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4 NOVEMBRE 2011
Canili lager e traffico di cavie: un
business pagato con i soldi pubblici
Denutriti,
maltrattati, lasciati ammalare.
Qualche volta finiscono come cavie da
laboratorio in un traffico clandestino
in direzione Nord Europa. È la
radiografia dei canili in Italia, un
business che intreccia crudeltà verso
gli animali, sprechi di denaro pubblico,
malasanità e criminalità organizzata, e
che, come rivela un’inchiesta di
Repubblica, vede complici a volte
inconsapevoli istituzioni cittadine,
polizia, giudici, medici della Asl. Uno
scandalo che avviene nell’indifferenza
generale, in cui a rimetterci sono
ancora una volta ‘i migliori amici
dell’uomo’. L’ultimo rapporto di
Zoomafia stima un vorticoso giro
d’affari da 500 milioni di euro, con 600
mila cani randagi censiti nel nostro
paese, di cui 200 mila ricoverati nei
canili. Per ogni animale rin chiuso, il
comune di appartenenza spende dai 300 ai
1000 euro l’anno, una cifra non
indifferente, che spesso però non mette
al riparo i cani dai maltrattamenti,
anzi diventano merci di un traffico
internazionale in cui ci mette il suo
zampino la malavita organizzata. C’è
infatti un traffico di finte adozioni
che vede cani e gatti diventare cavie
nei laboratori della sperimentazione,
oppure cibo in scatola, o ancora
pelliccia. Stipati in gabbie minuscole
all’interno di furgoni o station wagon,
gli animali superano i confini
facilmente a causa dei controlli
superficiali, per un enorme fiume di
denaro per chi commercia in questi
affari sporchi. Casi del genere sono
stati scoperti ad Ischia, Verona,
Perugia, con viaggi in direzione
Germania e Nord Europa. Ma se il
traffico all’estero è un caso
particolare, la situazione è drammatica
anche all’interno dei canili stessi,
gestiti senza controlli, con
indifferenza, da sindaci, veterinari e
forze dell’ordine che dovrebbero
vigilare. ‘Feriti, affetti da patologie
e infezioni, malnutriti, relegati in
spazi angusti e sovraffollati,
trascurati e soli: questo lo stato in
cui versano i ‘migliori amici dell’uomo’
in molte strutture, pubbliche e
private‘: così si legge in un documento
del Ministero della Salute. I comuni,
invece di costruire canili pubblici, si
affidano alle società private, con il
risultato che nessuno controlla. Al Sud
l’affare è stato fiutato dalla malavita,
ma la radiografia impietosa del fenomeno
mostra degrado e maltrattamenti in tutta
Italia: quando i canili vengono
sequestrati la situazione che si
presenta è sempre la stessa, ovvero cani
malati, ridotti a pelle e ossa, senza
sterilizzazione, a volte morti. Tra i
reati più frequenti riscontrati, frode,
medicinali scaduti, esercizio abusivo
della professione medica. Noi
aggiungeremmo barbarie e disumanità, ma
quelli purtroppo non sono considerati
tali.
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