CITY 22 MARZO 2010
Setta satanica fa strage di animali
Provincia di Napoli - Una strage di animali nel Napoletano potrebbe essere opera di una setta satanica. Lo denunciano i Verdi campani. Cani e gatti sono stati massacrati a colpi d’accetta sul Monte Faito, nel bosco dove nel 1996 scomparve la piccola Angela Celentano. Sul luogo del massacro sono stati ritrovati lumini e croci capovolte. IL MATTINO 22 MARZO 2010
Bare, croci, corone di fiori e foto-choc dei cani trucidati
Titti Esposito
Castellammare (NA) - Bare, croci, corone di fiori e foto-choc dei cani trucidati. Ieri mattina in villa comunale, nella città stabiese, è sceso il «popolo in nero» con la sua manifestazione(nata sul noto social network Facebook) per dire basta alle violenze e ai maltrattamenti contro i randagi. In piazza, in una sorta di funerale degli animali senza padrone, sempre più spesso vittime di carneficine(non ultima quella che ha avuto come protagonisti due cani massacrati a colpi di ascia qualche giorno fa sui boschi di Quisisana), nel territorio termale, come denunciano da sempre gli animalisti dell’Adda, cittadini con animali listati a lutto, bambini, associazioni, politici. Oltre trecento persone che con slogan e megafoni hanno gridato la loro esasperazione, chiedendo ai cittadini stabiesi di unirsi alla loro protesta per ottenere quanto prima un canile comunale, sterilizzazioni a tappeto e controlli da parte delle forze dell’ordine nei quartieri a rischio per i randagi. A raccontarlo Rosaria Boccaccini, presidente dell’associazione a difesa dei quattro zampe, che da anni si batte, anche autonomamente e senza fondi. «Stamattina siamo tutti qui perché non si può più andare avanti così - spiega l’animalista - una città vivibile non può permettere certe stragi, e la prossima amministrazione comunale speriamo intervenga da subito con progetti ed interventi utili alla riduzione del randagismo ed alla tutela dei cani adottati dai quartieri». Comuni cittadini e bambini hanno mostrato i loro drappi neri e hanno sfilato fino a via Bonito, fermandosi a lungo nei pressi della Cassarmonica. Tanti striscioni presenti: i manifestanti hanno utilizzato le immagini atroci dei cani morti per dimostrare contro la mattanza dei randagi. Inoltre, tante corone di fiori, una croce e piccole bare sono state portate in corteo. Tra i tanti presenti, c’era una folta rappresentanza de «Il Popolo in nero dei Castelli Romani», nonché le associazioni animaliste, le scuole stabiesi e i politici, tra cui i sei candidati a sindaco di Castellammare, o propri rappresentanti.
ROMAGNA OGGI
22 MARZO
2010
Cesena: sesta polpetta avvelenata
in via San Tomaso
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CESENA (FC)
- Non si ferma la scia di avvelenamenti di cani in via San
Tomaso, a Cesena. Dopo cinque cani morti, in tre proprietà
diverse, per colpa di bocconi avvelenati, arriva un sesto caso.
Sabato sera, infatti, il proprietario del cane, un allevatore di
lagotti, ha liberato i suoi cani in giardino e al momento di
richiamarli ha notato che un esemplare femmina era colpita da
malori. Avendo già avuto una morte tra i suoi cani il
proprietario si è insospettito e ha portato l'animale dal
veterinario, che l'ha salvato.
Il medico ha
sottoposto il cane a lavanda gastrica, e l'animale avrebbe
vomitato una salsiccia su cui ora sono in corso gli
accertamenti, ci sarebbero delle sostanze bianche al suo
interno. Insomma, non si è ancora arrestata la mano
dell'avvelenatore che in via San Tomaso sta seminando il terrore
tra i proprietari di cani. Per altro non è ancora chiaro il
motivo che sia alla base di tanta determinazione da parte
dell'avvelenatore, che continua a colpire nonostante il livello
di guardia più alto, che potrebbe procurargli anche una grave
denuncia.
ROMAGNA NOI 22 MARZO 2010
Cesena - I bocconi killer colpiscono ancora In via San Tomaso un nuovo episodio. Cane salvato all'ultimo con una lavanda gastrica
CESENA - Bocconi killer per avvelenare i cani del quartiere.
Da giorni via San Tomaso trema. Sarebbero in tutto cinque i
cani morti nelle ultime settimane dopo aver ingoiato
alimenti farciti di sostanze letali lasciati nel cortile
delle abitazioni di via San Tomaso. Sabato scorso l'ultimo
episodio, che è quasi costato la vita a uno dei cani
allevati dalla famiglia Baldini, che proprio lungo la via
gestisce un bed and breakfast. LA NUOVA VENEZIA 22 MARZO 2010
Sparano a bruciapelo al cane «Avvertimento di malviventi»
Marta Artico
Venezia - Gli hanno sparato da vicino con un fucile da caccia, forse direttamente in bocca. Asor è un meticcio, un dolcissimo bastardino di 5 anni affezionato ai padroni, la famiglia Beraldo, titolare dell’omonimo cantiere nautico di Cà Noghera, in via Vallesina. Sabato pomeriggio sul tardi il custode del cantiere ha fatto scattare l’allarme. E ha chiamato Mirco Beraldo, figlio del titolare, per avvertirlo che il piccolo Asor perdeva molto sangue, che lo aveva trovato ferito vicino all’abitazione mentre si trascinava alla ricerca di un volto amico. Adesso è in coma, imbottito di morfina e antidolorifici. E’ stato operato d’urgenza, ma non è detto che ce la faccia. «Mi ha chiamato il custode - spiega Mirco Beraldo - non ero ero in azienda e sono corso subito, all’inizio pensavamo fosse stato aggredito da qualche animale, non certo che gli avessero sparato. Poi durante l’operazione è stato trovato invece il bozzolo con la cartuccia. Un atto crudele, che voglio rendere pubblico, anche se non escludiamo si tratti di un avvertimento da parte di qualche malvivente». Beraldo si è recato alla Questura di Venezia e pure al comando dei carabinieri di Favaro. «Ho messo tutto nelle mani del nostro avvocato, sto cercando di capire con gli agenti che tipo di denuncia sia meglio fare oltre a quella alla Protezione animali, nel frattempo il veterinario che lo ha in cura stenderà una dettagliata relazione con tanto di foto, del maltrattamento subito». Prosegue: «La stagione della caccia si è chiusa da due mesi. In ogni caso si è trattato di qualcuno che gli ha sparato da vicino, probabilmente direttamente nel volto e in bocca, per fargli male volontariamente». Chiarisce: «Sono stato già minacciato, le forze dell’ordine sostengono che possa essere un avvertimento di qualche malintenzionato». A gennaio all’interno de cantiere nautico di Giuseppe Beraldo erano andate a fuoco quattro grosse imbarcazioni di lusso, per centinaia di migliaia di euro di danni. «Non abbiamo mai trovato un innesco o nulla che facesse pensare ad un atto doloso, ma il sospetto ci è sempre rimasto». NOTIZIARIO ITALIANO 22 MARZO 2010
Punkabbestia lascia tre cani chiusi nell'auto. Pitbull fa una strage!
FIRENZE - Un "punkabbestia" di 34 anni, originario di Bisceglie, è stato fermato e denunciato per maltrattamento di animali. L'uomo sembra abbia lasciato, tre cani chiusi, per una notte intera, in una Ford Station Wagon. Tra gli animali c'era anche un pitbull che, ha azzannato uno dei due meticci, per motivi ancora sconosciuti, mollando la presa solo dopo averlo ucciso. Ad avvisare la polizia sono stati alcuni passanti, che, notata la scena, hanno provato in tutti i modi a liberare i cani. CITY 22 MARZO 2010
Sì al commercio delle pelli di orso
L’Onu ha bocciato la proposta degli Usa di bloccare il commercio di pelli, denti e zampe di orso polare. “Potrebbe danneggiare le economie locali e il commercio delle pelli non è una minaccia per gli animali”, spiega l’Onu. Gli americani sostengono il pericolo di estinzione.
IL TEMPO LATINA
22 MARZO 2010
Terracina (LT), una femmina di cinghiale va a vivere nell'area della Rimembranza. Ma fa qualche danno Mamma e cuccioli, rifugio nel parco La storia Ha voluto proteggere i suoi piccoli dalle attenzioni dei cacciatori
Rossella Bersani
TERRACINA (LT) - Cinghiali al Parco della Rimembranza,
nel cuore del centro storico alto.
LA ZAMPA.IT
22 MARZO
2010
Non si uccidono così anche le
tigri?
Esemplari morti di fame in uno
zoo cinese: traffico di ossa e rischio di estinzione
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FRANCESCO SISCI
PECHINO
- Forse è il karma delle tigri, il destino che ritorna dopo
generazioni e punisce i colpevoli, un contrappasso epocale
per cui il grande carnivoro, il divoratore di gente e
animali, oggi è a un passo dall’estinzione, divorato dagli
uomini. I giornali cinesi sono allarmati. Nello zoo della
città settentrionale di Shenyang undici tigri siberiane sono
morte di fame, uccise lentamente dai guardiani che ne
vendevano le parti più preziose, ossa e pelle, al mercato
nero. Qui una tigre vale una piccola fortuna, oltre mezzo
milione di yuan, circa 60 mila euro.
Il nobile felino è infatti ingrediente pregiato per la medicina tradizionale. Se ne ricava il quasi magico omonimo balsamo - nelle due varianti rossa (più leggera) e nera (più forte) - con virtù terapeutiche per il cuore e la circolazione. Ci sono poi decotti, liquori, pillole dalle mille funzioni, fino a un principe dei rimedi per maschietti non in forze. Ma uccidere una tigre dal 2000 è proibito in Cina, e dopo il 2003, anno dell’epidemia di Sars - la forma atipica di polmonite che ha fatto centinaia di vittime e messo decine di migliaia di persone in quarantena - è proibito pure mangiare qualunque tipo di animale selvatico, anche se tenuto in cattività. La soluzione a queste restrizioni è nelle pieghe della legge. Certo, ucciderla è proibito, ma che cosa fare di una tigre quando muore di morte naturale? In quei casi il governo consente che le ossa siano usate a scopi medicinali. Così si crea una zona grigia di cui si servono con maggiore o minore discrezione molti zoo cinesi, non solo da quello di Shenyang. Meno di un decennio fa si raccontava di pranzi e cene ultraesotiche e super care nel retrobottega dello zoo di Pechino. Si servivano prelibatezze antiche come la zampa d’orso e il pene di tigre. I tagli di carne erano procurati da povere bestie ufficialmente «ammalate» e defunte, le cui carcasse erano state altrettanto ufficialmente «bruciate». Per le attuali tigri morte di fame il caso è ancora diverso. Gli sforzi di allevare tigri in cattività in Cina negli ultimi anni hanno avuto un grande successo. Nel Paese ci sono ora tra le seimila e le diecimila tigri tra zoo e parchi protetti all’aperto. L’idea era che le tigri avrebbero creato un indotto economico, grazie ai visitatori e ai turisti che pagavano il biglietto. Ma dopo il successo iniziale le visite sono scemate. Per ravvivare gli entusiasmi i parchi più audaci avevano anche creato cruenti spettacoli: una vacca viva veniva offerta a tigri affamate che la sbranavano sotto gli occhi degli spettatori. Ma anche questo è finito, con accuse di crudeltà contro gli animali. Eppure mantenere animali selvatici e soprattutto i grandi felini è una scelta cara. Per una tigre ci vogliono oltre 100 yuan di carne al giorno, per un totale di quasi 40 mila euro all’anno solo in cibo. Così gli zoo, con pochissime sovvenzioni dallo Stato e tante spese, si sono inventati altri modi di evitare la loro stessa estinzione. Il quotidiano «Notizie» di Pechino ora denuncia che almeno 40 tigri sono state usate dal 2000 a oggi per produrre l’omonimo liquore. Funzionari cinesi del Wwf puntano il dito contro il grande parco di tigri di Guilin, dove ben 1.400 felini striati dimagriscono giorno dopo giorno per la loro scarna dieta di polletti. Il quotidiano ufficiale in inglese «China Daily» tuona contro i neo bracconieri: «Se si prova che tali malefatte avvengono su larga scala, il governo lancerà misure a livello nazionale per fermarle». Parole che suonano come un avvertimento, un’aperta minaccia alle centinaia di zoo pubblici e privati di tutta la Cina: «Non uccidete gli animali se no...». Ma senza fondi pubblici, con scarsi introiti privati e senza controlli sistematici di autorità e veterinari, gli zoo cinesi sono destinati, dopo una breve febbre di scandalo pubblico, a riprecipitare nell’antica logica: se non abbiamo di che sfamare le tigri, sfamiamoci noi di tigri. Sarà il karma del vecchio predatore, ma potrebbbe anche essere il karma del nuovo speculatore: qualcuno o qualcosa forse imporrà un contrappasso all’uomo che non ha saputo badare all’animale.
CUNEO
CRONACA
22 MARZO 2010
CUNEO/ Marco Bravi dell'Enpa: "Affermare
l'assenza di maltrattamenti non significa che gli animali siano ben
trattati"
RICEVIAMO E
PUBBLICHIAMO. “In relazione alle notizie riportate in questi giorni sul
sequestro di
bovini a Festiona di Demonte, riteniamo utile una precisazione su un
aspetto che rischia di trarre in inganno le persone (molte ci hanno
chiamato), ossia la presunta "assenza di maltrattamenti". Se è vero che
per la Legge, giustamente parametro di riferimento del NAS, il "reato di
maltrattamento" scatta unicamente dove si infliggano gravissime
sofferenze che mettano in pericolo la vita dell'animale, nel sentire
comune la parola "maltrattamento" è percepita in senso più generale. In
sostanza affermare l'assenza di maltrattamenti viene interpretata come
"animali ben trattati", con il certo non voluto effetto interpretativo
nel lettore di ridimensionare e giudicare la situazione accettabile. E
non è certo il caso di quelli in questione, anche perchè molte
situazioni punite dalla Legge solo a livello amministrativo cagionano
certa sofferenza all'animale. Si pensi, a titolo di esempio, che
lasciare un cane senza alcun riparo da gelo e neve, senz'acqua e legato
ad un metro di catena viene spesso considerato solo una "sanzione
amministrativa", ma non per questo crediamo non meriti almeno la parola
"maltrattamento".” Marco Bravi, Responsabile Provinciale Cuneo – ENPA -
Ente Nazionale Protezione Animali
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Nas di Alessandria e carabinieri di Borgo
hanno sequestrato a Festiona di Demonte 152 bovini dell'allevamento
segnalato a "Striscia la notizia"
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Festiona di Demonte
(CN), il Nas di Alessandria e i carabinieri di Borgo San Dalmazzo e del
Servizio Veterinario dell’Asl Cn1, hanno posto sotto sequestro sanitario
152 bovini, per un valore di circa 800 mila euro, di proprietà di un
allevatore del luogo.
I bovini sono
risultati in parte privi dei marchi auricolari obbligatori per
l’identificazione degli animali, al fine di poter garantire il rispetto
della normativa sanitaria in materia di igiene e profilassi dalla
nascita sino alla macellazione, nell’esclusivo interesse del consumatore.Gli
accertamenti che saranno condotti dal NAS permetteranno di verificare la
lecita provenienza dei capi bovini e la loro regolare tenuta sotto ogni
profilo.L’allevamento era balzato all’attenzione degli organi di stampa
recentemente e presso lo stesso si era anche recata una troupe della
trasmissione televisiva Striscia la notizia, allertata da associazioni
animaliste che avevano sospettato casi di maltrattamenti dei bovini
dell’azienda: gli accertamenti condotti hanno escluso, all’atto del
sopralluogo, le ipotesi delittuose paventate, tuttavia il servizio
veterinario ha impartito severe disposizioni all’allevatore per
migliorare le condizioni di stabulazione degli animali.Il NAS ricorda
che le attività di controllo del benessere animale, sia da reddito che
da compagnia, rappresentano uno degli obiettivi principali dell’attività
del reparto, a contrasto degli illeciti che interessano e penalizzano
gli animali sia da un punto di vista del benessere che da quello
strettamente alimentare, e che riceve, assicurando la massima
attenzione, ogni segnalazione anche nello specifico settore.
OGGI TREVISO 22 MARZO 2010
BOCCONI AVVELENATI AGLI ANIMALI, SERVE UNA LEGGE PER FERMARLI La chiede Andrea Zanoni (Idv) che inviata chi ama gli animali a non votare per Zaia
Treviso - Bocconi avvelenati: un fenomeno vasto, vastissimo. Ogni anno centinaia di cani e gatti in tutta Italia sono vittime di sostanze tossiche, tramite i bocconi avvelenati. La scorsa settimana in provincia di Treviso sono stati avvelenati dei cani a Giavera del Montello (in Viale Europa) e a Mogliano (in via Roette a Zerman) dove sono morti Mozart e Kelly, un batuffolo color miele con gli occhi verdi e una bastardina simpatica e affettuosa.Andrea Zanoni, candidato con Italia dei Valori, e presidente della Lac del Veneto. Lega abolizione caccia, se eletto si impegna ad introdurre delle norme per combattere il fenomeno dei bocconi avvelenati causa di causa di morte,dopo atroci sofferenze, di migliaia di animali. “Si avvelenano cani – dice Zanoni - perché abbaiano, perché danno fastidio, perché il loro padrone ha fatto uno sgarbo. Oppure perché impediscono un furto.O perché c’è chi semina bocconi killer per le volpi, nemiche dei pollai e dei fagiani pronta caccia: se abbocca un cagnetto in passeggiata o in fuga d’amore, peggio per lui. La lotta ai bocconi avvelenati – ha dichiarato Andrea Zanoni è uno dei punti del mio programma per le regionali. Devono essere previsti per legge controlli, provvedimenti e sanzioni severissime che disincentivino questa barbara pratica.Bisogna creare un sistema che renda rintracciabile chi acquista e possiede questi veleni che sono potenzialmente pericolosi anche per l’uomo e soprattutto per i bambini”. Restando in tema, l’esponente dell’Idv elenca anche “15 buoni motivi per non votare Zaia” che l’animalista sostiene non amare gli animali e lo dimostra elencando tutta una serie di fatti relativi all’operato del candidato governatore Zaia in merito a provvedimenti a favore della caccia e contro gli animali.Il 14 luglio 2003, quando Zaia era presidente della Provincia di Treviso, veniva approvata una delibera provinciale che consentiva ai cacciatori di uccidere addirittura i cuccioli di Capriolo di pochi mesi. Nel 2003, ben 14 mila cittadini di Treviso hanno chiesto a Zaia, tramite una petizione promossa da Lipu – Lega Italiana Protezione Uccelli, Lac Lega per l’Abolizione della Caccia, Wwf Italia, Una Uomo Natura Animali, Amica Terra di Francenigo di Gaiarine, Adaa di Conegliano e Legambiente Sezione di Treviso, di tutelare ad oasi importanti aree della Rete Natura 2000 (direttive comunitarie “Uccelli” ed “Habitat”).Nonostante questa petizione nel 2003 Zaia ha approvato un piano che non tutelava nessuna di queste oasi. Successivamente venivano approvate le cosiddette “oasi francobollo” dalla superficie ridottissima. Nel 2003 Zaia da presidente della provincia promuove la festa dei cacciatori “Hobby e Sport nella Natura” con stand di Federcaccia, Enalcaccia, ecc. il tutto per la bella cifra di 145.000 euro, fondi pubblici di tutti noi cittadini.Le ultime in ordine di tempo, nel settembre del 2008, da neo ministro, Zaia si fa in quattro, scomodando il ministro Frattini, gli ambasciatori, il vescovo di Zagabria, per liberare un cacciatore di Treviso arrestato per bracconaggio in Croazia e poi incarcerato a Zagabria. E Sempre da ministro ha dichairato di aver costituito una task force di esperti per difendere la legge della Regione Veneto che consentiva la caccia agli uccellini insettivori protetti dalla legge statale e comunitaria (Pispole, Fringuelli, Peppole, ecc.). Il contenuto di quella legge - sostiene Zanoni - successivamente è stato considerato sufficiente dall’Unione Europea per mandare sotto processo l’Italia presso la Corte di Giustizia della Comunità Europea. "Ora rischiamo di incorrere in pesanti sanzioni e a pagare saremo noi cittadini. Tutte le notizie riportate sono documentate, per approfondimenti vedere www.lacveneto.it (sezione Varie, archivio comunicati)” ha detto Zanoni. IL TIRRENO 22 MARZO 2010
Cagnolino salvato dalla morte nel fossato
PONTEDERA (PI). Chico è tornato a casa, infreddolito ma salvo. Ha rischiato di morire nell’acqua gelida di un fosso vicino alla nuova Coop e alla rotatoria della Borra. Il cagnolino, che ha più di dieci anni, ieri mattina, si è allontanato da casa ed è caduto dentro il fosso. Il freddo e la vecchiaia gli hanno impedito di uscire dall’acqua. Alcuni passanti hanno chiesto l’intervento della polizia. Che per Chico è stato una vera salvezza. In pochi minuti i poliziotti Roberto Gabbani e Massimo Principi lo hanno tolto dall’acqua, sotto lo sguardo incuriosito di alcuni passanti rimasti a seguire l’intervento. L’animale ha trovato subito una calda coperta e un posto comodo sulla volante del commissariato. Poi gli agenti lo hanno accompagnato dal veterinario. Il cagnolino era già in ipotermia. Cure e affetto (lo ha curato una dottoressa dello studio Soldani) lo hanno strappato a un triste destino. Probabilmente sarebbe morto annegato, del resto quando è stato “liberato” dall’acqua non si muoveva quasi più. Poco dopo la polizia ha rintracciato il proprietario. Mario Morelli e il figlio sono stati ben lieti di riabbracciare il loro amato cagnolino. Subito dopo, quando ormai Chico cominciava a stare meglio ed era già fuori pericolo, non è mancata la foto ricordo, scattata nel cortile del commissariato di polizia. Strette di mano, sorrisi e parole di ringraziamento per i poliziotti che hanno salvato il cagnolino. Tanta tenerezza per il cane che, già con molti “acciacchi” dovuti all’età, ha rischiato di non tornare più a casa.
L'UNIONE SARDA
22 MARZO 2010
Germania: agnello cade da un cavalcavia e provoca un
incidente
Un gregge di seicento ovini
attraversava una sopraelevata pedonale, quando un agnello ha
oltrepassato la barriera cadendo sulla carreggiata
sottostante e provocando un incidente nel quale è rimasto
ferito un automobilista. L'incredibile episodio non è
accaduto in Barbagia ma in Germania, nella modernissima
Colonia. «Ho visto all'improvviso qualcosa di grosso cadere
sulla strada - ha raccontato l'automobilista di 36 anni,
citato in un comunicato della polizia -. Non sono riuscito a
capire cosa fosse. Ho cercato di evitarla finendo fuori
strada». La polizia ha detto che l'agnello, ferito malamente
dalla caduta, è stato abbattuto sul posto.
LA STAMPA
22 MARZO 2010
Ambiente.
Tanzania e Zambia chiedono ok a vendita speciale avorio
La proposta
avanzata durante la conferenza di Doha
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Doha - Tanzania e Zambia hanno deciso di chiedere alle Nazioni Unite
di autorizzare una vendita speciale una-tantum delle loro riserve di
avorio, sfidando così il mondo ambientalista che sta rimproverando
ai due paesi di non fare abbastanza per combattere caccia di frodo e
bracconieri. Alla conferenza di Doha entra così nel vivo lo scontro
sul tema chiave dell'avorio tra i vari paesi africani. A Tanzania e
Zambia si contrappone infatti la proposta avanzata dal Kenia e da
altri sei paesi che chiedono l'arresto totale e definitivo del
traffico di avorio che adesso è invece soggetto a una moratoria di
20 anni. La conferenza si chiude questa settimana e uno dei suoi
obbiettivi chiave è proprio la definizione di un nuovo accordo
internazionale sul commercio dell'avorio.
IL GAZZETTINO 22 MARZO 2010
Offre cibo ai colombi nel giardino di casa: multata
San Donà di Piave (VE) - Multata per aver lasciato, nel proprio giardino, del pane per i colombi: è quanto è capitato ad una residente di San Donà di Piave che si è vista sanzionare dalla Polizia Locale per aver violato il regolamento di polizia urbana. Peccato che questa normativa abbia efficacia solamente nelle aree pubbliche e non in quelle private. Inevitabile, dunque, il ricorso al Giudice di Pace per veder annullata la multa del valore di 56 euro. A difendere la sessantottenne amante degli animali l'avvocato Luca Pavanetto: «Si tratta non tanto di una questione economica, quanto di una questione di civiltà. Non si può certamente addebitare alla mia assistita la presenza di piccioni nella zona ove risiede». Ed, infatti, la donna vive in prossimità dell'area ove un tempo sorgeva l'ex sede Enel che per anni ha rappresentato un sicuro rifugio per i volatili. Una volta demoliti gli immobili, gli uccelli si sono dispersi nel circondario ed in particolare nell'unica zona verde del quartiere, ossia il parco di proprietà della signora. «L'amministrazione comunale - ha concluso Pavanetto - si è preoccupata solamente di sanzionare il singolo cittadino ed invece non ha posto in essere alcuna condotta volta ad evitare il proliferare di questi animali». LA ZAMPA.IT 22 MARZO 2010
Lav denuncia il circo Martin: tigre in sella a un cavallo
ROBERTA MARESCI
Animali preda e predatori insieme per uno show. Accadeva
esattamente un anno fa, ma quel numero presentato dai circensi
del Martin non era piaciuto ai rappresentanti della Lega
antivivisezione ed era scattata la querela. Lo spettacolo
prevedeva che un cavallo, tenendo in groppa una tigre, trainasse
anche una biga con sopra un orso. Il risultato è stato che del
numero non c’è stata più traccia per un poco di tempo, ma poi è
tornato a far parte del programma, miscelato a giocolieri,
trapezisti e saltimbanchi. Fatto sta che il Circo Martin
continua a fare spettacolo in giro per le piazze italiane. Ne
abbiamo sentito parlare anche qualche mese fa, quando a Budoni (Ot),
durante uno dei tanti show, un orso ingaggiato dalla domatrice
sessantottenne Maxi Niedermeier, cittadina tedesca residente in
Austria, l’ha mandata in ospedale con gravi ferite alla spalla.
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Un cavallo costretto a portare in groppa una tigre e a trainare
un orso: succede nel Circo Martin e a denunciare il fatto, con
un atto formale inviato alla Procura della Repubblica di
Cagliari e prima ancora con denunce presentate in Veneto e in
Friuli Venezia Giulia, è
PRIMO VIDEO http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=59&IDalbum=25130&tipo=VIDEO
SECONDO VIDEO http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?pm=2&IDmsezione=59&IDalbum=25130&tipo=VIDEO#mpos IL SECOLO XIX 22 MARZO 2010
Orfei, dal circo alla favela brasiliana
La storia
Rio de Janeiro. Orlando Orfei, uno dei big del circo in Italia e
nel mondo, vive a 89 anni in una minuscola casa della periferia
più povera di Rio de Janeiro, non ha soldi per tornare nel
nostro paese, soffre di cuore e ha bisogno del bastone per
camminare. Ingannato da un impresario brasiliano che è fuggito
con tutti i soldi, il domatore, famoso anche in Brasile dove è
stato sulla breccia dagli anni `70 con un grande spettacolo
circense, è oggetto di una malinconica intervista al quotidiano
brasiliano "Folha de Sao Paulo".
Animalieanimali
22 MARZO 2010
CIRCO MARTIN, LA LAV DENUNCIA E DOCUMENTA UN’ESIBIZIONE VIETATA Cavao costretto a porare i ngroppa una tigre e a trainae un orso.
Il Circo Martin continua ad fare spettacolo nelle città
italiane, nel più completo spregio delle norme italiane e
del benessere animale: lo denuncia la LAV (www.lav.it) con
un atto formale inviato alla Procura della Repubblica di
Cagliari, e prima ancora con denunce presentate in Veneto e
in Friuli Venezia Giulia, con il supporto di filmati e
fotografie che documentano in particolare un’esibizione
vietata nel nostro Paese, esercizi innaturali e umilianti
per gli animali. Risulta in piena violazione delle norme
italiane, infatti, l’esibizione al Circo Martin della Sig.ra
Maximova: un cavallo viene portato davanti al pubblico con
in groppa una tigre e, in aggiunta, trainando un carretto
con sopra un orso; a conferma della pericolosità
dell’esibizione, sul cavallo viene posta una protezione in
metallo.
ALTA RIMINI
22 MARZO 2010
Ritrovato canguro rubato, sarà operato a Ravenna
Sarà operato in una clinica
specializzata di Ravenna il canguro rubato al circo
Orfei e ritrovato oggi pomeriggio. Il marsupiale era
stato derubato nove giorni fa alla famiglia di
trapezisti Valeriu che era impegnata a Castelvetrano nel
trapanese. Il canguro, che si era rifugiato in un
canalone poco accessibile per via di un fitto canneto, è
stato recuperato con l'aiuto di un cane da caccia. Il
veterinario dell'Asp 9 lo ha identificato grazie al
microchip. I proprietari dell'animale arriveranno in
tarda serata da Modena, dove si trovano per lavoro. Il
marsupiale ha un ematoma all'orecchio e deve subire un
intervento in una clinica specializzata di Ravenna.
IL PICCOLO GORIZIA 22 MARZO 2010
Catarifrangenti per allontanare i caprioli
MEDEA (GO) - Troppi animali selvatici sulle strade dell’Isontino. E il Comune Medea lancia l’allarme: si installino prismi catarifrangenti lungo le strade in modo da riflettere la luce dei fari delle autovetture e segnalare all’animale il sopraggiungere del veicolo. E la Provincia ha accolto l’appello e provvederà a installare i catarinfrangenti. L’intervento è già stato sperimentato con successo nella stessa Medea: l’animale si blocca e, quindi, non è indotto ad attraversare la strada. Ciò riduce i pericoli per gli automobilisti. «Ma quei dispostivi sono oggi insufficienti. Va potenziata questa barriera visiva in particolare lungo la Borgnano-Medea dove sbucano caprioli con una certa frequenza e ci sono stati parecchi incidenti», aggiunge Bergamin. Ci sono anche cinghiali. «Anche se questi stiamo cercando di tenerli confinati sulle colline: si tratta di 12 esemplari che costituiscono 2 famiglie». La richiesta di nuovi dispositivi è stata formulata da Bergamin nel corso di un incontro con la giunta provinciale guidata da Enrico Gherghetta. «Ho chiesto alla Provincia di intervenire, posizionando catarinfrangenti aggiuntivi - dice Bergamin -: tale soluzione consentirebbe di risolvere il problema». Quello degli animali in strada è un rischio reale, più volte segnalato sulle pagine di questo giornale. Con l’arrivo della bella stagione, aumentano gli «avvistamenti»di cinghiali lungo le strade dell’Isontino e sulla linea ferroviaria Trieste-Udine, cinghiali che si spingono fino alle periferie dei paesi alal ricerca di cibo. . Con tutte le conseguenze facilmente prevedibili: frenate improvvise e rischi, tutt’altro che remoti, di incidenti. Il problema era stato sollevato a più riprese anche dal Comune di Mossa. La richiesta (forte e unanime) era di installare, infatti, il cosiddetto «pastore elettrico»: un intreccio di fili percorsi da corrente elettrica che tiene lontani gli ungulati. Ma l’incontro fra le due giunte ha fornito anche l’occasione per parlare di altri temi di viabilità. «In particolare ho ricordato l’estrema pericolosità delle provinciali Angoris-Versa e Fratta-Medea. Entrambe le strade si immettono in paese senza un adeguato sistema di rallentamento della velocità. Le auto arrivano a 100 all’ora in paese con tutti i rischi per la sicurezza facilmente immaginabili - aggiunge Bergamin -. Essendo strade provinciale, i dissuasori di velocità non si possono installare. Allora ho chiesto a Gherghetta, quantomeno, di posizionare i cosiddetti ”occhi di gatto”: quelle bilie di vetro che delimitano una strada e possono anche restringerla, costringendo l’automobilista a rallentare». In ultimo, sono stati altri tre i temi sul tavolo: il progetto MIcrohabitat, la necessità di adeguare tutta l’impiantistica sportiva e la scadenza, quest’anno, della convenzione per la valorizzazione del parco della Pace. «Verrà rinnovata. Durante la riunione abbiamo parlato diffusamente anche di questa importante tematica». LA NUOVA SARDEGNA 22 MARZO 2010
Divieto sulla carne di cavallo? Dagli operatori un «no» netto
ORISTANO. «Una legge ipocrita: non passerà». Come era facilmente prevedibile non piace proprio ai macellai di carne equina il disegno di legge che propone di cancellare dalle carni per uso alimentare quelle di cavallo e di asino, perchè animali da compagnia. Proposta dalla vicepresidente della commissione Cultura alla Camera, Paola Frassinetti del Pd, l’idea ha trovato subito consenso bipartisan. Il primo a plaudire all’iniziativa, pare sia stato addirittura il ministro delle Politiche agricole, Luca Zaia, seguito dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini. Ma anche il dissenso non conosce colore politico, se è vero che i primi a contestare il disegno di legge sono stati proprio due compagni di partito della proponitrice, ovvero i pd Dario Ginefra e Giuseppina Servodio, rappresentanti della Puglia, regione che consuma il 32% della carne equina prodotta in Italia. E a Oristano, città della Sartiglia, il cavallo finisce spesso a tavola. «Non quelli utilizzati per gli sport e soprattutto per la Sartiglia»: Luca Figus, macellaio con box al Mercato di via Mazzini, mette le mani avanti. Il suo è uno dei banchi che proprone carne equina, sotto forma delle classiche bistecche, ma anche trasformata in amburgher e persino in salsicce. Lui, sartigliante e acrobata delle pariglie, spiega di riuscire a scindere i due aspetti. «Una cosa sono i cavalli che io monto, e che mai macellerei, un’altra sono quelli da macello. Pochi sanno infatti, che il destino dei cavalli da carne si decide fin da quando sono puledri. Se questa legge venisse mai approvata, il rischio è che si scatenino macellazioni e mercati clandestini, rischiosissimi perchè senza il controllo sanitario, la gente mette a repentaglio la propria salute. Piuttosto serve più rigidità nell’impedire che i cavalli da corsa che subiscono un infortunio, vadano al macello. E poi non si considera che in questo modo si metterebbero sul lastrico i paesi dell’Est europeo». È sulla stessa lunghezza d’onda anche Pietro Forroia, macellaio “storico” del quartiere Sacro Cuore. «È da 33 anni che faccio questo lavoro e l’unico cruccio è per me il comportamento di certi fantini e allevatori che non esitano a portare i cavalli da corsa in età da pensione, al macello». Spiega che la carne di cavallo («ma anche quella d’asino, ormai rara, è richiestissima») sia un vero e proprio must delle mense non solo oristanesi. «Viene tanta gente da fuori a comprarla da me - dice - persino turisti inglesi se la portano via, perchè da loro è vietata, ma quando l’assaggiano, ne sono subito conquistati». Forroia ammette come in realtà le vendite siano un po’ calate «ma è colpa della crisi. Il prezzo della carne equina è aumentato: se prima era cibo per portafogli modesti, oggi costa quanto il vitello».
CORRIERE
DELLA SERA
22 MARZO 2010
Vive in Vietnam ed è a rischio di
estinzione. Una sfida per la sua salvezza
Il nuovo «unicorno» che nessuno ha
visto
La saola è come l'inafferrabile animale
mitologico: la sua immagine catturata solo dalle fotocamere trappola
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La saola in una delle poche immagini catturate dalle
trap-cam in Vietnam
MILANO - Fino al
1992 il mondo occidentale non sapeva nemmeno che esistesse. La
storia della scoperta della saola - che non è un minuscolo insetto
che gioca a nascondino con la scienza, ma un mammifero del peso di
un quintale - ci porta indietro nel tempo di secoli, quando gli
esploratori tornavano dai loro viaggi stupendo il Vecchio Continente
con disegni di sconosciuti mammiferi esotici divenuti in breve «vip»
del mondo animale. Per la saola, però, il destino sembra diverso:
ignota tutt’ora ai più, incapace di vivere in cattività e quindi
assente dagli zoo del mondo, è sulla soglia dell’estinzione e
l’interesse per la sua salvaguardia latita. Può apparire un
paradosso ma per la saola la notizia è proprio che notizia non fa
mai e questo impedisce ogni efficace programma di conservazione.
PARENTE DEI
BOVIDI - Fu nel maggio di diciotto anni fa che un gruppo di studiosi
del Wwf e del Ministero per la protezione delle foreste del Vietnam
scoprì uno strano trofeo di caccia nella casa di alcuni indigeni
delle montagne dell’Annamite, tra il Laos e il Vietnam. Si trattava
di un paio di lunghe e affusolate corna che non appartenevano a
alcun mammifero conosciuto, come confermarono poi le indagini sul
Dna del reperto. Cominciò così l’avvicinamento del mondo scientifico
a questo animale imparentato con i bovidi cui fu imposto il nome
scientifico di Pseudoryx nghetinhensis. Di abitudini notturne,
schivo e mai avvicinatosi a fattorie, villaggi o campi coltivati, si
è lasciato immortalare in natura solo da trappole fotografiche che
non fanno che aumentare la sua aura leggendaria raffigurandolo,
sfuocato e solitario, nel fitto della foresta pluviale alla ricerca
di germogli.
L'ULTIMA FOTO -
Il primo vero incontro della comunità scientifica con una saola in
carne e ossa data al 2006, quando un esemplare femmina catturato
dalla popolazione locale fu portato in una riserva recintata.
Purtroppo, l’animale morì dopo qualche settimana, impedendo studi
approfonditi. L’ultima immagine scattata dalle trappole, invece,
risale al 2000, anno dopo il quale la saola è scomparsa dagli
obiettivi fotografici dei biologi per apparire soltanto sui
francobolli vietnamiti per iniziativa congiunta del governo del
Paese asiatico e del Wwf.
COME L'UNICORNO
- «A volte mi sembra di organizzare una strategia di conservazione
per l’unicorno, un animale mitologico» afferma lo zoologo William
Robichaud, coordinatore del Soala Working Group, un gruppo di studio
voluto dallo Iucn, l'Unione mondiale per la conservazione della
natura. Quanti ne siano rimasti in natura non si sa: da qualche
dozzina a un centinaio ma ciò che è certo è che il numero è in
continua decrescita. La sfida per la salvezza del singolare bovide
dall’aspetto di antilope e dal muso «truccato» da candide strisce si
è fatta ancora più dura dopo l’apertura e la continua estensione,
dall’inizio del 2000, della cosiddetta Ho Chi Minh highway che,
attraversando le montagne Annamite, ha frammentato l’habitat della
saola e dato ai bracconieri la possibilità di penetrare in aree
della giungla prima inaccessibili.
BISOGNO DI FONDI
- L’emergenza è tale che lo scorso 19 agosto in una riunione a
Vientiane, capitale del Laos, il Soala Working Group ha messo a
punto un pacchetto di misure per tentare di scongiurare l’estinzione
dell’animale: tra queste, la rimozione delle trappole dei
bracconieri, il divieto di caccia con i cani, un più intenso
monitoraggio fotografico e la ricerca di tracce biologiche. Ma senza
fondi non si può far nulla e per averli: «Dovremmo pubblicizzare la
soala in modo da farla diventare una sorta di panda del Vietnam»
dice Barney Long, biologo del Wwf. Chissà se ci riuscirà, l’unica
certezza è che l’orologio che porta all’estinzione di questo
misterioso animale ticchetta sempre più velocemente.
LA STAMPA 22 MARZO 2010
Ambiente. Internet la peggior minaccia per le specie a rischio L'allarme dalla conferenza sulla biovediversità di Doha
Roma - il web e internet - l'allarme viene dalla conferenza internazionale sulla biodiversità in corso a Doha - sono la maggior minaccia alla sopravvivenza delle specie a rischio e in via di estinzine. Internet infatti, dicono gli esperti, sta diventando il modo più semplice e veloce per comprare e vendere , e sulla rete si può trovare di tutto, dai cuccioli di leone a quelli di orso polare. Paul Todd, dell'International Fund for Animal Welfare dice alla Bbc: "Internet sta diventando il fattore dominante nel commercio globale di specie protette". Todd spiega quindi che sono migliaia gli esemplari appartenenti a specie a rischio a venire messi quotidianamente sul mercato grazie alla rete anche perché su internet l'anonimato protegge sia acquirenti che venditori favorendo i traffici illegali. La conferenza di Doha, suggerisce quindi Todd, oltre a cercare un accordo sui suoi temi chiave (dalla pesca alla balena e al tonno rosso al traffico di avorio) dovrebbe avanzare proposte per regolare i commerci su internet. In materia, c'è per ora una proposta avanzata da Usa e Svezia per quanto riguarda il commercio di corallo rosa e rosso.
BIG HUNTER
22 MARZO 2010
Coldiretti Ancona: caccia al cinghiale anche nel Parco Gola della Rossa
La caccia al cinghiale deve essere estesa anche all'interno dei confini del Parco Gola della Rossa, per salvare le coltivazioni e l'economia del territorio. Lo chiede in una nota Coldiretti Ancona, dopo l'avvio delle battute selettive nel Fabrianese.
"La Regione Marche, col presidente Spacca, ha accolto le
nostre richieste autorizzando un periodo di caccia
straordinario e la Provincia di Ancona, tramite
l'assessore Sagramola, si è subito attivata - spiega
Coldiretti Ancona -. Ma il tutto rischia di essere
vanificato da due problemi che sono sorti in questi
giorni".
Ma la presenza maggiore della specie, denunciano gli
agricoltori è proprio all'interno del Parco Gola della
Rossa e se non si riuscirà a contenere il numero di
selvatici anche all'interno delle zone protette, i campi
che si trovano nei pressi continueranno a essere
devastati. "Tra l'altro ci troviamo proprio nella fase
della semina - sottolinea Coldiretti Ancona -, e se gli
attacchi dei cinghiali non saranno fermati rischiamo di
avere un considerevole calo delle produzioni nel
territorio collinare e montano".
Un altro problema, rilevano da Coldiretti è la
diminuzione dei cacciatori impegnati nelle battute. Dopo
un buon avvio, il numero delle squadre si è
inspiegabilmente e considerevolmente ridotto. "Occorre
una piena collaborazione delle istituzioni per tutelare
l'economia del Fabrianese - conclude Coldiretti Ancona -
e occorre dunque evitare che interessi di parte
finiscano per vanificare gli sforzi effettuati".
Il questi giorni Coldiretti tra le priorità sottoposte ai candidati regionali ha indicato la necessità di risolvere una volta per tutte il problema dei danni causati dai cinghiali, intervenendo sulla legge sulla caccia e garantendo i giusti risarcimenti. BIG HUNETR 22 MARZO 2010
Marelli (Lega Nord): la caccia è una tradizione da difendere
Sulla caccia “ci sono parecchie questioni che è opportuno affrontare. E' importante anzitutto sottolineare che l'attività venatoria non è soltanto uno sport, ma una vera e propria tradizione storico-culturale che affonda le proprie radici negli albori della nostra storia. Alla luce di ciò certe limitazioni appaiono inopportune”. Così interviene sul tema Alessandro Marelli, candidato della Lega Nord in Lombardia, annunciando il proprio impegno per assicurare ai cacciatori lombardi “la possibilità di spostamento e libera caccia sul territorio regionale senza aggravi di spesa”. “Un altro problema che non intendo ignorare - ha dichiarato - è quello relativo ai Nuclei operativi antibracconaggio, che costituiscono un inutile sperpero di energie e risorse pubbliche dato che lo stesso compito, di fatto, viene svolto dal corpo delle guardie forestali incrementate di recente dal governo”.
“La Lega
Nord ha fatto molto per la tutela della
tradizione venatoria - ha rimarcato Marelli -
basti ricordare il nostro impegno sulle
deroghe, ed è stata l'unica forza politica a
prendere una posizione netta al riguardo”. “Il
mio impegno - conclude Marelli - va nella
direzione di proseguire l'attività di
valorizzazione svolta dal nostro movimento e di
non permettere che una tradizione importante del
nostro territorio venga ignorata, o peggio
disincentivata con limitazioni assurde”.
VARESE NEWS
22 MARZO 2010
Stop ai
siluri, minaccia dei pesci di lago
Arrivato
dall'Europa centrale, raggiunge diverse decine di chili di peso.
Al via uno studio per capire come contrastarlo
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Goffo, baffuto e con due piccolissimi occhi. A vederlo così
sembrerebbe anche innocuo, ma l'apparenza inganna: il pesce
Silurus glanis, varietà esotica proveniente dall'Europa
centrale rischia di mettere a repentaglio le specie autoctone
del lago di Varese. Motivo? Nella sua bocca entra di tutto:
anatre, gallinelle d'acqua, ma anche persici, boccaloni e lucci,
se l'animale diventa di grandi dimensioni. L'animale è
agilissimo tra i canneti e le profondità di laghi e fiumi, e
molto potente: non a caso viene chiamato il "coccodrillo del Po"
(fiume da cui si sospetta la sua propagazione nel resto di laghi
e fiumi di casa nostra). Per questo la Provincia di Varese corre
ai ripari e dai primi di ottobre ha dato avvio ad un programma
di controllo e contenimento del siluro che durerà per due anni.
Questa mattina all'alba, i pescatori di Bardello, che hanno la
loro base operativa proprio sul lago, in via Leopardi, hanno
issato le reti. Dentro carassi, scardole, gardon, un'enorme
carpa e anche loro: due siluri.
Due “lei”: esemplari femmina di 2 e 8 chili circa, che sono stati sezionati. L'obiettivo era di verificare il nutrimento di questi animali, l'età, il sesso e misurarne grandezza e peso. «Per il momento non sappiamo quanti esemplari sìano presenti nel lago – ha spiegato Mauro Bardazzi, ittiologo della Graia Srl, società cui è affidata la rilevazione e che ha operato i rilievi sui pesci . Alla fine dello studio forse sarà più chiaro anche questo dato». Oltre alla Provincia di Varese, rappresentata dall'assessore alla caccia, pesca e tutela faunistica Bruno Specchiarelli, gli altri soggetti coinvolti sono: Parco del Ticino, Fondazione Cariplo, Graia Srl, Apd Tinella, Fipsas Pavia e la Mutua Cooperativa Pescatori Lago di Varese. E proprio qui vengono depositati in appositi mastelli i pesci frutto della pesca con le reti. Quelli “buoni” vengono nuovamente immessi nel lago, gli altri, i siluri, trattenuti. «Il nostro obiettivo è contrastare questa specie – spiega - e ciò avverrà mediante il controllo diretto e l'elettro pesca sulle sponde. Poi si studierà l'ecologia del siluro per predisporre un protocollo gestionale per permettere alla Provincia di agire – spiega Cesare Puzzi, ittiologo e responsabile operativo del progetto. I danni prodotti dai siluri si contano anche fra la popolazione di lucci, e per questo, all'attività di contenimento del siluro, si abbineranno anche nuovi inserimenti di lucci grazie al ripopolamento tramite APD Valtinella». Tra i pescatori presenti si raccontano esperienze di ogni genere: dai germani visti sparire sott'acqua e poi più riemersi, a veri e proprio “mostri” pescati, sempre con reti, del peso di 40 chili. La fine del progetto è per il 30 settembre 2012; costerà complessivamente 370 mila euro, di cui 196 mila da contributo concesso dalla fondazione Cariplo. |
LA PROVINCIA DI COMO 22 MARZO 2010
La ricerca / Anche l'Università di Pavia nello studio internazionale del genoma equino Ma come ci assomiglia il cavallo: in comune 90 malattie ereditarie
Marco Cambiaghi
Oggi è noto come animale per lo più legato allo sport ma, in realtà, il cavallo domestico (Equus caballus) ha giocato un ruolo importantissimo nell'esplorazione umana dei nuovi territori e nel trasporto in generale. Cinquemila anni fa l'uomo riuscì ad addomesticarlo: oggi ne ha decifrato l'intero patrimonio genetico, facendo interessanti scoperte. Una femmina di razza "thoroughbred" è il primo equino di cui siano note le 2,7 miliardi paia di basi che costituiscono il patrimonio genetico, di poco più grande di quello del cane (2,5 miliardi) e poco più piccolo di quello umano (2,9 miliardi). L'articolo, pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale «Science», presenta i risultati di uno studio internazionale cominciato tre anni fa dal Broad Institute del Mit e di Harvard. Il progetto, a cui ha partecipato per l'Italia l'Università di Pavia, ha evidenziato che il 53% dei geni del cavallo occupa, sui cromosomi, una posizione simile al corrispettivo gene sui cromosomi umani. Il fenomeno, noto come "sintenia", potrebbe essere di notevole importanza, in quanto il cavallo domestico condivide con l'uomo ben 90 malattie ereditarie, come l'infertilità, patologie infiammatorie o muscolari. Un'ulteriore novità è stata la scoperta sul cromosoma 11 di un nuovo centromero; i centromeri sono strutture essenziali per la replicazione cellulare, formate da sequenze ripetute di Dna. Il nuovo centromero, pur essendo funzionale, non presenta queste caratteristiche, mostrando un'acquisizione recente dal punto di vista evoluzionistico. Lo studio sistematico delle patologie genetiche del cavallo potrebbe quindi fare nuova luce sul complesso mondo delle malattie genetiche dell'uomo, che affliggono milioni di persone. Ancora una volta, il cavallo potrebbe dimostrarsi più che un valido aiuto per la nostra specie e per il miglioramento della nostra vita.
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