato denuncia ma sembra che le questioni relative agli animali interessino poco alla magistratura e molto ad altre persone». Dal 2006 al 26 agosto 2009 (sono dati Asl) sono stati catturati 1960 cani in provincia di Pavia, una media di 550 ogni anno. Il 40% però riguarda animali smarriti e restituiti al padrone, grazie anche all’introduzione di microchip. Il restante 60% dove va? Non è al canile. Hanno tutti una nuova famiglia? In Strada Paiola i cani rimangono l’indispensabile, giusto i 10 giorni previsti per legge, durante i quali vengono sottoposti a controlli veterinari e vaccinazioni da parte del servizio Asl. «Terminata l’osservazione sanitaria - spiega Paolo De Masi, responsabile veterinario della struttura - i cani sono affidabili. A privati o ad associazioni animaliste. Qui a Pavia sono molto attive le volontarie di Gaia. Ne ritirano parecchi». E qui nasce il problema, segnalato da alcuni cittadini. Capita che lo stesso cane venga richiesto da un privato e dall’associazione quasi contemporaneamente. Accordarsi diventa difficile, racconta una signora che si è vista negare la bestiola perché già “opzionata”. «Non mi risulta - ribatte Paola Fabbri di Gaia -. Esiste un sistema di prenotazione, che non è previsto dalla legge ma viene usato in alcune strutture e vale sia per i privati sia per le associazioni. Un sistema di biglietti che la custode assegna man mano che si arriva. Noi andiamo ogni mercoledì, giorno di ricevimento del pubblico. Fotografiamo e cerchiamo di rendere i cani visibili e quindi adottabili». «In effetti a volte capita che un privato chieda un cane già prenotato dall’associazione e in quel caso si devono accordare tra loro» conferma De Masi. «Noi siamo disponibilissime a entrare in contatto con chi vuole adottare ma le cose vanno tenute ben distinte» aggiunge Fabbri di Gaia che si appoggia, per gli animali che prelevano da lì, a una struttura di Milano, “Il girasole”. Il regolamento dell’Asl disciplina l’iter: «I volontari di associazioni animaliste riconosciute sul territorio possono ritirare cani per il successivo ricovero in altri canili rifugio gestiti o convenzionati con le stesse associazioni esclusivamente in casi particolari (gravi malattie, soggetti che richiedono riabilitazione comportamentale...) previa autorizzazione scritta del veterinario responsabile del canile». «E’ tutto regolare - dice la volontaria di Gaia - La nostra intenzione non è portare via i cani o contenderli ai privati ma fare qualcosa per il loro benessere. I canili devono solo essere luoghi di passaggio». Il canile di Strada Paiola semi-vuoto, tuttavia, è considerato un’anomalia. ««In effetti è inconsueto - dice Grazie Centelli di Enpa Voghera - Ma noi siamo una realtà diversa, gestiamo direttamente la struttura e siamo molto rigidi nell’assegnazione dei cani che comunque affidiamo solo a privati. Ci teniamo che vadano incontro a una vita migliorativa e li consegnamo noi a domicilio per appurare il contesto in cui andranno a inserirsi». Al canile di Voghera ci sono attualmente 109 cani, ne vengono dati in affito circa 130. Anche la struttura della Lega del cane” di Travacò è piena. Capienza massima 40-50 cani. «Non è facile trovare loro una famiglia, soprattutto se si tratta di adulti e non di cuccioli. Se riusciamo a farne adottare 40 all’anno siamo fortunati» dice Marco, uno dei volontari.
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«Deportati in Svizzera e Germania»
Gli animali accalappiati in città trovati in siti internet stranieri
«Con
tutti questi passaggi non si sa dove vadano a finire»
PAVIA. Sabrina è un bretone
bianco e marrone, una femmina di circa 4 anni. E’ stata
accalappiata il 21 ottobre del 2008 a Pavia, portata nel
canile sanitario come d’obbligo. Il 24 novembre è stata data
in affido a una cittadina residente in Svizzera. Così
racconta l’anagrafe canina della Regione Lombardia. «Animale
trasferito in Svizzera» risponde il sistema informativo dei
servizi veterinari se si immette il codice del microchip
della cagnolina. Quindi Sabrina è una delle fortunate: ha
trovato casa in fretta.
Eppure il 3 giugno di quest’anno, otto mesi più tardi, eccola implorare una famiglia, con i suoi occhioni dolci, dal sito ww.amicicani.com”. E’ proprio lei, non ci sono dubbi. Guarda l’obiettivo della macchina fotografica dalla gabbia del canile di Pavia: stesso pavimento, stessa lettiera bianca di plastica, stesso pozzetto per lo scolo dell’acqua. Ed è sempre lei, la cagnolina bretone, questa volta con uno sfondo diverso, a comparire al canile Girasole di Milano, «abbandonata probabilmente dal solito cacciatore a cui non serviva più». Cosa è successo realmente a Sabrina? Ci sono casi ancora più inquietanti. «Abbiamo trovato foto di cani accalappiati a Pavia in passato e finiti in siti tedeschi. Talvolta è facilmente riconoscibile la gabbia del canile, le piastrelle, il contesto. Ma quando chiediamo conto ai gestori dei siti la foto sparisce e veniamo invitati a non impicciarci» spiega Vincenza Tardino dell’Enpa di Pavia. «Di recente abbiamo promosso sul sito la campagna “Ti deporto a fare un giro” che mette il dito nella piaga delle finte adozioni e del trasferimento all’estero di animali domestici italiani, ma subito siamo stati investiti da insulti». Eppure, dicono, «sono ormai anni che camion e perfino aerei trasportano gli animali in Germania, ma anche in Svizzera, Austria o in altri Paesi del Nord Europa». Chiedono, nella petizione da firmare on line, al ministro del Welfare Maurizio Sacconi e al sottosegretario Francesca Martini di «fermare definitivamente questo fenomeno, ancora troppo poco conosciuto dalla gente». Massima attenzione, spiegano le associazioni animaliste, va quindi posta sui prestanome. Tutte cose non ammesse dai regolamenti dei canili. Ma dalle maglie qualcosa a volte sfugge. Come il divieto di concedere più di due cani allo stesso privato. «E’ davvero curioso che da mezza Italia arrivino richieste al canile di Pavia - dicono ancora all’Enpa - Da Parma, da Belluno, da Milano. Come se da loro non ci fossero strutture. Si vede che i nostri cani sono proprio belli». E’ da sette mesi che le volontarie dell’Ente protezione animali sono sulle tracce di Teresio, un cane dato in adozione tempo fa. «Chiediamo di conoscere il suo indirizzo, sapere fisicamente dov’è ma neppure l’Asl ci risponde» dicono. Era stato accalappiato nel 2005 ed era approdato a Pavia. Nel 2007 è comparso sul sito di un’associazione: risultava in Germania. Il timore dell’Enpa è che dopo una serie di passaggi, da canile a rifugio, da sito internet fino all’adozione, il cane non sia più facilmente rintracciabile. «I controlli vengono davvero fatti?» domandano. Più gli animali si allontanano e più difficile diventa il lavoro. «Noi ci teniamo a conoscere chi adotterà il cane - commenta anche Paola Fabbri di Gaia -. Ci rechiamo di persona a consegnarlo, a valutare l’ambiente in cui andrà a vivere». (m.g.p.) |
COMMENTI PUBBLICATI IN MAILING LIST DI BAIRO - AGOSTO 2009 -
da Sabrina da Giubiasco
(Svizzera):
È incredibile che delle
associazioni contendano ai privati i cani da adottare E PER DI
PIÙ CANDIDAMENTE LO AMMETTONO PURE! perchè la Fabbri può anche
dire che adottare un cane è come andare dal fruttarolo dove devi
prendere il numerino e se sono in due a prenderlo allo stesso
momento il numerino, devono accordarsi tra associazione e
privato (e chi pensi che vincerà????), ma è scandaloso che
l'associazione che ha in mano il cane preferisca sbatterlo in un
altro canile piuttosto che valutare e farlo adottare dal privato
che ne ha fatto richiesta. non dovrebbe nemmeno essere presa in
considerazione l'opzione di spostarlo anzichè farlo adottare!!!
eppure....... se questo è fare gli interessi degli animali....
immagino che poi la deportazione
avvenga il più lontano possibile (magari a tappe) in modo
da forse farne perdere le tracce e probabilmente continuare
bellamente a farci la cresta sopra se non al sud, al nord e
magari in contemporanea anche all'estero. un cane adottato mi sà
che non rende troppo no? forse una semplice donazione, mentre
fargli fare il satellite da una regione all'altra e da una
nazione all'altra, hai voglia quanta gente ci può mangiare
sopra. perchè altrimenti tutto ciò nn trova alcuna spiegazione
plausibile. in quale modo questo modo di gestire gli animali fà
i loro (degli animali) interessi? non capisco nemmeno come
facciano talune associazioni e relativi portavoce e responsabili
a dire cose simili come se fosse la cosa più normale del mondo.
certo che questo è veramente il
TOP come metodo di salvaguardia degli animali...squallidamente
impareggiabili!
Comunque sì Enrica... in Svizzera
di cani ne abbiamo più che abbastanza, soprattutto adesso che
con l'arrivo della nuova legge contro i cani pericolosi e
relativi corsi obbligatori un po' per tutti, si stanno
moltiplicando ulteriormente gli abbandoni di cani di taglia
medio-grandi. le adozioni sono praticamente ferme. Non si
contano più nemmeno gli abbandoni e soppressioni causa "crisi
finanziaria".... una scusa molto di moda ultimamente, anche per
pagare semplici cure veterinarie.
Sab
da Lucia da Livorno:
Ciò che si legge in quest'articolo ha dell'incredibile! ma come è possibile che esista, seppure al Nord, un canile quasi vuoto? (Allora non è poi così sbagliato dare accoglienza ai cani del Sud!) E' ancora più incredibile apprendere che addirittura l'adozione dei cani sia motivo di contesa tra associazioni e privati cittadini, che si arrivi al punto di gestire la cosa distribuendo biglietti in ordine di arrivo come..."chi primo arriva, meglio alloggia"... E che dire delle associazioni che tanto si prendono a cuore il benessere di chi vogliono proteggere, tanto da togliere loro la possibilità di avere una famiglia nell'immediato, preferendo il trasferimento in altra struttura, struttura che, magari con altro nome, sempre canile è! Ma forse più che un canile, la struttura dove i cani vengono spostati può definirsi "centro di smistamento", luogo in cui i volontari hanno la possibilità di studiare il carattere dei loro protetti e stabilire con calma che caratteristiche dovrà possedere chi deciderà di adottarlo. Mah! Quando poi dal "centro di smistamento" il cane passa all'estero e se ne perdono le tracce, beh, allora è proprio inutile per chi ha a cuore il futuro del cane chiedere spiegazioni, c'è la famosa privacy, ma anche senza quella, le domande con certi tipi di organizzazioni, siano esse nostrane o straniere, trovano sempre risposte risentite e vaghe e una risposta concreta, dico una, è una chimera. E' sempre stato così perchè non è mai stata portata uno straccio di prova valida, onesta e chiara. Un ultima cosa incredibile è il completo disinteresse delle autorità competenti, cosa che è tanto in odore di complicità. Lucia, Livorno
da Giorgia da Civitanova Marche (MC):
la piovra
continua ad estendere i suoi tentacoli.
da Enrica da Cremona:
E' evidente che i cani
di Pavia sono i più belli e più ambiti del nord
d'Europa......
Avranno di certo una
marcia in più rispetto a tutti gli altri cani del
pavese, visto che vengono prenotati l'11' giorno del
loro arrivo. Però in questo modo gli abitanti del
luogo non riescono a prendere in affido un solo
cane........addirittura si arriva a doverseli
contendere.......incredibile.....
Tuttavia arrivare alle
minacce perchè si pongono domande è davvero molto
grave. Credo sia giusto voler conoscere dove
finiscano i cani adottati e soprattutto, che senso
ha sbatterli in un altro canile, quando ci sono
famiglie che possono portarseli a casa?
Le strutture nominate
in queste info io le ho viste tutte: sono visibili
senza alcun problema e sono rifugi come tutti gli
altri. Come i migliaia di canili sparsi in
Lombardia. Non hanno nulla di strano: chi fa la
differenza sono gli umani che ci mettono piede......
Il regolamento
dell’Asl disciplina l’iter: «I volontari di
associazioni animaliste riconosciute sul territorio
possono ritirare cani per il successivo ricovero in
altri canili rifugio gestiti o convenzionati con le
stesse associazioni esclusivamente in casi
particolari (gravi malattie, soggetti che richiedono
riabilitazione comportamentale...)
Possibile che tutti i
cani di Pavia siano malati e richiedano
riabilitazione???
TUTTI????
Forse è questa la
differenza che esiste fra questo canile e gli
altri.......tutti gli animali più impegnativi
finiscono in questo luogo? E chi lo sa, visto che
dopo una decina di giorni già
ripartono......difficile capire il carattere di un
cane in così breve tempo non trovate?
E poi si torna alla
Germania e alla Svizzera....ma in queste nazioni non
ne hanno mai abbastanza di cani da adottare
dall'Italia, Grecia, Spagna, Portogallo, Turchia,
ecc????
Sarebbe ora che le
autorità competenti si diano da fare per far luce su
tutto questo e magari inizino una ricerca sui cani
così velocemente adottati. Se stanno bene e sono in
buone famiglie, perchè nasconderlo?
Enrica
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