VARESE NEWS
14
LUGLIO 2007
Inchiesta
-
All'indomani di un'operazione della
Finanza sul traffico di animali, la
storia di una giovane in cerca di un
cucciolo trovato da un'associazione
del tradatese di cui nessuno sa
nulla
Qualche mail e 400 euro, così su Internet ti "regalano" il trovatello
Traffico internazionale di cani o
troppo amore per gli animali? Il
confine tra le due possibilità è
davvero labile. Soprattutto perché
spesso il nuovo commercio della
malavita si cela dietro la buona
fede delle persone e del proprio
amore verso i cuccioli di cane o
gatto. Come ha dimostrato
un'operazione della guardia di
finanza dei giorni scorsi, che ha
smascherato un traffico
internazionale di cani che partiva
dal centro Italia: i cuccioli
provenivano dall’est Europa comprati
per 60 euro, tenuti in vita con
droghe varie fino alla vendita per
una cifra tra 500 e 1.500 euro. E
poi morivano, a volte pieni di
vermi. Un commercio da milioni di
euro.
Una realtà difficile da far emergere, soprattutto per il muro di buona fede di persone inconsapevoli che probabilmente alimentano questo mercato, pensando di fare una buona azione.
Perché ne parliamo?
Mesi fa in redazione a Varesenews è giunta una lettera di una ragazza svizzera (che per ragioni di privacy chiameremo Maria): su internet aveva trovato un sito che cercava casa a cani abbandonati. Maria ha scelto un cane ed è entrata in trattative con i responsabili di questo sito, tutto via e-mail. «Al telefono non rispondevano. Prima i responsabili del sito hanno detto che il cane era gratis poi mi hanno chiesto 400 euro dicendo che era per le vaccinazioni». Il cane, Max, "è dotato di microchip", spiegano i responsabili del sito. Maria chiede di tenerlo in prova per qualche giorno, per vedere come si comporta in un nuovo ambiente. Richiesta accordata. La ragazza chiede, ed ottiene, anche il passaporto di Max. Documento su cui risulta che il proprietario del cane è un’associazione animali che opera nel Tradatese, sverminato da una un veterinario della provincia di Bergamo. «Max era magro, quasi scheletrico. E poco dopo comincia a stare molto male – racconta Maria -, lo portiamo dal veterinario e scopriamo che è pieno di vermi. Lo facciamo curare, chiediamo spiegazioni ai responsabili del sito, ma questi non si fanno più sentire». Sul passaporto, che riporta anche il numero di microchip, c’è uno scarabocchio, senza timbro, sui richiami della sverminazione.
La difficile ricerca.
Contattati da Maria cerchiamo di ottenere delucidazioni su questa associazione che opera nel Tradatese. Chiamiamo l’Asl veterinaria di Varese e chiediamo informazioni sull’associazione: non possono dare riferimenti, per vie della privacy. Chiediamo loro cosa dica la burocrazia in materia di cani: «È una regolamentazione a livello regionale – ci spiegano -: ogni volta che un cane cambia proprietario, su segnalazione del nuovo padrone, viene cambiato il registro e l’associazione con il microchip. Ma nel momento da cui esce dai confini nazionali o anche regionali, si cominciano a perdere le tracce dell’animale, sono registri diversi di regione in regione». In pratica non esiste un archivio nazionale sui movimenti degli animali.
In Comune hanno l’indirizzo
dell’associazione e il numero di
telefono della sede. Ma non sanno chi
siano. Chiamiamo: risponde una donna,
dalla voce piuttosto anziana: «Non sono
io la responsabile dell’associazione,
questa solo è la mia casa, io voglio
bene agli animali e ho dato la mia
disponibilità». Chi è il responsabile?
Chiediamo: «Non posso dirglielo, per la
privacy». Diciamo alla donna che se non
possiamo parlare con qualcuno
dell’associazione scriveremo un articolo
sull’accaduto senza una loro risposta.
La donna promette di farci richiamare.
L’incontro
E i vermi?
Da dove proviene Max? Perché un cane di vostra proprietà si trovava oltre il confine, in Svizzera? «Lavoriamo spesso con le associazioni svizzere, sono molto bravi».
Ma non controllate poi lo stato di
salute dei cani che date loro?
Perché sul passaporto c’è ancora il
vostro nome? Perché uno scarabocchio
illeggibile sul richiamo delle
sveminazioni? Le due donne ci chiedono di non scrivere nulla senza prima averlo fatto vedere a un loro legale: «Abbiamo avuto già problemi in passato e non ne vogliamo altri». Ci rifiutiamo. L’incontro è finito. Tutte le domande sembrano avere una risposta, anche se nebulosa.
Chiediamo però di farci avere tutta la
documentazione sul cane Max, anche
quella che attesta il passaggio del
confine, quando hanno dato il cane
all’associazione svizzera. Ci spediscono
il tutto via posta ordinaria. Fotocopie
apparentemente in regola, con timbri e
firme.
Rimangono molte domande. Sabato 14
Luglio 2007 |
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