LIBERO
29 AGOSTO 2009
La
tratta dei cani
Albina Perri
Evaristo ci è andato in aereo,
Bella in auto. Entrambi hanno lasciato la sbobba di un
canile del Sud Italia per una pappa inzuppata di crauti. Dal
2003 vivono a Colonia, in Germania, emigrati per colpa (o
grazie, a seconda dei punti di vista) di un’associazione
animalista italiana, Diamoci la zampa, e di una tedesca, il
club Hundepfoten in Not. Insieme con altri milioni di cani
italiani. A chi critica il traffico chiedendo ai teutonici
se non ne abbiano abbastanza dei randagi di casa propria,
loro rispondono con una massima della tradizione: non si
possono aiutare tutti, dice l’egoista. E non aiuta nessuno.
Sarà. Ma i migranti in Nord Europa puzzano. Eccome.L’allarme
sugli strani traffici oltreconfine è stato lanciato dal
ministero della Sanità italiana già nel 1993. Da allora,
però, nulla è cambiato. I nostri quattro zampe vengono
infilati dentro trasportini di fortuna e spediti in massa in
Germania, Svizzera, Austria, Belgio, Olanda e in Europa
dell’Est. Tramite associazioni quando va bene. Tramite
prestanome che li cedono subito a venditori che poi li fanno
sparire, quando invece no. Ogni mese, per esempio, partono
carichi di cani dalla Puglia: almeno duecento per volta, dai
canili di Brindisi, Lecce e Taranto. «In cambio ottengono
pacchi di mangimi e medicinali delle migliori marche», dice
Maria Teresa Corsi, della Lega per la difesa del cane. La
sua associazione ha messo perfino una taglia: duemila euro a
chi segnala i trafficanti. «Se, come dicono gli
autotrasportatori fermati dalla polizia, su questi cani non
c’è profitto, perché arrivano i doni dalla Germania? E chi
le paga le spese di trasporto?».
L’affare bestiale
Altri carichi sono stati
scoperti e sequestrati in tutto il Sud, da Ischia alla
Sicilia. Ma perché Germania, Svizzera e Austria tengono
tanto ai nostri amici quattrozampe meridionali e non si
accontentano dei loro? Chi guadagna sulla tratta? I veri
affari, come sempre, li fanno gli umani. La Germania,
infatti, i cani randagi non li regala, ma li vende. Chi
vuole ritirare un animale e salvarlo da un canile tedesco,
deve lasciare dai 300 ai 400 euro, pure per un banale
meticcio. Il prezzo scende se l’animale è anziano, ma non si
va sotto i 200 euro. La chiamano “tassa di protezione
animale”, una sorta di rimborso spese. Più cani vengono
adottati, e in fretta, più i canili d’oltralpe ci
guadagnano. Su zergportal.de/baseportal/tiere/HappyEnd si
trovano i cani già “piazzati” in Germania. Sono 17.749. A
duecento euro l’uno, fanno tre milioni e mezzo di euro tutti
guadagnati. Chi “esporta” la merce ha un compenso, la
Germania è generosa. Pace, dicono gli animalisti: gli umani
ci guadagneranno, ma i cani pure. Sempre meglio venduti là
ma poi adottati piuttosto che qua, a marcire in una celletta
tre metri per due a Cicerale.
Il guaio vero, però, è quando
i cani partiti dall’Italia spariscono. Non vengono più
trovati nei canili. Semplicemente, varcano il confine ed è
come se non fossero mai esistiti. Nel 2007 al porto di
Ancona fu bloccato un carico di 102 randagi. I giornali
tedeschi pubblicarono le foto di bambini biondi che
piangevano, aspettando invano il loro cucciolo italiano.
L’associazione Thierilfe Korfù, destinataria di 60 di quei
cani, pretese l’intervento di Fiona Swarovski, erede della
dinastia dei cristalli nonché moglie del ministro delle
Finanze austriaco, Karl Heinz Grasser, e di Christine Haffa,
signora dell’influente immobiliarista Florian Haffa. Ma i
Nas non si fecero intimidire: i passaporti degli animali
erano contraffatti, il traffico era illecito e la
destinazione ignota. Il timore: che fossero destinati non
alle famigliole crucche ma alle sperimentazioni nei
laboratori.
Dice l’Enpa, nella sua
petizione “Ti deporto a fare un giro”: «In alcuni casi in
cui è stato possibile fare controlli, i cani non sono stati
più trovati. Organismi ufficiali hanno recuperato, in
laboratori di vivisezione, animali di proprietà rubati». Il
sospetto dunque è che i nostri emigranti vengano usati per
la vivisezione, e per i test chimici o farmaceutici. La Lav
dice oggi che per testare tutte le sostanze chimiche da
registrare in Europa secondo la legge, verranno sacrificati
54 milioni di animali. «Nei test di tossicità per lo studio
delle sostanze chimiche gli animali sono obbligati a
ingoiare vernici, colle, pesticidi e disinfettanti, vengono
inseriti in camerette contenenti vapori chimici che sono
costretti a respirare, la loro pelle e i loro occhi vengono
spalmati con i prodotti da testare per verificare il livello
di corrosione, irritazione, arrossamento», spiega Michela
Kuan, biologa responsabile Lav settore Vivisezione. E allora
servono topi, ma pure cani e gatti in gran quantità.
Sola andata
A Bologna una signora rimasta
anonima ha segnalato «alcuni medici che cercano persone
conniventi che si fingono "adottanti" dietro compenso. Lo
scopo è rivendere cuccioli e cani di piccola taglia ai
laboratori che pagano bene». In un dossier appena compilato,
l’Associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa)
scrive che esiste «un traffico di cani provenienti dalle
regioni del Sud Italia. Gli animali sono avviati
clandestinamente al Nord, raccolti in rifugi abusivi, e poi
mandati ai laboratori che li ordinano. Un giro d’affari che
supera abbondantemente i 30 milioni di euro l’anno» e che
interessa 150 mila cani. E poi lo ha detto anche l’onorevole
Gianni Mancuso, firmatario di un’interrogazione
parlamentare: «Sotto la falsa facciata delle adozioni di
animali all’estero si nasconde in realtà una speculazione
sulla pelle dei poveri animali che passano di mano in mano
sino, in alcuni casi, a diventare cavie per i laboratori del
Nord Europa». Un poliziotto della Val Vibrata, G.F. di
Tortoreto, ha presentato un esposto alla Procura: lui ha
visto. «Sorge il sospetto - scrive il poliziotto - di
traffici poco chiari. Sospetto avvalorato anche dal fatto
che i cani vengono portati all’estero tramite intermediari
tedeschi. Tra l’altro, gli animali, per lo più meticci, di
taglia grande, sono in età avanzata, per cui non si
comprende come tali possano essere adottati».Dice Zora,
animalista svizzera: «La dovete piantare con la storia che
le adozioni all’estero vanno bene. Solo da domenica a oggi
ho ricevuto tre telefonate dalla bassa Italia di gente che
ha spedito cani dei quali non sa più niente. Se tutti gli
animali che entrano dall’Italia avessero trovato una casa, a
quest’ora ogni abitante della Svizzera dovrebbe avere almeno
15 cani e 30 gatti. Ma nel Paese dove maggiormente al mondo
si fa vivisezione e dove la produzione interna di pellicce
di cani e di gatti non è vietata, dove pensate che
finiscano, i vostri animali?».
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COMMENTI PUBBLICATI IN MAILING LIST DI BAIRO - AGOSTO 2009 -
da Giorgia da Civitanova Marche (MC):
qualcuno che legge si troverà
infine disponibile ad accettare tutte le eventualità prospettate
nell'art. di Libero o, quatto quatto, continuerà a credere e a
far credere nelle felici adozioni?
Giorgia, Civitanova M. |
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