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L'ARENA
7 GIUGNO
2011
BUTTAPIETRA (VR). Paura nella
frazione per un folle che rischia di far male anche ai bambini
piccoli. Denunciati gli episodi
Spara e lancia frecce ai gatti
Finora ha colpito cinque volte
Il misterioso killer uccide e
ferisce a Marchesino Una micia è stata salvata da un dardo di
balestra Un'altra invece è morta trafitta due volte dai pallini
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Sadico e
crudele lancia frecce di balestra contro i gatti: ad un felino
femmina ha perforato la milza, mandandolo in fin di vita. È
accaduto il 28 maggio in località Marchesino a Buttapitera, dove
altri mici sono stati invece impallinati. Sul caso sta indagando
il Corpo forestale dello Stato-Comando di Verona. Intanto i
residenti della frazione sono spaventati anche perché temono che
un bambino, o in ogni caso una persona, possa essere a sua volta
colpito.
Il gatto ferito sabato è una femmina europea (meticcio) a pelo lungo di 2 anni, salvata perché portata di urgenza all'ambulatorio «Borgo All'Adige» di Ponton di Sant'Ambrogio di Valpolicella, in via Ponte 4. «Qui», spiega la dottoressa Vittoria Rossi, responsabile sanitario, «ha subito un intervento di splenectomia, ossia di asportazione della milza, eseguito dalla dottoressa Silvia Formaggio e dal dottor Valentino Boni. La proprietaria mi ha spiegato che sua figlia ha trovato il gatto col pezzo terminale della freccia che fuoriusciva dall'addome. Operato d'urgenza», fa sapere, «fino al 30 maggio è rimasto in prognosi riservata e poi le sue condizioni sono migliorate. Come la signora mi ha fatto sapere, questo caso, di indiscutibile crudeltà verso animali, non è l'unico avvenuto nella zona e denunciato alle autorità». Precisa Ilaria Fasoli, 19 anni, che abita in via Dolomiti 19, studentessa al Liceo scientifico Galilei, figlia della donna che ha parlato coi veterinari: «Il 28 maggio, verso le 15,30, la mia gatta Bree, che ha 2 anni, è tornata a casa con una freccia conficcata nella schiena. Ho subito chiamato la dottoressa Formaggio che è venuta a prenderla e l'ha operata. Mi sembra un fatto gravissimo e pericoloso anche perché chi ha compiuto questo gesto con la sua “arma", potrebbe colpire bambini. Per fortuna che la mia gatta si è salvata». Il 31 maggio, alle 9,25, Ilaria ha sporto denuncia al Corpo forestale dello Stato-Comando di Verona: «Mi hanno fatto sapere di aver ricevuto un'altra denuncia da questa zona, probabilmente della mia vicina, per cui faranno controlli. Io ho portato al Comando la freccia estratta dal veterinario spiegando che il gatto l'aveva conficcata nella schiena sabato». Aggiunge la madre, Lorella Cortella Fasoli, casalinga: «Il gatto di una vicina, tempo fa, è stato trovato morto colpito da pallini. Temiamo che il responsabile del gesto sia lo stesso che ha ferito Bree con una freccia lunga 15 centimetri, del diametro di circa 7 millimetri ed una punta di ferro piombato a tal punto appuntita che pare affilata a mano. Credo si tratti di una freccia di balestra». Riprende Rossi: «Siamo allibiti. Un fatto del genere denota sadismo nei confronti degli animali ed incoscienza poiché, lanciando simili frecce, si possono colpire essere umani». Fa sapere Erica Venturelli, 39 anni, impiegata residente in via Monte Pastello 5, poco lontano dai Fasoli: «Poco più di un anno fa il mio gatto Fulmine fu colpito da un pallino. Non morì, fu curato da un veterinario di Castel d'Azzano che lo tenne in osservazione dopo avergli fatto le radiografie che mia sorella Gessica ha consegnato al Corpo forestale, sporgendo denuncia anche ai carabinieri di Cà di David. Pure la gatta di mia sorella è stata presa di mira. Ben due volte: la seconda è morta. Il problema è che abitiamo in una zona dove vivono anche bambini. Io, ad esempio ho due figli piccoli e mia sorella ne ha tre. Siamo seriamente preoccupati. Se c'è un pazzo che spara agli animali potrebbe, seppur non volendo, fare del male a una persona». Sua sorella Gessica, 37 anni, infermiera, racconta: «La mia gatta, che si chiamava Luna ed era una bellissima e bianchissima norvegese di 3 anni. Fu colpita da una pallino nel 2008 e alla fine dell'anno scorso. Nel 2008 il veterinario la salvò ma quest'inverno, dopo due giorni di agonia, è morta. Prima, segnalammo il caso alla Lav (Lega anti-vivisezione) ma la seconda volta l'abbiamo denunciato al Corpo forestale. Rabbrividisco se penso che, quando spararono alla mia gatta, mio figlio, di un anno, poteva essere in giardino». Ma al gatto non rinuncia: «Per i miei figli perdere Luna così era stato un trauma perciò ho subito preso Gaspare che ora ha 8 mesi». Se i casi di gatti impallinati non sono unici, anche per i militari del Corpo forestale dello Stato, l'uso di balestra è anomalo. Le indagini sono in svolgimento.
GEA PRESS
7 GIUGNO
2011
La balestra ed il gatto di
Verona: le foto del dardo
Con il
dardo visibile nella foto del Corpo Forestale dello Stato, è
stato centrato nei giorni scorsi il gatto padronale di Buttapietra,
nel basso veronese. Forse un fatto riconducibile allo stesso
scriteriato personaggio che, sempre negli stessi luoghi, si
è reso responsabile di altri espisodi di maltrattamento, tra
cui alcuni gatti colpiti con i piombini di un fucile ad aria
compressa. Su questa ipotesi, però, i Forestali del Comando
Provinciale di Verona, non si pronunciano. Di certo, dicono
gli inquirenti, si tratta di un gesto odioso.Quasi 17
centimetri di dardo metallico che ha perforato l’addome del
gatto. Con la punta fuoriuscita il povero micio si è
presentato alla sua padroncina che ha subito avverito i
genitori. Poi la corsa all’ambulatorio veterinario, dove il
gatto è rimasto in prognosi riservata per parecchi giorni.Le
balestre, nonostante la loro evidente pericolosità, sono
però di libera vendita. Rintracciare il proprietario non è
cioè cosa semplice, mancando un riferimento, quale un
registro delle denunce di possesso, al quale fare
riferimento. Stessa situazione, almeno fino ad un’energia
pari a 7,5 Joule, per le armi ad aria compressa. Se di
valore superiore, debbono invece essere denunciate.Le
balestre, inoltre, sebbene siano armi non consentite per uso
caccia, vengono spesso utilizzate dai bracconieri per
uccidere animali anche di grossa taglia, tra i quali i
cinghiali. La loro potenza distruttiva, infatti, le rende
idonee allo scopo ed è veramente incredibile che dalla loro
vendita non ne conseguono obblighi.Secondo il Corpo
Forestale dello Stato, casi del genere, che denotano
crudeltà verso gli animali e possono diventare pericolosi
anche per gli umani, non sono infrequenti. Il dardo in
questione, aggiungono alla Forestale, potrebbe essere
pericolosissimo se usato contro bambini ed adulti.
VEDI FOTO:
http://www.geapress.org/il-maltrattamento-e-la-sua-legge/la-balestra-ed-il-gatto-di-verona-le-foto-del-dardo/16252
IL TIRRENO
7 GIUGNO
2011
Sparano a un gatto con un
fucile da sub
FOLLONICA (GR). Sparano ad un gatto con un fucile da sub. La
gattina è stata trovata dai curatori della colonia felina di
viale Italia all’altezza delle dune, di fronte al mare. I
due, marito e moglie hanno visto che dall’orecchio usciva un
oggetto metallico. Così hanno deciso di prenderla per
portarla da un veterinario: non essendo un felino
addomesticato non è stato facile riuscire ad acchiapparla,
ma una volta presa si sono resi conto che la ferita era
profonda. Il medico ha estratto un arpione, quelli che si
usano per la pesca subacquea, riuscendo a salvare l’animale.
I due coniugi hanno fatto denuncia ai carabinieri di
Follonica, per far sì che episodi del genere non accadano
più. «Sono anni che volontariamente ci prendiamo cura di
quei gatti, e questa vicenda ci ha fatto preoccupare non
vorremmo che qualcuno prenda di mira quegli animali»,
racconta Licia Orlandini.
IL SECOLO XIX
7
GIUGNO 2011
Cane ucciso a
fucilate perché «disturbava»: 4 mesi a un monegliese
Moneglia (GE) - Un anno e quattro mesi di reclusione
(pena sospesa), multa e ammenda per un totale di 480
euro e risarcimento complessivo da oltre 10 mila euro.È
pesante la sentenza di primo grado pronunciata dal
giudice per l’udienza preliminare del tribunale di
Chiavari, Fabrizio Garofalo, nei confronti di un
monegliese di 58 anni accusato, tra l’altro, di aver
ucciso a fucilate un cane.I fatti risalgono all’estate
del 2009 e si verificarono in località Tessi, sulle
alture di Moneglia .Secondo la ricostruzione fornita
allora dai carabinieri, i coniugi di Milano Stefano
Saitta e Giacomina Morello erano ospiti di un campeggio
sulle alture monegliesi e la sera del 25 agosto uscirono
dal camping per portare a spasso il loro cane Ice,
pastore tedesco di 6 anni. Giunti in prossimità di una
zona boschiva, i due vacanzieri lasciarono l’animale
senza guinzaglio, libero di gironzolare. Poco dopo, i
due udirono una deflagrazione e iniziarono a richiamare
il pastore tedesco, senza avere risposte. L’esemplare
tornò qualche minuto più tardi e si accasciò al suolo.
Morì quasi subito, senza che i padroni potessero far
nulla per salvargli la vita. Sul corpo dell’animale fu
rinvenuto il foro provocato da un grosso pallettone da
caccia. Le indagini condotte dal maresciallo Enzo
Fabiani condussero a Francesco D’Alonzo, abitante in
località Comeglio e proprietario di alcuni cani da
caccia. Secondo gli inquirenti, l’imputato sperò ad Ice,
poiché con la sua presenza e la quotidiana passeggiata
disturbava i suoi animali.D’Alonzo, che nel processo
celebrato a Chiavari ha scelto il rito abbreviato, era
accusato di uccisione di animale, ma anche di aver
esploso un colpo d’arma da fuoco in un luogo pubblico
(nelle vicinanze del campeggio “Rio Gaio”), ricettazione
di “doppiette” detenzione di fucili privi di matricola e
di 16 cartucce a palla calibro 12, 762 munizioni dello
stesso calibro, 175 cartucce calibro 28, 25 calibro 16 e
50 calibro 32.Il gup Garofalo ha condannato il
cinquantottenne a un anno di reclusione per il possesso
dei fucili, al pagamento di 80 euro di ammenda per la
detenzione del munizionamento e a quattro mesi di
carcere per la morte del pastore tedesco, mentre ha
assolto l’imputato riguardo all’accusa di aver sparato
in una pubblica via. Di più, in merito all’uccisione di
Ice, il giudice ha respinto l’applicazione delle
attenuanti generiche e ha stabilito un risarcimento da
10 mila e 70 euro a favore dei proprietari del cane e
della Lega antivivisezione che si era costituita parte
civile con l’assistenza dell’avvocato Lucia Pascucci.
«Malgrado Ice non sia più tra noi - hanno commentato
alla Lav - giustizia è stata fatta, in nome anche di
tutti i quattrozampe le cui morti e i maltrattamenti
sono andati impuniti per non essere riusciti a portare i
colpevoli sul banco degli imputati. Il nostro appello,
che scaturisce una volta di più e con maggior vigore da
questa sentenza, giunga a tutti coloro che testimoni di
violenze sugli animali, non girino lo sguardo dall’
altra parte, affinchè giustizia sia fatta e non resti a
verbale l’ ennesima denuncia contro ignoti che viene
depositata. La vicenda di Ice - concludono gli
animalisti - ci dice che si può fare, grazie alla ferma
volontà dei carabinieri di Sestri Levante che con le
indagini sono risaliti al colpevole, alla tenacia dei
famigliari e della Lav, agli avvocati a difesa di Ice e
al giudice che ha sentenziato la pena, giustizia è
fatta».
VERONA SERA
7 GIUGNO 2011
Vivevano tra gli escrementi e
il fango, salvati dodici pony
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Provincia di Verona - L'allevatore di Castelnuovo, affidato
ai servizi sociali, viveva anche lui in condizioni pietose
Vivevano in condizioni estreme. Tra i loro escrementi e la
loro disperazione. Dodici pony di un allevatore di
Castelnuovo sono stati salvati in extremis da morte sicura
lo scorso 22 gennaio, grazie al pronto intervento della Lav,
la lega antivivisezione, e gli agenti del Corpo forestale di
Caprino. Ora è arrivata la sentenza del giudice, che ha
condannato il loro proprietario al pagamento di un'ammenda
di 2mila euro e ordinato il definitivo affido dei pony alla
onlus scaligera.
IL PROPRIETARIO IN MISERIA - Non è però il classico caso di un imprenditore senza scrupoli e senza coscienza. L'allevatore, infatti, è una persona anziana ultraottantenne, che viveva nelle stesse condizioni miserrime dei suoi animali. L'età avanzata e la pensione minima non gli permettevano più di allevare gli equini come si converrebbe. Una casa ridotta a discarica, senza riscaldamento. Quando la realtà è venuta allo scoperto in tutta la sua drammaticità il Comune ha convocato i servizi sociali per prendersi cura dell'uomo, che ora, vivendo da solo, può contare almeno su dei pasti caldi. CON IL FANGO FINO AL COLLO - Lo scorso gennaio la scena che si sono trovati davanti agli occhi i volontari della Lav e gli agenti era raccapricciante. Gli animali, infatti, vivevano sprofondati negli escrementi e nella mota fino a metà zampa, impossibilitati a muoversi. I loro zoccoli erano lunghissimi, causando delle dolorose tendiniti. Impossibile accorgersi di quanto stava accadendo. i recinti "lager", infatti, non erano visibili dalla strada. Una puledrina di pochi mesi era a terra e sprofondata sotto uno spesso strato di fango da cui emergeva solo il capo, le sarebbero rimaste poche ore di vita. Disseppellito, l'animale è stato subito sottoposto alle cure veterinarie ed è sopravvissuto in extremis. Gli altri esemplari erano ricoperti da uno strato di melma così indurita che è stato impossibile ripulirli, se non tosandoli completamente. Ora dieci esemplari su dodici sono stati adottati, e uno di questi sta per partorire in questi giorni. PENA ALLEGGERITA - "La mitezza della pena in rapporto alla gravità del fatto contestato si giustifica con la giusta considerazione che il giudice ha avuto per l'avanzata età del proprietario dei pony e per le condizioni miserrime in cui egli stesso vive, tali da destare compassione - afferma Lorenza Zanaboni, responsabile della sede Lav di Verona - Nel contempo, la confisca degli animali e l'affido definitivo all'associazione permette di garantire loro una vita futura in cui vengano rispettate le loro caratteristiche etologiche".
LEGGO QUI
7 GIUGNO 2011
E' morto Star, il
cagnolino sepolto vivo che ha commosso il web
Non ce l'ha fatta la cagnolina Star, morta dopo essere
stata sepolta viva e dopo essere stata colpita con 40
colpi di una pistola ad aria compressa. La sua terribile
storia ha commosso il web: salvata da alcuni agenti che
hanno sentito i suoi gemiti, è morta nonostante le cure
tempestive. I suoi soccorritori l'hanno trovata sepolta
vicino alla città di Birzebbuga (Malta): tutto il corpo
era sotterrato sotto una tavola di legno. Spuntava solo
il muso con la lingua penzolante. Ma quando gli agenti
hanno cominciato a scavare si sono trovati davanti a
qualcosa di terribile: il suo muso, così come i suoi
arti, erano legati con una corda e su tutto il corpo il
cagnolino presentava diverse ferite. Dopo essere stata
operata sembrava che, nonostante il trauma, Star ce
l'avrebbe fatta. Ma oggi si apprende che a causa di una
infiammazione al pancreas è deceduta. La notizia della
sua morte è arrivata due giorni dopo la manifestazione
che si è tenuta a Malta contro le crudeltà sugli
animali. Il colpevole di tanta atrocità non è ancora
stato identificato.
LEGGO
7 GIUGNO 2011
MORTA STAR, LA CAGNOLINA CHE FU SEPOLTA VIVA
LA VALLETTA – E’ morta
Star, la cagnolina stata sepolta viva fino al naso,
dopo essere colpita per almeno 40 volte con una
pistola ad aria compressa. Il cane, che è un
incrocio tra due razze, è stato chiamato Star dai
suoi soccorritori, che lo hanno trovato vicino alla
città di Birzebbuga. Dopo aver sentito gemiti
provenienti al di sotto di una tavola di legno con
un tronco d'albero posto al di sopra, gli agenti si
sono trovati davanti a qualcosa di choccante: un
cane sepolto vivo. Ma il peggio doveva ancora
arrivare. Scavando nel terreno per liberare Star, i
soccorritori hanno scoperto che tutti e quattro i
suoi arti erano stati legati insieme e che era stata
ripetutamente colpita con una pistola a pallini.
Miracolosamente, dopo che i medici hanno rimosso i
40 pallini dal suo cranio durante l'intervento
chirurgico d'urgenza, Star è sopravvissuta. Ma oggi
è stato rivelato che Star ha perso la sua lotta per
la vita dopo aver subito una infiammazione acuta del
pancreas. La notizia della sua morte è venuto meno
di 24 ore dopo che centinaia di persone a Malta
hanno partecipato a una manifestazione contro la
crudeltà sugli animali - la più grande protesta di
sempre. Proprio lo scorso sabato il cane ha
trascorso qualche ora con i nuovi aspiranti
proprietari, per abituarsi a loro e al suo nuovo
ambiente. Ma poi la cagnolina si è ammalata ed è
morta, senza che sia stato ancora trovato il
colpevole o i colpevoli di questa atrocità. Il caso
ha suscitato indignazione a Malta, dove, a
prescindere dalla natura dell'atto, la pena massima
per crudeltà sugli animali è una condanna a un anno
o una multa massima di 46.500 euro. Una modifica in
sospeso nella legislazione alzerà la multa massima
di 50.000 € ma la pena massima di un anno di carcere
non verrà mutata. Un gioiellerie locale ha offerto
un buono regalo di 250 euro come premio per
catturare l'individuo malato che ha abusato di Star.
IL TIRRENO
7 GIUGNO 2011
Ferì a
morte un barboncino, condanna anche in Appello
PISTOIA. 1La Corte d’appello di Firenze ha
confermato la multa da 10.000 euro inflitta dal
tribunale di Pistoia, il 9 novembre 2009, a
Gregorio Di Norcia, ex parà di 27 anni, accusato
di avere ucciso a calci e pugni la barboncina di
una sua amica, nel 2007. Le percosse
determinarono la lesione delle vertebre
cervicali e la paralisi completa del cane, che
morì il giorno successivo.
L’episodio risale all’agosto del 2007. Secondo la testimonianza di una donna che aveva assistito alla scena dalla finestra del palazzo di fronte, il militare si trovava sul terrazzo del secondo piano di un appartamento dove aveva in affitto una stanza. Insieme a lui, Camilla, una barboncina nana di quattro anni, di proprietà della padrona di casa. Il giovane avrebbe cominciato a inscenare una finta lotta con l’animale a suon di mosse di arti marziali, toccandolo con mani e piedi. La cagnolina, evidentemente impaurita, a un certo punto ha morso al dito di una mano il parà, che ha avuto una reazione incontrollata: l’ha afferrata e l’ha scagliata dentro l’appartamento, probabilmente mandandola a sbattere contro lo spigolo di un mobile. Un impatto che le aveva spezzato le vertebre cervicali. Come sostenuto nel processo di primo grado, dal pm Ornella Galeotti, il parà, per coprire ciò che aveva fatto, avrebbe sceso le scale e abbandonato l’animale nel giardino, per uscire di casa nuovamente e portarlo dal veterinario (dove era morto il giorno dopo) solo quando si era visto scoperto di vari testimoni. Secondo l’avvocato difensore, Vito Di Berardino, invece, il militare era sceso con il cane in braccio per portarlo dal veterinario e lo aveva appoggiato a terra per tornare su a prendere le chiavi dell’auto che si era scordato nell’appartamento. L’avvocato aveva inoltre sostenuto come nel comportamento del suo assistito fosse mancato l’elemento psicologico del reato: stava scherzando con il cane («era un gioco, forse un po’ eccessivo ma un gioco») e non voleva fargli del male, né tanto meno picchiarlo crudelmente o massacrarlo («come un padre che gioca alla lotta con il figlio, con quelle mosse lo toccava, non lo colpiva di certo»); e quando è stato morso, ha avuto una reazione che, benché eccessiva, era stata impulsiva, non certo dettata dalla volontà di uccidere. Il giudice aveva accolto la tesi del pm («Finché non si è visto scoperto non ha mostrato alcuna pietà per il cagnolino», aveva detto nella sua requisitoria). Tesi a cui si era associato anche l’avvocato di parte civile, Danilo Giacomelli, che aveva sottolineato come «a parte il fatto che il reato si era già consumato» l’eventuale morso non avrebbe giustificato la reazione di sbatacchiare «senza necessità» dentro l’appartamento il barboncino.
IL TIRRENO sez. PIOMBINO
7 GIUGNO 2011
Crudeltà su un gabbiano ferito e con le
zampe legate Salvato da una passante
L'animale aveva un amo da pesca infilato nel
becco: interviene il veterinario per
liberarlo
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Un cucciolo di gabbiano, ferito e legato
alle zampe con un filo di nylon, è stato
raccolto e salvato da una passante, Sabrina
Barsotti, sullo scivolo riservato alle
piccole imbarcazioni al porto. Il volatile
aveva un amo da pesca nel becco legato ad un
cavo d'acciaio e le zampe erano unite fra di
loro da un filo di nylon che gli impediva di
camminare. La donna l'ha portato subito nel
vicino studio veterinario dove il dottor
Luigi Tognazzi tramite un delicato
intervento chirurgico lo ha liberato. Il
gabbiano è stato portato a casa e sarà
curato dalla signora, finchè non sarà in
grado di volarsene via.
LEGGO
7 GIUGNO 2011
CUCCIOLI ORFANI SPAVENTATI SI
ABBRACCIANO -FOTO BOOM
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NAIROBI - Il loro gesto sembra quasi una
richiesta d’aiuto. Sta facendo il giro del web
la foto di un abbraccio tra due cuccioli di
ghepardo. I due piccoli, abbandonati dalla
madre, si stringono davanti al fotografo che non
si lascia scappare l’occasione di ritrarli. Gli
esemplari sono stati accolti nell'orfanotrofio
dello zoo di Nairobi dove sono stati "adottati".
LA REPUBBLICA
7 GIUGNO 2011
Maltempo, canile isolato"Senza cibo 140
animali"
Le
piogge dei giorni scorsi hanno fatto franare
la strada che si inerpica sul monte Gazzo.
"Il tratto interessato è di appena cinquanta
metri ma il Comune non è intervenuto"
Genova - Novanta cani e cinquanta gatti
isolati al Canile del monte Gazzo. Senza
cibo né possibilità di essere raggiunti dai
volontari per colpa di una frana. La pioggia
di questi giorni ha fatto cedere il terreno
creando un baratro. Neppure a piedi gli
iscritti all'associazione "Amici del cane"
onlus, riescono a raggiungere gli animali.
La strada che da via Rollino porta alla struttura, versava già in pessime condizioni, ma le precipitazioni degli ultimi giorni hanno dato il colpo di grazia. "Durante l'alluvione dello scorso ottobre, il terreno aveva iniziato a cedere, i volontari non riuscivano a raggiungere il canile, soltanto il veterinario a fatica è riuscito a portare soccorso agli animali", spiega Katia Messina, presidente del Canile del monte Gazzo. "Il tratto interessato è di appena cinquanta metri, un'ampia curva che conduce direttamente all'ingresso". Il Comune non è intervenuto perché la strada risulta vicinale: "Pur essendo una struttura privata il canile è un rifugio che ospita i cani di tutta la provincia di Genova; abbiamo chiesto più volte un incontro con l'assessore alla manutenzione Pasquale Ottonello ma per ora non abbiamo ricevuto né interventi né risposte e intanto gli animali restano da soli".
L'ARENA
7 GIUGNO 2011
Marocchino entra nell'Adige per salvare un
cane e se ne va
GENEROSITA'. Il ragazzo non è rimasto
insensibile alle urla disperate della
padrona dell'animale, finito nell'acqua.
L'episodio a Castelvecchio. Ai vigili del
fuoco ha detto di chiamarsi Zaccaria e di
avere 20 anni. La donna: «Volevo offrirgli
un caffè, non ha voluto nulla e si è
allontanato»
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Il salvataggio della cagnolina
in Adige a Castelvecchio
Marzio
Perbellini
Provincia di Verona - Rischia la vita per
salvare una cagnolina e poi sparisce senza
lasciare traccia, a parte il nome: Zaccaria.
Sabato all'ora di pranzo in riva all'Adige
si stava consumando un piccolo dramma: una
cagnetta era finita in acqua e la padrona
disperata assisteva impotente mentre la
vedeva trascinare via dalla corrente. Lui,
Zaccaria, senza dire una parola, mentre
sugli argini si era assiepata una piccola
folla di curiosi tra turisti e passanti
richiamati dalle urla della proprietaria, è
arrivato, si è buttato in acqua, ha
recuperato la segugia e, tranquillizzandola
con tante carezze, ha aspettato l'arrivo dei
Vigili del fuoco. E se ne è andato.
«Mi ha solo detto il suo nome, di avere 20 anni e di essere marocchino», racconta Silvia Soave, la proprietaria della cagnolina. «Non ha voluto niente, nemmeno un caffè, se non ci fosse stato lui chissà come sarebbe finita la mia Chiara». Chiara è il nome che Silvia ha dato alla sua cagnetta di due anni, presa in canile, e che ha rischiato di vedere annegare. «Sabato siamo andate a fare una passeggiata», racconta Silvia, che abita a Nogarole Rocca ma che è spesso in città. «Eravamo all'Arsenale e come facciamo di solito siamo arrivate a Castelvecchio e scese dalla stradina che porta a pelo d'acqua. L'abbiamo fatto tante volte, mai successo nulla». Sabato però c'erano le anatre e Chiara, da vero segugio, appena le ha viste non ha resistito e si è buttata. «Sono rimasta senza fiato», racconta Silvia, «perché è successo tutto in un attimo e non ho nemmeno fatto tempo a rendermene conto. L'ho vista prima sprofondare e poi riemergere impaurita, tentava di tornare a riva ma non ce la faceva, la corrente se la portava via». Richiamate dalle urla intanto affacciate dal ponte di Castelvecchio e dall'argine dei giardini decine di persone guardavo in acqua per vedere che succedeva. «Chiara aveva trovato un un appoggio su un terrapieno ma continuava ad entrare in acqua perché aveva paura, io ero disperata, le urlavo di stare ferma ma lei niente. Avevo troppa paura annegasse, avevo chiamato i Vigili del fuoco ma non mi davo pace». Ed è apparso Zaccaria. «Senza dire una parola si è arrampicato sul cornicione rimanendo aggrappato dove l'acqua era molto alta e veloce e piano piano ha raggiunto un punto d'appoggio. Poi è sceso in acqua e ha raggiunto Chiara. L'ha accarezzata e tranquillizzata fino all'arrivo dei pompieri». «Volevo ringraziarlo, offrirgli una ricompensa», dice Silvia, «ma non ha voluto niente, nemmeno un caffè. Ha salutato ed è andato via».
LA SICILIA
7 GIUGNO 2011
Floridia (SR), il sindaco Spadaro
«Innocui i cani di quartiere»
Floridia. «Occorre un maggior rispetto
per i cani di quartiere: l'attività che
stiamo portando avanti è intensa».
Lo ha detto il sindaco, Arturo Spadaro, in risposta alla petizione delle mamme dell'asilo nido di via Togliatti che, nei giorni scorsi, avevano fatto presente d'esser preoccupate per il numero di animali lungo il perimetro di quel settore e per questo avevano in qualche modo sollecitato il problema. La protesta, tuttavia, tiene conto delle necessità delle bestiole, affidate a una onlus. La proposta delle mamme è di spostare i cani in altre piazzette. La visione del sindaco però è differente e a suo avviso il problema non si risolverebbe, ma sarebbe solo spostato. «I cani - dice Spadaro - sono stati riconosciuti da un medico veterinario come idonei a vivere in un quartiere. Sono animali tutt'altro che pericolosi, e sui quali abbiamo praticato la "microchippatura" elettronica. Ogni soggetto della zona è controllato». I soli microchip però non bastano a tranquillizzare l'ambiente. «Tuttavia - ribadisce Arturo Spadaro - l'indole di questi animali è pacifica ed è constatabile. Abbiamo anche proceduto con la sterilizzazione, un passaggio questo che ci sembra importante perché diminuisce ulteriormente la loro aggressività. Cacciare un animale che non ha arrecato alcun danno ai propri figli, significa, a mio avviso, non indirizzare adeguatamente i propri ragazzi a rispettare quello che rimane il migliore amico dell'uomo».
IL GAZZETTINO
7 GIUGNO 2011
MALTRATTAMENTI D’ANIMALI
Collari vietati in vendita: negozianti a giudizio
ODERZO (TV) - Maltrattamenti di
animali: questa l’ipotesi d’accusa
della quale sono chiamati a
rispondere i commercianti Giovanni
Vecchiato, 67 anni, di Oderzo,
titolare dell’omonimo negozio che ha
sede a Oderzo; e Stefano Camerin, 43
anni, di Oderzo (vende sul web
articoli legati al mondo animale).
Il motivo? Nello svolgere la propria
attività - secondo la ricostruzione
della Procura sulla base degli
accertamenti eseguiti dagli
investigatori della Finanza -
avrebbero messo a disposizione dei
clienti i "famigerati" collari ad
uncino (l’uso è stato vietato dalla
legge perché ritenuto riconducibile
alle sevizie sugli animali, come il
cosiddetto collare ad ultrasuoni).
Una contestazione che ha convinto la
Procura trevigiana a chiedere e
ottenere un decreto penale di
condanna di 2140 euro ciascuno (1140
in sostituzione di un mese di
reclusione) per ciascuno dei due
imputati.Ritenendosi innocenti
Vecchiato e Camerin hanno deciso di
rivolgersi agli avvocati Roberto
Campion,m Alessandro Corsi e Michela
Nasato, presentando opposizione al
decreto penale di condanna.Ieri il
processo avrebbe dovuto essere
istruito e avrebbe dovuto essere
ascoltata la testimonianza di uno
dei periti, ma il giudice Vitale ha
deciso di astenersi per motivi di
opportunità (parentela con una delle
parti coinvolte nel processo, ndr).
Il processo è stato così aggiornato.
LA TRIBUNA DI TREVISO
7 GIUGNO 2011
Collari per animali con uncino:
a processo
ODERZO (TV). Erano stati
sorpresi a vendere collari per
cani e gatti corredati di
uncino: sono finiti alla sbarra
con l’accusa di maltrattamento
verso gli animali Giovanni
Vecchiato 68 anni, Montebelluna,
e Stefano Camerin 43 anni, di
Oderzo. Vecchiato vendeva questi
collari nel suo negozio di
articoli per animali situato ad
Oderzo, Camerin invece si
occupava di commercializzarli
online in alcuni siti
specializzati. Ma i due sono
stati scoperti e accusati di
maltrattamento nei confronti
degli animali. I fatti risalgono
al 2008. Ieri in tribunale a
Treviso Vecchiato e Camerin -
difesi dagli avvocati Alessandro
Corsi e Michela Nasato - si sono
opposti entrambi al decreto
penale di condanna di 2.140 euro
ciascuno, di cui 1.140 euro al
posto di un mese di reclusione.
Ora Vecchiato e Camerin dovranno
presentasi davanti al giudice
Michele Vitale bell’udienza
fissata in tribunale a Treviso
il 24 novembre.
IL GAZZETTINO
7 GIUGNO 2011
Alcune
sentenze confermano il nuovo trend
della giurisprudenza che tende
sempre più a tutelare..
Alcune sentenze confermano il nuovo
trend della giurisprudenza che tende
sempre più a tutelare il benessere
degli animali e a verificare che
siano rispettati nelle loro esigenze
specifiche. È la rivincita dei
diritti dei quattro zampe. Facciamo
un esempio di questi diritti.
Secondo una sentenza della Corte di
Cassazione, il proprietario di un
animale, quando lo porta in auto,
deve usare verso il suo quattro
zampe «la stessa attenzione e
diligenza che normalmente si usa
verso un minore». Chiunque non
adotti questa premura, rischia una
condanna per maltrattamento.
Richiamiamo un'altra sentenza con
l'auspicio che funga per lo meno da
deterrente verso i padroni poco
amorevoli. La Suprema Corte ha
confermato la condanna al pagamento
di un'ammenda di 1.500 euro per il
reato di maltrattamento, inflitta ad
un uomo colpevole di aver lasciato
il proprio cane legato a una catena
di 2 metri senza alcuna protezione
dal sole in un periodo estivo. A
nulla è valsa la difesa del
proprietario dell'animale che
sosteneva di avergli comunque
fornito cibo, cure sanitarie e una
cuccia. I giudici hanno ritenuto che
il cane non fosse detenuto in
condizioni adeguate. Questo trend
della giurisprudenza mostra quanto
sia mutato, negli ultimi anni,
l'approccio al problema dei diritti
degli animali e offre lo spunto per
ricordare quel documento che, più di
ogni altro, rappresenta un punto
fermo sui rapporti tra uomini e
animali: la Dichiarazione Universale
dei Diritti degli animali. Con essa
si afferma il principio del diritto
alla vita e al rispetto di tutte le
specie. Il Documento indica un
percorso per il riconoscimento e la
tutela dei diritti degli animali,
considerati non più in relazione al
possesso dell'uomo, bensì come
soggetti portatori di interessi
vitali. Proclamata a Parigi nel 1978
nella sede dell'Unesco promuove
l'etica del rispetto verso tutti gli
esseri viventi. A dispetto dei suoi
33 anni, è quanto mai valida e
attuale. Il problema, semmai, è che
non spesso vengono applicati i
principi che contiene.
GEA PRESS
7 GIUGNO 2011
Palermo: per la Prefettura
in città non ci sono corse
clandestine di cavalli
![]()
Secondo il Prefetto di
Palermo Caruso, almeno fino
al 13 ottobre 2010, agli
atti del suo ufficio “non
risultano eventi recenti
riconducibili al fenomeno
delle corse clandestine ed
al maltrattamento di animali
nella città di
Palermo“.Questo quanto
riferito nella nota che la
Prefettura inviò al
Ministero della Salute che
doveva a sua volta
rispondere
all’interrogazione dell’On.le
Elisabetta Zamparutti
(Radicali) sulle corse
clandestine di cavalli che
si svolgono nella città.Anzi,
più precisamente, l’On.le
Zamparutti interrogava più
Ministeri sulle orride
condizioni di detenzione
delle centinaia di cavalli
detenuti nelle stalle
abusive di Palermo. Veniva
in tal maniera richiamato il
permissivismo del Codice
della Strada che consente ai
calessi uso corsa l’uso
delle vie urbane.A questo il
Sottosegretario Martini
rispose che non era
possibile vietare le strade
ai cavalli essendo queste
consentite … dal Codice
della Strada! Il
Sottosegretario aggiungeva,
inoltre, come a Palermo vi
fossero 44 carrozze per
turisti e non altri
rilevanti usi di veicoli a
trazione animale. A parte le
centinaia di calessi uso
corsa, tuonò la LIDA (Lega
Italiana Diritti Animali) di
Palermo. Anzi sono proprio
loro, i calessi, che
ringraziano il permissivismo
del Codice della Strada che
consente ai cavalli di
potersi allenare
giornalmente nel traffico
urbano. La corsa
clandestina, insomma, è solo
la cima di un iceberg.Eppure
la valutazione della
Prefettura non rileva una
serie di interventi operati
proprio dalle Forze
dell’Ordine ai danni delle
corse clandestine o comunque
riconducibili ad esse. Di
chi è la colpa?Già nel
gennaio 2010 il NAS dei
Carabinieri ha scoperto un
macello clandestino di
equini riconducibile al
mondo delle corse.
Nell’aprile del 2010 la
Polizia di Stato ha
interrotto una corsa
clandestina nella
circonvallazione cittadina.
La stessa Polizia ha
interrotto un’altra corsa
clandestina il 7 giugno, in
via Ernesto Basile. Sempre
nel giugno 2010 fu la volta
dei Carabinieri, intervenuti
di nuovo nella
circonvallazione. Delle
corse clandestine ne parlò
inoltre un servizio del TG1
del 2 agosto che mandò in
onda una inchiesta
dell’inviata Roberta
Badaloni. Pochi giorni dopo
se ne occupò anche la TV di
Stato Svizzera e quella del
Belgio. Questo almeno fino
all’ottobre 2010.
CASERTA NEWS
7 GIUGNO 2011
Operazione anti bracconaggio "Il
fuggitivo"
![]()
Aversa (CE) - Condotta dal nucleo
interforze delle guardie zoofile di
Napoli e Caserta unitamente ai militari
della guardia di finanza di Napoli e
dagli agenti della polizia di stato
della questura di Napoli. L'operazione
ha portato al sequestro di numerosi
volatili di specie protetta ( circa 250
fra cardellini, fringuelli, verdoni,
merli, ibridi incardellati, ecule,
pettirossi, picchi etc.) Ed e' stata
eseguita presso il noto mercato di
Napoli sito a via Gianturco , poi presso
via Roma a Scampia sulla famigerata
pompa e presso l'uccelleria detta o'
fissato sita in Giugliano in Campania.
Le operazioni sono proseguite anche ad
Aversa. Sono stati controllati numerosi
esercizi commerciali ed eseguite diverse
perquisizioni. I luoghi sono frequentati
da numerosi bracconieri e pregiudicati
noti alle forze dell' ordine, i quali in
molti proprio stamane, sono stati
denunciati presso l' autorità
giudiziaria di Napoli.
L'operazione e stata diretta dal responsabile regionale ciro cortese e dal comandante del nucleo investigativo antibracconaggio di aversa – gruppo interforze delle guardie zoofile di napoli e caserta Saverio Mazzarella, unitamente ai capi nucleo Di Micco Antonio , De Filippo Pasquale e Costa Carlo. I volatili sequestrati sono stati sottoposti a controllo da medici veterinari e successivamente liberati al parco urbano s.a. pozzi di aversa da numerosi bambini, famiglie e cittadini avventori del parco e presenti per l'occasione. 40 le persone segnalate e 15 denunciate per le violazioni della legge 189/2004 e legge 157/1992 maltrattamenti di animali, detenzione illegale di fauna protetta e condizioni igieniche pessime. Impegnati nell'operazione ben 89 guardie zoofile e diverse pattuglie della polizia di stato e della guardia di finanza. Un altro grosso smacco ai bracconieri dell'hinterland napoletano e casertano che distribuiscono e smerciano fauna protetta in tutte le uccellerie delle provincie di napoli e caserta guadagnando centinaia di migliaia di euro a scapito degli animali protetti e mettendo in serio pericolo le specie in estinzione, gia' martoriate ed in difficoltà da catture illegali, rifiuti ed inquinamento dei loro biotopi. Il valore della fauna sottoposta a sequestro supera i 60.000,00 euro. Sequestrate anche centinaia di gabbie-trappole e ricevitori.
GEA PRESS
7 GIUGNO 2011
Napoli
– maxi operazione anti uccellagione
(foto)
Nel
casertano e napoletano intervento
Guardie Zoofile, Polizia di Stato e
Guardia di Finanza.
Ottantanove Guardie Zoofile di varie
associazioni guidate dal
responsabile LIDA Saverio Mazzarella
e diverse pattuglie della Polizia di
Stato e della Guardia di Finanza,
hanno messo a setaccio, domenica
scorsa, il mercato degli uccellatori
di Napoli e Caserta. Prima via
Gianturco, luogo noto di ritrovo dei
bracconieri, poi Scampia ed una
uccelleria a Giugliano. I controlli
sono poi proseguiti nel casertano e
ad Aversa in particolare, dove sono
state condotte numerose
perquisizioni domiciliari in
esercizi commerciali.In tutto,
segnalate 89 persone, 15 delle quali
denunciate all’Autorità Giudiziaria
per maltrattamento di animali e
violazione delle leggi sulla caccia.
250 gli uccelli appartenenti a
specie protette, tutti provenienti
da catture in natura, o incroci tra
cardellini e canarini. Fringillidi,
ma anche Pettirossi, Merli ed
addirittura rari Picchi. Il mercato
degli uccellatori del napoletano e
casertano è stato così messo a
soqquadro dagli interventi delle
Guardie Zoofile, della Polizia di
Stato e dei militari della Guardia
di Finanza.Decine di fringuelli,
cardellini, merli sono stati così
sottratti al possesso dei
bracconieri e subito liberati, dopo
la visita medico veterinaria, nel
parco urbano S.A. Pozzi di Aversa
(CE). Alla liberazione hanno
assistito numerosi bambini che hanno
applaudito all’involo dei piccoli
uccelli canori. Un ricordo di
libertà in antitesi alla cattività
imposta dagli uccellatori che con le
loro attività, secondo la LIDA di
Aversa, riescono a movimentare, solo
tra Napoli ed Aversa, centinaia di
migliaia di euro.Nel sequestro
effettuato domenica sono stati,
inoltre, sottratti al possesso dei
bracconieri centinaia di gabbie
trappole ed altre adibite al
trasporto (ricevitori). Il valore
della sola fauna posta sotto
sequestro viene stimato in circa
60.000 euro. (GEAPRESS –
Riproduzione vietata senza citare la
fonte).
VEDI FOTO:
http://www.geapress.org/caccia/napoli-%E2%80%93-maxi-operazione-anti-uccellagione-foto/16221
LA ZAMPA.IT
7 GIUGNO 2011
Morta Shrek, la pecora mai
tosata per 7 anni
E' morta Shrek. Una pecora di
lana merinos divenuta quasi una
leggenda per i neozelandesi.
L'animale, infatti, venne
trovato in una fattoria nel 2004
dopo essere riuscito a
"scampare" alla tosatura per ben
sette anni consecutivi
nascondendosi in alcune grotte
della vasta tenuta di un
fattore. I risultati sono più
che evidenti.La sua tosatura fu
quasi un evento con tanto di
bambini che ormai ne narravano
la favola a scuola. Eccola dopo
che venne "liberata" da 27
chilogrammi di lana.
FOTO
ANSA
7 GIUGNO 2011
Mareggiata a Genova uccide tartaruga
gigante
![]()
Una bagnante osserva la
carcassa della tartaruga trovata questa
mattina sulla spiaggia di punta Vagno, a
Genova.
La carcassa di una gigantesca
dermochelis coriacea, meglio conosciuta
come tartaruga liuto, è stata trovata
questa mattina sulla spiaggia di punta
Vagno, a Genova. L'animale, oltre due
quintali di peso per due metri di
lunghezza, era decapitato. Secondo gli
esperti intervenuti sul posto, potrebbe
avere sbattuto sugli scogli durante la
violenta mareggiata di ieri.
LA ZAMPA.IT
7 GIUGNO 2011
Savona:
quattro testuggini rilasciate in
natura
L'evento in programma per l'8 giugno
in occasione della Giornata Mondiale
per l'Ambiente e della Giornata
Mondiale dell'Oceano
Quattro esemplari di testuggine
palustre del tipo Emys orbicularis
ingauna saranno rilasciate in natura
ad Albenga l'8 giugno. Non una
giornata qualunque, ma la data in
cui si celebra la Giornata Mondiale
per l'Ambiente e della Giornata
Mondiale dell'Oceano. All'evento
parteciperanno 100 studenti del
Liceo Giordano Bruno di Albenga.
Tutti gli esemplari rilasciati avranno una marcatura di riconoscimento indelebile e alcune tetsuggini verranno dotate di una piccola radiotrasmittente per seguirne gli spostamenti in natura con tecniche di radio-tracking, sotto il coordinamento del Dipteris dell'Università degli Studi di Genova. «In questo modo - spiegano gli esperti - sarà possibile monitorare e controllare gli esemplari rilasciati nell'arco dei mesi successivi». Presso il Centro Emys di Leca di Albenga, operativo dal 2001, continuano le attività di riproduzione e allevamento degli esemplari che verranno rilasciati nelle prossime stagioni. Attualmente il Centro ospita circa cinquanta esemplari tra maschi e femmine adulti, sub adulti e giovani. Le uova, deposte nei mesi di giugno e luglio, vengono incubate al centro in condizioni molto simili a quelle naturali. I piccoli, come tanti altri in passato, trascorrono i primi anni di vita all'Acquario di Genova, in un ambiente a loro dedicato. Il personale dell'Acquario di Genova ne segue l'accrescimento ed effettua, quando necessarie, le terapie veterinarie. Trascorsi circa due anni di vita, tornano al Centro per un periodo di acclimatamento, al termine del quale vengono rilasciati in natura.
MESSAGGERO VENETO
7 GIUGNO 2011
Terza razzia di galline in pochi
giorni
ZOPPOLA (PN) - Terza razzia, in
poche settimane, da parte delle
volpi ai danni di animali
domestici: in questo caso a
farne le spese è stata una
ventina di galline di proprietà
di Paola Pighin, residente in
via Bassa Biacche a Ovoledo. I
cacciatori locali si sono
nuovamente rivolti alla
Provincia - alla quale spettano
i compiti di controllo sui capi
selvatici - ma la risposta
dell'ente intermedio non li ha
soddisfatti. Due settimane fa, a
Murlis, le volpi avevano
ammazzato circa cinquanta
galline; ancor prima, analoga
sorte era toccata a identici
animali domestici a Orcenico
Inferiore.
IL CITTADINO
7 GIUGNO 2011
Una
famiglia di gufi ha preso “casa” a
Casalpusterlengo (LO)
![]()
Una famiglia di gufi minori ha preso
casa a Casalpusterlengo. In via
Labriola, praticamente a due passi
dalla statale numero 9 in direzione
Ospedaletto, una coppia di rapaci ha
costruito il nido in cima a un
salice piangente e con la schiusa
delle uova ad aprile sono nati
quattro piccoli. «Amo gli animali
per cui sono contento che abbiano
scelto di venire ad abitare proprio
nel nostro giardino – spiega Nino
Agnello -, probabilmente hanno
trovato un ambiente tranquillo e non
sentendosi disturbati sono rimasti.
L’anno scorso tra adulti e piccoli
ne abbiamo contati undici sui rami.
Di notte i nuovi nati chiamano i
genitori perché hanno fame e aprendo
le finestre si sente il loro
richiamo. Fanno un po’ di rumore ma
se si capisce la loro natura non
danno fastidio. E poi sono uccelli
utili, perché fanno piazza pulita
dei topi di cui vanno a caccia».
IL TIRRENO
7 GIUGNO 2011
Lasciate in pace la coppia di
barbagianni
CASTEL DEL PIANO (GR). Cintura
di sicurezza “istituzionale”
attorno ai due barbagianni che
hanno preso alloggio nella
soffitta del palazzo pubblico di
Casteldelpiano e che hanno
deposto 3 uova.
Stanno bene e covano e cacciano piccoli roditori. Ma, soprattutto, devono essere lasciati tranquilli. Solo a uova schiuse e dopo qualche giorno la nascita dei piccoli, sarà cura del Centro recupero Animali selvatici di Semproniano venire a prenderli, allevarli e poi lasciarli andare in libertà. Ma affinchè i due ospiti passino tranquilli una’altra settimana circa (così è stato approssimativamente valutato dal veterinario del Centro Aloisi), il sindaco di Casteldelpiano Claudio Franci ha invitato tutti ad astenersi dalle visite ai due uccelli. Da quando, infatti, si è saputo della presenza di due bellissimi barbagianni, sono stati moltissimi quelli che li hanno voluti vedere e certamente gli uccelli abituati alla solitudine, non avranno gradito. «Bisogna evitare le visite - dice -, altrimenti i genitori potrebbero irritarsi e ci potrebbero essere seri problemi anche per i piccoli».
TRENTINO
7 GIUGNO 2011
Due orsi vicino alla stalla
DORSINO (TN). Due orsi di
passaggio vicino alla
stalla. Gabriele Zanetti li
ha visti per un attimo. Era
domenica mattina, verso le
5, l’allevatore di Dorsino
era a bordo della sua jeep e
forse li ha abbagliati con i
fari. Di fatto, gli orsi
«sono scomparsi nel bosco»,
lasciando a Zanetti una scia
di sollievo che non ha
comunque cancellato la
preoccupazione. Soprattutto
perché l’avvistamento
dell’altro ieri ha fatto
riaffiorare il ricordo di
quel che è successo circa un
mese prima: «L’orso già
allora aveva visitato la mia
fattoria - racconta Zanetti
- e quella volta aveva
ucciso 22 galline dopo aver
distrutto il recinto del
pollaio, una quarantina di
metri di rete travolta».
Aveva segnalato il fatto
agli uffici provinciali,
«sono passati a chiedere
informazioni e scattare foto
- dice l’allevatore - e mi
hanno rassicurato
sull’arrivo degli
indennizzi». Ma, al di là
del danno economico da
risarcire e di quello che
stavolta non c’è stato, il
nuovo incontro ravvicinato
lascia il segno della paura.
Zanetti fa notare che «la
nostra fattoria è a un paio
di chilometri da Dorsino, in
una zona al margine del
bosco, e nella stalla
abbiamo vitelli e mucche
gravide. Non vorrei che
diventassero prede per
l’orso».
Zanetti ha ben presente la riunione che c’è stata da queste parti per confrontare residenti e allevatori sul ritorno degli orsi. Da una parte i favorevoli al progetto provinciale Life Ursus, dall’altra i contrari. Lui ha le idee chiare: «Mi era già successo anni fa di rendermi conto della presenta dell’orso, ma ora stanno diventando troppi, comincia ad essere un’invasione, tra quelli con il radiocollare e quelli che se ne vanno in giro senza essere sotto controllo. Ci dicono di star tranquilli, che l’orso non aggredisce l’uomo, ma non voglio vedere - scatta l’obiezione dell’allevatore - cosa può succedere quando quegli animali sono messi alle strette o quando li si incontra che si spostano in gruppo». Domenica mattina erano in due («Forse un maschio e una femmina, a giudicare dalla stazza»), «avanti così e in giro per i boschi ce ne saranno sempre di più». E non è che «si possa intervenire prima. Si interviene sempre a cose successe, a danno avvenuto». A vivere e lavorare vicino al bosco, Zanetti non si sente più così sicuro.
IL TIRRENO
7 GIUGNO 2011
Attenti ai ranocchi,
importazione horror Il Wwf: sono
pericolosi
Antonio Valentini
«Quando arrivano, chiuse in
sacchi di plastica, sono
putrefatte per la metà - spiega
Carlo Scoccianti, del Wwf
Toscana -. Si presentano in
condizioni tremende: sventrate,
gli occhi fuori dalle orbite,
gli arti amputati...». Si dirà
che l’uomo non ha mai avuto
eccessivi riguardi nei confronti
degli incolpevoli anfibi, come
suggeriscono le tante
similitudini usate per risaltare
i difetti altrui: se uno è
brutto, sembra una rana; se
cammina male, si muove come una
rana; se parla stridulo, ricorda
una rana. Ma a tutto c’è un
limite, soprattutto quando la
mancanza di riguardo sconfina
nell’autolesionismo.
Non si sa da dove provenga, quella merce informe che una volta era viva, visto che il certificato d’origine non c’è, al pari dell’istantanea da un mondo alieno. Si conosce soltanto il nome del porto d’imbarco, dove i container riempiti coi sacchi di ranocchi sono caricati sulle navi dirette in Italia. Negli ultimi anni vanno per la maggiore Indonesia, India, Bangladesh e Cina, dove bambini pagati una miseria consumano la loro infanzia nei fossi e negli acquitrini per acchiappare gli anfibi destinati alla nostra friggitrice. I paesi dell’ex Jugoslavia, l’Albania, la Turchia, l’Egitto e la Bulgaria non sono da meno. I controlli, su quei sacchi pieni di un blob nauseabondo, per forza di cose sono superficiali: «Le rane sono animali bioaccumulatori - prosegue Scoccianti -. Se vengono dalla Bosnia, ad esempio, conterranno l’uranio impoverito disperso nel terreno. Più spesso nascondono salmonelle, enterococchi, clostridi, flagellati... Insomma, cariche batteriche molto alte, causa di tossinfezioni». Vallo a dire a quelli di Cassignanica o di Staggia, di Sartirana Lomellina o di Anchione, dove sul ranocchio s’organizzano feste comandate puntuali come gli equinozi. C’è chi, a riprova dell’importanza data all’evento, la butta in rima: «Se vi piace la rana, venite a gustarla nella sua tana». E chi si cimenta con un nodo gordiano («Ti piacciono le rane fritte o le beghe dritte?»), giungendo però subito all’assennata risposta: «Rane fritte, padellate tutte le sere». A Paganico, non lontano da Grosseto, la Sagra della Granocchia prevede addirittura un palio: ragazzi in abiti rinascimentali corrono a perdifiato lungo le strade del paese, spingendo carretti con tre rane libere, che ovviamente saltellano per tornare nei loro stagni. Pare che la tradizione risalga a quando, in tempi di carestia, gli anfibi dell’Ombrone servivano per cibo e divertimento. Se pure fossero sopravvissuti agli anticrittogamici e al cemento, ora devono giocoforza arrivare da fuori: una legge regionale tutela le rane in quanto specie in via d’estinzione e anche per questo sui porti dell’Adriatico ogni anno ne sbarcano a tonnellate dentro ai container. L’unità di misura del consumo di ogni sagra è il quintale e se si calcola che ogni rana pesa una ventina di grammi, l’allarme lanciato dal Wwf assume anche un valore quantitativo. Al punto che Slow Food, tempio dei buongustai, non esita a schierarsi al fianco degli ambientalisti nel chiedere la riconversione delle feste: «I ranocchi vivono in ambienti inquinati e mangiarli è rischioso - sentenzia Silvio Greco, biologo ed esponente di punta dell’associazione -. Mi chiedo: ha senso banchettare coi ranocchi surgelati che sono insapori? Meglio una sagra del galletto o della finocchiona». Eppure c’è chi, dopo aver divorato cosce di rane fritte, spiega che sono tanto buone da ricordare il pollo o il coniglio. La domanda, si direbbe, sorge spontanea: se l’originale è a portata di mano, per quale motivo scegliere l’imitazione?
IL TIRRENO
7 GIUGNO 2011
Il Wwf vuole bloccare la
sagra della rana, Paganico
si ribella
Sara Land
PAGANICO (GR). Riconvertire
tutte le sagre delle rane in
nome del chilometro zero. È
la proposta lanciata ieri
dal Wwf Toscana e piovuta
come un fulmine a ciel
sereno anche in Maremma,
dove dal 27 agosto al 4
settembre Paganico ospiterà
la 35º edizione della Sagra
della granocchia.
Secondo il Wwf regionale è impensabile «continuare con iniziative che contraddicono tutti i principi condivisi dello “slow food” e della filiera corta». Il Wwf denuncia il fatto che «la realizzazione di queste sagre costringe gli organizzatori a rivolgersi a paesi asiatici o dell’Europa dell’Est per importare le rane congelate visto che a partire dagli anni Settanta il patrimonio locale di anfibi si è drasticamente ridotto per vari fattori ambientali e climatici». E l’importazione secondo il Wwf crea un ulteriore squilibrio perché «mentre l’Europa tutela questi animali a rischio di estinzione, e la Toscana lo fa con la legge regionale 56 del 2000, non è così negli altri Paesi. Si parla infatti di svariati quintali di rane importate per ogni sagra, un commercio che si porta dietro il maltrattamento degli animali nei luoghi di origine, lo sfruttamento di lavoro minorile per la raccolta, la commercializzazione di specie esotiche oltre ai rischi per la sicurezza alimentare». «Il concetto di tipicità è relativo - replica Marco Scussel, presidente Pro Loco di Paganico - La nostra sagra è storica perché affonda le sue origini nella consuetudine di mangiare rane in tempi di carestia». Ma se le rane, in natura o in allevamento, ad un certo punto non si trovano più ecco che giocoforza gli organizzatori ricorrono all’importazione dall’estero. «Per i nove giorni di sagra impieghiamo circa sei quintali di rane - dice ancora Scussel - e ci rivolgiamo a un fornitore ravennate che le importa dall’Albania o dalla Bulgaria a seconda delle disponibilità». Non specie esotiche dunque ma comuni rane della specie “rana esculenta”, precisano gli organizzatori, che arrivano vive in Italia e vengono poi lavorate dalla ditta che le importa. Oltretutto la sagra di Paganico non è un evento a sé ma è legata alla tradizione del Palio che, ricorda il sindaco di Civitella Paganico Paolo Fratini, «è tutelato nella sua qualità di manifestazione storica da un’apposita delibera di giunta regionale».
LA ZAMPA.IT
7 GIUGNO 2011
Allarme: in pericolo il
13% degli uccelli
Diffusa la "lista rossa"
della Lipu a rischio
1253 specie di volatili
E' drammaticamente rosso
il resoconto che emerge
dalla nuova lista Iucn
(International Union for
Conservation of Nature)
realizzata da BirdLife
International (Lipu in
Italia). La Lega
Italiana Protezione
Uccelli stima che le
specie di uccelli
minacciate a vari
livelli di estinzione
siano 1234, pari al 13%
del totale. Tra queste
c'è l'otarda maggiore
indiana (Ardotis
nigriceps), uno degli
uccelli più grandi al
mondo, con i suoi 15 kg
di peso: secondo
l'associazione, la
caccia di questo animale
da parte dell'uomo e la
perdita del proprio
habitat naturale sono
fra i motivi che stanno
conducendo questo
splendido esemplare
sull'orlo
dell'estinzione.
L'otarda maggiore indiana, diffusa un tempo in India e Pakistan, è ormai ridotta a soli 250 esemplari in piccoli e isolati frammenti di territorio ed è stata inserita dallo Iucn nella categoria 'critically endangeredì (minacciata in modo critico), categoria che precede l'estinzione. Buone notizie, invece, per il grillaio, una specie che nidifica anche in Italia e che era minacciata a livello globale: non è più 'vulnerabilè ed entra nella categoria di chi è in buono stato (Least concern). «In un mondo sempre più affollato - afferma Leon Bennun, direttore Science and Policy di BirdLife International - le specie che necessitano di grandi spazi, come l'otarda maggiore indiana, sono molto penalizzate». «Tuttavia - conclude - sarà l'uomo l'unico a perdere nel lungo periodo, visto che i servizi che la natura ci fornisce stanno iniziando a scomparire». Un'altra specie che entra nella categoria dei 'critically endangered' è l'oriolo delle Bahamas (Icterus northopi). Una recente ricerca afferma, infatti, che sono rimasti solo 180 esemplari di questo volatile dai colori giallo e nero. «Gli uccelli sono utili indicatori della salute degli ecosistemi - spiega Stuart Butchart, Global Research and Indicators Coordinator di BirdLife International - I cambiamenti che abbiamo documentato in questo aggiornamento della 'lista rossà contribuiranno al 'Red list index for birds', una misura dei trend nello stato del pianeta utilizzato dai governi e dalle Nazioni Unite». Esistono, però, alcune specie che hanno migliorato la propria condizione: è il caso dell'anatra della Nuova Zelanda, beneficiaria di un programma che ha eliminato i ratti. Bene anche per tre specie di colombi (la colomba di Trocaz, la colomba dei Lauri e la colomba di Bolle) che, grazie a progetti di tutela del loro habitat, sono stati classificati ai più bassi livelli di minaccia. Secondo Andy Symes, Global species programme officer di BirdLife International, nonostante la situazione appaia negativa «la lista 'rossà di quest'anno sottolinea come alcune specie oggetto di progetti di conservazione abbiano invertito la tendenza negativa in positiva». Il numero totale di specie di uccelli controllate da BirdLife International per la Lista rossa 2011 sono 10.052.
LA PROVINCIA
PAVESE
7 GIUGNO 2011
Albuzzano, otto mesi per
il furto di bestiame
ALBUZZANO (PV) - Sono
rimasti in carcere 10
giorni, in attesa del
processo. E l'altra
mattina hanno deciso di
chiudere la loro vicenda
giudiziaria con un
patteggiamento a 8 mesi
di reclusione e al
pagamento di 100 euro di
multa. Ion Tudarel e
Petru Farcaescu, due
cittadini romeni di 28 e
23 anni, erano accusati
del tentato furto di
vitelli che si verificò,
lo scorso aprile, alla
cascina di Stefano
Schiapparoli ad
Albuzzano. I due erano
stati arrestati insieme
a una terza persona,
Marius Stefan Catalin,
di 27 anni, che ha
deciso però di definire
la propria posizione in
maniera separata (il
processo nei suoi
confronti deve ancora
chiudersi). Era stato lo
stesso proprietario a
sorprendere il gruppo
all'interno della
stalla, dove c'erano 15
capi di bestiame, tra
mucche e vitelli. La
banda, secondo quanto
ricostruito in fase di
indagine dai
carabinieri, che avevano
fatto scattare gli
arresti, era arrivata
davanti alla cascina a
bordo di un furgone. Ion
Tudarel era rimasto al
volante del veicolo, a
fare il palo, mentre i
complici avevano forzato
la porta della stalla
della cascina e avevano
fatto irruzione. Non
erano riusciti, però, a
essere silenziosi. Il
trambusto aveva avuto
l'effetto di attirare
l'attenzione del
proprietario, che aveva
chiamato subito i
carabinieri. La banda
aveva portato con sé,
all'interno della
cascina, anche una
mazzetta da muratore,
con l'intenzione, a
quanto pare, di stordire
o uccidere gli animali
per portarli via più
agevolmente.
ASCA
7 GIUGNO 2011
ROMA: TORNA BAUBEACH LA SPIAGGIA
PER CANI. INAUGURAZIONE SABATO
11/6
Roma - Torna sul litorale
laziale Baubeach, la prima
spiaggia per cani.
Un ''piccolo'' angolo di serenita' per cani e padroni: 7000 metri quadri a sud di Maccarese pronti ad aprire i battenti da sabato 11 giugno, giorno dell'inaugurazione. In occasione dell'apertura l'organizzatrice e ideatrice del Baubeach, Patrizia Daffina', presentera' il libro ''La Finestra sul Mare. Ipotesi di vita migliore con il nostro migliore Amico'', scritto per raccontare il viaggio che l'ha portata alla realizzazione di quel che considera un sogno.Sara' allestito un ''percorso emozionale'' per scoprire la gioia di condividere tutti gli spazi vivibili con il cane attraverso la Mostra Fotografica a cura di Educanes e verra' presentata la Bauludoteca da ''Tutti pazzi per Fido''.Baubeach comprende un'area Baubeauty per i cani, con docce e servizio di tolettatura, ristoro e tanto spazio per la gioia degli ospiti a quattro zampe che potranno giocare, correre e socializzare in piena liberta', mentre i proprietari potranno godere di proposte diverse ed interessanti attivita', sia nell'ambito cinofilo che legate al benessere e al rispetto dell'Ambiente. Baubeach gode del patrocinio del Ministero del Turismo, del Consiglio Regionale del Lazio e della Provincia di Roma.
IL TIRRENO
7 GIUGNO 2011
SMARRIMENTO
CECINA. Sono state smarrite
due canine nere in zona
Gorili. Chiunque le avesse
viste o raccolte è pregato
di telefonare al 331
3781277.
GEA PRESS
7 GIUGNO 2011
Sudafrica: arresto di
bracconieri di rinoceronte
Ed intanto in Cina sorgono
gli allevamenti …
Quattro bracconieri,
coinvolti nell’uccisione di
alcuni rinoceronti nel
Kruger Park, in Sudafrica,
sono stati arrestati nelle
scorse ore nella regione
dello KwaZulu-Natal, a circa
500 chilometri a sud est di
Pretoria. I quattro sono
stati sorpresi dalla polizia
nel corso di due diverse
operazioni durante le quali
è scaturito uno scontro a
fuoco dopo che un
bracconiere aveva puntato un
fucile mitragliatore
Kalashnikov. Il bracconiere
è rimasto ferito.L’uccisione
dei rinoceronti sarebbe
invece avvenuta nel Kruger
Park da alcuni mesi
presidiato dall’esercito
sudafricano. Nel parco
nazionale famoso in tutto il
mondo gli ultimi arresti di
bracconieri sono avvenuti
appena venerdì scorso.
Purtroppo in Sudafrica sono
operative bande ben
organizzate che esportano le
loro attività anche in paesi
vicini. E’ il caso dello
Zimbabwe e del Mozambico. I
bracconieri fanno capo ad
organizzazioni criminali ben
organizzate che possono
avvalersi finanche di
elicotteri. Recentemente la
polizia sudafricana ha
portato alla sbarra anche
noti veterinari e
responsabili di ditte di
caccia con rappresentanze in
Europa. I corni vengono
esportati prevalentemente in
Cina, ma punti di transito
intermedi sono costituiti
dal Singapore e dal Vietnam.
Dalla Cina, i corni,
giungono poi allo Yemen,
dove il pugnale in manico di
corno di rinoceronte è
componente tradizionale
dell’abbigliamento maschile.
In Cina, però, rimane il
principale mercato di corni
di rinoceronte; viene
lavorato per la medicina
tradizionale. Purtroppo, con
il fine di sostenere lo
sviluppo sostenibile della
stessa medicina, la Cina ha
ormai avviato la costruzione
di allevamenti di
rinoceronti africani. Almeno
uno dovrebbe essere già
attivo nella provincia dello
Hainan. Ignota la
provenienza anche se si
sospetta che dietro possa
esservi l’importazione di
animali provenienti da
strutture della cattività.
Del resto è già successo con
le tigri. Le autorità
italiane, ad esempio, hanno
in alcuni casi autorizzato
l’esportazione in Cina di
alcuni grandi felini
provenienti da uno zoo
veneto ed altro pugliese.La
creazione di allevamenti
nasce da una idea,
rivelatasi poi fallimentare,
di costituire delle
popolazioni allevate in
cattività per preservare dai
commerci quelle selvatiche.
Grossisti per terraristi e
detentori di pets, avrebbero
così dovuto approvvigionarsi
da allevamenti piuttosto che
da catture in natura. Da un
lato, però, gli allevamenti
nei paesi di origine,
iniziarono subito una
politica di riduzione dei
costi a scapito del
benessere degli animali,
fino a diventare, in molti
casi, veri e propri
riciclatori di fauna
selvatica contrabbandata.
Soprattutto nel commercio di
pappagalli e rettili sono
stati dimostrati numerosi
episodi.
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LE SCIENZE
7 GIUGNO 2011
Sulla rivista Cell
Metabolisme
Insulina: effetti anche
sui circuiti della
ricompensa
Il coinvolgimento di
questi centri neuronali
potrebbe spiegare perché
per gli obesi è così
difficile rinunciare a
un'eccessivo introito di
cibo
Perché per i soggetti
obesi è così difficile
resistere alla
tentazione del cibo? Una
risposta seppure
parziale viene ora da un
nuovo studio pubblicato
sulla rivista Cell
Metabolism a firma di un
gruppo di ricercatori
del Max-Planck-Institut
per la ricerca
neurologica che hanno
dimostrato per la prima
volta che l'insulina ha
un effetto diretto sui
circuiti cerebrali della
ricompensa.Dalla
sperimentazione
effettuata sui topi,
infatti, è emerso come
gli animali i cui centri
della ricompensa non
rispondono più
all'insulina tendono a
diventare obesi.“Una
volta che si instaura
l'obesità o un bilancio
energetico positivo, l'insulino-resistenza
in questi centri
cerebrali può
determinare un circolo
vizioso”, ha spiegato
Jens Brüning, che ha
guidato lo studio. “Non
ci sono prove che ciò
rappresenti il primo
passo sulla strada
dell'obesità, ma tutto
sembra indicare che si
tratti di un fattore
importante per questa
condizione e una
possibile spiegazione
del perché sia così
difficile da trattare o
curare”.Precedenti studi
si sono focalizzati
sugli effetti
dell'insulina
sull'ipotalamo, una
regione che controlla il
comportamento alimentare
mediante quello che è
possibile definire un
riflesso “stop and go”.
Eppure, avverte la
ricercatrice, sappiamo
anche che
l'iperalimentazione ha a
che fare più con la
neuropsicologia che con
la fame. Mangiamo
infatti in base alla
compagnia che
frequentiamo o in base
al nostro umore. E
spesso si mangia anche
se ci si sente sazi.La
Brüning e colleghi hanno
perciò cercato di
approfondire il
meccanismo della
ricompensa legato al
cibo e in modo specifico
il modo in cui
l'insulina influenza le
funzioni di ordine
superiore. Si è così
scoperto come
l'inattivazione della
segnalazione
dell'insulina in alcuni
neuroni cruciali per il
rilascio di dopamina –
un neurotrasmettitore
coinvolto nei processi
di motivazine, punizione
e ricompensa – fa sì che
i topi ingrassino in
risposta a un introito
eccessivo di cibo.Si è
potuto constatare
inoltre come l'insulina,
in condizioni normali,
porti a un'attivazione
più frequente di tali
cellule, secondo una
risposta assente negli
animali senza recettori
per l'insulina. Gli
stessi animali
mostravano infine
un'alterata risposta
alla cocaina e al
glucosio quando
l'introito di cibo
diventava
deficitario.Ovviamente,
avvertono i ricercatori
nelle conclusioni, per
passare all'essere umano
occorreranno ulteriori
studi.“Complessivamente,
il nostro studio mostra
il ruolo critico
dell'azione
dell'insulina nei
neuroni
catecolaminergici nel
controllo a lungo
termine
dell'alimentazione”,
scrivono i ricercatori.
“L'identificazione dei
precisi meccanismi
molecolari implicati
così come delle
sottopopolazioni
cellulari coinvolte
saranno il punto di
partenza per potenziali
target di trattamento
dell'obesità anche
nell'uomo”.
ANSA
7 GIUGNO 2011
Vaccino antiobesita',
ok test su animali
Riduce fame. Esami
clinici per sapere
se e' sicuro su uomo
(ANSA) - ROMA, 7 GIU
- Una soluzione all'obesita'
potrebbe essere un
vaccino, presentato
al Meeting Annuale
della Endocrine
Society in corso a
Boston, che addestra
l'organismo a
colpire l'ormone
dell'appetito, la
grelina, e quindi
aiuta a ridurre fame
e consumo di cibo e
ad aumentare il
dispendio
energetico.
Secondo la sua ideatrice, Mariana Monteiro dell'Universita' di Porto, potrebbe essere usato in combinazione con dieta e ginnastica. Il vaccino per ora e' stato testato con successo su animali.
TRENTINO
7 GIUGNO 2011
Vivisezione, è
allarme
TRENTO. Allarme per
la direttiva europea
sulla vivisezione
che prevede - per
esigenze
scientifiche -
l’utilizzo di
animali in via di
estinzione catturati
in natura, come
scimpanzé e gorilla
e addirittura di
animali randagi come
gatti e cani. Il
tema è stato
sollevato in un
ordine del giorno
bipartisan (prima
firmataria Ivana Di
Camillo, Pd) che
sarà discusso in
consiglio comunale.
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